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Autore: Shichan    01/03/2008    2 recensioni
«Immagino che fosse tutto previsto, vero?» chiese, alternando lo sguardo fra i due.
«Beh, quella Strega lo dice sempre che c’è solo l’inevitabile e bla, bla, bla.» sbottò il Generale, facendo sorridere il sovrano che, seduto, rispose subito dopo: «A parte questo, io l’avevo visto.» replicò, facendo tacere all’istante gli altri due. I sogni del sovrano del Sud si avveravano sempre, d’altra parte.
«La pergamena? È ancora bianca?» chiese il Generale, rompendo il silenzio e ricevendo risposta dal sovrano che, fino ad allora, aveva avuto l’aria di chi sembra divertirsi o comunque prendere le cose molto alla leggera. La figura, ancora seduta, sembrò indugiare, per poi lasciare il posto ad un sorriso strano, indecifrabile: «Oh no. Suppongo che si stia scrivendo proprio ora, come leggenda vuole… no?»

[E fu così che tentò la via delle ff a capitoli v.v Ci sono spoiler, tranne nel prologo XD Non mi resta che rimettermi al vostro giudizio ^^]
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: i personaggi sono © delle Clamp, non li utilizzo a scopo di lucro ma per mio divertimento personale (*-*). Ripeterò questi disclaimer solo al prologo, tranne quando ci saranno testi di canzoni o frasi XD

Note: questo prologo volevo pubblicarlo solo quando sarei stata sicura di avere pronto il primo chap… ma visto che, comunque, l’ho quasi finito, si può fare ù.ù Che io, se non sono sotto pressione, lo so che non scrivo! XD Per ora non ho da dilungarmi, solo avviso che sarà una longfic, ma che avendo gli esami non avrò aggiornamenti regolari (ok che scrivo la notte, ma capita anche a me di avere sonno ç_ç).

Ringraziamenti e Dediche: sì ringraziano innanzitutto Francesca Akira89, che mi ha involontariamente ispirato per la fine della ff, a cui ho anche fatto decidere il titolo fra i tre che proponevo v.v E grazie a Pucchyko, che mi ha fatto sbloccare un capitolo della ff XD

Grazie, inoltre, a tutti quelli che commentano le mie shot ç_ç E, per coloro che hanno letto Hoshii Utsuri e mi chiedevano se ci fosse un seguito… sì, c’è! XD è un capitolo di questa long fic (mi impegnerò per arrivarci, lo giuro XD

Dedicata a Francesca Akira89 che mi ha risolto la situazione e, di volta in volta, dipenderà dal capitolo ù.ù

Prologo per nacchan, che mi consiglia sempre <3 amoti! ^*^

 

 

Prologo

 

Mosse qualche passo in direzione del grande portone, testa alta, sguardo fiero di fronte a sé.

Le movenze sicure e decise, tipiche di chi non ha fatto altro fin dai propri primi passi: le vesti semplici, sopra le quali era possibile notare un’armatura leggera, non del classico materiale in metallo. Di colore chiaro, copriva entrambe le spalle, lasciando libere le braccia fino al gomito; lì, l’armatura riprendeva, proteggendo il braccio fino al polso, modellata quasi ad immagine e somiglianza dell’arto stesso. Lo stesso tipo di materiale rivestiva la parte del torace, lasciando libere le gambe e riprendendo a nascondere le vesti solo dal ginocchio alla caviglia. Nella parte posteriore del corpo, invece, l’armatura si limitava a coprire la schiena, lasciando invece scoperte le gambe toniche e forti.

