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Autore: ethelsgonnabeokay    26/08/2013    3 recensioni
A causa di una maledizione, Dean e Castiel si scambiano di ruolo: Dean diventa un angelo, Castiel un umano. Questo li obbliga a bloccare la missione nella quale sono coinvolti fino a quando non riescono a raggiungere lo scopo che spezza la maledizione.
Si, perché anche gli angeli li shippano insieme.
Dal testo: -Cosa sta succedendo?
Quello si limitò ad alzare le spalle. -Non lo so.
-E perché sei qui?
-Non lo so... ero in Paradiso, e poi mi sono ritrovato di colpo qui. E non riesco più a tornare indietro.
Dean ringhiò di nuovo. -Cas, queste sono ali!
-Sì.
-Sì cosa?
-Sì, sono ali.
-Appunto, sono ali proprio come le tue- rispose il cacciatore, sottolineando le ultime tre parole con altrettanti sguardi da “ti ucciderei qui e ora”.

Arrivata prima al contest "SongFic-Contest a pacchetti!" di Eiriin e Hotsuma92
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nickname: Ethel00
Titolo: Powerless (against all this, I can nothing)
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean, Castiel
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico
Rating: Giallo
Tipo di storia: One Shot
Breve introduzione: A causa di una maledizione, Dean e Castiel si scambiano di ruolo: Dean diventa un angelo, Castiel un umano. Questo li obbliga a bloccare la missione nella quale sono coinvolti fino a quando non riescono a raggiungere lo scopo che spezza la maledizione.
Si, perché anche gli angeli li shippano insieme.
Dal testo: -Cosa sta succedendo?
Quello si limitò ad alzare le spalle. -Non lo so.
-E perché sei qui?
-Non lo so... ero in Paradiso, e poi mi sono ritrovato di colpo qui. E non riesco più a tornare indietro.
Dean ringhiò di nuovo. -Cas, queste sono ali!
-Sì.
-Sì cosa?
-Sì, sono ali.
-Appunto, sono ali proprio come le tue- rispose il cacciatore, sottolineando le ultime tre parole con altrettanti sguardi da “ti ucciderei qui e ora”.
Avvertimenti: Nessuno
Note: Primo posto al contest: "SongFic -Contest a pacchetti!" di Eiriin e Hotsuma92
Pacchetto scelto: A-20, Burning in The Skies, “Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente”, Abbraccio
NdA: Questa storia è stata un parto. Voglio dire, ho scritto sette pagine di OpenOffice. E di solito le mie One shot ne contano due, pagine di OpenOffice. Beh, che dire, tutto merito dei contest geniali che risvegliano la mia voglia di scrivere assopita grazie a questo caldo che non accenna ad andarsene.
Devo chiarire un paio di cose, prima che me ne dimentichi: primo, il titolo. Io di solito mi ritrovo a dover elemosinare i titoli, ma questa volta mi è venuto in mente quasi di botto: so che non centra niente, ma ho passato quasi una settimana indecisa tra lo scrivere ispirandomi a Burning in the Skies o ispirandomi a Powerless (entrambe dei Linkin Park) e, nonostante la mia scelta, io adoro Powerless, perciò è finita nel titolo in un modo o nell'altro.
Inoltre, alla storia tengo molto dato che ci ho messo quasi due settimane a scriverla, ma nonostante questo vi autorizzo a lanciarmi i pomodori perché sento di aver scritto qualche cazzata. E sì, adoro mettere insieme Fluff e Angst e scrivere storie Flangst. È tutta colpa mia.
Sono consapevole di aver buttato la frase quasi a caso, e non ce l'ho fatta ad inserire il prompt. L'ho accennato poco poco poco ma proprio poco in un pezzettino della storia, ma nient'altro.
