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Autore: louisjvoice    25/08/2013    24 recensioni
Il mio cuore diceva di farlo e che ne sarei stata capace mentre la mia testa diceva di non farlo perché lo avrei lasciato e se gli sarebbe capitato qualcosa forse non me lo sarei perdonato. Ero confusa. In quel momento non sapevo cosa fare. Volevo fare la scelta giusta. Ero stufa di fare sempre la stessa routine. Decisi.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Change your life

 

 

Dopo aver salutato mio papà,andai dal mio cane,anche mia migliore amica,a darle la buona notte. Luisa era il mio cane da quando avevo dieci anni. Era una grossa pitbull. Era cosi buona o almeno cosi dimostrava a noi. Stavo per rientrare in casa ma notai una cosa bellissima: la luna. Cominciai ad ammirarla. Le stelle illuminavano la notte come i lampioni illuminano la strada buia. Sembrava cosi vicino e lontana allo stesso momento. Chiusi gli occhi e cominciai a sentire dei grilli cantare. Quel momento sembrava cosi magico. Sentii che qualcosa stava bagnando le mie guance. Alzai lo sguardo verso il cielo,per vedere se stava piovendo,ma non era cosi. Era una lacrima. Successivamente tanti ricordi dimenticati cominciarono a sfiorare la mia mente. Uno dei tanti,che mi piaceva,quando ero più piccola mi piaceva andare in Marocco da mia nonna e dormivo sotto il cielo stellato con le mie cugine,e mi sentivo felice e realizzata. Mi resi conto che ora non ero più felice,stare sola tutte le notti in una villa fuori Milano,impegnarsi per l'entrata all'università -visto che era metà agosto e non avevo ancora concluso niente- e mancava solo quattro settimane all'università,fare le faccende domestiche,studiare per i test d'ingresso,cercare di essere responsabile- che a volte risultava molto difficile- e anche il lavoro. Ero molto stanca. Ed era difficile uscire con le mie amiche,se si potevano chiamare tali. Avevo una migliore amica,Amal,ma lei pensava ai piercing e tatuaggi ed uscire con sua cugina,Ines. Per me c'era stata una sola volta quando a sedici anni,avevo avuto una “crisi” e avevo bisogno di sfogarmi e lei c'era stata,ma dopo un po' di tempo la sentivo lontana da me e quindi la lasciai andare. Ai miei problemi si era aggiunto mio padre che faceva due lavori per mantenere una famiglia,e anche l'eminente arrivo delle sue nozze. Quando disse quella frase cambiò la mia vita un'altra volta e il mondo mi era caduto addosso.

 

“Lara,io e Paola ci sposiamo” annunciò mio padre con un sorriso che andava da un' orecchio all'altro.

 

E io dovetti congratularmi e piangere dentro come una disperata,e mostrare un sorriso che avevo mostrato da parecchio tempo. In quel momento mi pentii amaramente di avergli dato la mia benedizione e il via libera di frequentare chi voleva. Per questo lo avevo odiato cosi tanto,dopo l'annuncio,come non avevo mai fatto in vita mia. Lo avevo odiato non come una ragazza odia una ragazza bella,ma come se per me non esistesse definitivamente.

Mi aveva detto che si sarebbe trasferita da “noi” dopo la luna di miele a Parigi. Non si era mai degnato di chiedermi come stavo per lui e tutti abbozzavo un sorriso falso. Dava sempre la colpa per ogni cosa che andava male nella sua vita a me. Mostrava disinteresse nei miei confronti,ogni volta che cercavo di conversare con lui-se conversare era il verbo adatto,che identifica una conversazione di massimo dieci secondi- sembrava sempre distratto e faceva finta di ascoltarmi. Cercavo di attirare la sua attenzione,rivolta, a qualcos'altro,ma niente. Mi sentivo vuota,non mi sentivo amata,o almeno nessuno mi diceva quelle tre paroline che volevo sentire,nessuno aveva bisogno di me,nessun sentimento,nè caldo nè freddo. Mi tenevo tutto dentro,perché non ne potevo parlare di certo con mio padre perché al posto di cercare di aiutarmi,mi giudicava come il resto del mondo sua moglie,stessa storia e la mia migliore amica era sparita lasciandomi sola con loro,e la malinconia con un mix di tristezza che mi riempiva il cuore,la mente e il corpo. Decisamente non mi sentivo a casa.

 

Appena entrai in bagno vidi la mia figura riflessa sullo specchio e a momenti non lo ruppi con un pugno. Mi lavai la faccia con un po' di acqua e sapone per nascondere gli occhi gonfi ,ma non feci un gran capolavoro. Preparai una cioccolata calda e andai in camera mia. Mi affacciai alla finestra per vedere di nuovo la luna che veniva riflessa sul pavimento della mia stanza color panna. Un altro ricordo sfiorò la mia mente di quando avevo quasi sedici anni,cioè quello di andare via da qua,volevo scappare. C'era sempre stato qualcosa a fermami,ma non ero più una ragazzina ingenua e stupida ed ero maggiorenne e potevo fare quello che volevo.

