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Autore: Hypnotic Poison    26/08/2013    13 recensioni
Ryo, Ichigo, il caldo estivo ed il DNA felino.
Sbuffò. Non aveva mai chiesto una cosa del genere. Nessuno l'aveva informata, non c'era stato nessun dannatissimo contratto a cui apporre la sua firma, però ancora doveva pagarne le conseguenze.
Ma poi perché capitavano tutte a lei? Che cavolo, perché Minto, per esempio, era sempre perfetta?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Heat wave







Hot as a fever, rattling bones
I could just taste it, taste it
If it's not forever, if it's just tonight
Oh, it's still the greatest, the greatest, the greatest




Ichigo Momomiya non era una persona mattiniera, non lo era mai stata e mai lo sarebbe diventata.

In più, mal sopportava il caldo afoso che scendeva sulla città ogni santissima estate.

Perciò quella rovente mattina di giugno, svegliandosi con quella strana stretta allo stomaco, decise che non sarebbe stata una buona giornata.

Con un gesto rabbioso, si tolse la maglietta che indossava come pigiama, che le si era appiccicata alla pelle per il sudore, afferrando vestiti a casaccio borbottando minacciosamente in sottofondo.

Le era già successo il mese precedente di svegliarsi in una condizione simile.

Le era bastata una rapida ricerca su Google per capire cosa le stesse accadendo.

Sbuffò. Non aveva mai chiesto una cosa del genere. Nessuno l'aveva informata, non c'era stato nessun dannatissimo contratto a cui apporre la sua firma, però ancora doveva pagarne le conseguenze.

Ma poi perché capitavano tutte a lei? Che cavolo, perché Minto, per esempio, era sempre perfetta?

Dove stava scritto che dovesse essere proprio lei la destinataria di tutti gli effetti collaterali?

Le passava perfino la fame.

Scese le scale battendo i piedi, uno strano senso di angoscia nel vedere che i suoi erano ancora a letto. Già, perché era così presto. Le venne quasi voglia di tornare bambina ed infilarsi nel lettone per una bella dose di coccole, ma decise che non era il caso.

Si mise la borsa a tracolla e si avviò lentamente verso il Caffè, respirando l'aria dolce degli alberi mossi appena da una deliziosa arietta, l'unica magra consolazione dell'essersi svegliata prima di mezzogiorno.

Si stiracchiò i muscoli, mugolando contenta; il parco era praticamente vuoto, molta gente era in vacanza. Oppure dormiva. Ma no, lei no, perché quell'arpia di Shirogane insisteva nel tenere il locale aperto ancora un po'.

Che poi ancora si domandava perché continuasse a lavorarci. La guerra con gli alieni era finita un anno prima, eppure loro erano ancora tutte lì.

Evidentemente, dopo un anno di acquiescenza, i suoi geni di gatto avevano trovato un altro modo per sfogarsi.

Ci fosse stato almeno Aoyama a farle un po' di compagnia, ma lui era ancora a Londra tutto preso dai suoi studi, e non sembrava avere la minima intenzione di tornarsene in Giappone.

Chi voleva prendere in giro, però. Non avrebbe risolto assolutamente nulla con Masaya, visto che tutte le volte che lei tentava di approfondire un bacio, lui si tirava indietro e le sorrideva gentilmente, prendendola per mano.

Si accigliò: forse i sorrisi dolci e gli abbracci del ragazzo nascondevano qualcos'altro?

-Oh, ma cosa vado a pensare!- si disse, tirando con rabbia la porta sul retro del Caffè -Ci manca solo che mi metta a dubitare dei gusti di Masaya!-

Buongiorno, Ichigo! Come mai sei già qui stamattina?” la salutò allegro Keiichiro.

La rossa si strinse nelle spalle: “Era caldo, non riuscivo più a dormire.”

Vuoi qualcosa di fresco da bere? Ho preso giusto adesso il tè verde fuori dal frigo.”

No, grazie, vado a cambiarmi e poi inizio a preparare per l'apertura,” si diresse verso lo spogliatoio, più leggera di prima. L'atmosfera del Caffè le aveva sempre fatto bene, era costantemente pervaso da un'aria di serenità. Tutte le sere, quando tornava a casa, le piaceva sentire sul corpo il dolce odore dei dolci che venivano sfornati a tutte le ore. Ecco, forse quella era una delle ragioni per cui continuava a rimanere lì.

Era un po' strano essere la prima nello spogliatoio, non le capitava certo spesso; se vi rimaneva da sola, di solito era perché era rimasta ultima. Si ritrovò senza motivo a canticchiare un motivetto allegro mentre infilava la divisa, e continuò a mormoralo sommessamente anche quando raggiunse Kei in cucina.