Ora, prima che le note diventino lunghe quanto la storia, spero che vi piaccia almeno un pochino. Enjoy! (sì, come no)











L'ennesima giornata di caccia. Cominciavano sempre allo stesso modo: due stanze di un piccolo, economico motel dimenticato dal mondo, i fratelli Winchester che si alzavano dai letti (e Dean che doveva essere buttato letteralmente giù dal fratello ogni santa mattina), Dean che ci provava con la cameriera di turno mentre Sam ripassava quello che sapevano sulla loro missione, il viaggio nell'Impala e Castiel che compariva puntualmente sui sedili posteriori appena i pensieri di Dean si rivolgevano verso di lui. Dean che imprecava, avendo quasi perso il controllo dell'auto, Sam che lo salutava ridacchiando, e di nuovo Dean che ammetteva almeno a sé stesso di essere felice della presenza di Castiel mentre Sam gli spiegava la missione e i pericoli della missione.
Non era stato così, quel giorno. Prima di tutto Dean si era svegliato autonomamente (cosa che non faceva mai, mai, a meno che non fossero più o meno le quattro di pomeriggio), e a giudicare dall'oscurità che circondava la stanza doveva essere molto presto. I numeri che lampeggiavano sul quadrante della sveglia gli confermavano che erano solo le cinque della mattina, praticamente piena notte per lui. Si girò dall'altro lato del letto, cercando di riprendere sonno, ma si sentiva pieno di energie come se avesse dormito per una settimana (o forse per un mese) di fila. Il rumore di un qualcosa di ceramica che cadeva per terra lo fece sobbalzare.
Scattando a sedere sul letto, vide che il suo (suo? Sul serio?) goffo angelo aveva appena fatto cadere quella che sembrava una tazzina. Solo che c'era qualcosa che non quadrava: Castiel si guardava intorno spaesato, probabilmente senza capire cosa stesse succedendo, e in più Dean era quasi sicuro di non poter averlo chiamato nel sonno. Poi, sollevando la schiena dalla scomoda testata in legno del letto, Dean si rese conto che qualcosa di soffice e piumoso lo circondava, o meglio, era parte di lui e seguiva i suoi movimenti. Sembravano ali. Solo che, naturalmente, Dean Winchester non aveva mai avuto delle ali.
Non è possibile.
Castiel si rese conto che Dean era sveglio nello stesso momento in cui lui gridò per l'ira e per la frustrazione di non sapere quello che stava accadendo, facendo precipitare Sam (che aveva il sonno davvero leggero, questo era appurato) nella stanza.
-Dean! Che diavolo stai facendo? Sveglierai tutto il motel!- si fermò un secondo, guardandosi intorno, sorpreso dalla presenza di Castiel, e poi si rese conto del piccolo problema che aveva il fratello. -Ma quelle sono ali?
Dean, senza degnarlo nemmeno di una risposta, si girò verso Castiel con uno sguardo funesto che non lasciava presagire niente di buono. -Cosa sta succedendo?
Quello si limitò ad alzare le spalle. -Non lo so.
-E perché sei qui?
-Non lo so... ero in Paradiso, e poi mi sono ritrovato di colpo qui. E non riesco più a tornare indietro.
Dean ringhiò di nuovo. -Cas, queste sono ali!
-Sì.
-Sì cosa?
-Sì, sono ali.
-Appunto, sono ali proprio come le tue- rispose il cacciatore, sottolineando le ultime tre parole con altrettanti sguardi da “ti ucciderei qui e ora”.
-No, non sono come le mie. Sono bianche.
-E questo dovrebbe fare alcuna differenza?
-Ci sono pochissimi angeli che possiedono ali completamente bianche...
-STOP!- gridò Sam, facendo girare gli altri due verso di lui.-Castiel, vuoi dire che Dean è appena diventato un angelo?
-È molto probabile, anzi, sono quasi sicuro di sì.
-E COME  È POSSIBILE?- urlò Dean, senza lasciargli nemmeno il tempo di pronunciare interamente quel sì.
-Probabilmente una maledizione.
Dean si girò, cercando con gli occhi il fratello minore, che li guardava con gli occhi sgranati. -Durerà per sempre?