“Sei sicura?”

“Si”

“Non te ne pentirai?”

“No,perché so che starò bene ovunque tranne qua. E' l'unica cosa di cui sono certa.”

“Sei pronta?”

“Si,lo sono”

 

Presi una valigia di grandezza media per mettere i miei vestiti,prima mi ricordai che dovetti telefonare a un taxi,per portarmi all'aeroporto diedi l'indirizzo e l'ora a cui doveva venire. Misi tutte le mie cose dentro la valigia,e aggiunsi qualche libro che amavo. Presi lo zaino e lo riempii di cose che sull'aereo mi potevano servire tra cui il mio portatile,qualche romanzo rosa e giallo,il caricatore del mio Iphone e del portatile,le cuffie. Mi fermai un secondo. Presi una mia foto assieme mio padre e tutti i ricordi più belli passati con lui,mi passarono davanti ai miei occhi come dei flash. Il mio cuore diceva di farlo e che ne sarei stata capace mentre la mia testa diceva di non farlo perché lo avrei lasciato e se gli sarebbe capitato qualcosa forse non me lo sarei perdonato. Ero confusa. In quel momento non sapevo cosa fare. Volevo fare la scelta giusta. Ero stufa di fare sempre la stessa routine. Decisi. Il campanello suonò segno che il taxi era arrivato. In quel momento l'orologio suonò indicando l'ora esatta,cioè le due di notte. Mi risvegliai dai miei pensieri. Continuai molto velocemente il mio lavoro. Misi tutto quello che pensavo che mi potesse servire. Avevo molta fretta perché non volevo che mio padre,quando sarebbe tornato dal lavoro,non mi avrebbe trovato. Andai in garage a prendere una chiave inglese e ritornai in camera. Girai il comodino che si trovava accanto al mio letto e aprii con la chiave inglese una specie di cassetta. L'aprii. Presi il piccolo libretto bancario,che si trovava all'interno della cassetta,un pacchetto contenente degli assegni in bianco e un sacco di soldi guadagnati dai lavori estivi che facevo quando ero più piccola,e altri erano mance dalle signore ricche sole,e altri ancora erano soldi che risparmiavo. Mentalmente ringraziai,alzando gli occhi al cielo,quelle signore e l'amico di mio papà per avermi trovato quei lavoretti. Rimisi tutto al suo posto come era prima. Alla valigia aggiunsi la ciabatte,le mie converse e un paio di stivali, e gli accessori del bagno. Non volevo lasciare niente di mio,in questa orribile casa. Nello zaino aggiunsi i libri di: spagnolo,francese,economia e inglese e presi il mio Iphone. Dopo aver chiuso le finestre e il resto,misi i soldi dentro lo zaino,presi i documenti assieme al mio portafoglio e al mio passaporto. Mi guardai attorno per un'ultima volta e salutai la casa. Uscii con lo zaino in spalle e la valigia che trascinavo,chiusi la porta con le chiavi di casa. Andai vicino al recinto di Luisa.

 - Ehi,ciao Lu,prenditi cura di lui,questo non è un addio è solo un arrivederci,forse- le sussurrai tutto d'un fiato guardandola nei suoi occhi grandi e marroni. Una lacrima cominciò a rigarmi la guancia. Chiusi il cancellino della mia ex casa. Eccolo lì,il taxista. Appoggiato al cofano del taxi quando si girò vedendomi,rimasi sbalordita da come potevano essere i taxisti. Era un uomo sulla trentina,capelli biondi tirati su una cresta e molto magro,abbastanza alto. Indossava una camicia azzurra con il colletto aperto che tralasciava vedere un tatuaggio,un paio di jeans con il risvolto il tutto abbinato con un paio di Converse bianche.

-Mi spiace per il ritardo- dissi con voce bassa.

-Non si scusi ormai ci sono abituato- affermò mettendo la valigia dentro al bagagliaio.

Guardai a destra e a sinistra per controllare se qualcuno dei miei vicini,era sveglio,ma cosi non fu. Sali sul taxi ancora con la guancia bagnata.

-Dove la porto signorina, a quest'ora?-chiese il taxista con voce tranquilla, e non di uno che è stato fuori ad aspettare un cliente,cominciando ad accendere la macchina.

