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Autore: thefallingrain    25/08/2013    12 recensioni
Taylor è una diciassettenne figlia di un ricco imprenditore londinese, ha due sole passioni: lo skateboard e il caffè.
E se per motivi lavorativi del padre Taylor si ritrovasse a traslocare in una piccola cittadina del North Yorkshire? E se si ritrovasse ad avere a che fare con un nuovo amore impossibile?
[ -è sbagliato.- Sussurrai abbassando la testa tristemente.
-Una cosa che ti fa sentire così bene non può essere sbagliata.-]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO UNO - WELCOME TO GIGGLESWICK!

 





-DOVE CREDI DI ANDARE?!-
-DOVE CREDO DI ANDARE?! DA JAKE, MI SONO ROTTA DI TE!-Urlò Ashley con tutta la forza che aveva in corpo.
-TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER TE ED E' COSI' CHE MI RIPAGHI?! SCUSAMI TANTO SE NON VOGLIO CHE MIA FIGLIA STIA CON UN UOMO CHE POTREBBE ESSERE SUO PADRE!-
-COSA CI POSSO FARE, CREDI DAVVERO CHE L'ETA' SIA UNA LIMITAZIONE COSI’  IMPORTANTE? LO AMO, E' QUESTO CHE DOVREBBE CONTARE!-
-LO SO, ORA TI SEMBRA CHE L'AMORE TI BASTERA' PER SEMPRE, MA PENSACI BENE, COSA FARAI QUANDO AVRAI 30 ANNI, VORRAI UNA FAMIGLIA, DEI FIGLI MA LUI SARA' TROPPO VECCHIO? -
Quello fù il primo momento in tutta la giornata in cu Ashley non riuscì a controbattere, ma al contrario fissò per qualche secondo la madre in silenzio e poi, iniziando a sentire gli occhi bruciare e le lacrime salire corse verso la sua stanza.
-Dove vai adesso? ti prego parliamo, non scappare così...- Disse la madre iniziando a seguirla. Ma, dopo aver ricevuto una porta in faccia non demorse ed entrò nella stanza della figlia, trovandola rannicchiata ai piedi del letto con la faccia nascosta tra le ginocchia singhiozzante.
-Mi dispiace se non sono tutto quello che hai sempre desiderato, scusa se sono così, scusa se forse mi affido troppo ai miei sentimenti, ma non posso farci nulla!- Urlò Ash tra le lacrime.
-No, non dire mai una cosa simile, io non voglio dirti come devi essere, nessuno deve mai farlo, ma delle volte non è così facile, io voglio solo il meglio per te-  Valery si sedette al fianco della figlia avvolgendola in un abbraccio.
-Ogni volta che litighiamo io mi sento come se non fossi abbastanza per te, e lo detesto-
-Io amo Jake - continuò Ashley asciugandosi le lacrime.
- Facciamo una cosa, ora torniamo di là, prepariamo una buona tazza di cioccolata e ne parliamo con calma, va bene?-
 
 
 


-Cosa c'è in quella scatola?- chiese Ash pulendosi le labbra dal segno del cioccolato.
-Un libro,era tanto che volevo rileggerlo e questa mi sembra un' ottima occasione per farlo insieme a te- disse togliendo con una mano la polvere accumulata sopra la copertina.
-Di cosa parla?-
-Di un amore impossibile- Finì iniziando a sfogliare le pagine di quel vecchio manoscritto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
[narratore esterno]