Nonostante la temperatura, il forno cuoceva senza sosta alcuni pan di spagna dall'aspetto invitante, creando uno strano effetto ottico che lo rendeva ondulato ed evanescente.

Ichigo si versò un bicchiere d'acqua: “Non credi che sarebbe meglio installare un condizionatore qui in cucina, Akasaka-san?”

Il moro le sorrise, sbattendo il guscio di un uovo contro un recipiente: “Ormai ci sono abituato, principessa. Poi non è mai capitato che il Caffè rimanesse aperto così a lungo.”

Infatti non capisco cosa sia preso a Shirogane-kun,” borbottò la rossa mettendo il broncio “Fa davvero troppo caldo. Ma dov'è adesso? Di solito è sempre qui ad osservare dall'alto come un avvoltoio.”

Keiichiro non poté evitare di ridere sottovoce a quel paragone: “E' uscito presto anche lui stamattina, per andare a correre. Sembrava più nervoso del solito, non so cosa possa essergli successo. Sparisce un po' all'improvviso.”

Come se fosse stato chiamato, il biondo comparve sulla porta, ansimando per la corsa. Ichigo avvertì una scarica familiare di calore che le fece rombare la pancia, mentre la temperatura della stanza si faceva ancora più cocente. Si leccò le labbra sovrappensiero, osservando la sfumatura di rosso sulle guance data dall'affanno, la maglietta nera sudata che si appiccicava meravigliosamente ai muscoli del torace, i pantaloncini della tuta che...

Arrossì di botto, tenendo gli occhi fissi sul pavimento e tentando di ignorare il crampo che continuava ad fare tempesta nel suo stomaco. “Ahem... buongiorno, Shirogane-kun.”

Ryo, dal canto suo, si accigliò, lanciando un'occhiata alla rossa da sopra il collo della bottiglietta di plastica. Perché lo stava guardando come se fosse un cioccolatino?

Non che la cosa gli dispiacesse molto, però lo metteva un po' a disagio.

Si asciugò la bocca con il dorso della mano, quando all'improvviso lo colpì. Sentì i peli del corpo rizzarsi e la gola farsi secca.

Aveva sempre segretamente apprezzato il profumo di Ichigo, quelle poche volte in cui lei gli passava abbastanza vicino per permettergli di coglierne una scia. Ma il suo profumo non era mai stato così ammaliante da fargli letteralmente venire l'acquolina in bocca.

E sbagliava, oppure l'aveva appena sentita fare le fusa?

Indietreggiò barcollando, schiantandosi contro le padelle di rame che Kei aveva appeso al muro, attirando l'attenzione curiosa di quest'ultimo: “Stai bene, Ryo?”

Yes,” esclamò con voce un po' stridula, tossendo poi due volte “Sì, vado... vado a farmi una doccia, ciao.” e si dileguò al piano di sopra.

L'amico fissò il punto in cui era sparito, le sopracciglia alzate in un'espressione di stupore: “Non so proprio cosa gli sia preso.”

Ichigo esalò il fiato che aveva trattenuto tutto il tempo che il ragazzo era stato nella stanza, facendosi aria con una mano. “Vado a preparare la sala, Akasaka-san.”

Sarebbe stata una lunga giornata.


***


Oh, mamma mia che caldo,” Minto sfoderò un ventaglio da una tasca, iniziando ad agitarlo ferocemente “Non si riesce proprio a respirare. Non è che per caso Shirogane ha detto quando potremo andare in ferie?”

Retasu si fermò momentaneamente accanto al tavolo della ballerina: “Non ancora, Minto-chan. Oggi, poi, sembra davvero soprappensiero.”

In effetti, anche Ichigo onee-san è strana oggi,” Purin rotolò di lì, un vassoio colmo di bicchieri in equilibrio sulla testa “Secondo voi è malata?”

La mora guardò la diretta interessata, un ghigno accennato sulle labbra. Era tutta mattina che Ichigo e Ryo cercavano di evitarsi, ma continuavano incessantemente a gravitarsi intorno.

La rossa appariva più gentile del solito, ma continuamente accaldata, mentre l'americano sembrava avere delle saette che gli uscivano dai capelli, tanto era nervoso.

Seguì con lo sguardo la ex Mew rosa che tornava verso la cucina, e che prima di entrarci si massaggiava velocemente il collo con un gran sospiro. Avrebbe giurato di averla sentita miagolare.

Minto sorrise, portandosi il bicchiere di tè freddo alle labbra: “Sono gatti.”

