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Autore: _freedom    25/08/2013    1 recensioni
-Vieni con me,non ti accadrà niente di male piccola,ci sono io- mi sfiorò la guancia candida fino a farmi rabbrividire.
-Smettila di fare lo sdolcinato e scavalchiamo quel cazzo di cancello-
Incastrai le mani tra le sue e una folata di vento si spinse in fuga contro il mio viso trasportando i capelli lontano,come uno stormo di corvi neri.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
Il mio nome è Shivan. Già che gran nome di merda. Solo mia madre e mio padre potevano svegliarsi la mattina e dire
‘ehi,perché non chiamiamo nostra figlia Shivan?’
Solo loro. Anche se in realtà la nostra non è una famiglia molto normale.
I miei genitori si sono separati quando avevo 5 anni più o meno,perciò tutti i ricordi ‘famigliola felice che va al parco giochi con la figlia’ sono pochi. Sono cresciuta con mia madre,vedevo mio padre due giorni a settimana,ovviamente se non era impegnato con i suoi negozi. Ora sono impegnata IO con lo studio,quindi una volta al mese vado a trovarlo e finisce là. Mia madre è una pazza isterica,da quando si è separata anche con il suo secondo compagno è peggiorata,e non mi meraviglio che perda ogni uomo. E’ una complessata fissata con la pulizia e la perfezione,anche se infondo è mia mamma e le voglio bene. Anche io ho molti problemi ma non mi piace parlarne,ho sofferto di autolesionismo poco tempo fa,mia mamma lo ha scoperto ed è un po’ anche per lei se ho smesso.è diventata la mia unica ossessione e salvezza. Ora ce l’ho fatta,credo. A volte non hai la forza e crei l’impossibile per uscire da certe situazioni,ma quando non ce la fai ti limiti a distruggerti ecco cosa succede. Io ritengo che salvare noi stessi è la prima priorità di una persona,perché se non ti ami tu chi altro può farlo?
 