-Malpensa,per favore- dissi a voce bassa cercando di star calma,cosa che non ero. E se qualcuno mi avesse vista andarmene? E se mi padre venisse a scoprirlo? “Lara,ragiona lo scoprirà prima o dopo la tua partenza. Ora stai calma”.L'aeroporto di Milano,non era cosi lontano da lì. Appoggiai la testa al finestrino del taxi bianco e vidi il paesaggio al di fuori scorrermi velocemente. Ricordai che mia madre prima di andarsene,ovvero prima di abbandonarmi da mio padre ed anche dopo il divorzio,mi disse una frase che tenni a mente per otto anni. “Tesoro,quando sarai grande vattene da questo inferno inferno. Lo so che ora sei piccolina,ti farai troppo male,piccola mia”. Dopo avermi detto quella frase,era sparita da me e le visite erano sempre meno frequenti. Finché non pensò di fare un taglio netto e non parlare,non vederci più. Quando ero più piccola,non sapevo che questa frase avrebbe tenuto un posto fisso nella mia testa. Pensavo che fosse una frase buttata giù cosi ,con delle parole a caso,ma invece non era cosi. Me ne resi conto al mio quindicesimo compleanno. Sentivo qualcuno che mi diceva con una voce cosi bassa sembrava un sussurro -Signorina,si svegli siamo arrivati-

Mi svegliai di soprassalto,molto spaventata. In quel posto c'erano troppe luci che illuminavano il luogo

-Signorina siamo arrivati all'aeroporto- mi ripeté con una voce con un pizzico di comprensione.

-Mmmh... - dissi con la voce assonata.

“Cazzo Lara,alzati devi andartene”

“O merda”

“Già”

-Mi spiace moltissimo per tutto- ripetei con voce ancora assonante mentre mi sistemavo i pantaloni grigi della tuta.- Mi potrebbe dare la valigia?- chiesi cortesemente mentre scesi dal taxi. Sembravo intontita,forse era questo l'effetto che mi faceva se dormivo per dieci minuti. Il taxista aprii il bagagliaio e tirò fuori la mia valigia e lo richiuse. E risali nel taxi e io mi affacciai verso il finestrino aperto.

-Quanto le devo?- chiesi gentilmente tirando fuori il portafoglio dallo zaino e contando i soldi.

- Venti euro- rispose il taxista.

Diedi i soldi e sentii un arrivederci da parte sua, e il motore sfrecciò veloce finché non lo sentii più. Ero all’aeroporto sola con la mia valigia dove conteneva la mia vita da adesso in poi. E’ possibile racchiudere in una valigia la tua vita in cosi poco tempo? Io non penso. Rimasi un attimo in piedi sul marciapiede a pensare. Dicevano che pensare troppo non fa bene,e probabilmente avevano ragione. Smisi di pensare e presi un respiro profondo e ripetei  mentalmente “Puoi farcela,Lara”. Presi l’elastico che avevo nel polso e mi legai i capelli mossi neri in un chignon disordinato. Cominciai a camminare,trascinando la valigia e con lo zaino sulle spalle, verso l’entrata dell’aeroporto illuminato dalle luci notturne. Entrai e mi guardai attorno. C’erano poche persone alcune sedute ad aspettare il proprio volo,mentre altri ad mangiare qualcosa al volo. Cercai il banco informazioni. Lo trovai molto facilmente.

-Mi scusi dove posso trovare le agenzie aeree?- chiesi con gentilezza notando che la signora era molto stanca,capendolo dalle occhiaie che aveva.

-Allora deve seguire quel corridoio - rispose cordialmente.

-Grazie - dissi per poi andare alle agenzie aeree

Dopo aver camminato parecchio sempre con la valigia da trascinare e lo zaino sulle spalle,finalmente riuscii  a trovare le agenzie. Osservai che tutte le agenzie avevano le persiane abbassate segno che erano chiuse tranne una. Decisi di avvicinarmi al banco..

- Buona sera - dissi

-Buona sera,come posso esserle utile?- chiese cortesemente

-Mi serve un’informazione qual’è il primo volo disponibile?- chiesi

- Mi faccia controllare un momento- ribatté con una voce delicata- Allora il prossimo è quello per Los Angeles.-

-Quello è perfetto,a che ora decolla?-

-Tra un’ora e mezza,se vuole prendere quello le consiglio di decidere in fretta perché tra mezz'ora chiudono l’imbarco-

-Bene,prendo un biglietto-

-Allora mi dia il passaporto- disse prendendolo e inserendo i dati sul computer- Con cosa paga?-mi chiese

-In contanti-

- Diretto?-

-Si-

-Prima classe o economica?-

“Bella domanda” pensai. “Prima classe potevo avere qualche Martini e il sonno assicurato,mentre se prendo l’economica,il cibo sarà uno schifo e ci saranno bambini che urleranno e scalceranno come persone indemoniate e niente sonno assicurato,ogni tanto bisogna rischiare”

-Economica- dissi tutto d’un fiato “Scelta del cazzo,Lara. Scelta del cazzo”

-Allora sono 635  euro -

-Ecco a lei-

-Arrivederci e  si ricordi Gate 15-

Dopo aver fatto tutto e restituito il passaporto,potevo dire che in mano avevo la carta per la mia libertà. Riposi i miei documenti e tutto nello zaino,erano più al sicuro lì che nelle mie mani. Guardai l’ora sul mio Iphone,tirandolo fuori dalla tasca dei pantaloni,erano le due e tre quarti e alle tre e un quarto l’imbarco sarebbe chiuso. Decisi di andare molto veloce verso l’imbarco e consegnare la mia valigia.