Purin e Retasu la guardarono interrogative: “Cosa vuoi dire?”

Lei si alzò, con aria misteriosa, e senza aggiungere più che un occhiolino ritornò al lavoro.


Ichigo, nel frattempo, era quasi pronta a gettarsi sulla testa un intero secchio di acqua ghiacciata. Aveva i battiti a mille, il fiatone, le guance perennemente rosse, e le riusciva difficile non strusciarsi contro le porte. In più, si sentiva pronta a saltare alla giugulare di Shirogane non appena avvertiva una zaffata del suo dannatissimo dopobarba.

Il mese precedente non era stato così terribile, soprattutto perché quell'antipatico asociale era in giro per i cavoli suoi negli Stati Uniti, non a correre per i parchi di Tokyo per diventare bello come il Sole!

Nya...” le uscì di bocca mentre tagliava due fette di torta per dei clienti.

Alzò la testa di scatto e la scosse; ma cosa andava a pensare?! No, non era lei, erano gli ormoni, lei di solito non ragionava così, non si soffermava a ponderare che quello stronzo di un biondino aveva davvero gusto in fatto di pantaloni. Lei aveva un fidanzato.

Che però viveva dall'altra parte del mondo. E aveva il sex-appeal di un bambino. E che decisamente non la faceva miagolare ogni dieci minuti soltanto perché le lanciava occhiatacce dal capo opposto della sala.

Gemette, appoggiando i piattini sul vassoio.

Poteva darsi malata. Oppure poteva convincerlo a trasferirsi in Russia. Bastava che se ne andasse, perché rischiava di impazzire.

Sperò, almeno, che passasse in fretta.


***


Tre giorni dopo, invece, la situazione era la stessa, se non peggiore.

Era come se ci fosse un magnete che li portava l'uno verso l'altra, ed era disastrosamente difficile resistervi.

Ormai Ryo passava tutto il suo tempo a correre per potersi sfogare. Avere la musica a palla nelle orecchie e concentrarsi sui passi e sulla respirazione era l'unico modo per distrarre la sua mente, per pochi minuti alla volta, dal profumo di Ichigo, dalle fusa e i miagolii che giurava di poter sentire (anche se era certo che l'avrebbero preso per pazzo se l'avesse ammesso, dato che sembrava sentirli solo lui), e da quei cavoli di vestitini succinti che indossava tutti i giorni, prima e dopo il lavoro, perché faceva caldo.

Maledetto DNA felino, maledetto me il giorno in cui ho fatto da cavia,” si disse a denti stretti, svoltando ferocemente una curva e scegliendo la parte più all'ombra del sentiero, il Caffè all'orizzonte.

Era ormai il tramonto, lui era stato fuori quasi tutto il giorno ed era sinceramente stanco, non aveva altra scelta che non tornarsene a casa, stare mezz'ora sotto l'acqua gelida e cercare di mangiare qualcosa; più che altro per non insospettire Kei, il quale era preoccupato per tutta quella aggressività che il suo protetto stava dimostrando.

Ma non era colpa sua se tutti i clienti maschi erano troppo confidenziali con Ichigo... lui stava semplicemente proteggendo il suo territorio. Suo locale, sue cameriere, tutto suo.

-Ma cosa sto dicendo?!- pensò, chiudendo gli occhi -Tra l'altro Ichigo sta con quel merluzzo di Aoyama! Non che me ne freghi poi molto, in realtà...-

Avvertendo il cemento del vialetto del locale sotto i piedi, rallentò appena, girando attorno alla struttura per entrare dal retro... e si schiantò dritto dritto contro una certa rossa, che aveva appena buttato la spazzatura.

Ichigo lanciò un urlo mentre cadevano a terra, fortunatamente sull'erba leggermente più morbida del vialetto. Si ritrovarono come l'anno precedente, lui a quattro zampe sopra di lei, e kami-sama, sembrava che ci fosse solo il suo profumo.

Lei deglutì, un tornado di farfalle nello stomaco ed altri pensieri poco casti che le turbinarono nel cervello mentre fissava quegli occhioni blu, appena coperti da ciocche dorate bagnate di sudore.

Una goccia cadde sul suo petto, e Ryo non poté fare a meno di seguirla, la gola che gli diventava secca nel notare quell'intrigante abbronzatura nata dalle pause pranzo passate nel parco.

Sentiva che tutta la sua sanità mentale se ne stava andando in quel momento, con le gambe della rossa che impercettibilmente si strusciavano contro le sue.

Ehm... Shirogane-kun, dovresti alzarti...” sussurrò lei, la voce roca.