15 settembre 2006,Giggleswick, Settle, North Yorkshire



Il vento muoveva i rami degli alberi facendone cadere le foglie ingiallite e il cielo sembrava una cupola grigia pronta a scoppiare in un temporale mentre un taxi viaggiava su una strada privata, sintomo della prevedibile maestosità della nuova casa della famiglia Wade.
Anthony Wade era un famoso imprenditore del ventunesimo secolo, a capo di una multimilionaria azienda produttrice di mobili in stile antico.
Oltre ad essere un grande uomo di affari Anthony Wade era un padre di famiglia purtroppo non molto presente per la moglie, Anne Wade, e la figlia, Taylor Wade ; le quali per motivi lavorativi -di Anthony-cambiavano dimora molto spesso.
Ma il risultato era sempre lo stesso, finivano per vivere sole, dati i continui impegni lavorativi  che  coinvolgevano il padre e marito in lunghi viaggi di lavoro portandolo a non essere molto presente per la famiglia.
-Che bello questo posto, devo proprio dire che tuo padre ha buon gusto quando si tratta di case- Disse Anne con il suo solito fare altezzoso scendendo dall’auto .
-Già, ha questa mania di fare le cose così.. in grande...-  Queste furono le parole che Taylor riuscì a dire ritrovandosi davanti alla nuova casa.
Si trattava di una villa singola situata nella campagna di Giggleswick, piuttosto isolata dal centro della piccola cittadina.
 All’interno le stanze erano ampie e spaziose, tutto dava l’impressione di un posto dove il tempo si fosse fermato per molti anni e, respirando a pieni polmoni, chiunque sarebbe stato in grado di distinguere il piacevole odore del legno, rimasto intrappolato tra quelle mura.
Situati al centro della stanza c’erano tutti gli scatoloni del trasloco, pronti ad essere svuotati e sitemati ,a piacere delle nuove abitanti dalle due cameriere già pronte al lavoro.
-Oh dio ce ne sarà parecchio di lavoro da fare qui dentro, a quanto pare sono anni che non ci entra nessuno- Disse Anne portandosi una mano alla fronte.
-Già, molti, molti anni- Continuò Taylor.
-Beh allora rimbocchiamoci le maniche e iniziamo a sistemare, tu va nella tua stanza e inizia a sistemare quella,per il resto faremo noi.- Concluse la nuova padrona di casa.
Anne Wade era una persona molto precisa e autoritaria, era solita organizzare tutto, anche la vita di sua figlia secondo le sue preferenze, sarebbe stata in grado di gestire una qualsiasi situazione con una fermezza fuori dal comune e questa sua dote spesso la portava ad aiutare con successo suo marito a prendere decisioni importanti sul lavoro.
Ma questa sfaccettatura del suo carattere talvolta la portava a distaccarsi dalla figlia, la quale in quanto a carattere era completamente l’opposto della madre, le piaceva definirsi uno spirito libero, una ragazza più affidata al caso, che credeva nel destino e in tutto ciò che quest’ultimo portava.
 Taylor si diresse al piano superiore attraverso l’ampia scala in legno massiccio posta al centro del salone, una volta raggiunta l’ultima porta in fondo al corridoio si ritrovò in una stanza particolare,unica.
 Era molto grande, aveva il pavimento  ricoperto  di liste di legno scuro e lucido, i muri erano verniciati di un giallo molto chiaro che dava luminosità  e il soffitto era ricoperto di grandi travi sempre in legno. Il letto si trovava  sopra un piccolo soppalco, perpendicolare a un oblò che offriva una magnifica vista al cielo. Dal lato opposto c'era un'altra finestra sopra un ripiano sul quale ci si poteva tranquillamente sedere o sdraiare, posto al fianco di una spaziosa scrivania. Al centro della stanza c'erano anche due colonne sempre in legno.
Cullata dall’idea di una stanza così accogliente Taylor iniziò a sistemare tutto il contenuto degli scatoloni, mettendoci  meno del previsto.
-Signorina Taylor, la cena è servita, vostra madre vi aspetta a tavola. –  Disse la cameriera bussando leggermente alla porta aperta.
-Grazie mille Madison, scendo subito-
Arrivando al piano inferiore Taylor si accorse di quanto l’aria fosse già cambiata, il mucchio di scatoloni era diminuito al centro della stanza e tutta la casa in iniziava a sembrare abitata, le finestre aperte facevano entrare il tipico odore di pioggia portando ventate di aria frizzantina.
-Vedo che avete già riordinato quasi tutto anche qui in cucina- Si sedette a tavola.
-Si, ma per oggi basta così, sono piuttosto stanca- Disse Anne portandosi alla bocca il calice colmo di vino rosso.
-Già anche io- Si limitò a rispondere Taylor.
-Bene,  allora appena finito di cenare vai subito a dormire che domani inizia scuola-
-Ma come, io pensavo di non andare domani e di rimanere a casa ad aiutarti- Iniziò a controbattere la ragazza.
-No, sai come la penso, non voglio che tu perda  giorni di scuola e poi l'anno inizierà proprio domani.-
- Ti accompagnerò per compilare i moduli d' iscrizione e finito li tornerò a casa e andrò avanti a  sistemare- continuò.
-A quanto pare non mi lasci scelta,come sempre-Finì a bassa voce Tay, quasi per sé stessa.
-La sveglia domani è per le 8.00, ti chiamo io, buona notte- Urlò Anne  alla figlia mentre stava già chiudendo la porta della propria stanza.
Stanca dalla giornata, Taylor si addormentò poco dopo nel letto, con lo sguardo rivolto al cielo nuvoloso fuori dalla finestra.
 