Trovai una signora trentenne massimo,con un viso stanco,tailleur nero con una spilla sul seno sinistro,probabilmente dell’agenzia aerea per cui lavorava, capelli color cioccolato raccolti in una coda, un trucco minimo e molto magra. L’aeroporto sembrava deserto,non c’era nessuno,o almeno la poca gente che c’era io no riuscivo a vederla.

-Buona sera,dovrei imbarcare la mia valigia-

-Bene,me la dia- disse indicando il posto devo metterla

Misi la valigia,dove mi aveva indicato, e aspettai qualche minuto.

-Mi dia il suo biglietto-

-Ecco qua-

-Un po’ in ritardo,né?-

-Ehm … Già,cosa dell’ultimo minuto-

-Ha qualche bagaglio a mano,signorina?-

-Si,questo zaino- dissi mostrandole

Mi diede un pezzo di carta dove c’era il logo dell’agenzia aerea.

-Bene,ecco qua,aspetti vicino al Gate e faccia buon viaggio-

-E lei vada a riposare-dissi prima di lasciarla al suo lavoro

L’unica cosa che dovetti fare era aspettare per un’intera ora,non sapendo cosa potevo fare. Cominciai a tirare fuori un libro da leggere “il Grande Gatsby” a leggere. Finché non guardi l’ora e cominciai a dirigermi verso il Gate. Vidi una fila di gente composta da una quindicina di persone e mi misi in fila . Finché non toccò il mio turno e il poliziotto mi chiese di tirare fuori i miei documenti cioè passaporto e il biglietto aereo. Gli controllò e poi disse una cosa come “Faccia un buon viaggio”. Sospirai quando dovetti passare attraverso il metal detector per il controllo dove tolsi ogni cosa che probabilmente era di metallo e anche quello che avevo nelle tasche,che anche quello per mia fortuna andò bene. Mi incamminai assieme alle altre persone che come me stavano prendendo l’aereo diretto per Los Angeles. In oltre passai la scala a chiocciola per arrivare all’aereo. Feci un tratto di strada tra la scala e l’aereo a piedi come tutti d’altronde. Faceva un po’ freddo per essere in Agosto. C’era un po’ di vento,che mi fece scompigliare i capelli ancora di più di come fossero in principio. .Mi strinsi nella mia giacca nera di pelle che indossavo insieme ai pantaloni grigi della tuta e le mie Vans nere. Salii sui scalini dell’aereo e mi fermai un secondo ad ammirare il buio illuminato dai lampioni,ed dissi mentalmente “Addio Italia”. Diedi il biglietto all’hostess che strappo un pezzo per poi restituirmelo e indicò il mio posto. Sopra misi il mio zaino,presi il mio portafogli,dove c’erano i soldi e i miei documenti, e lo tenni in mano e mi sedetti,fortunatamente vicino al finestrino. Dopo che tutti si sedettero le hostess cominciarono a fare il loro discorso su come in caso di incidente,come bisognava procedere,io feci poco caso al discorso e cominciai a guardare fuori dal finestrino. Dopo aver finito il loro discorso e auguravano a tutti i passeggeri “Buon viaggio” . Il pilota accese il motore dell’aereo e cominciammo a partire,seguendo una rotta,indicata dalle luci. L’aereo cominciò ad decollare,finché non arrivò ad alta quota. Ora che ero sicura mi misi le cuffie e feci partire la mia playlist dove c’era “Change your life” delle Little Mix e l’album di Ed Sheeran,finché non mi addormentai,sulle loro noti,appoggiata al finestrino.






I'm here,people look at me!


Bene bene,come vi avevo detto nel  sesto capitolo di "You'll my william and i'll be your kate",che
avevo un'idea sui 5SOS e che avevo intenzione di svilluparla e bene ora sono qui a farlo.
Che cosa posso dire del capitolo? Allora come potete vedere Lara,la protagonista non sopporta suo padre per quello che le ha fatto. E lei ha deciso si dare una piccola svolta alla sua vita. Allora visto che è il primo capitolo mi potresti dire che cosa ne pensate lasciandomi una piccola recensione,cosi mi faccio un'idea,per favore.Ora vado bella gente alla prossima.


Qui vi lascio i miei contatti,dove potete trovarmi 

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