Il ragazzo sorrise sarcastico: “Perché, non ti piace stare così?”

Ichigo arrossì ancora, sforzandosi per spostare lo sguardo da quelle labbra così invitanti: “E' proprio questo il problema...”

Ci volle qualche secondo perché le parole fossero registrate dal biondo, che si tirò in piedi di scatto, non abituato a risposte così secche da parte della timida ragazza. “AHEM,” si schiarì la gola, spazzolandosi i pantaloncini con una mano e porgendole l'altra “Ti sei fatta male?”

No, sto bene,” Ichigo lo ringraziò con un sorriso abbozzato, affrettandosi a lasciar andare la sua mano per smetterla di avvertire quella scarica elettrica dalla punta delle dita al profondo del suo animo “Vado... vado a cambiarmi ora.”

Ryo voleva dirle qualcosa, ma tutto ciò che gli uscì di bocca fu un miagolio.


***


Quella notte, Ichigo non riuscì a dormire. Rimase ferma a fissare il soffitto, cercando di spegnere il fuoco che sentiva dentro. Apparentemente, nemmeno stargli lontana era sufficiente.

Tastò il comodino, alla ricerca del cellulare; come al solito, non c'era un messaggio ne una email dal suo caro ragazzo. Poteva sentire la voce di suo padre rimbombarle nella testa: E allora che ci stai a fare?

Se Aoyama avesse saputo cosa le stava succedendo, forse per la prima volta in vita sua avrebbe avuto una reazione diversa dal sorriso comprensivo e l'abbraccio affettuoso. Forse.

Sospirò, sbuffando nel cuscino ed iniziando a rotolarsi nel letto. Doveva fare qualcosa, era arrivata al limite della sopportazione. Le sue unghie erano tutte mangiucchiate, era di nuovo completamente sudata e non riusciva a smettere di mugolare.

Dulcis in fundo, il telegiornale della sera precedente aveva annunciato che una nuova ondata di calore sarebbe arrivata sull'intera regione. Come se lei non ne avesse già abbastanza.

Si sedette di scatto: era arrivato il momento di agire, al diavolo tutto. Rivoleva una vita tranquilla e serena.

Guardò l'orologio, che segnava le sei del mattino. Era sicura che l'avrebbe trovato già sveglio... ed anche se non lo fosse stato, ci avrebbe pensato lei a tirarlo giù dal letto, non poteva essere la sola a soffrire in quel modo. Dopotutto era tutta colpa sua.

Prese il vestito della sera prima dalla sedia e se lo infilò velocemente, facendo una rapida capatina in bagno per essere presentabile. Scarabocchiò una nota per i suoi, in caso si fossero svegliati prima del suo ritorno, ed uscì silenziosamente dalla porta.

Il Sole emergeva timidamente da dietro l'orizzonte, l'aria profumava di una coraggiosa rugiada che sfidava l'afa e le faceva venire voglia di rotolarsi nell'erba.

Raggiunse il Caffè in meno tempo del solito – non si era nemmeno accorta di aver corso.

Come aveva previsto, la finestra di Shirogane era aperta, segno che il ragazzo era in piedi. Prese la chiave di riserva dalla tasca, aprì senza far rumore e corse in punta di piedi su per le scale.

Spalancò la porta della camera del biondo senza bussare, infilandosi dentro: “Baciami.”

Ryo sobbalzò, visibilmente spaventato: “For Christ's sake, Ichigo, mi farai venire un infarto! Che diavolo ci fai qui a quest'ora?!”

Ichigo si chiuse la porta alle spalle, ignorando la vocina nella testa che le ripeteva che il biondo era senza maglietta: “Senti, sappiamo benissimo entrambi cosa sta succedendo. Quindi facciamola finita e baciami.”

Se rimase di stucco, certo Shirogane non lo diede a vedere. Non era nella sua natura. Si limitò a scuotere la testa, e a borbottare: “No, Ichigo.”

Lei aggrottò le sopracciglia: “Cosa? Perché no?! Mi hai sempre baciata senza motivo, pensavo ti piacesse!”

L'americano si passò una mano sul volto, maschera della stanchezza, sfiorandosi il naso che pizzicava per l'odore di lei che riempiva la stanza. -Ferormoni,-si disse. -Che mi stanno dando alla testa, quindi what the hell, diciamoglielo e basta. Le sei del mattino sono l'ora giusta per fare stronzate.-

Appunto, Ichigo.”

La rossa piegò la testa da un lato: “Che vuoi dire?”