-Non credo. Dipende da chi te l'ha inflitta, e da quanta potenza ha impiegato... credo poca, dato che non sei l'unico ad esserne stato colpito, e dato che è molto difficile invertire i ruoli di un angelo e di un mortale.
-INVERTIRE? Perciò adesso... Castiel è umano?
-Lo avevo sospettato- borbottò il soggetto della domanda, guardandosi le mani con interesse.
-Castiel, sai cosa è successo?- chiese Sam, mentre il fratello si nascondeva nel cuscino, borbottando qualcosa che somigliava a un “non è possibile”.
-Non del tutto, ma ho i miei sospetti. Non credo che sia una maledizione particolarmente potente, anzi, deve essere più che altro una specie di scherzo, che in condizioni normali durerebbe una mezza giornata, o al massimo per un giorno intero. Ma dato che queste non sono condizioni normali sono quasi sicuro che, tra due giorni, a quest'ora, sarà tutto finito.
-Quasi?- disse Dean, arrabbiato, mentre Sam sbadigliava.
-Ragazzi, io vado a dormire, è troppo presto e non riesco a pensare a nulla. Voi due vedete di... capire come stanno le cose, ok?
Attesero in silenzio che la porta sbattesse alle sue spalle. Quando si sentì il rumore di un'altra porta, proprio accanto a quella, che si chiudeva, finalmente Dean e Castiel si guardarono in faccia.
-Va bene, Cas, ora puoi dirmi tutto.
-Cosa vuol dire “tutto”?
-Ho capito che hai escluso qualcosa dalla spiegazione che hai dato a Sam, ma credo che almeno a me dovresti dare un quadro completo della situazione, dato che ne sono coinvolto.
-Va bene- disse Castiel, sedendosi sul bordo del letto dell'altro, dimenticandosi di nuovo di tutte quelle chiacchiere sullo spazio personale. -Evidentemente qualcuno ci ha scambiato di ruoli, ma non credo che sia solo questo.
-Spiegati.
-Dean, gli angeli non dovrebbero provare emozioni.
-E...
-E io le sto provando. Ma non sono le mie, ne sono sicuro. È tanta rabbia, e paura, sono tante domande senza risposte che spaventano qualcuno che non sono io.
-Forse ho capito, ma... cosa senti al momento?
-Se penso a questo momento, più o meno niente. È come se fossi vuoto.
-Va bene... ripensa a questa mattina. Più o meno al momento in cui sei comparso nell'Impala.
-Perché...?
-Fallo e basta! E poi dimmi cosa senti.
Castiel sgranò improvvisamente gli occhi, poi li chiuse di scatto. La sua voce era immensamente fredda e distaccata, come non era mai stata prima. -Sento un grande calore. Confusione, anche un po' di paura. Non capisco, è come se stessi... nuotando in una nube di fume, ma so che la colpa è soltanto mia, è il fumo di ponti che ho bruciato. Sto perdendo...
-HO CAPITO!- urlò Dean, più che altro per smettere di sentire le sue emozioni riversate nella voce di Castiel, e incassò uno sguardo di rimprovero dell'altro. -Le nostre emozioni sono ancora incatenate al nostro ruolo, anche se... tutto ciò non ha senso...
-In realtà ce l'ha. È una maledizione che gli angeli usano spesso, tra di loro, per scherzo... ma non avevo mai sentito che funzionasse sugli umani.
-E chi è quel figlio di puttana che l'ha usata su di noi?
-Non lo so, non ne ho idea...- il viso di Castiel fu illuminato per un momento da un mezzo sorriso. -Ma certe cose non cambiano mai, a quanto vedo.
Anche Dean si ritrovò costretto a sorridere, guardando verso terra. E il momento dopo tornò serio: -Cosa dovremmo fare, allora?
-Aspettare che la maledizione finisca... o meglio, scada. Ti consiglierei anche di dire a Samuel che non possiamo partire per una missione in questa condizioni, dato che non sai usare i tuoi poteri.
