Bella Stronza
Bella stronza...
Che hai distrutto tutti i sogni
della donna che ho tradito,
che mi hai fatto fare a pugni con il mio migliore amico.
E ora, mentre vado a fondo, tu mi dici sorridendo
"Ne ho abbastanza".
- Sono passati sette anni, Chad. Sette.
- Troy Bolton sorseggiò per l'ennesima volta la sua birra. Bionda come la
ragazza che stava fissando da mezz'ora buona. Lei non si era accorta di
nulla... se ne stava seduta al bancone, con le lunghe gambe accavallate e lo
sguardo perso in un romanzetto d'amore d'altri tempi. - Ed è forse cambiata? Tu
la vedi cambiata? - Disse, in tono provocatorio. Chad osservò a sua volta... le
labbra rosse e leggermente imbronciate, i fermagli di brillanti fra i
capelli... la gonna assurdamente corta ed arricciata sulle coscie.
- Sharpay Evans non cambierà mai. - Si rabbuiò improvvisamente... Un
tempo avrebbe sorriso nel dirlo, ma poi erano successe troppe cose. Davvero
troppe. Tornò con lo sguardo al suo migliore amico che nel frattempo aveva
vuotato quasi del tutto la bottiglia.
- Maledetta... - Troy la guardò ancora, con un enorme groppo in gola. -
E dire che credevo che i vent'anni ci avrebbero portato un po' di giudizio. -
Sorrise amaramente. - Guardaci ora, invece. Ne abbiamo ventitre e siamo sempre
allo stesso punto. Io sono sempre
allo stesso punto! - Chad sussultò.
- No. Non dirmi che... che sei ancora innamorato di lei! - Battè un
sonoro pugno sul linoleum del tavolino, facendolo oscillare pericolosamente.
- Posso negare, se questo ti fa sentire meglio. - La rassegnazione in
cui versava lo portava persino a ridere di se stesso. Chad invece non rideva
affatto.
- Cazzo, Troy, non hai più sedici anni!!! Dopo tutto quello che è
successo, pensavo che avresti capito. Dopo tutto quello che ti ha fatto... - Si
voltò in direzione di Sharpay che continuava a leggere il suo libro, incurante
di tutto, e poi di nuovo verso di lui. - Gabriella era distrutta... Abbiamo
fatto a pugni. Mi hai rotto un braccio
a causa sua! O te lo sei scordato per caso? - Gli occhi azzurri di Troy si
chiusero di scatto, come a volersi difendere dalle immagini che quelle parole
avevano evocato. Non se l'era scordato affatto... alla fine del liceo aveva
letteralmente buttato nel cesso due anni di storia con Gabriella, perchè si era
preso una sbandata per Sharpay. Si era innamorato come il ragazzino che in
fondo era... e per giustificarsi si era detto che a sedici anni è normale
perdere la testa. Aveva rischiato. Poi, quando l'aveva saputo da Taylor, Chad
aveva tentato di farlo tornare sui suoi passi, di farlo ragionare ma lui non
aveva voluto saperne. Erano andati avanti a discuterne per settimane, poi, a un
mese da quando si era messo con Sharpay, era letteralmente scoppiato e aveva
tirato un pugno a Chad. Si erano azzuffati fino a che uno dei due non era
caduto rovinosamente oltre il bordo della fontana dell'East High... Chad si era
rialzato zuppo e con un braccio spezzato. E non gli aveva più parlato. Ci erano
voluti altri sei mesi, prima che si decidesse a rivolgergli di nuovo la parola.
No. No che non se l'era scordato.
- Non fare domande stupide. - Fece cenno ad un cameriere col naso
spruzzato di lentiggini di portargi un'altra birra. Sharpay non si era mossa...
continuava a sbirciarla con la coda dell'occhio. - E' solo che è dannatamente
bella, capisci? Bella... e sexy... e dolce e... - "Stronza" gli balzò in mente. Bella e stronza. Non c'era
descrizione che le calzasse più a pennello. E come diavolo aveva potuto
innamorarsene, rimaneva in fondo ancora
un mistero. - E'... non so come spiegarlo... come una droga, in un certo senso.
