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Autore: AllePanda    24/08/2013    4 recensioni
What if: E se Haymitch non avesse interrotto i due “innamorati sventurati” confessando a Peeta che la loro storia d’amore in realtà non era altro che una farsa e che Katniss sapeva di fingere nell’Arena? La scena comincia sul treno del ritorno, dopo la 74°edizione degli Hunger Games.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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 What if: E se Haymitch non avesse interrotto i due “innamorati sventurati” confessando a Peeta che la loro storia d’amore in realtà non era altro che una farsa e che Katniss sapeva di fingere nell’Arena? La scena comincia sul treno del ritorno, dopo la 74°edizione degli Hunger Games
Spero vi piaccia. Avrei voluto elaborarla e continuare anche andando parecchio oltre ma devo scrivere altre long che ho iniziato e ho pochissimo tempo a disposizione, quindi spero vi accontenterete di questo. Un bacio. Buona lettura :).

 

Peeta e Katniss - Ritorno al Distretto 12
 


 

 Peeta non sa che quelle che mi sta porgendo sono le cime di rapa che io e Gale raccogliamo insieme nei boschi… Penso, mentre i suoi occhi azzurri si fissano nei miei. La felicità che esprimono mi arriva dritta al cuore e non trovo il coraggio dentro di me per spiegargli quanto sono confusa. Sto per farmi coraggio, per dirgli che una volta tornati a casa le cose andranno diversamente da come si aspetta, sto per dirgli di Gale…quando Effie scende dal treno e ci grida da lontano che è tempo di ripartire. Il rombo del motore che si riaccende fa sparire ogni traccia di coraggio che avevo racimolato dentro di me. Peeta mi fa strada verso il nostro vagone, lo seguo tenendo lo sguardo basso. Una volta a bordo Effie ci comunica che presto sarà pronta la cena e si congeda. Dal momento che Haymtich deve trovarsi già nel suo scompartimento, probabilmente intento a scolarsi qualcosa, so che questo sarà il momento buono. Siamo soli, nessuno verrà ad interromperci. – Peeta – esordisco e il mio sguardo è così serio che lui si accorge al volo che qualcosa non va. – Katniss…c’è qualcosa che non va? Puoi dirmi tutto, lo sai… - dice. E io lo fisso senza sapere cosa dire, perché ormai ho capito che Peeta è veramente innamorato di me, che non ha mai dovuto fingere. Tuttavia quel che mi chiedo è se il ragazzo innamorato che mi trovo davanti sia davvero lo stesso ragazzo disarmante e incredibilmente generoso e pieno di coraggio che ho conosciuto nell’arena. Il ricordo di quando mi lanciò il pane senza nemmeno conoscermi non può che confermarlo. Ora capisco gli sguardi che mi lanciava a scuola, eppure non avrei mai immaginato di essere tanto importante per lui. – Sto…sto bene – balbetto – sono solo un po’ scombussolata per, beh, per tutto quello che è successo e che ancora dovrà succedere – dico rinunciando almeno per il momento a smascherarmi. Poco male. Ne parleremo domani, ora desidero soltanto scappare. Scappare da quei due occhi azzurri carichi di qualcosa che io non riesco neanche a spiegarmi. Faccio per congedarmi e dirigermi verso il mio scompartimento quando Peeta mi afferra per un braccio. Volto il viso nella sua direzione. – Non devi essere spaventata…Cioè, il peggio è passato no? Ora possiamo vivere ogni cosa con calma… - dice e mentre parla qualcosa dentro di me si scioglie.  – Ci vediamo domani – rispondo, ma Peeta prosegue  - Katniss… - i muscoli tesi.  Deglutisce e sembra quasi che stia soppesando mentalmente le parole per esprimersi al meglio. E’ davvero bizzarro che uno come Peeta abbia bisogno di scervellarsi così tanto per dire qualcosa. E’ sicuramente colpa del mio carattere difficile. So che dovrei svignarmela, tagliare corto e insistere per andarmene dicendo che sono stanca o che magari mi è venuto mal di testa, ma non faccio niente di tutto questo, non posso. – Mi chiedevo se, beh ecco…Haymitch ci ha tenuti separati per preparare le interviste, ma mi chiedevo se ora ti andasse di dormire accanto a me, come nell’arena… - butta fuori tutto d’un fiato. Lo osservo bene e noto che sta quasi tremando. I suoi occhi sono fissi nei miei. Questo da parte sua è decisamente un colpo basso, perché sono così confusa sui miei attuali sentimenti che so che non dovrei illuderlo, ma so anche che se adesso insistessi per dormire da sola, molto probabilmente trascorrerei la notte in bianco ad urlare a causa dei tremendi incubi. Da quando sono uscita dall’arena trovarmi da sola in una stanza buia è diventato qualcosa di enormemente spaventoso. La scorsa notte Cato e i suoi lamenti non mi hanno risparmiata fino all’alba, quando stremata sono finalmente caduta in una fase di sonno profondo. Ancora una volta quindi, decido di comportarmi da brava egoista che sono. – Va bene – rispondo soltanto. Peeta sembra al settimo cielo anche se all’inizio pare non credere alle proprie orecchie. Senza una parola lascio che mi prenda per mano e mi accompagni nella sua stanza. Il contatto con la sua pelle calda e le sue mani forti mi fa rabbrividire. Non dovrei fare così. E’ sbagliato. Mi sento come se stessi tradendo sia Peeta che Gale, semplicemente a causa di questo breve contatto, eppure la mia mano si stringe saldamente nella sua. E’ come se mi aggrappassi a Peeta per non sprofondare. Ho bisogno di lui per superare quello che ancora mi aspetta, per dimenticare… Perché