-E dovremmo rimanere fermi? In fondo, cosa potrei fare di male?
-Potresti morire- sibilò Castiel, quasi arrabbiato. Quasi, perché in realtà gli occhi blu che lampeggiavano contro il viso di Dean erano un vortice di preoccupazione.
-Ah- fu l'unica risposta che l'altro fu in grado di dargli, sorpreso da quella reazione.
-Ti chiedo scusa. 
Dean guardò Castiel negli occhi. Erano un pozzo blu di quelle emozioni che, l'aveva detto lui stesso, gli angeli non avrebbero dovuto provare. Era davvero dispiaciuto, si vedeva, e in fondo a quegli occhi vedeva anche quella stupida, onnipresente malinconia che non riusciva a mettere via quasi mai. Forse questa era la volta buona che avrebbe capito il perché di quella espressione.
Sorrise, mentre la luce invadeva lentamente la stanza.

 L'esistenza da angelo era così noiosa. Insomma, non riusciva a dormire perché a quanto pareva gli angeli non ne avevano bisogno, perciò non potevano farlo (e aveva avuto istantaneamente la conferma che alcune notti che Castiel si era fermato a dormire con loro lo aveva osservato per tutto il tempo, e nonostante fosse preoccupante, gli venne comunque da sorridere come una stupida ragazzina quattordicenne).
Chiuse gli occhi per riflesso, abituato al fatto che lo facesse sempre quando era stravolto, annoiato o semplicemente stanco. Di solito, a quel punto si addormentava, oppure sentiva la voce di sua madre che, lontana come un'eco, gli leggeva storie o gli cantava Hey Jude prima di metterlo a letto. Quella volta non successe niente di simile.
Quando Castiel gli aveva detto che in realtà condividevano i pensieri l'uno dell'altro non aveva capito esattamente cosa volesse dire perché gli sembrava completamente impossibile qualcosa del genere. Lui non voleva vedere i ricordi di qualcun altro, soprattutto quelli di Cas. Gli sembrava vietato, si sentiva come se stesse violando una sfera privata dell'amico, quel pezzo di vita che non aveva mai conosciuto e non aveva mai avuto il coraggio di chiedere.
Aveva pensato al fatto che sarebbe potuto accadere, e si era subito detto che lo avrebbe impedito, anche a costo di stare sveglio – o meglio, di stare in attività – per due giorni interi. Era un angelo, non avrebbe sentito la fatica comunque.
Però... poi era successo, appena le sue palpebre si erano chiuse, e non aveva avuto la forza di contrastare una cosa di quella potenza. I ricordi di Castiel si erano abbattuti su di lui e lui non aveva potuto bloccarli, perché erano troppi, perché erano tutti grandi e... scomodi, la maggior parte. E il peggio era che lui non era presente lì come una terza persona, come un estraneo che non aveva niente a che fare con quella vicenda, ma che tutto quello che succedeva lo vedeva dal punto di vista dello stesso Castiel. Era di nuovo quella strana sensazione, quelle emozioni che non erano sue ma che provava lo stesso. Ed erano tutte moltiplicate a causa della Grazia di Cas, e un normale essere umano non avrebbe mai potuto sopportarle per molto senza scoppiare.
I primi ricordi, i più vecchi, arrivavano con una nitidezza sconcertante nonostante fossero lontani millenni. L'unica cosa strana era che non riusciva a vedere gli altri angeli che erano con lui, e che quelli che conosceva – come Gabriele, o Balthazar – arrivavano ai suoi occhi nel corpo del loro tramite, che però di sicuro non avevano in quel momento, dato che si trovavano in Paradiso. Poi ricordò la voce di Castiel, “Questo è il tuo problema, Dean: non hai fede”, e capì che non poteva vederli perché comunque era un umano.