Lui sbuffò, agguantando una maglietta: “Che sì, a me piace baciarti. Ma non voglio farlo perché i geni del gatto ci giocano dei brutti scherzi in primavera, o perché il caldo ci da alla testa. Che ne so, preferirei farlo ad ottobre con il freddo. Io voglio solo... baciarti.”

Ichigo lo guardò, la bocca semiaperta, il cuore che batteva a mille. E lo sapeva, che quella volta non era soltanto colpa degli ormoni.

E ora, se non ti dispiace, vorrei andare a fare una corsa.”

La fredda voce del ragazzo la fece rinsavire: “Ehm, sì. Però bisogna trovare un rimedio a questa cosa, non può accadere costantemente.”

Ryo annuì: “Proverò a lavorarci su più tardi.”

D'accordo,” la rossa mise la mano sulla maniglia “Allora a dopo, Shirogane-kun.”

Il biondo fissò la porta ormai chiusa. Non credeva che il suo autocontrollo sarebbe mai arrivato a tanto, nonostante sapesse che quella era la cosa giusta da fare, il comportamento da cavaliere.

Ichigo si stava per lanciare su di lui, e l'aveva garbatamente rifiutata – voleva quasi darsi delle pacche sulle spalle da solo.

-Lo sai che non la vuoi così, non per colpa dei tuoi errori,- pensò, lanciando la maglietta contro il muro.

Quanto avrebbe dovuto correre, ora, per fermare il bruciore nel suo petto?


***


Retasu guardò fuori da una finestra a forma di cuore: quell'inaspettato temporalone estivo non accennava a diminuire. Per quanto detestasse i tuoni, era almeno contenta che avesse portato calma dentro il locale: i clienti erano i pochi fortunati arrivati prima che iniziasse, e che stavano semplicemente aspettando che si calmasse un po' prima di potersi avviare fuori.

Sentì l'amica dai capelli rossi sospirare al suo fianco: “Qualcosa non va, Ichigo-chan?”

Lei scosse la testa: “No, anzi, mi piace questo temporale, sta rinfrescando l'aria. Ne avevamo bisogno.”

Inspirò profondamente, deliziandosi del profumo di pioggia ed alberi bagnati, l'aiutò a calmarsi i nervi.

La porta d'ingresso si aprì con forza, e Ryo entrò nel locale, completamente fradicio. Le due ragazze si scambiarono un'occhiata, ed Ichigo si accinse a seguirlo in silenzio verso la cucina.

Finalmente, mi stavo preoccupando!” sentì Kei dire “Sei stato fuori tutta la mattina.”

Lo so,” il biondo aprì un armadietto in cui tenevano le tazze, prendendone una “Avevo delle cose a cui pensare.”

Potresti continuare a pensarci in camera tua? Sai che ti voglio bene, ma se continui ad allagarmi il pavimento della cucina ti uccido con questa frusta.”

Ryo alzò gli occhi al cielo, continuando ad ignorare la ragazza che gli girava intorno cauta. Si versò una tazza di caffè nero, dirigendosi verso le scale.

Keiichiro sorrise gentilmente a Ichigo, la quale corse dietro all'americano, senza neanche sapere perché, fermandosi un secondo in bagno per prendergli un asciugamano.

Raggiunse la sua camera e chiuse la porta dietro di sé, non prendendosi la briga di bussare – era certa che lui sapesse che sarebbe arrivata.

Lo trovò appoggiato al davanzale della finestra intento a gustarsi il caffè, nonostante fosse ancora gocciolante.

Ichigo gli si avvicinò, tenendo gli occhi bassi e porgendogli l'asciugamano.

Grazie,” evitando le mani di lei, afferrò il morbido panno e se lo passò sui capelli, frizionandoli forte per rimuovere tutta l'acqua in eccesso.

Quando riaprì gli occhi, la ragazza gli era ancora più vicina, che lo guardava con un'espressione tra l'impavido e l'inquieto.

Dovresti toglierla,” sussurrò, sfiorando con le dita la maglietta rossa che gli si era incollata addosso “O ti beccherai una polmonite, Shirogane-kun.”

Ryo si alzò in piedi, senza staccare lo sguardo da lei, lasciò cadere l'indumento bagnato sul pavimento.

Ichigo trattenne il respiro, appoggiando le mani sul torace freddo e cosparso di pelle d'oca, sentendo il battito del cuore sotto il palmo, quasi all'unisono nella corsa del suo.

Non aveva mai fatto una mossa così azzardata prima d'allora; sicuramente il coraggio le era stato amplificato da tutte quelle strane emozioni che stava provando, ma non era tutta colpa loro.

