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Autore: A g n e    25/08/2013    3 recensioni
Storia scritta una sera per un gioco tra amiche.
Il racconto è liberamente ispirato alla vicenda raccontata nella canzone Andrea di Fabrizio de Andrè. Sfondo storico (ma vago. Diciamo che ho immaginato l'Emilia della Grande Guerra, ma va bene per parecchi altri sfondi).

È un campo di grano, il paradiso, però senza insetti e senza fango e il sole non brucia, boia, é paradiso davvero.
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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NdA: la location, abbiamo detto, è l'Emilia, ma di sicuro avrò ficcato milioni di altri dialetti a caso. Liberamente ispirata alla splendida Andrea (già, Riccioli Neri è un uomo).
Stream of conciousness (sort of), per cui lo stile è un po' pasticciato, come il mio solito. Ma è voluto, eh.
Scritta per una sfida serale tra amiche, con un paio di prompt e voglia di giocare.

 


Il male che a vicenda ci facemmo
il tempo lo cancella, lo dimentica il cuore;
ma le ore beate si fermano per sempre
in un interminabile splendore
(H. Hesse)
If I ever leave this world alive
I'll come back down and sit beside your
feet tonight
Wherever I am you'll always be
More than just a memory
(Flogging Molly, If I ever leave this world alive)


Non che non ci sperasse - erano belle le prediche del prete, al paese, per carità, si ricorda bene quella della sua Prima Comunione, un pugno di cittini vestiti di bianco, coi capelli arruffati dal pettine delle nonne, e le storie sul paradiso, a dottrina, e pure il professore, quello studiato, che sapeva di latino e gli diceva qualcosa che non si ricordava bene ma c'era "dolce" e "patria", nella frase, ed era proprio una bella frase, qualcosa che di sicuro era scritto nei libri, qualcosa sul morire giovani.

Che poi, in malora il morire giovani, quando pensava solo al prossimo raccolto e alle sere d'estate che non finivano mai, e ai suoi capelli neri che facevano una così bella figura vicino alle guance rosse che gli venivano quando scappavano per i campi, all'imbrunire, e si scambiavano un bacio veloce (nascosti, ché non stava bene, per carità, poi chissà don Martino monsignore quante gliene avrebbe dette dietro).

Comunque. Non che non ci sperasse, al paradiso, eh, che l'aveva o raccontato così tante volte, ma lui, il paradiso, sembrava già di avercelo in terra, se non che era arrivata la lettera, la guerra, partire partirò partir bisogna, e pure i riccioli neri erano spariti, puff, come le bolle di sapone che si faceva da bambini quando si riusciva a rubare un po' d'acqua di bucato alla mamma senza prenderle.
Spariti.
E si ricorda che poco prima di essere ammazzato in montagna li aveva pure buttati via (ne aveva una ciocca, gli era sembrata una cosa così scema, vé, ma gli aveva detto 'prendili' e lui bon, li aveva presi, che mona era stato, mo' che aveva, una ciocca di capelli e quattro ricordi in croce?).

E adesso tutta 'sta luce strana che non si capisce da dove venga, e non gli fa più male il fianco (non ha più nemmeno la divisa sporca di sangue, gli stivali mezzi rotti e l'elmetto ammaccato, boia vé, che sia morto davvero? Toh, doveva cercare don Martino, buonanima, e dirgli che aveva ragione, il paradiso è un così bel posto...).

È un campo di grano, il paradiso, però senza insetti e senza fango e il sole non brucia, boia, é paradiso davvero.
Si para gli occhi con la mano, per guardare lontano, e forse riesce a vedere una figura, che si gira verso di lui.
È un ragazzo.
Ha i riccioli neri e un bel sorriso, e pure due guance rosse come si ricordava lui.
E pensa te, quando gli arriva vicino gli sembra pure di vedere una ciocca tagliata male, appena dietro l'orecchio sinistro, però se é il paradiso ha l'eternità davanti per assicurarsene, no?
Per cui se lo tira contro, lo bacia e lui sorride.
E lui che era arrabbiato, e che ora si accorge che quelli che sono rimasti sono solo i ricordi belli.

   
 
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