Quei ricordi erano felici, spensierati, come quelli di un... bambino. E Dean capì che in realtà erano i ricordi dell'angelo appena nato, e provò per un'istante quella tenerezza tutta sua che sentiva ogni volta che quegli occhi blu, spalancati in un'espressione da cucciolo, fissavano i suoi. Si ricordava che Castiel una volta gli aveva detto che gli occhi erano l'unico punto debole degli angeli scesi in Terra, in quanto erano solo loro, non del loro tramite o cos'altro.
 Poi, qualsiasi sentimento felice che esistesse in quel momento venne rimpiazzato da una rabbia così cieca e forte da fargli girare per un attimo la testa. Quella era la rabbia dei soldati, però, la rabbia di chi veniva mandato in guerra e della guerra stessa, quella rabbia che eliminava ogni altra cosa esistesse. Non riconobbe la situazione, e non gli importò più di tanto, perché l'unico cosa che sentiva ormai erano grida, grida di uomini e donne e bambini che andavano incontro alla morte. E capì il nesso che legava le spade fiammeggianti e le schiere di angeli presenti; capì il significato delle parole “Noi siamo i soldati di Dio”, e capì che quella rabbia non era degli angeli. Quella era finta, era dentro di loro, ma non era loro. L'unica cosa che riusciva a sentire veramente di Castiel era un'angoscia indicibile, provocata dai suoi stessi gesti. E ogni volta che si domandava cosa stava facendo, ogni volta che uno degli angeli si fermava, il fuoco della spada che aveva in mano si spegneva lentamente. Ho usato le cose inutili per attizzare il fuoco. E pensava a quanti innocenti stessero morendo per colpa del peccato di poche persone. Il sangue dell'innocenza che brucia nei Cieli.
 Vide scene di questo tipo, ripetute ma in scenari diversi, tante altre volte. E ogni volta sentiva quegli occhi blu, l'unica cosa della Grazia di Castiel che gli fosse permessa di vedere, che si riempivano di un'onda di malinconia e si sporcavano, trasformando quell'oceano che erano i suoi occhi davvero puri e innocenti in un oceano di rottami.
 Poi... successe. Fu un lampo di luce che lo accecò, ma capì cosa stava succedendo. Sentiva una stretta delicata e sicura e scottante sul braccio. Dove c'era la cicatrice.
 E si vedeva attraverso gli occhi di Castiel, ed era così strano. Era strano sapere di poter provocare certe emozioni in altre persone (sì, persone: perché in quel momento i sentimenti che provava Castiel erano più che umani) e poi, emozioni così forti.
 A Dean non era mai passato per la mente niente di simile. O meglio, si era impedito che un simile pensiero si formasse nella sua mente. Aveva un milione di motivi per reprimerlo. Era pericoloso, e poi Castiel era un angelo, e con un tramite maschio, e l'amore faceva male, e Cas era un moccioso,  e lui non doveva... non poteva...
Ma c'era un solo, buon motivo per accettare di essersi innamorato. Un solo, buon motivo che da solo annullava tutti gli altri.
Castiel.

Quando Dean riaprì gli occhi, non credeva davvero che qualcuno lo stesse guardando. Pensava che avrebbe potuto prendersi tutto il tempo che voleva, prima di confermare anche solo qualcosa a Cas.
-Sammy?- disse invece, sbalordito dall'apparizione del fratello.
-Buongiorno... credo- rispose Sam, sedendosi davanti a lui. -Allora, cosa hai visto?
Dean rimase letteralmente a bocca aperta. -E tu come fai a saperlo?
Sam fece spallucce. -Ricerche. Su internet si trova di tutto, ma non ho... capito bene tutto questo. Hai visto quello che sogna? I suoi sogni precedenti? No, giusto, è un angelo, non dorme... Hai visto i suoi ricordi?
Dean lo aveva lasciato parlare, guardando appena sopra la spalla del fratello con lo sguardo perso nel vuoto.
-Dean? Dean!
-Eh?
Sam sospirò. -Hai visto i ricordi di Castiel?
-Sì... e non solo quelli. Aspetta, hai detto che sai qualcosa di questa maledizione? Quando dovrebbe sparire?