Mi intossica al punto che, anche se so che può uccidermi, non riesco a farne a
meno. Più la guardo e più la voglio. - Chad sospirò profondamente.
- Dì, non crederai mica che dopo il vostro litigio lei se ne sia stata
buona buona ad aspettarti, vero? - Erano stati insieme per poco... sei mesi. E
poi Sharpay, una sera, gli aveva detto candidamente "basta così". Ne ho abbastanza... Con tutto quello
che aveva fatto e che aveva sacrificato per lei! Si era stufata e voleva
accantonarlo come un giocattolo vecchio. A quel punto però non ci aveva visto
più e l'aveva mollata così, su due piedi. Con questo aveva ritrovato Chad e
Taylor, ma Gabriella... Gabriella era perduta per sempre. Oltretutto nel giro di pochi giorni si era
reso conto che lui di Sharpay non ne aveva affatto abbastanza. Al contrario.
Sentiva la sua mancanza nella mente, negli occhi, sulla bocca e sulla pelle...
e versava in quella condizione da sei anni e mezzo. Non era più stato con
nessuna dopo di lei. Chad lo perforò con lo sguardo, come se volesse sondare i
suoi pensieri. - Lo sai con chi sta, adesso? - Troy strinse convulsamente i
pugni e poi buttò giù un altro sorso. Si sarebbe ubriacato volentieri, ma
sfortunatamente l'alcool lo reggeva bene.
Bella stronza...
Che ti fai vedere in giro
per alberghi e ristoranti
con il culo sul ferrari di quell'essere arrogante.
Non lo sai che i miliardari anche ai loro
sentimenti danno un prezzo?
Il disprezzo...
- Non conosco il nome, ma so che è uno di quegli stupidi bambocci pieni
di soldi che girano a Lava Springs. Un idiota col ciuffo. - Ce ne erano un
sacco, li aveva serviti e riveriti per almeno tre estati di seguito, a suo tempo.
- Un idiota col ferrari. - Riprese Chad, inarcando un sopracciglio. -
Rosso fiammante. - Troy sorrise di
nuovo. Tipico di Sharpay... lei voleva sempre il meglio. Il massimo in tutto.
Vestiti... gioielli... macchine... ragazzi. Forse per quello lui le era andato
bene solo fintanto che era stato "popolare".
- Sempre un idiota rimane. Pensi forse che la ami per quello che è? Che
sia interessato al lei e non alla sua bella faccia o al nome degli Evans? - La
pose col tono di una domanda retorica, anche se in realtà stava proprio
cercando una conferma. Chad lo guardò e tamburellò con le dita sul bordo del
suo bicchiere.
- Ma è ovvio. Luke Lair... - Ridacchiò. - Gran bella testa di cazzo. Ama
solo i soldi e l'idea di farsi una buona posizione. Se non ci fosse stata
Sharpay, probabilmente sarebbe passato all'altra sponda e avrebbe tentato di
sedurre quell'imbranato di Ryan. - Ad immaginarsela la scena era totalmente
tragicomica. - E probabilmente Ryan ci sarebbe cascato come un pollo...
Comunque, Troy, quelli come Luke non si innamorano. Mai. E non desiderano...
perchè non ne sono capaci. Perchè hanno i soldi per comprarsi qualunque cosa
vogliano e possono dare un prezzo a tutto. - Rabbrividirono entrambi.