Sono appena iniziate le vacanze estive e indovinate dove sono?In treno,puzza di gas bruciato e i sedili sono veramente disgustosi,c’è un uomo qui accanto a me che russa e ogni tanto sembra che stia per vomitare,ovviamente prima che lo faccia io. Osservo fuori dal finestrino pensierosa,vedo scorrere tutto davanti a me,cartelli,stazioni,donne che piangono,donne che ridono. Uomini che saltano su un treno per tornare due giorni dopo o mai più.
-Mamma- sussurro al telefono scocciata e bevo un sorso d’acqua gelata
-Amore,tutto bene?Sei arrivata dalla zia?Quanto manca per Chance Harbor?- comincia a domandare lei,sento che annaspa in cerca d’aria ed è agitata
-Mamma tranquilla,goditi la vacanza,manca….- sospiro e osservo l’orologio –mezz’ora più o meno- finisco.
-Vabbene Shi,fai la brava- Sento uno schiocco e poi cade la linea,non era mai stata una grande tecnologica. Lei  in Italia a godersi una vacanza magnifica con sole e mare splendente e io,a 17 anni vado da sola a Chance Harbor,da quella pazza di mia zia. Ho provato a convincerla sul fatto di restare a casa ma non era d’accordo. Per lei ero  più al sicuro in una gelida cittadina piena di psicopatici anche in piena estate che nella mia casa e nel mio paese dove conosco esattamente tutti.
Sbuffo al pensiero e prendo il telefono dalla borsa blu che porto sempre con me. Nessuna chiamata. Nessun messaggio.
‘tutti si dimenticano di me quando vado via’ penso,stringo i pugni fino a rendere le nocche delle mie dita di un biancastro pallido e chiudo lentamente gli occhi per trattenere le lacrime.
-Tutto apposto?- L’uomo accanto a me ha appena aperto gli occhi e mi fissa strabiliato,le sue ascelle puzzano di escrementi di maiale,e non scherzo,evito di fare gemiti schifati
-Si,tutto bene grazie- mi scosto leggermente senza farmi notare e mi tappo il naso con la manica del maglione mentre l’uomo grassottello si appisola di nuovo.
Il freddo comincia a farsi più denso e persistente,scrollo le spalle per non sentire i brividi e mi stringo nella sciarpa bianca di lana.
-Destinazione Chance Harbor- una vocina maschile fastidiosa proviene dal microfono e mi fa sobbalzare,mi rendo conto di essermi addormentata e comincio a prendere la valigia nera appostata sopra di me. E’ parecchio pesante in più con la borsa e quel giacchetto stile ‘pupazzo di neve’ sembro un fagotto che cammina verso il suo suicidio.
Scendo le scale e la gente mi assale,sono ancora un po’ stordita e mi strofino gli occhi,metto a fuoco la vista ancora un po’ appannata. L’aria è di un grigiastro schifoso e per l’umidità il giacchetto ‘pesante’ che indosso è anche troppo leggero. Nuvole che coprono il sole che coprono tutto. Mi incammino a volto basso e aspetto il taxi che mi dovrebbe mandare mia zia.
Arriva con circa un’ora e un quarto di ritardo e balzo dentro senza neanche chiedere.
-La nipote della signora Palfitz esatto?- Chiede la donna bionda che è al volante,mi do una botta leggera sulla fronte,che sbadata
-Si,sono io- rispondo sorridente
Ma la signora non ricambia affatto il sorriso,sono tutti così nebbiosi qua?
Mette in moto il taxi e mi porta difronte ad una casa color pesca,gigantesca,incantevole. Rimango per due secondi a bocca aperta poi sospiro e mi rendo conto,metto le mani sui fianchi dando dei piccoli pizzicotti per rendermi conto se è vero o meno,questa casa sembra l’opposto del resto della città. Allegra,accogliente,colorata. Mi allontano lentamente dall’auto e mi incammino tra la nebbia. Mi chiedo se sia uno scherzo.
-Grazie- faccio cenno all’autista che ricambia portando la sua enorme mano alla fronte rugosa,sembrano tutti così militari.
Vedo sparire l’auto ed entro dentro casa,odore di menta e gelsomino invade le mie narici,mi poggio alla porta di ingresso e busso più di una volta prima che qualcuno venga ad accogliermi
-Ciao- una bambina piccola,sui 6 anni circa mi osserva con i suoi grandi occhioni marroni mentre tira le sue treccine –Chi sei te?- continua dolcemente con il tipico accento di Chance.
-Sono,mh,la nipote della signora Palfitz,Amelia Palfitz- rispondo timidamente e scorro lungo il corridoio tappezzato di quadri e foto senza fare troppo caso ai dettagli.
-La mia mamma quindi- risponde saltellando quella bimba dalla carnagione pallida,sbarro gli occhi e mi sento svenire. Cos’è un allucinazione?Da quando zia Amelia ha una figlia? Mi tappo la bocca e mi guardo intorno spaventata
-C-cosa c’è?Non ti sono simpatica?- balbetta la bimba sull’orlo delle lacrime
-No,sei molto carina- enunciò –Potresti portarmi da Zi.. tua mamma perfavore?-
-Eccola- sussurra la bimba indicando una sagoma dai capelli mori accanto alla cucina
-Zia!- Grido entusiasta avvicinandomi
-Piccola- risponde e si volta,ha un’aria triste e stanca,i suoi occhi sono marcati da alcune rughe e dal trucco ma è la stessa di 5 anni fa,stesso sguardo allegro,stesso sorriso. E mi da un grande abbraccio.
-Sei così CAMBIATA,CRESCIUTA- urla quasi sconcertata e mi da un ultimo abbraccio –L’ultima volta che ti ho vista avevi solo 12 anni,ed ora ti ritrovo donna- continua mentre le lacrime minacciano di traboccarle dalle ciglia folte e piene di mascara.
-Anche te sei molto cambiata zia,sei bellissima- mento,sembra più grande e decisamente triste ma non voglio peggiorare la situazione,fa un cenno di disapprovazione e finisce la sua tazzina di bollente caffè,la villa che sembrava fuori è una semplice casa dove vive una donna e una bambina dagli occhi scuri.
-Zia,posso farti una domanda?- le sussurro sedendomi accanto a lei
-Certo- mi offre un bicchiere di thè fresco e mi osserva,sorseggio il liquido che con il gelo che c’è fuori non è l’eccellente,poggio una mano sulla bocca dello stomaco che minaccia di cedere e continuo
-l-la, mh bambina,è tua?- balbetto imbarazzata e bevo di nuovo quel thè omicida sentendo congelare ogni osso dentro il mio corpo.
-Oh,Faith si è mia figlia- risponde scuotendo le mani in modo distratto e infantile
FAITH?Ma che cazzo di nome è?Si era messa d’accordo tutta la famiglia per scegliere nomi astratti ai figli?
Sospiro cercando di non farmi notare e comincio a giocherellare con il bicchiere di vetro tra le mani
-L’ho adottata due anni fa,ora ha 7 anni- continua zia Amelia,non le rispondo e mi invita a seguirla.
Ci sono due stanze. Abbastanza spaziose,mi mostra qual è la mia. Una piccola stanza accanto al bagno,pareti bianche una scrivania di legno e due letti rosa al centro della camera. Entro e sento subito odore di crema Jhonson e capelli di bambole,accostandomi al letto a destra infatti noto il cuscino delle principesse e tre quintali di barbie e bambole di ogni tipo sotto il letto,corrugo la fronte e mi osservo intorno,mia zia se ne accorge e mi sorride imbarazzata
-Sai,non c’è molto spazio e mi dispiace farti dormire su quello scomodo disgustoso divano- gira gli occhi –l’ha voluto mio marito anni fa… ma non era uno dei migliori lo ammetto- fa forza a dire. –Dormirai nella stessa stanza di Faith,ti dispiace?- abbassa lo sguardo imbarazzata.
-Zia- sussurro poggiandole amichevolmente una mano sulla spalla –Non c’è problema,è già tanto che sono qui,per me va benissimo così- fingo un sorriso e mi lancio sul letto
-Anzi è molto comodo- scoppiamo in una fragorosa risata che mi vibra fin dentro il torace.

Spazio autrice. Ciaaao a tutti:) un’altra storia.. si lo so.. non riesco a finirne neanche una cc cosa ne pensate del primo capitolo?Recensite odjasoai.
_freedom. <3 
  
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