-Ehm... il sito diceva che sarebbe sparita solo dopo aver raggiunto il suo scopo, ma non saprei quale potrebbe essere... Dean, dove stai andando?
-A cercare Castiel!
Sam sorrise al nulla dopo che la porta si chiuse alle spalle delle ali di suo fratello, pensando semplicemente “Finalmente”. Dopo una decina di secondi, Dean riaprì la porta. -Scusa, sai dov'è Cas?
-Mezz'ora fa è crollato sulla poltrona in camera mia, dato che gli avevo consigliato di non venire di qua... Io vado a farmi un giro e credo che ci metterò molto a tornare, ma per favore spostatevi in camera tua, ok?
-Ok- disse Dean, cogliendo appena l'allusione del fratello, mentre correva alla porta chiusa davanti alla sua.

Castiel, invece, aveva amato dal primo momento il fatto di essere umano. Certo, dopo aver superato lo shock iniziale, ma la cosa gli era piaciuta. Poi gli erano tornate in mente le parole di Anna, e aveva pensato che quella maledizione poteva essere più una benedizione, a conti fatti.
Gli esseri umani lo avevano incuriosito da sempre, da quando aveva guardato il suo primo protetto da lassù. Era affascinato dalla loro totale libertà, dal libero arbitrio che era concesso loro, dal modo in cui riuscivano a gestire loro stessi senza bisogno di indicazioni altrui. Quando, tempo dopo, si era ritrovato nel corpo di un umano a proteggere un altro umano che aveva precedentemente salvato dall'Inferno, aveva capito che gli umani non erano solo quello, ma molto di più.
Gli angeli erano freddi, sottomessi al potere dei loro superiori, senza dubbi e senza domande. Dovevano essere sempre esseri perfetti, perciò dovevano eliminare in blocco le emozioni che provavano ancora, e non dovevano assolutamente provare attrazione l'uno verso l'altro. Quelle erano regole fondamentali, che venivano inculcate loro dal primo giorno di vita. Le leggende li vedevano come protettori, ma loro erano tutto fuorché questo: erano guerrieri, soldati, esecutori alle volte; erano calcolatori, programmati, bloccati in qualcosa che avevano imparato a definire più grande di loro.
Invece gli umani erano così imperfetti, perciò nessuno si aspettava niente da loro: potevano scegliere chi essere e come vivere, potevano trovare quella forma di amore che agli angeli era negata. E poi c'erano i sentimenti, che facevano di loro quello che erano: i sentimenti, una parola che ad un angelo non significava niente, fino a quando non scendeva sulla Terra a controllare lui stesso.
 Lo avevano avvertito di stare attento agli umani, o meglio ai sentimenti umani: Anna, il suo capo (una sua sorella, una sua amica) era la prova vivente di cosa succedeva a chi disobbediva e perdeva la Grazia. Quando l'aveva incontrata, umana, sulla Terra, si era aspettato di vederla terrorizzata e quasi morta, pronta insomma alla sentenza che l'aspettava. Però, al contrario di Uriel, lui si era reso conto subito di cosa succedeva nei suoi occhi e nel suo cuore rivedendo degli angeli. Era impaurita, o meglio terrorizzata: ma in fondo ai suoi occhi c'era quella scintilla di fuoco comune a quasi tutti gli umani, quella determinazione a rimanere attaccati alla vita e agli affetti, c'era la speranza e l'amore e tutto quello che non sarebbe dovuto essere presente in un angelo. E per un momento aveva dubitato di nuovo, aveva sospettato che la vita di Anna fosse riuscita a renderla più felice in venti anni da umana piuttosto che in millenni da angelo.
E il resto era stato Dean, solamente Dean. Aveva imparato a riconoscere il luccichio dei suoi occhi quando era felice e quando al contrario aveva appena pianto; aveva capito cosa voleva dire perdersi negli occhi di qualcuno ogni volta che il suo sguardo incrociava quello verde. Aveva contato tutte le lentiggini che quasi si perdevano sulla pelle bianca, ricordando con un vago senso di imbarazzo quando aveva sentito una bambina umana dire che ad ogni lentiggine corrispondeva il bacio di un angelo e aveva pensato, inconsciamente, “Magari fosse così”.