lui sa, lui c’era, lui è sempre stato con me quando tutto sembrava dovermi crollare addosso e seppellirmi. Lui e nessun’altro serberà con me il ricordo dei 22 tributi morti in questa ennesima, maledetta edizione dei giochi della fame. Raggiungiamo rapidamente il suo scompartimento. Non c’è nemmeno bisogno che vada nel mio a prendere qualcosa da mettermi per la notte, anche qui trovo rapidamente tutto il necessario. Peeta è un po’ incerto con la sua “nuova” gamba e fatica non poco a sistemarsi in modo abbastanza comodo sul letto. Sono tentata di chiedergli se vuole una mano ma qualcosa mi dice che il suo orgoglio maschile non me lo perdonerebbe. Eppure, nonostante gli abbiano appena amputato metà della gamba sinistra, il figlio del fornaio non pare sconvolto quanto dovrebbe, anzi, sta sorridendo come un’ebete in un modo preoccupante, ed io continuo a provare un disagio crescente al riguardo. Si vede che mi fisso troppo su di lui, o meglio, sulla gamba mancante,perché ad un certo punto Peeta mi chiede – è orribile, non è vero? -. Le sue parole sono come una doccia fredda. – Come? – dico senza pensare. – La gamba…Beh, sicuramente avresti preferito un fidanzato tutto intero. Sai, l’ho capito da come ti sei sconvolta durante l’intervista con Caesar – spiega e con una mano si ravviva i capelli biondi, scompigliandoseli nervosamente mentre i suoi occhi si perdono verso un angolo della stanza. E’ nervoso, ha paura che io non lo voglia perché non è più sano come quando è partito, sembra preoccupato. In effetti è tutto il giorno che mi comporto in modo freddo nei suoi riguardi, ma che posso farci? Sento che sto tornando l’essere selvatico che cacciava nei boschi del distretto 12. Non sono la ragazza innamorata che tutti hanno visto a Capitol City, sono stanca di fingere! La parola che ha usato Peeta, “fidanzato” mi riscuote di nuovo e mi fa capire ancora una volta quanto sia sbagliato che io mi trovi qui adesso. – Peeta io… - faccio per dire ma lui mi interrompe – Katniss io avrei voluto dirtelo tanto tempo fa – ha gli occhi lucidi, come se stesse per mettersi a piangere, si avvicina a me, spostandosi verso la parte di letto dove mi sono seduta per prendermi le mani nelle sue. – Sono stato uno stupido, ma la fortuna è stata veramente a nostro favore…adesso non voglio lasciarti più – dice e infine mi dà un  bacio a fior di labbra senza aspettare una risposta. Non ho nemmeno il tempo per realizzare la cosa che Peeta si è già allontanato quel tanto che basta da farci avere le fronti appoggiate l’una all’altra, i nasi che si toccano, gli occhi persi nelle iridi dell’altro. – Sono contento che tu sia ancora viva e di poter essere qui per vedere quanto sei bella e radiosa dopo la vittoria – sorride. – Sai, ripensavo a quello che ti ho detto riguardo a mia madre. Deve solamente provarci a dirmi di stare lontano da te – e dopo averlo detto mi bacia di nuovo. – Saremo due vincitori Katniss…Forse la vita non sarà poi così terribile d’ora in poi, abbiamo una seconda chance -. Un terzo bacio arriva e con esso la consapevolezza che le sue parole implicano. Un futuro assieme, una casa, una famiglia. Se anche non fosse per Gale, al quale certamente dovrò spiegare molte cose, l’idea di avere dei figli con gli Hunger Games sempre in agguato, basterebbe come deterrente per farmi immediatamente allontanare dal figlio del fornaio. Sedutastante, senza troppi giri di parole. “Mi dispiace Peeta, ma non accadrà mai niente del genere. Io non voglio né vorrò mai una famiglia. Non avremo mai dei figli da dare in pasto a Snow” ma questo lo penso e basta. Quello che faccio è afferrare saldamente la schiena del ragazzo del pane per stringerlo in un abbraccio che sorprende anche me. Mi sento pazza in questo momento, ma non mi importa più di niente. Sono viva. Sento le mie vene pulsare, la testa vuota come un pallone. – Peeta… Grazie…- bofonchio contro il suo collo, in un singhiozzo. Dovrei dirgli mille cose, lo farò, domani probabilmente. Ma stanotte ho ancora bisogno di quel conforto che solo lui sarebbe capace di darmi. Mi aggrappo a lui come ci si aggrappa ad un salvagente. L’arena, Snow, gli intrighi, la solitudine mi hanno così provata da non saper accettare un momento di più di ritrovarmi di nuovo sola. Quindi almeno per stanotte ho bisogno di Peeta, chiunque egli sia. E’ buffo, perché mi accorgo che sto ragionando come se fossimo ancora nell’arena. Lui è così davvero, mi dico. Dovrei convincermene, e invece sono qui a confondere la realtà con la fantasia. Le sue paure sono reali, i suoi sentimenti lo sono. Fin dalla sera prima di entrare nell’arena avrei dovuto capirlo. Peeta non è mai stato una pedina di un gioco, è sempre stato solo Peeta. Le sue braccia mi stringono forte e sento che una calma irreale comincia ad avvolgermi. Senza volere mi esce uno sbadiglio. Lui sorride. – Allora non sono l’unico che ha avuto problemi ad addormentarsi ultimamente? – chiede. Per tutta risposta mi metto a ridere anche io – no, che strano, sarà telepatia? – replico e tutti e due ridiamo di gusto per un po’, esorcizzando il dolore, sgomberando la mente, con le mani intrecciate ed il petto forse un po’ meno pesante. Senza accorgermene mi addormento avvolta tra le braccia di Peeta, con un solo pensiero nella testa: “domani glielo dirò…”. E invece sogno i suoi baci.
 

  
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