- Che cosa squallida. - Soffriva. Soffriva per Sharpay perchè,
nonostante tutto, secondo lui non meritava di vivere con un pomposo arrogante
convinto di potersi comperare anche l'amore... Così era come mettere una rosa
nelle mani di qualcuno totalmente incapace di maneggiarla. Delicata com'era,
sarebbe rimasta schiacciata molto presto. Non avrebbe potuto sopportarlo... Lei
doveva essere coccolata. E protetta dal mondo in cui era cresciuta, quello dei
ricchi e viziati bamboccioni figli di papà, che poteva solo rovinarla per
sempre. Le rivolse un'altra occhiata e questa volta, come attratta da un
richiamo silenzioso, lei si voltò. Il libro le scivolò dalle mani, appena
incrociò gli occhi azzurri di Troy. Si fissarono per qualche secondo, poi
Sharpay si alzò di scatto e si diresse al loro tavolo. I lunghi riccioli si
agitavano, accarezzandole la schiena.
- Ehi, amico, tutto bene? - Chad le dava le spalle, non si era accorto
di nulla. Non poteva vedere gli occhi fiammeggianti di lei e non si spiegava
come mai Troy fosse improvvisamente ammutolito. Li raggiunse in pochi attimi.
- Troy Bolton. Cosa ci fai qui? - Sharpay lo fissò con evidente astio.
Sbattè le mani sul ripiano del tavolo con un colpo secco.
- Datti una calmata. - Replicò Chad, incurante del fatto che non si
stesse rivolgendo a lui.
- Taci, Danforth. Voglio che sia lui a parlare con me. - Esplose lei di
rimando, indicando Troy. Quest'ultimo finì con un ultimo sorso la sua birra e
si alzò in piedi. Zittì l'amico con un'occhiataccia prima che potesse
replicare, poi tornò a Sharpay.
- Sto bevendo qualcosa con un amico. Tu, piuttosto, come mai da sola? Ti
sei già stufata del nuovo giocattolo e della sua macchinina? - Teoricamente non
avrebbe dovuto saperne nulla. Nè di Luke nè del suo ferrari... e Sharpay si
sarebbe sicuramente fatta delle domande in proposito. Avrebbe dovuto mordersi
la lingua... Il rancore gli aveva fatto buttare fuori delle cose che,
ragionandoci sopra, non avrebbe mai detto. Gli occhi di lei fiammeggiarono di
nuovo, mentre lo afferrava per i baveri del giubbotto di pelle.
- NON PARLARE DI COSE CHE NON SAI!!! - Lo strattonò rabbiosamente e la
mano di lui urtò una delle bottiglie di birra che fini sul pavimento con un
agghiacciante fragore di vetri rotti. I pochi clienti presenti cominciarono a
rumoreggiare... Il padrone del locale, che fino a quel momento li aveva tenuti
d'occhio in silenzio, lasciò sul bancone lo strofinaccio che aveva in mano e si
avvicinò con aria severa, mentre Sharpay continuava ad urlare. - STA' ZITTO!
Stai... zitto.
- Scusate se vi interrompo ragazzi, ma state dando un po' troppo
spettacolo ora... ed il mio vorrei che restasse un locale tranquillo. - Poggiò
le mani sulle spalle della ragazza che per un istante parve acquietarsi e
lasciò la presa. - Se dovete parlare, è meglio che lo facciate fuori. - Indicò
con lo sguardo una minuscola porticina che doveva dare sul vicolo retrostante
il bar. - Starete anche più appartati. - Troy annuì e fece per condurre via
Sharpay che se lo scrollò di dosso con aria seccata.
Perché forse io ti ho dato troppo amore...
Bella stronza che sorridi di rancore.
Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare,
a che cosa ti ribelli? Di chi ti vuoi vendicare?
Ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna,
perché non scappiamo insieme? Non lo senti questo
mondo come puzza...
La via era stretta e leggermente in ombra. Vi si affacciavano solo
piccole finestre e stretti balconcini con file di panni bianchi stesi ad
asciugare... Troy si appoggiò ad un muro umido, incrociando le braccia. Si
aspettava che Sharpay tornasse all'attacco da un momento all'altro. Ed infatti
lei gli fu addosso in meno di un secondo, troppo veloce perchè Chad potesse
bloccarla.