 
 
 
 
 
 
 




[Punto di vista di Taylor]


-Tesoro svegliati, la colazione è già pronta sono le 8,10-
Queste furono le prime parole che sentii appena sveglia con  mia madre seduta sul letto che mi smuoveva leggermente; La sentii alzarsi e spalancare le finestre poco dopo, una folata di vento mi raggiunse la faccia facendomi rabbrividire, ero sveglia.
-Forza, vestiti e poi scendi a fare colazione, per le 9,00 dobbiamo essere a scuola-Finì Anne uscendo dalla stanza.
-Okay, dammi venti minuti- le risposi con voce ancora addormentata
Appena alzata, dopo essere andata in bagno scelsi i vestiti, optai per dei jeans a sigaretta neri, una t-shirt bianca con una figura nera e una felpa larga con la zip, infine un cappellino verde scuro.
Scesi in cucina dove trovai mia madre intenta a fare colazione mentre leggeva un giornale e Madison pronta a servirmi la colazione.
-Non voglio essere esagerata a dirti come vestire, ma non ti sembra il casodi indossare qualcosa di più decente, almeno per dare una buona impressione il primo giorno?- Alzò lo sguardo dalle sue letture per scrutarmi.
-E' solo per oggi, dato che mi daranno sicuramente una divisa... – Le risposi noncurante accomodandomi all’altro capo del tavolo.
Il profumo del caffè che Madison mi mise davanti mi fece svegliare definitivamente, non mi ritenevo una ragazza viziata o con particolari abitudini, ma il caffè era una delle poche cose di cui non riuscivo a fare a meno, lo amavo in tutti i modi, caffè espresso, all’americana, nel gelato, nel semifreddo, non riuscivo a rinunciarci.
-Non ti sembra di berne troppo? Almeno a colazione potresti farmi compagnia  bevendo un te come da tradizione-
Quanto la odiavo quando faceva così! Avevo 17 anni dio! Non ero nemmeno libera di scegliere la mia colazione? Inoltre sapeva benissimo del mio odio per il te, lo trovavo insensato, una bevanda orrenda.
-Sai come la penso, odio il te e amo il caffè – Mi limitai a dire.
-Come ti pare, muoviti a finire che dobbiamo andare,  speriamo di non trovare traffico- Disse alzandosi da tavola.
Finii la colazione e uscii di casa raccattando la borsa in un lampo curiosa di vedere la scuola il più presto possibile.
Dopo venti minuti finalmente arrivammo nel viale che portava alla scuola, mancavano 5 minuti alle nove
quando un ragazzo a bordo di uno skateboard ci tagliò la strada a tutta velocità, non feci in tempo a vederlo in faccia.
-DEFICENTE, GURDA DOVE VAI!- urlai  non riuscendo a trattenermi con la testa fuori dal finestrino.
-MA COSA FAI?! Sei una ragazza, vedi di comportarti da tale, non da maschiaccio!- ecco mia madre che mi faceva la ramanzina, brutta idea fare un gesto simile davanti a lei.
-Ma l'hai visto?! Ti sembra una cosa normale che uno sbruffone tagli la strada cosi?!- Allungai la mano indicandolo.
-Smettila e vedi di comportarti bene oggi, non dare brutta impressione-
Lasciai cadere il discorso.
Finalmente riuscimmo a parcheggiare,la Giggleswick School era situata in un edificio molto antico, l'intero complesso aveva le mura  in pietra e una parte della facciata era ricoperta da una pianta rampicante,mi bastò un colpo d’occhio per capire di che specie si trattasse, era  edera, come quella che ricopriva l’intero palazzo in cui abitavamo a Londra.
Il cortile era molto popolato, la gente si muoveva correndo ovunque per arrivare in tempo alle proprie lezioni, da una parte mi sentii sollevata nel vedere che nessuno indossava la divisa quel giorno.
-Tu vai in segreteria a ritirare il tuo orario,i libri e la divisa, mentre io vado in direzione a compilare gli ultimi moduli; ci vediamo all’una e mezza, ti vengo a prendere io-Mi disse vicina mia madre avvicinandosi a me.
