Mortal Love

Simon Lewis camminava per le strade di New York senza una precisa meta, voleva andare all’istituto e dire a Isabelle quello che realmente provava per lei. Ma sotto sotto aveva paura. Con Clary non era andata al massimo, e se Izzy gli avrebbe davvero calpestato il cuore, camminandoci sopra con i tacchi a spillo? No.
Lei una volta gli aveva detto “mi piaci”, e forse era troppo in vena di farsi succhiare il sangue per essere lucida. Jordan gli aveva riferito che aveva detto la stessa cosa anche a lui (parlando di Simon), quella sera in cui era andata a cercarlo a casa. Però, anche in quella situazione non era in se.
Mentre prendeva coraggio, camminando a passo svelto, ma senza dare troppo nell’occhio, si fermò a guardare il suo riflesso nella vetrina. Ridacchiò al pensiero delle sue solite magliette, in quel momento ne portava una che diceva “inchinatevi al fascino nerd”. Chissà se a Isabelle sarebbe piaciuta. Chissà.
Forse non era abbastanza per lei, che aveva sempre preferito dei ragazzi molto più belli e fascinosi. Come Meliorn, ad esempio.
Non hai motivo di essere preoccupato, si diceva, hai tutta l’eternità davanti. Questò però non lo rassicurava, tutt’altro, lo deprimeva maggiormente. Arrivato alla metropolitana, si chiese se avesse incontrato qualche viso familiare, da quando era entrato nel mondo dei Nephilim e dei Nascosti, non c’era mai nessuno di completamente sconosciuto. Sapeva che non avrebbe visto alcun vampiro dell’hotel DuMort, ne tantomeno Raphael stesso; ma forse qualche lupo o stregone era in vena di shopping quel pomeriggio.
In ogni caso, non incontrò nessuno.
L’istituto si faceva sempre più vicino, e lui continuava a provare nella mente il discorso che si era preparato.
“Cara Isabelle, volevo dirti che mi piaci” sembrava un bambino che voleva confessare i suoi sentimenti ad una sua coetanea, ma non gli veniva in mente nient’altro di sensato. Cos’avrebbe risposto lei? La strada si divideva in due parti, c’era il “Oh Simon che bello anche tu mi piaci” oppure il “Mi dispiace ma non sei il mio tipo.” Che poi, a pensarci qual’era il tipo di Isabelle?
Quando scorse l’edificio iniziò ad agitarsi un po’, emozioni come l’agitazione erano diminuiti di molto da quando era un vampiro, non si ricordava nemmeno l’ultima volta che l’aveva provata. Probabilmente quando era sul punto di dire a Clary ciò che provava per lei, come stava per fare ora con Isabelle.
Le scrisse un messaggio, sperando che non si stesse allenando o che avesse il telefono a portata di mano. Ebbe fortuna, perché gli arrivo quasi subito una risposta. Arrivo.
Quei pochi minuti di attesa furono i più lunghi che avesse mai aspettato, cosa le avrebbe detto? E poi eccola, scendere dalle scale di ingresso dell’istituto, fino a raggiungerlo sul giardino.
« Sono contenta che sei venuto, volevo giusto parlarti di una cosa » gli disse lei, prima ancora che iniziasse il suo discorso da seconda elementare. Con tutto se stesso sperava che non lo appendesse ancor prima di dirgli ciò che provava.
« Aspetta, prima io. Ho fatto un sacco di strada per dirti ciò che sto per dire, quindi… » la fermò, se doveva ricevere un rifiuto, voleva almeno riceverlo per qualcosa di reale, qualcosa di cui entrambi erano consapevoli e non solo lui.
« Ascolta Izzy… »
« Lo so quello che vuoi dire, ma… ». Simon la bloccò di nuovo.
« Stavo pensando, che beh, le cose tra noi in questo ultimo periodo… stanno andando bene, no? » le chiese retoricamente.
La guardò negli occhi, le iridi nere brillavano alla luce del sole, annuì piano e lo incitò a continuare.
« All’inizio pensavo fosse solo perché sembravo un disperato, con la storia del marchio e tutto quanto… beh pensavo che forse tu… »
« Pensavi che forse io cosa? » disse lei, con aria interrogativa, ma con un piccolo sorriso sulle labbra.
« Beh, magari tu potevi pensare che io fossi, non lo so, diverso… per questo siamo usciti insieme, in quel periodo… » si ricordò di quando stava sia con Maia che con Isabelle, ingannandole entrambe e rimando fregato.
Isabelle rise, « me lo ricordo » disse « sei qui per ricordarlo anche tu? »
Simon scosse velocemente la testa, « no, almeno non intenzionalmente, comunque… dopo quel “periodo”, siamo tornati abbastanza amici e… »
Izzy abbassò lo sguardo « appunto, amici… » disse.
« Quello che sto cercando di dirti è che… io non voglio amicizia, Iz ». Lei alzò immediatamente lo sguardo e lo fissò negli occhi. Erano neri, come i suoi.
« E cos’è che vorresti ? » gli chiese lei, non voleva ammetterlo, ma le stava battendo il cuore.
« Beh, mi hai fatto bere il tuo sangue… e sembravi… felice. Anche se è stato troppo avventato ».
« Potresti baciarmi e basta, oppure continuare con questo discorso inutile, che porterà esattamente a ciò che ho detto all’inizio » lo interruppe lei, che non desiderava altro in quel momento.
Forse fu la situazione a rendere quel bacio memorabile per entrambi. Erano lì, seduti su degli scalini, lei aveva le guancie arrossate, mentre lui si sentiva caldo, dopo tanto tempo. Quando si staccarono, lei sorrise.
« Sai Vampiro, pensavo non me lo avresti mai detto ».