Si aprì il logoro mantello che non nascondeva regali, né gioielli né sorrisi e allungò una mano di graffi e di calli.
“Non so che farmene di una mano”
Quella stessa se la passò sulle labbra e gliela mostrò ancora, non meno brutta di prima.
“Non mi serve un bacio”
Si prese la testa tra le mani e le riempì di lacrime come si riempiono di vino i bicchieri.
“Non ho sete di pianto, cosa mi offri?”
Allungò le dita nodose verso la luna e gliela portò, tra pollice e indice.
“E’ solo un sassolino su una spiaggia. Cosa me ne potrò mai fare?”
Lo lanciò sul mare, come si fa coi ciottoli sulla riva. La notte si fece buia.
E in quel buio, si infilò la mano in petto e le mostrò il suo cuore. Un cuore di carne, di sangue, intriso del pianto che aveva colmato una volta le sue mani e i baci che le aveva già offerto.
“Che orrore! E’ sangue, è viscido!”
Si disfece in polvere. Il cuore, le mani e tutto il resto.
Un colpo di ramazza e lo spazzò via, come se non fosse mai esistito.
Polvere della polvere di ciò che resta.
Dopotutto, ciò che non ha valore finisce per sbriciolarsi piano piano, senza fretta.
Una parola da chi ha poco da dire:
Chiedo scusa a tutti coloro che mentre leggevano ripensavano alla Ballata dell'Amore Cieco di Fabrizio de Andrè.
Me ne sono accorta quando era troppo tardi.
Perdono.