-Okay, a dopo- la vidi allontanarsi nella folla che man mano, col suonare della campanella iniziò a scremare, finchè non mi ritrovai da sola nei corridoi in cerca della segreteria che per fortuna dopo quasi dieci minuti trovai-
-Ciao, come posso aiutarti?- si rivolse a me una donna sulla quarantina con una voce decisamente troppo squillante, aveva un cartellino appeso all' uniforme, Jenna.
-Buongiorno, sono nuova e devo ritirare il mio orario, i libri e l'uniforme, scusi il ritardo ma non trovavo la segreteria, è immenso questo posto- Le risposi abbozzando un sorriso piuttosto finto.
-Certo, come ti chiami?-
-Taylor Wade- La vidi scrivere qualcosa sulla sua tastiera per poi andare alla stampante dalla quale era uscito un foglio, tornò da me.
-Allora, questi sono il tuo orario e la chiave del tuo armadietto, ora vado a prenderti i libri  in magazzino e per quanto riguarda la divisa le consegneranno tutte oggi alla fine delle lezioni. Aspettami pure qui, torno subito.-
-Okay- feci appena in tempo a dire bloccata dalla sua parlantina veloce mentre il ticchettio delle sue scarpe  si allontanava sul pavimento di marmo.
L'ambiente era arredato in modo minimale e da quanto avevo potuto notare tutta la scuola era così, una scrivania di legno scuro con dietro una libreria perfettamente ordinata, muri beige e un quadro color seppia raffigurante un uomo, probabilmente il fondatore dell’istituto, appeso al muro. In fondo alla stanza c'era una porta vetrata opaca riportante la scritta “Presidenza”  affianco ad un muro interamente di vetro coperto con delle tendine bordeaux, dietro alle quali si potevano chiaramente riconoscere le figure di due persone, una seduta dietro a una scrivania e l'altra in piedi, probabilmente erano due uomini.
Distolsi lo sguardo quando vidi la maniglia abbassarsi , uno dei due stava uscendo dall'ufficio.
-Allora ci vediamo più tardi professore,benvenuto. - Era l'uomo seduto alla scrivania dell' ufficio a parlare, probabilmente il preside della scuola.
-A dopo- Quello che intuii fosse un professore si chiuse la porta alle spalle.
Era un uomo probabilmente sui trentacinque anni, di media statura,non sembrava molto muscoloso. I capelli biondo scuro corti erano tirati indietro in modo che seguissero la forma della testa, la barba sembrava sfatta da un paio di giorni ed era leggermente più lunga sotto il labbro inferiore, sembrava tutto ciò che non ci si sarebbe mai aspettato da un professore, mah.
-Ciao- Si rivolse a me passandomi davanti sorridente.
-Buongiorno- risposi quando stava già uscendo dalla stanza  tenendo la porta aperta alla segretaria e ad un’altra ragazza che lo ringraziarono con un grande sorriso.
-Okay, lei ti mostrerà dov'è il tuo armadietto e ti farà conoscere un po’ l'istituto- Disse Jenna tornando alla sua postazione dietro la scrivania, appena prima che il telefono iniziasse a squillare.
-Bene, per prima cosa andiamo a riporre i libri nel tuo armadietto, comunque io sono Elena – Si presentò sempre sorridente.
-Piacere, Taylor - Le risposi mostrandole un sorriso.
Iniziammo a camminare per i corridoi della scuola, per andare a posare i libri passammo davanti a quella che sarebbe stata la mia aula di matematica e dopo aver salito tre rampe di scale e attraversato quattro o cinque corridoi finalmente arrivammo al mio armadietto, dove riposi tutti i libri.
Da lì iniziammo a girare per i vari piani della scuola, mentre Elena mi mostrava quali sarebbero state le mie classi io mi limitavo ad annuire ma in realtà ricordavo a mala pena dove si trovava il mio armadietto. Forse entro il mio prossimo trasloco avrei imparato dove si trovavano tutte le aule.