- Sei un maledetto bastardo, lo sai, Troy? Ci hai sempre fregato tutti
con quell'insulsa recita del bravo ragazzo, ma io ti ho capito da subito... -
Rimase immobile, lasciando che lei coprisse di pugni ogni singolo centimetro di
lui che riusciva a raggiungere. - Ci sono voluti anni perchè ti decidessi a
farti riconoscere per quello che sei! Un insopportabile stronzo che gode nello
stanare le debolezze altrui. Vuoi sapere dov'è Luke? Vuoi saperlo?! BENE. - Si
allontanò e prese a frugare febbrilmente nella sua borsetta, fino a che non ne
estrasse una piccola agendina marrone. La aprì a caso e cominciò a leggere... -
In questo momento sarà in palestra insieme a Carol. O a pranzo con Stephanie. O
magari a farsi fare un bel massaggio da Brenda... O con Kelly, Laura, Sarah,
Michelle... Gabriella. - Elencò, con le lacrime agli occhi. Poi lanciò
stizzosamente il libriccino per terra. - Deridimi pure ora. Hai tutti gli
elementi per farlo come si deve. Sono una povera scema... che sta con uno che a
malapena si ricorda il suo nome, che da lei ha sempre voluto solo due cose: i
soldi e... beh, sei un uomo. Dovresti capirlo meglio di me. Avanti, Bolton. -
Gli disse, con un sorriso rabbioso.
Mentre i due si fronteggiavano occhi negli occhi, Chad si allontanò
lentamente e girò l'angolo... Si lasciò scivolare su una panchina, tentando di
metabolizzare quello che aveva appena sentito. Non che fosse una sorpresa,
comunque. Lo sapeva già. E sapeva anche che non doveva intromettersi, non era
affar suo. Doveva aspettare e lasciar fare a Troy. La voce strozzata di Sharpay
giungeva strascicata, a quella distanza. Non aveva ancora finito di rivelare
dolorose verità.
- Non hai nulla da dire? - Troy non le rispose. Le afferrò
improvvisamente entrambi i polsi e la spinse contro il muro che aveva davanti,
ribltando le loro posizioni... La intrappolò, premendola col suo corpo sulla
pietra fredda.
- Tu non hai colpa, Sharpay. - Sussurrò, tenendo lo sguardo piantato sul
terreno. Lei lo fissò, completamente ammutolita. - Forse sono solo io che ti ho
amata troppo... che ti amo troppo. Anche
a distanza di anni. Tu non hai colpa... di essere così bella. Così bella che
togli il fiato tutte le volte. Così bella chè è impossibile non desiderarti...
Non puoi ribellarti e cercare di diventare quella che non sei. Tu sei così... e
basta.
- No. No, smettila! - Lei tentò inutilmente di divincolarsi, ma non
riusci a ribellarsi alla sua stretta.
- Non fare il gentile. Tu non... NON SEI COSI'! - Urlava più per
convincere se stessa che altri. - SMETTILA DI FINGERE! - Lui sembrava non
volerla ascoltare.
- Vieni con me. - Alzò lo sguardo, fissandola dritto negli occhi. -
Lascia perdere quel deficente e vieni con me. - L'avrebbe portata via da tutto
e da tutti. L'avrebbe tenuta al sicuro, in un mondo in cui la sua provocante
bellezza non le si sarebbe rivoltata contro... l'avrebbe difesa. Da Luke e
dagli altri come lui.
- Ma cosa dici, Troy, sei forse impazzito? Sono passati anni, anni, ormai. Come puoi pretendere che
torni con te? - C'era un doloroso velo di determinazione nelle sue parole. Lo guardava
con mezzo sorriso di scherno sulle labbra. Troy sentì come se gli avessero
sferrato un pugno diretto allo stomaco. Un dolore lancinante e poi come se gli
fosse stata risucchiata l'aria dai polmoni.