L’espressione seria nell’incedere per il lungo corridoio del Palazzo Principale, il passo non eccessivamente frettoloso, mosse appena il capo in cenno di saluto quando, in quello stesso corridoio, incrociò diverse persone, alcune fra le sue conoscenze, altre no. Tra le prime, ne riconobbe una in particolare: la figura di una giovane fin troppo conosciuta, che usciva da una stanza per dirigersi, probabilmente, in quella che costituiva la sua stessa meta. Non affrettò il passo, comunque, senza farle alcun cenno: la vide sparire dietro la porta che raggiunse poco dopo, posando il pugno chiuso sulla superficie lignea in una serie di due o tre colpetti, a richiedere l’accesso. Una voce, all’interno, lo raggiunse: «Chi è?»

«Il Colonnello delle Guardie al vostro servizio.» rispose, senza ancora aprire. Solo quando gli venne accordato il permesso, la mano andò a posarsi sulla maniglia verticale e finemente lavorata, spingendola lateralmente così da poter poi varcare la soglia ed entrare nella stanza. Lo sguardo si posò sui sovrani di quel loro regno, che sempre si erano preoccupati dell’equilibrio e del benestare dei sudditi che, rispettosi delle divinità che proteggevano il Paese da tempi immemori, avevano accettato la nomina dei loro signori, sebbene fossero molto giovani.

“Diversi governanti per una maggiore eguaglianza”, così recitava il Manoscritto Antico.

Il documento più importante del loro Regno, pochi e semplici fogli, tuttavia di vitale rilevanza: vi era narrata la storia di un Paese, le difficoltà e il coraggio che un popolo aveva avuto e possedeva tuttora, la determinazione dei guerrieri, la giustizia dei signori.

Vi si narrano storie e leggende, vi si mescola realtà e finzione.

«Grazie per essere venuto.» disse uno dei sovrani, osservandolo.

«Dovere.» replicò subito il Colonnello, inchinandosi ai sovrani. Sguardo appena più lungo verso quello che aveva parlato, prima di abbassare il capo, un ginocchio a terra, l’altro a far da sostegno al braccio.

Solo allora, notò il Generale nella stanza: si alzò quasi nell’immediato, il saluto militare veloce e abitudinario.

«Mi scusi, signore, non l’avevo vista!»

«Elimina queste formalità, ora, non ci saranno d’aiuto.» disse il Generale. Tacquero tutti diversi istanti, l’ultimo ad aver parlato spostò lo sguardo sul governatore che era rimasto in silenzio e a sedere. L’espressione s’intristì, gli occhi cerulei sulla figura immobile che, poco dopo, interruppe quei pensieri come anche il silenzio: «La pergamena è stata cancellata.» disse, il tono forse troppo placido per quella rivelazione che fece strabuzzare gli occhi al Colonnello.

«Cosa?! Ma è impossibile, la pergamena è protetta da innumerevoli guardie, senza contare che non può essere cancellata come un foglio normale!» sbottò, forse dimentico della sua posizione e di quella dei suoi interlocutori che, tuttavia, sembrarono non badarvi in quella situazione.

«Invece, è così.» riprese il sovrano seduto «Anche se credo sarebbe più esatto dire che la pergamena si è cancellata.» si corresse. Il Generale notò l’espressione del Colonnello farsi pensosa, ma bloccò qualsiasi sua domanda sul nascere, lasciando che il sovrano riprendesse: «Colonnello, ho bisogno che ti assicuri della presenza di alcune guardie al cancello.»

«Ci sono nemici?» chiese, serio, osservando la figura seduta.

«No, al contrario» rispose quella, il tono che celava una nota di divertimento, forse «sono possibili alleati. Vorrei che ci avvisassi del loro arrivo, che è questione di un paio di giorni, secondo le comunicazioni arrivate fin qui.» concluse. Il Colonnello annuì, congedandosi poco dopo.

 

***

 

«Colonnello! Colonnello!» esclamò il soldato, i passi affrettati dietro il giovane superiore che, da parte sua, non sembrava intenzionato a fermarsi. Cercò di stargli dietro, rimanendo comunque qualche passo indietro: «Signore!» lo chiamò nuovamente.