Dopo mezz'ora di su e giù per le scale, avanti e indietro per i corridoi finalmente arrivammo all'ultima tappa, l'Auiditorium, dove si tenevano le assemblee di istituto e in occasioni speciali degli spettacoli, era immenso, i posti a sedere saranno stati almeno  duemila e in più c'era molto altro spazio libero sul fondo.
-Bene, credo di averti mostrato tutto, mancano solo cinque minuti all'inizio dell'ora successiva, appena in tempo... ora torniamo al tuo armadietto a prendere i libri per la prossima ora – Finì mentre io  guardavo il mio foglio degli orari.
-La prossima ora dovrei avere scienze-
-Bene, l'aula è qui in fondo, andiamo a prendere i libri e poi puoi pure venire in classe-
-Okay- Mi limitai a risponderle
Appena dopo aver preso i libri la campanella suonò e tutti gli alunni iniziarono ad uscire dalle loro classi, con molta fatica riuscii a raggiungere la classe, intuii che la lezione era già iniziata dato che la porta era già chiusa,mi feci coraggio e bussai.
-Salve, lei deve essere Taylor Wade, mi avevano informata che sarebbe arrivata, io sono Mrs.Sanders, insegno scienze.- Si presentò la donna seduta dietro la cattedra abbassandosi gli occhiali.
-Buongiorno, piacere di conoscerla, scusi per il ritardo- dissi intimidita dalle venti paia di occhi che erano fisse su di me. Mi sentivo fuori luogo, lì tutti erano vestiti molto eleganti, al contrario mio.
-Bene, accomodati pure nel banco libero in seconda fila-disse indicandomelo.
Mi diressi silenziosa al mio posto senza rivolgere la parola a nessuno. Avevano quasi tutti l'aria da snob a parte un gruppetto di ragazze seduto in ultima fila, che però era troppo occupato a parlare a bassa voce e scherzare per notare la mia presenza.
Tutto sommato l'ora passò in fretta.
La lezione successiva fu decisamente la peggiore della giornata, l'insegnante parlava molto lentamente scandendo tutte le lettere, mi faceva addormentare. In più sembrava estremamente irritabile.
Finalmente  a mezzogiorno e cinque minuti suonò la campanella di inizio intervallo, avevo bisogno di una boccata d'aria fresca, ma prima mi fermai a prendere un caffè alla mensa della scuola, che portai fuori con me.
 Il regolamento prevedeva che all' interno e nel cortile dell' istituto non si potesse fumare, non so perché ma non ne fui per niente sorpresa; così mi sedetti sulla prima panchina libera che trovai.
Una ragazza si avvicinò,  e si sedette accanto a me, era molto alta, aveva dei lunghi capelli biondi mossi e gli occhi di un azzurro molto intenso.
-Ciao! Io sono Valery, tu sei nuova, vero?- già dalla prima occhiata si poteva notare che, la ragazza che mi si stava presentando era una tipa solare e molto amichevole.
-Si, mi sono trasferita ieri da Londra, comunque mi chiamo Taylor, piacere. - Allungai la mando verso di lei in attesa che me la stringesse.
-Piacere mio, perché ti sei trasferita? Se posso sapere...-
-Certo, non è un segreto di stato- dissi ridendo leggermente.
-Mio padre lavora nel campo immobiliare quindi molte volte sta via per lavoro molto tempo, quando è possibile io e mia madre lo seguiamo, se tutto va bene però questa è l'ultima volta che  cambiamo città, almeno così dice...- Continuai.
-Ah capisco...non deve essere facile cambiare completamente paese, e abbandonare gli amici così spesso...-
-In effetti non lo è per niente... anzi, è molto difficile, però dopo un po’ ci fai l'abitudine e basta...- Risposi rassegnata.
-Beh, spero resterai a lungo qui, mi stai già simpatica e qui non è che ce ne sia molta di gente come te, son tutte stronze.-