C'era una vocina, in fondo al suo cervello, che le ricordava quante volte ci aveva pensato.

Ryo appoggiò la fronte contro la sua, sfregando i loro nasi, posando le mani sui fianchi morbidi della ragazza per tirarla più vicina a sé. I suoi movimenti erano lenti, misurati, come se scattare troppo in fretta l'avrebbe fatta fuggire via.

Un trillo di campanellino avvertì entrambi della presenza di una coda nera, che sferzava lentamente l'aria; il ragazzo sorrise, scendendo a sfiorarle il collo soltanto con la punta del naso.

Le unghie corte della rossa lo graffiarono leggere mentre un impercettibile ronzio le si levava dal fondo della gola – ecco, lui aveva ragione, stava facendo le fusa, non sapeva come, ma lo stava facendo impazzire.

Eppure, ancora una volta, era consapevole che non avrebbe potuto approfittarne; non voleva approfittarne. La sua logica continuava a prevalere sul cuore e sull'istinto, per salvare entrambi, nonostante il profumo di lei fosse tutto quello che percepisse e tutto ciò che volesse.

Ichigo...” mormorò contro la sua pelle, sentendola fremere “Ichigo, devo andare.”

Lei chiuse gli occhi, deglutendo per dare ristoro alla gola secca, ed annuì in silenzio.

Ryo l'allontanò dolcemente, lasciandole un bacio leggero in fronte; la rossa non si voltò, rimase ferma nello stesso punto in cui l'aveva lasciata, riprendendo a respirare quando sentì la porta chiudersi.

Calde lacrime di cui non conosceva l'origine si affollarono nei suoi occhi, coraggiosamente cercò di rimandarle indietro.

Non era giusto, ovviamente. Se lo ripeté molte volte per convincersi, invano. Una parte di lei lo voleva, ma ciò che la spaventava era non sapere quanto sarebbe stata importante quella parte in condizioni normali.

Shirogane era una grande incognita nella sua vita, un punto interrogativo, che non riusciva mai a decifrare. Ma era lì.

Il cellulare prese a vibrarle nella tasca; si asciugò le guance con il dorso della mano e fece un respiro profondo prima di rispondere: “Pronto? Oh, ciao, Aoyama-kun.”


***


Ryo chiuse l'ennesimo libro con un gesto disperato, sollevando una piccola nuvoletta di polvere dal vecchio tomo.

Aveva passato tutta la notte a leggere del ciclo riproduttivo dei gatti, senza riuscire a cavarci un ragno dal buco. L'unica cosa utile che quei volumi erano riusciti a dirgli era che i gatti maschi sarebbero stati più tranquilli con la castrazione – e quella era un'opzione che non avrebbe voluto prendere in considerazione nemmeno per scherzo.

Anche se doveva ammettere che sarebbe stato molto contento che il suo amico laggiù non fosse scattato sull'attenti ogni volta che Ichigo si trovava a dieci metri di distanza.

Sospirò passandosi una mano sul volto. L'unica alternativa era migrare da qualche parte ad ogni primavera, così da starle lontano, per qualche giorno. Aveva sempre affari da sbrigare, non sarebbe stato difficile far combaciare le date, no? Era quasi sicuro di poter già prenotare dei biglietti per il mese successivo. Poteva anche chiudere il locale e mandarle tutte in ferie, così sarebbero state contente e lui non avrebbe dovuto chiedere asilo altrove.

Oppure poteva uccidere Aoyama, rapire Ichigo e scappare con lei su un'isolotta deserta in un atollo caraibico e tutti i suoi problemi sarebbe stati risolti in un battibaleno.

Quell'ultimo pensiero lo fece ridere; visti gli ultimi atteggiamenti della ragazza, forse si sarebbe potuto risparmiare un omicidio.

La mente vagò a quel pomeriggio, alle sue mani morbide e al suo respiro caldo sulla pelle. L'avrebbe voluta sempre così: ma Ichigo non era mai così, e quello era il pensiero che lo frenava.

Se avesse fatto qualcosa, se avesse osato... lei sarebbe stata contenta? O una volta finito questo incantesimo della natura, sarebbe tornata la ragazzina di prima, terribilmente innamorata del suo ragazzo, pudica e timida, piena d'odio nei suoi confronti per averla usata?

Almeno era contento di averle in parte rivelato i suoi sentimenti, così non avrebbe potuto accusarlo di averla presa in giro. In fin dei conti, era stata lei a seguirlo fino in camera, a spronarlo a togliersi la maglietta.