«Ho sentito, ho sentito! So già tutto, torna al tuo posto e comunica ai tuoi compagni di non prendere nessuna iniziativa da soli fino a mio ordine o al mio ritorno!» esclamò in risposta, voltando nel corridoio che l’avrebbe condotto più velocemente nella sala dei sovrani.

Ringraziò mentalmente l’esistenza di quella scorciatoia nel palazzo, viste le volte che si era ritrovato a percorrere quella distanza negli ultimi due famosi giorni in cui i presunti alleati sarebbero dovuti giungere.

Inspirò appena per riprendere fiato e bussò – per quanto, la centesima volta? – attendendo l’ormai conosciuta risposta per entrare. Quando quest’ultima venne, entrò nella stanza, incrociando subito lo sguardo serio del Generale, probabilmente in attesa della sua comunicazione; parole che non vennero mai pronunciate, anticipate dal sovrano seduto, l’aria placida e tranquilla: «Sono qui, vero?» chiese retoricamente, il tono tipico di chi conosce la risposta e, tuttavia, è inspiegabilmente curioso come se così non fosse.

«Sì, sono qui. Devo condurli in questa stanza?» domandò, ricevendo risposta dal sovrano che, poco distante, si stava occupando – per assurdo – di versare del tè in diverse tazze: «No, Colonnello. Li conduca pure nella sala in cui, normalmente, si svolgono le riunioni con i sovrani degli altri regni.» disse, osservando il giovane allontanarsi con un inchino e un cenno d’assenso.

Attese che questi fosse uscito definitivamente, per rivolgersi al Generale e alla figura seduta: «Immagino che fosse tutto previsto, vero?» chiese, alternando lo sguardo fra i due.

«Beh, quella Strega lo dice sempre che c’è solo l’inevitabile e bla, bla, bla.» sbottò il Generale, facendo sorridere il sovrano che, seduto, rispose subito dopo: «A parte questo, io l’avevo visto.» replicò, facendo tacere all’istante gli altri due. I sogni del sovrano del Sud si avveravano sempre, d’altra parte.

«La pergamena? È ancora bianca?» chiese il Generale, rompendo il silenzio e ricevendo risposta dal sovrano che, fino ad allora, aveva avuto l’aria di chi sembra divertirsi o comunque prendere le cose molto alla leggera. La figura, ancora seduta, sembrò indugiare, per poi lasciare il posto ad un sorriso strano, indecifrabile: «Oh no. Suppongo che si stia scrivendo proprio ora, come leggenda vuole… no?»

 

Cadrà la fredda neve dal cielo nell'alba dorata,

su arida terra di fuoco.

E il vento soffierà sulla grezza pietra,

che immobile ne accoglierà il grido di dolore.

Cadrà fragile l'anima che la propria metà va cercando,

per maledizione che di benevolenza fu mascherata.

Da lama nascosta agli occhi di colui che non la comanda,

lacerata sarà quell'anima,

e con lei un cuore che la chiave ha smarrito.

Inutile sarà la ricerca,

perché al tabù non v'è perdono,

e all'enigma del mondo, non c'è soluzione.

E resterà in piedi lo stolto,

che il furbo ha lasciato cadere per disattenzione.

Il sentiero è lungo

le vie molteplici;

e cadrà l'oscurità, nascondendo la pallida luna.

Sparirà il fulmine che il buio ha squarciato,

illudendolo che la luce fosse tornata gentile,

a concedere il riposo alla faticosa notte,

di cui l'oscurità è signora.

Il creatore diverrà creazione,

il cacciatore diverrà preda.

La luna è stanca, vuol dormire e s'accovaccia,

le stelle la chiameranno, forse,

ma non vi sarà risposta alcuna.

Non c'è speranza, l'abbiam perduta;

Non c'è paura, solo illusione;

dormiamo e sogniamo, ci risveglieremo,

e dei sigilli parola non dobbiam mai fare!

Il sogno che faremo, non lo dovremo raccontare;

perché poi non s'avvera,
perché poi non s'avvera.

   
 
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