-Ho notato… lo spero anche io, comunque- Finii sorridente.
-Posso vedere il tuo orario? Magari seguiamo lo stesso corso...-
-Certo, tieni- Le porsi il mio foglio.
-Oh che bello, abbiamo quasi tutte le materie insieme, tranne scienze e matematica, è per quello che oggi non ci eravamo ancora viste.-Mi disse sorridente.
-Meno male, per ora ho fatto solo due ore di lezione in questa scuola ma non mi sembra che ci sia in giro molta gente simpatica come te.. danno tutti l'impressione di essere snob o sfigati- Sorrisi gettando il bicchiere del caffè nel cestino.
-Infatti lo sono... io è da un po’ di tempo che sono qui ma gli unici amici che ho li ho conosciuti tutti fuori dalla scuola… qui conosco solo due persone simpatiche-
-Beh, ora ne conosci tre, spero diventeremo buone amiche-
-Lo spero anche io , dai ora andiamo, sta per suonare, abbiamo lezione di storia.-Disse alzandosi dalla panchina.
Passammo tutto il resto della giornata scolastica insieme, era davvero una ragazza interessante e simpatica, finché all'una e trentacinque, dopo la consegna delle uniformi ci scambiammo i numeri di telefono e ci salutammo, nel viale dalla scuola trovai già mia madre in macchina ad aspettarmi.
-Ciao tesoro, com'è andato il primo giorno?-mi chiese appena misi piede nell'auto.
-Bene, mi hanno consegnato l'uniforme e tutto il resto, non è male.-
-Okay, hai fatto qualche amicizia?-Si girò a guardarmi in faccia per qualche secondo, ferme al semaforo.
-Ho conosciuto una ragazza simpaticissima, per il resto sono tutti antipatici.-
-Oh almeno un' amica l'hai trovata, appena la casa sarà in ordine invitala pure, voglio conoscerla...- Fece una breve pausa.
 A proposito, questa mattina mentre compilavo i moduli  ho dovuto sceglierti una materia aggiuntiva, ho messo letteratura, ce l'avrai cinque ore a settimana, serve per arrivare a un monte di 32 ore- Concluse.
-Va benissimo, grazie. A che punto siete a casa con gli scatoloni?-
-Abbiamo quasi finito, dopo pranzo però avrei bisogno di un aiuto per scegliere dove mettere i quadri e per  le ultime cose-
-Okay, non c'è problema-Finii scendendo dall’auto e salutando Madison.
Come promesso, dopo pranzo aiutai a finire di riordinare gli ultimi sette scatoloni e a sistemare i quadri, occupando  così tutto il pomeriggio.
Alle 10, dopo aver cenato decisi di mandare un sms a Valery.
< Ciao Val, ti disturbo?>

< Si, ho appena finito di aiutare mia madre a riordinare le ultime cose... a proposito, ha detto che appena finiamo con il trasloco vuole conoscerti ! :)>


< Anche io ho messo quella... avevo sentito dire in giro per scuola che il prof è nuovo nel nostro corso, non è più quella stronza dell'anno scorso per fortuna>

< Hahaha anche io lo temevo, ora vado a dormire che sono stanca morta, ci vediamo domani alla prima, buonanotte! :*>

dopo qualche minuto decisi di leggere un paio di pagine del mio libro preferito , ma presto caddi in un profondo sonno.
 
 
 
 
 NOTE DELL'AUTRICE


Eccomi qui con la mia prima storia, inannanzitutto ringrazio tutti i lettori che sono arrivati fino a qui e che spero continueranno a seguirmi anche nei prossimi capitoli.
Sarei felice di leggere qualche recensione, insomma in un modo o nell'altro vorrei sapere cosa ne pensate xD
A tutte coloro che intendono continuare a leggere la storia ho una domanda da fare: preferite che i capitoli siano lunghi come questo o li preferite più corti, lunghi circa la metà di questo?
Beh detto questo tenterò di aggiornare il prima possibile, alla prossima!
Shell :)
 
 
  
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