Ma se Dio ti ha fatto bella come un ramo di ciliegio,
tu non puoi amare un tarlo... tu commetti un sacrilegio.
E ogni volta che ti spogli, non lo senti il freddo dentro?
Quando lui ti paga i conti, non lo senti l'imbarazzo
del silenzio...
- Lo ami? - Si avvicinò al punto di sfiorarle il naso con il proprio. Lei non aggiunse nulla, continuò a
fissarlo stolidamente. - Non ci credo...No, io non ci credo. Non puoi essere
innamorata di Luke Lair. - Le soffiò a fior di labbra.
- E perchè no? - Voleva provocarlo, lo sapeva. Lo sapevano benissimo entrambi...
Senza parlare, Troy colmò anche quell'ultimo centimetro di distanza fra loro e
la baciò, premendo con forza le sue labbra su quelle di Sharpay. Lei ricambiò,
passandogli le braccia intorno al collo. Rispose al bacio, stringendolo più
forte e attirandolo a sè quasi con disperazione. Quando si staccò da lui, aveva
le guance rigate di lacrime. - Sei soddisfatto, adesso? - Singhiozzò.
- Non puoi volere uno così! Sharpay... quello ti vede solo come una
bambola da sesso. Ma tu sei troppo bella... per spogliarti davanti a lui.
Troppo bella perchè ti guardi con quegli occhi smaniosi. Non accettere di
essere trattata così. - Lei non parlò, incapace di trovare le parole per
difendersi. - Desideri davvero rimanere in silenzio per tutta la vita... ad
osservarlo mentre ti compra con i suoi soldi? Mentre paga per avere quello che,
se in ogni caso tu gli rifiuti, andrà a prendersi da qualcun'altra? Vuoi essere
una delle tante bamboline della sua collezione? - Sharpay gli si gettò addosso
con tanta forza che per poco non gli fece perdere l'equilibrio. Lo afferrò per
le maniche e alzò la testa di scatto, puntandogli contro uno sguardo carico
d'odio.
- Sarà sempre più di quello che potrei avere restandomene qui da sola...
AD ASPETTARE UN PRINCIPE AZZURRO CHE NON ARRIVERA' MAI! Vaffanculo...! La
vita... la mia vita non è un film. In
alternativa posso solo essere abbandonata a me stessa per l'ennesima volta.
Dovrei... dovrei vergognarmi, ma sfortunatamente non mi è rimasta più nemmeno
la forza per farlo. - Sorrise amaramente. Aveva sputato le parole come se
volesse strapparsele via di dosso.
Perché sei bella, bella, bella.
Bella stronza... che hai chiamato la volante quella notte
e volevi farmi mettere in manette,
solo perché avevo perso la pazienza... La speranza.
Sì... Bella stronza.
- Perchè... - Ringhiò Troy. - Perchè non sei capace di dire
"no" a lui come fai... come hai sempre fatto con me? Eh? - Abbandonò
le braccia lungo i fianchi con aria rassegnata. - Non è nemmeno vero che non
hai alternative...
- Certo. - Riprese Sharpay con la voce grondante di livore.
- Ci saresti tu, no? Tu... - Rise con cattiveria. - Credi di essere tanto
migliore, EH? Ma ti ricordi cosa hai fatto la notte in cui abbiamo rotto? -
Ancora ricordi dolorosi. Ancora immagini che avrebbe voluto cancellare per
sempre. - Io sì, Troy. - Non se lo sarebbe mai perdonato. Non aveva mai nemmeno
provato a giustificarsi con se stesso, dicendosi che era stato un attimo di
comprensibile follia... che aveva perso la pazienza, scoraggiato di fronte a
lei che gli diceva ostinatamente di no. Non l'aveva mai fatto perchè riteneva
che la sofferenza ed il senso di colpa fossero la giusta punizione per quello
che aveva fatto... spinto da un amore ormai cieco e fuori controllo.