-Eh certo,- pensò amaramente -Bravo Ryo, convinciti che sei stato aggredito da una ragazzina, se questo fa star meglio la tua coscienza.-

Il cellulare sul comodino prese ad illuminarsi ad intermittenza; lo raccolse, alzando gli occhi al cielo nel vedere chi lo stava chiamando: “Ichigo, ti preferivo quando dormivi fino a mezzogiorno.”

Be' adesso non ci riesco!” sibilò rabbiosa la ragazza dall'altro capo della linea “Ehm... non è che potresti aprirmi la porta? Ho lasciato la chiave di riserva nell'altra borsa.

Il biondo sbuffò, pestando i piedi nudi mentre scendeva le scale: “Cosa ci fai qui di nuovo all'alba?”

Te l'ho detto che non riesco a dormire! E poi, dobbiamo parlare.

Non potevi aspettare che fosse mattina?!”

Aprì la porta del locale di scatto, trovandosela davanti con il solito cipiglio testardo.

No.” Ichigo si morse un labbro ed abbassò il cellulare “Ciao.”

Ryo si fece da parte così che lei potesse entrare, incamminandosi poi verso la cucina senza proferire parola. Aprì uno sportello, ne trasse due bicchieri e li riempì di limonata fresca.

Grazie,” mormorò la ragazza quando gliene fu posato uno davanti. Tamburellò nervosamente le dita sulla superficie liscia del tavolo su cui Kei cucinava, facendo sobbalzare il ginocchio nello stesso ritmo.

Allora,” iniziò il biondo “Potresti spiegarmi? Stavo per andare a dormire.”

Ichigo lo guardò storto: “Guarda che lo so benissimo che nemmeno tu riesci a dormire. L'ho letto su Internet.”

Va bene, d'accordo. Parla.”

La ragazza prese a giocherellare con la fetta di limone nel suo bicchiere: “Credo che conosciamo entrambi il problema che abbiamo... e mi dispiace se ho fatto un po' la pazza in questi giorni, ma non riesco a... fermarmi. Non riesco a mantenere il controllo del mio corpo e questo... mi fa paura.”

Ryo la guardò, la testa bassa, gli occhi coperti dalla frangetta; la sua mano tremava dalla voglia di appoggiarsi su quella più piccola e calda, ma la strinse a pugno per trattenersi: “Lo so, Ichigo. Per questo, l'altro giorno, ti ho detto di no. Non voglio che tu faccia qualcosa di cui pentirti soltanto perché non sai come gestire la situazione.”

Tu come fai a resistere così bene?”

Lo faccio da un sacco di tempo, è quello che avrebbe voluto risponderle; si limitò solo a stringersi nelle spalle. “Ho provato a cercare qualche rimedio ma fin'ora non è andata bene.”

Devi trovare qualcosa, Shirogane-kun,” Ichigo tese le braccia, puntando le unghie contro il tavolo “Perché tra un po' ti salto addosso.”

Passò un secondo di puro e semplice terrore mentre entrambi prendevano coscienza di quelle parole. Ichigo spalancò gli occhi, diventando rosso fuoco, si prese la testa tra le mani: “L'ho detto ad alta voce?!”

Ryo, suo malgrado, non poté non ridere di gusto: “Va bene, ragazzina, facciamo così: sei in ferie, non pagate, finché questa cosa non ti passa. Non voglio dover rischiare di andare in giro con lo spray al peperoncino per difendermi da te.”

Lei gli lanciò un'occhiata rancorosa: “Non sei simpatico. E le voglio pagate!”

Metà stipendio.”

Settanta per cento!”

Non sai neanche come si fanno le percentuali, Momomiya.”

La Mew rosa gonfiò le guance come un criceto: “Antipatico. D'accordo, metà stipendio. Però non devi raccontare niente a Minto-chan!”

Ryo si alzò svogliatamente, stiracchiandosi: “Fidati, non ho intenzione di rivelarle nulla, riuscirebbe solo a girare la situazione a suo vantaggio. Ora forza, vai a casa, tra un po' i tuoi si svegliano.”

Ichigo raccolse le sue cose, il volto ancora congestionato, mordendosi un labbro: “Ci vediamo tra qualche giorno, Shirogane-kun.”

Lui annuì, voltandosi e intimandosi di continuare a camminare. Sentiva lo sguardo di lei bruciargli sulla schiena, e non c'era aroma di dolci così potente da poter combattere l'odore di lei. Tirò un sospiro di sollievo solo quando sentì il campanellino della porta d'ingresso tintinnare e questa sbattere mentre si richiudeva.

