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Autore: musike    26/08/2013    4 recensioni
(IN REVISIONE)
Dal testo:
".... Ormai ho perso la cognizione del tempo, mi sono rassegnato a contare i secondi, i minuti che passano … potrei essere qui da dieci minuti come da un giorno interno e io non riuscirei in ogni caso ad avere la percezione del tempo che passa, che si porta via le nostre vite e che scivola dalla nostre mani per poi non tornare più. Nessuno ti potrà mai restituire gli attimi e l’anima che avevi prima degli Huger Games; perché loro sono così : anche se riesci a vincere, se riesci a restare vivo tu comunque sei morto lo stesso."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haymitch Abernathy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota: i personaggi che ho usato non mi appartengono, ma appartengono all'autrice della trilogia di Hunger Games

Sono lì a guardarla, seduto su una sedia in questa stanza adibita a “ospedale” ad aspettare che si risvegli.
Ormai ho perso la cognizione del tempo, immerso in una sorta di limbo dal quale non riesco a trovare uscita; mi sono rassegnato perfino a contare i secondi, i minuti che passano, le ore che si susseguono. Potrei esserequi anche da un giorno interno e io tuttavia non riuscirei a trovare un senso, una quantità definita, un qualcosa di giusto in tutto questo... ecco, non riesco nemmeno a trovare una parola per definirlo, i miei pensieri e la coerenza iniziano a viaggiare nettamente su due binari diversi.
Che cosa strana il tempo... lo si sottovaluta, lo si teme, ma difficilmente lo si considera. Eppure è un qualcosa di estremamente prezioso: nemmeno ce ne accorge, ma si porta via le nostre vite e che scivola dalla nostre mani per poi non tornare più. Nessuno ti potrà mai restituire gli attimi e l’anima che avevi prima degli Huger Games; perché loro sono così: anche se riesci a vincere, se riesci a restare vivo tu comunque sei morto lo stesso.
Avevi un anno in meno di me quando sei stata costretta ad entrare nell’arena, per salvare la tua sorellina da morte certa: la povertà con cui eri costretta a vivere e il fatto che tu abbia dovuto prendere in mano le redini di un’intera famiglia, con una madre caduta in un pozzo senza fondo fatto di disperazione e una bambina troppo piccola per capire cosa realmente le accadeva intorno, ti hanno fatte crescere prima del tempo rubandoti le piccole gioie dell’infanzia e l’adolescenza che dicono essere i alcuni dei momenti migliori della vita. Nonostante fuori sembri potente, intoccabile, di fuoco inevitabilmente all’interno sei diventata fragile, come se fossi fatta di vetro. I volti delle persone che sono state uccise per mano tua o che sono state tue alleate rimarranno impresse nella tua mente fino alla fine dei tuoi giorni, ti seguiranno come ombre nel cammino della tua vita continuando a tormentarti nei sogni senza lasciarti un attimo di respiro. Le loro urla ti seguiranno ovunque, nonti lasceranno dormire in pace, le tue orecchie saranno sempre piene dei loro gemiti, della loro disperazione del loro dolore.

Io lo so per certo perché ormai sono da quasi ventisei anni che rivedo le facce dei quarantasette tributi morti nell’arena durante la seconda edizione della memoria. Quarantasette ragazzi che, come me, in quelle settimane avrebbero perso famiglia, casa, amici, tutto... La loro vita gettata via per volere dei giochi, la loro anima rubata dalla consapevolezza che lì,in quell’arena dove altre persone ma non tu decidevano per te, o eri disposto ad uccidere persone innocenti che l’unica colpa che avevano era quella di essere stati sorteggiati dalle mani del fato, oppure morivi tornando a casa in una scura logora bara di legno.

Ti sposto una ciocca di capelli che ti ricade sugli occhi chiusi a causa dei sedativi che ti hanno iniettato; in questo momento l’unica cosa che vorrei è rivedere quegli occhi grigi che, nonostante tutte le avversità a cui hanno dovuto far fronte, non si sono mai piegati di fronte a nulla. In questo momento avrei bisogno di una bottiglia di liquore da mandare giù, vorrei avere la testa più leggera e pensare meno perché questo mi porta solo a star male... Ma poi ricordo che, quando avrei svolto il ruolo di mentore, ti avevo promesso che sarei rimasto sobrio per cercare di aiutarti; solo per questo riesco a togliermi a malincuore dalla testa il buon proposito di mettermi alla ricerca di qualsiasi cosa di alcolico presente nell’ Hovercraft, perché anche se non sei più nell’arena so che avrai bisogno di me.
Anche se più probabilmente quando ti risveglierai sarò più io ad aver bisogno di aiuto…

Perché come è vero Iddio tu proverai ad uccidermi.
  
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