- Io mi odio ancora adesso, se ci penso, mi faccio schifo. -
Quella notte, comandato da non sapeva bene quale impulso, non aveva ceduto ai
rifiuti di Sharpay e, mentre lei minacciava di avveritre la polizia, l'aveva
presa con la forza. Perlomeno in un certo senso. Quando aveva capito che non
c'era verso di fermarlo, lei l'aveva assecondato, sì... Sì. Però Troy si
sentiva esattamente come se l'avesse violentata. E nel momento in cui, alla
fine di tutto, si era reso conto di cosa avesse fatto, era rimasto senza fiato.
L'aveva abbracciata e l'aveva implorata di perdonarlo... Aveva pianto, col viso
nascosto contro la sua spalla. Lei si era allontanata e non aveva più aperto
bocca, se non per dirgli di andarsene. Due giorni dopo si erano lasciati
definitivamente... Tornò bruscamente al presente, scacciando l'immagine di lei
sconvolta e seminuda fra le lenzuola. - Sono stato meschino. Però è stato un
errore, Sharpay. Solo un errore... che può essere superato, senza dimenticarlo.
Ti ricordi...
Quando, con i primi soldi, ti ho comprato quella spilla
che ti illuminava il viso e ti chiamavo "la mia stella"...
Quegli attacchi all'improvviso che avevamo noi di
sesso e tenerezza.
Si avvicinò di nuovo. Questa volta con più dolcezza e meno aggressività...
Le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarlo. Voleva che lasciasse
da parte per un attimo tutto il rancore e che lo ascoltasse in silenzio. Era
troppo importante.
- Prova a ricordare anche le cose belle di noi... prova a ricordare come
eravamo, com'era stare insieme. - Le accarezzò una guancia, strappandole un
minuscolo sorriso. - Ti ricordi la prima volta che ho provato a farti un
regalo? - Ridacchiò, rivivendo mentalmente quell'episodio. - Un completo
disastro... Poi ho finalmente imparato a conoscere i tuoi gusti. E ti ho
comprato quella spilla che amavi tanto e brillava quasi quanto i tuoi occhi...
E ti ricordi che razza di pazzi eravamo? - Continuò, le parole intrise di
tenerezza. - Quando ci prendevano quei momenti assurdi... e facevamo l'amore
nei posti più impensati. Solo perchè ne avevamo voglia... - Sharpay chiuse gli
occhi, schiacciando una lacrima prima che potesse rotolare via. Gli prese le
mani e le allontanò, abbassandole lentamente.
- Troy... - Cominciò, con voce liquida. - E' inutile. E'... è
bellissimo, ma quella Sharpay non esiste più, capisci? Io non sono lei e lei
non è me. - L'incanto si spezzò e lui si abbandonò nuovamente al dolore, alla
rabbia sorda che gli stava montando dentro.
- Ma perchè? PERCHE'? - Non capiva... o forse non voleva capire.
- Perchè no. Non si può tornare indietro, adesso. E' tardi. Sono
successe troppe cose... nemmeno tu sei più lo stesso di allora! - Non c'era più
spazio per la tenerezza nei suoi lineamenti che si indurirono improvvisamente.
- Quei due ragazzini di sedici anni non esistono più. La vita li ha cancellati
per sempre. Se anche adesso ci riprovassimo, non sarebbe la stessa cosa. Siamo
due adulti in questo momento. Coscienti della realtà, quella vera. E di cose a
cui allora nemmeno ci saremmo sognati di pensare. - La consapevolezza di quella
dura rivelazione si stava pian piano facendo strada in lui, ma Troy non voleva.
Si opponeva strenuamente all'evidenza.
- Non è vero, siamo sempre noi. Troy e Sharpay... io e te! - Si aggrappava
strenuamente alle ultime possibilità. Sharpay sospirò malinconicamente.
- Guardami. Cosa è rimasto in me di quella Sharpay, dopo Luke? - No. Non voleva...
