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Autore: lemnia    01/03/2008    9 recensioni
Breve fic. di quattro capitoli: "Due vite. Un'amicizia. Un aereo da prendere. Una notte soltanto per non perdersi, una notte soltanto per tornare a vivere o per dirsi addio...." La mia prima House/Wilson, I hope you like it ^-^
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Greg House, James Wilson
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Unanottesoltanto

Una notte soltanto....




L'aria gelida della sera graffiava i suoi lineamenti decisi.

Il lungo cappotto nero che indossava, lentamente oscillava, danzando al ritmo della notte nella quale il giorno si era appena trasfigurato.

House osservò il proprio fiato condensarsi in un'evanescente nuvola che rincorreva il cielo, dove un aeroplano sfidava la legge di gravità.

Le sue luci, come stelle artificiali, sembravano sussurrare alla luna gli inconfessabili segreti dei passeggeri che trasportava.

Un sospiro più forte dell'uomo si perse fra le ombre, inghiottito dall'oscurità.

L'aereo si allontanava come le sue flebili speranze, svanendo nell'arcata di quell'immensa cattedrale chiamata cielo, dove presto anche una parte di sé stesso sarebbe partita, fuggendo dalla sua vita, nel caso non fosse riuscito a trovare le parole...quelle dannate parole che potevano ancora fare la differenza e salvare entrambi.

Non poteva ripercorrere a ritroso dieci anni ma poteva cominciare ricomponendo il puzzle di quell'assurda giornata, appassita come un fiore reciso davanti alla tomba di un'amicizia che credeva intramontabile.





Il patologo avanzava zoppicando per il lungo corridoio dell'ultimo piano dell'ospedale.

Quando giunse alla sala riunioni vi trovò già tutti presenti, seduti e con lo sguardo rivolto verso di lui.

Complimenti House! Solo quaranta minuti di ritardo, stai migliorando...” lo accolse la voce sarcastica della Cuddy, elegantemente vestita con un tailleur grigio.

Effettivamente, adesso che ci faceva caso, tutti i suoi colleghi erano distintamente vestiti.

Raggio di sole, grazie! Sapendo che ci saresti stata anche tu non ho potuto fare a meno di sbrigarmi...”

House il mio, se non te ne fossi accorto, era sarcasmo!”

Certo che me ne sono accorto! Solo che dato il livello basso delle tue battute ho preferito non infierire! E poi beati gli ultimi se i primi saranno...”

Sì, sì e rosso di sera bel tempo si spera! Siediti e non fiatare!”

Greg si concesse un ghigno; riuscire a farle saltare i nervi di prima mattina era una di quelle poche gioie che gli riempivano l'esistenza, assieme al rubare il pranzo di Wilson.

A quel pensiero i suoi occhi corsero subito a cercarlo e quando lo individuò, automaticamente gli prese posto accanto.

Poi, un uomo sulla cinquantina, la barba e i capelli grigi, si alzò chiedendo la parola.

Come vi stavo dicendo, mi chiamo Charles Peterson e sono venuto per esporvi un importante progetto, ovvero quello di aprire un ospedale, o meglio, un distaccamento del Princeton Plainsboro Teaching Hospital nella città di ****. Per suddetta ragione allo staff di questa struttura viene offerta la possibilità di trasferirsi in questa nuova sede per aiutarci ad avviarla.

Lo stipendio, per invogliarvi nella difficile scelta, sarà considerevolmente aumentato per i primi tempi.

Naturalmente abbiamo il benestare del consiglio e dei finanziatori che hanno promosso l'iniziativa con entusiasmo.

Ovviamente nessuno potrà essere obbligato né in un senso, né nell'altro, tuttavia vi invito a riflettere seriamente su questa opportunità.

Abbiamo bisogno delle vostre menti brillanti e della vostra esperienza per selezionare e guidare un personale valido, qualificato ed efficace.

Coloro che saranno interessati non dovranno fare altro che rivolgersi alla dottoressa Lisa Cuddy, la quale si occuperà personalmente delle pratiche per il trasferimento.”

La donna si alzò a sua volta, continuando nell'esposizione più dettagliata e pratica del nuovo ospedale.

Da parte sua House aveva smesso di seguire il discorso alla parola “trasferimento”.

Infondo, nonostante il carattere burbero, lo si poteva definire un uomo abitudinario e fedele al proprio stile di vita.

Così, del tutto disinteressato ed annoiato, si era messo a stuzzicare James, torturandolo con il bastone, animato dalla stessa insistenza infantile di uno scolaro desideroso di disturbare il compagno di banco, secchione ed odiosamente diligente.

E, stranamente, l'oncologo sembrava davvero seguire quello sproloquio con attenzione.

Ma ne era certo, si trattava solo di finzione.

Per Greg quel progetto mancava della minima attrattiva ed era abituato a sentirsi libero di fare e dire ciò che voleva ma allo stesso tempo considerava lui e Wilson un'unica entità che condivideva le stesse scelte e decisioni, che, per inciso, erano sempre quelle che stabiliva lui.

Quindi, anche per il suo collega quella mattina doveva essere stata una totale ed inutile perdita di tempo e disturbarlo era il minimo che potesse fare per spezzare la monotonia di entrambi.



Finita la riunione era tornato dalla sua equipe, incredibilmente di buon umore.

Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura ma passare il tempo a martoriare Wilson e la Cuddy, gli infondeva un senso profondo di sicurezza e serenità, allontanandolo per brevi attimi dal profondo abisso di sé stesso...infondo quei due erano ciò che più si avvicinava ad una famiglia per lui...

House! Com'è andata la riunione?” lo salutò Cameron.

Male. Una perdita del mio tempo prezioso ma almeno ha avuto il merito di accorciare quello che devo trascorrere qui con voi!”

Il piacere è reciproco! Ma sbaglio o dovevate discutere su eventuali trasferimenti del personale?” lo interrogò Foreman.

Vedo che come medici non siete un granché ma come comare pettegole siete imbattibili! Sì, la tua indiscrezione è esatta.”

E perché noi non siamo stati convocati?” mormorò ingenuamente Chase.

Che razza di domande! È ovvio che sono interessati ad assumere solo i migliori. Cosa se ne fanno di voi? Comunque non vi preoccupate! Nessuno che conoscete personalmente si trasferirà a ****! E adesso iniziamo a lavorare che prima cominciamo, prima finiamo e me ne posso tornare casa, visto che stasera trasmettono l'ultima puntata di General Hospital!”



Era quindi trascorsa un'altra giornata, del tutto simile a quelle precedenti.

Un caso urgente ma nemmeno troppo difficile da risolvere, parenti traumatizzati con i quali si era scontrato, solito pranzo dall'inconfondibile sapore della conquista, le solite manovre diversive per sfuggire alle attenzioni di Cameron...nulla di particolare, insomma.

Certamente nulla che lasciasse presagire l'immane tempesta che gli si sarebbe scagliata contro non appena il turno fosse terminato.



Il patologo si era chiuso in ufficio nell'attesa che trascorressero gli ultimi lunghissimi minuti che ancora lo separavano dal proprio comodo divano di pelle nera e da una birra ghiacciata in grado, assieme al Vicodin, di intorpidirgli i sensi fino alla mattina seguente, mascherando la profonda solitudine sulla quale si ergevano le pareti del suo appartamento.

Ma l'oncologo infranse l'unica barriera che li separava, una semplice porta, spezzando il conto alla rovescia e bloccando per sempre il tempo e lo spazio, richiudendoli in un unico frammento d'infinito che non avrebbe mai potuto scordare.

House, dobbiamo parlare.”

Non possiamo rimandare a domani?”

No, domani sarebbe troppo tardi.”

Come siamo melodrammatici! Va bé, giusto perché si tratta di te, ti permetto di accompagnarmi a casa dove tu parlerai finché vuoi ed io potrò fingere di ascoltarti mentre guardo la televisione.”

è davvero una cosa seria.”

Una ragione in più per andarcene di qui, l'aria dell'ospedale non aiuta ad essere obbiettivi con le proprie magagne! Dai andiamo, ti concedo addirittura di ordinare la pizza...”

Detto ciò, afferrando il bastone, si alzò superando l'amico e dirigendosi verso il cappotto.

Greg, io me ne vado.”

Con una lucidità disarmante riusciva a rivivere il momento in cui qualcosa fra loro si spezzò per sempre.

Non erano più i due colleghi-amici inseparabili.

Non erano più il bastone al quale aggrapparsi ed il sorriso sincero l'uno dell'altro.

Non erano più House e Wilson.

I loro ruoli in questa eterna recita chiamata vita, stavano infine mutando, i loro copioni strappati via da una forza superiore, sulla quale lui non aveva alcun potere.

Gli era solo consentito osservare le profonde incrinature di uno specchio che ora rifletteva un'immagine distorta del futuro che li aspettava.

Era esattamente ciò che ti avevo proposto...” cercò di scherzare, fingendo di non aver compreso cosa stesse accadendo, nascondendosi dietro l'ironia, sua fedele compagna che per anni lo aveva difeso da tutti e da tutto.

James, ancora voltato nella direzione della scrivania vuota, si girò verso di lui.

E, quando quegli occhi colore della corteccia si fissarono sui suoi, House comprese che i giochi erano finiti.

GAME OVER.

YOU LOSE.




L'aereo era svanito dal suo campo visivo, tracciando rotte immaginarie e ricamando delicate scie artificiali nell'oscuro e denso velluto di quel cielo notturno.

Erano già passate alcune ore da quando Wilson era tornato a casa per preparare le valige.

E lui era lì.

Fermo, immobile.

Solo con i suoi dubbi, i suoi fantasmi e le sue paure.

Poteva ancora udire l'eco di quei passi che li avevano divisi, conducendo l'oncologo fuori dall'ospedale, fuori dalla sua vita.

Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa.

Che James se lo aspettava, che lui se lo aspettava.

Eppure non si era mosso.

Doveva riflettere.

Dipendeva da lui, soltanto da lui...proteggere quella insana relazione che li legava da anni.

Trovare le risposte alla mute domande del suo amico e a quelle che tormentavano anche sé stesso.

Il loro futuro racchiuso in una parola, in una frase...e di certo House con le parole non era mai stato bravo.

Questa volta però, la posta in gioco era davvero troppo alta per rischiare.

Greg scrutò l'ufficio vuoto e buio accanto al proprio. Wilson sarebbe partito di prima mattina.

Aveva una notte, una sola notte per riuscire a salvare entrambi.

Una notte soltanto.

Per capire.

Per decidere.




Continua



  
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