Ichigo sarebbe rimasta a casa a mandare dolci messaggi ad Aoyama, ma lui, per precauzione, sarebbe comunque partito per il mare. Non poteva fidarsi totalmente delle capacità della rossa di mantenere fede a quella promessa, e lui non era decisamente il prossimo candidato al premio per il miglior autocontrollo.


***


Una settimana dopo, le acque sembravano abbastanza calme ad entrambi per arrischiarsi a tornare alla vita di tutti i giorni.

Ichigo si controllò allo specchio quattro volte, quella mattina, intimandosi di frequente di calmarsi. Dopo la figuraccia che aveva fatto l'ultima volta che si erano visti, voleva essere certa di apparire tranquilla e sicura di sé, oltre tutto ciò che era successo e perfettamente a suo agio attorno a lui. O almeno, quanto più possibile le riuscisse, perché stare placidamente attorno a Shirogane era comunque un'impresa non così semplice.

Ti senti meglio, Ichigo-chan?” Retasu le si avvicinò con il suo sorriso dolce “Akasaka-san ha detto che ti sei presa l'influenza.”

La rossa annuì vigorosamente. Di sicuro aveva avuto la febbre. “Sì, adesso sto molto meglio, grazie Retasu-chan.”

Uscita dallo spogliatoio, andò in cucina per prendere un vassoio: “Buongiorno, Akasaka-san,” salutò allegra.

Buongiono, Ichigo. Ti va un muffin appena sfornato?”

Oh, sì, grazie!” prese il dolcetto ancora tiepido, avvolto in un fazzolettino bianco “Però sarebbe davvero ora di chiudere il locale, c'è troppo caldo qui dentro!”

Devi convincere Ryo, principessa.”

Deve convincere me di cosa?” il biondo entrò giusto in quel momento, palesemente appena tornato dalla solita corsetta mattutina.

Ichigo rimase a bocca aperta, nell'intento di dare un morso al muffin, mentre nuovamente non riusciva a non ammirare il modo in cui la maglietta sudata si attaccava alla pelle del ragazzo.

Almeno quella mattina non le sembrava di andare a fuoco.

Ichigo?”

Sobbalzò al richiamo di Keiichiro, e scosse la testa: “Ahem! Io stavo dicendo che forse sarebbe meglio chiudere il locale, visto che fa tanto caldo ed il povero Akasaka-san sta tutto il giorno con il forno acceso...”

Vedremo,” Ryo fece spallucce e stappò una bottiglietta d'acqua fresca, che si portò alle labbra sempre sotto l'occhio vigile della rossa.

Vado a prendere dello zucchero giù in dispensa,” annunciò Keiichiro, per spezzare quello strano silenzio “Ichigo, potresti per cortesia portare i bicchieri sui tavoli?”

Certo!” si mise ad impilare ordinatamente i calici sul vassoio, controllando ogni tanto il ragazzo che si aggirava per la cucina. “Come... come stai?” s'arrischiò infine a chiedergli.

Ryo la guardò: “Bene. Tu?”

S-sì, anche io.”

Allora sappiamo cosa fare se mai ricapiterà.”

Ichigo si morse un labbro. Se mai ricapiterà, io probabilmente impazzirò e morirò d'infarto.

Shirogane le passò accanto, sfiorandole il braccio con il suo, scompigliandole la frangetta. Poi s'arrestò sulla porta, voltandosi verso di lei con un ghigno: “Quindi, Momomiya, mi salteresti addosso anche ora?”

La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte, confusa; quando gli ingranaggi del suo cervello cliccarono, lei divenne di fuoco, borbottò qualcosa di confuso ed incomprensibile, ed uscì come una furia dalla cucina.

Ryo sorrise, seguendola soddisfatto con lo sguardo. Aveva ottenuto la risposta che voleva.



























Bonjour miei cari :)

Era da un po' che un'idea del genere mi frullava in testa, ma ci ho messo tantissimo a scriverla, e non sono nemmeno sicura del risultato. Sono un po' fuori pratica con le OS – spero che sia tutto chiaro e che vi sia piaciuta :) Adesso che Mele&Caramelle è terminata prometto che cercherò di riprendere anche queste fic.

BTW, sìììììì, lo so, finisce male ma a) ormai mi conoscete; b) non sapevo come sbarazzarmi di Aoyama senza cadere nel banalozzo.

Kudos a Izayoi007, perché è stata la sua Feeling's stormy (pubblicità occulta, of course xD) a darmi l'idea, e spero che un giorno, se mai si ricorderà, scriverà quella cosa che le ho detto ;)

A presto, grazie a chi leggerà, mille grazie a chi commenterà e metterà nelle varie categorie :)

Vostra Hypnotic Poison






   
 
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