Perché forse io ti ho dato troppo amore...
Bella stronza che sorridi di rancore.
Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare,
a che cosa ti ribelli? Di chi ti vuoi vendicare?
...ma se Dio ti ha fatto bella più del sole e della luna,
esci dai tuoi pantaloni. Mi accontento come un cane
degli avanzi.
- Qualsiasi cosa sia rimasta, io l'accetto comunque! - Non voleva... e
non poteva cedere. Le afferrò le spalle, scuotendola come se volesse
allontanare da lei tutte quelle assurde convinzioni. - Anche se della mia
Sharpay ci fosse solo una singola microscopica briciola, io ti vorrei... mi
accontenterei di averti con me.
Perché sei bella, bella, bella.
Mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana
e tenerti a gambe aperte, finché viene domattina...
Ma di questo nostro amore così tenero e pulito
non mi resterebbe altro che un lunghissimo
minuto di violenza...
Non sapeva più cosa pensare. Avrebbe voluto stringerla di nuovo e
baciarla, baciarla, baciarla ancora. Ma avrebbe anche voluto strapparle di
dosso quegli insulsi vestiti, quella maledetta gonna troppo corta che sicuramente
le era stata regalata da quell'animale. Ed avrebbe voluto farla sua, lì, al
buio, contro quel muro... per imprimerle a fondo la convinzione che avrebbero
potuto ricominciare, in qualche modo. Avrebbe davvero voluto farlo... ma si
fermò. No. Non era quello il modo. Quello era sesso. Ed il sesso poteva farlo con chiunque. Di Sharpay voleva
mantenere un'immagine diversa. Voleva pensare a lei e ricordarsi di quando
facevano l'amore sulla spiaggia, d'estate, abbracciati stretti... Di quando le
accarezzava la pelle ruvida di sabbia con il solo desiderio di farla sentire
amata. Loro erano stati quello, non la violenza di un attimo rubato al
silenzio. Erano stati quello... e non sarebbero stati più null'altro. Prese
fiato. L'aveva ammesso e dentro di lui era scattato qualcosa che gli aveva
impedito di rimanere schiacciato dalla sofferenza. Rassegnazione ed in un certo
senso, sollievo... Qualsiasi cosa le avesse fatto, non sarebbe servito a
niente. Poteva gridare, dimenarsi, rifiutarsi di aprire gli occhi, ma la realtà
non cambiava. Sharpay non sarebbe tornata. Doveva accettarlo.
- Non funzionerebbe. - Disse lei, tristemente.
- Sei una bella stronza. - La lasciò andare ed infilò stancamente le
mani in tasca. Sharpay lo guardò e capì. Sorrise serenamente per la prima volta
da molto tempo.
- Esatto. Ce ne sono tante migliori di me. - Troy non rispose.
Semplicemente si chinò e le sfiorò le labbra con le sue per l'ultima volta. Poi
si voltò e lasciò quel vicolo buio e umido, senza mai voltarsi indietro. Girò
l'angolo e trovò Chad in piedi ad aspettarlo.
- Birra? - Gli chiese con un sorriso.
- No, grazie. Credo di averne avuto abbastanza per oggi! - Si avviarono
ridendo lungo il marciapiede. Troy alzò gli occhi al cielo, mentre Chad gli
assestava una pacca sulla spalla.
E allora ti saluto...
Bella stronza.
***
TroyXSharpay di nuovo. Perchè appena ho sentito questa
canzone ho pensato a loro e questa fic ha preso forma!<3
Finisce male, lo so. Ma non poteva finire bene. Non
sarebbe stato giusto in questo caso. E comunque non finisce proprio
malissimissimo, ho voluto lasciare un velo di ottimismo, almeno alla fine.
Menzione d'onore al fatto che io AMO il Troy di questa fic!<3<3<3
La prossima volta tornerò ai miei soliti finali felici,
promesso.=P