Diventato umano, era stato travolto dalle emozioni; e non era un bene che insieme alle sue ci fossero anche quelle di Dean, perché lui non capiva cosa era quel calore nel petto o quella morsa allo stomaco che aveva provato mentre parlava con lui, e che aveva puntualmente ritrovato in ogni ricordo di Dean che fosse riuscito a raggiungere. Non era certo la prima volta che sentiva tutto quello, però: gli angeli infatti avevano la facoltà di bloccare le loro emozioni, non di non provarle per niente. E quando, incuriosito, aveva lasciato che le emozioni lo attraversassero per una volta, aveva avuto seriamente paura. La stessa paura che provava Dean, in effetti, e a cui l'umano riusciva a dare un nome ben definito.
Poi, sfinito, Castiel era risalito nel motel. Aveva incontrato Sam appena fuori dal corridoio, che usciva dalla stanza di Dean, e gli aveva detto di non andare nella stanza del maggiore. E, prima che Castiel potesse chiedergli qualsiasi cosa, Sam lo aveva guardato in tralice e gli aveva detto che avrebbe fatto meglio a dormire. Quando l'angelo (il più o meno angelo) gli aveva chiesto dove avrebbe dormito, Sam si era limitato a rispondere che lui doveva andare da qualche parte a fare ricerche. Non sapeva dove sarebbe andato, o su chi sarebbero state quelle ricerche, altrimenti non avrebbe mai accettato di andare a riposarsi.
Dormire gli era venuto quasi naturale. O meglio, era crollato appena si era seduto.
Un'altra delle tante cose che non aveva mai fatto era stato sognare; per questo aveva avuto di nuovo paura, quando aveva visto delle immagini crearsi nitidamente nella sua mente nonostante stesse dormendo. Quando poi si rese conto che stava guardando la scena con gli occhi di Dean, desiderò di svegliarsi, credendo di poterlo fare di sua volontà. Ma non fu così.

-Così, tu non sei solo un angelo, tu sei il mio angelo.
Castiel riconobbe subito quella situazione, quel ricordo, e strinse gli occhi forte come se avesse potuto escluderlo automaticamente.
-Già.
-E lo sei sempre stato.
-Già.
Sentì tanta rabbia ed esasperazione in Dean, vedendola scemare appena quando il lui del ricordo abbassava lo sguardo confuso a terra. -Per l'amor del cielo, Cas! Potresti rispondermi con una frase degna di questo nome?
Dean cedette un po', guardando l'angelo che piegava da un lato la testa, con un'espressione confusa dipinta in volto. Castiel sentì distintamente che provava un vago senso di tenerezza. -Come altro potrei risponderti?
-Non lo so... una cosa, Cas, qualunque cosa!
-Dean...- sentì la sua voce sussurrare, mentre le lacrime premevano insistenti contro l'angolo degli occhi di Dean e lui le ricacciava fermamente indietro. 
-Sei sempre stato con me?
-Gi... Ti guardo da prima che nascessi, ma sono stato con te per davvero solo nei tuoi primi quattro anni di vita. In teoria- continuò, rispondendo alla domanda silenziosa che ronzava in testa a  Dean -sarei dovuto restare con te per tutto quanto il tempo in cui fossi rimasto innocente, dato che non avevo bisogno di alcun tramite, perché potevi vedere la mia Grazia. Ma dopo quel giorno... anche se avevi solo quattro anni, non eri più innocente.
-Non si è mai sentito parlare di un bambino che abbia trascorso la sua intera infanzia con un angelo.
-Beh, ma tu non eri un bambino. Anche prima... dell'incidente, la tua famiglia era...
-Una sorvegliata speciale.
Castiel sentì il cuore di Dean perdere un battito, mentre pronunciava quelle tre parole.
-Dov'eri, allora, quando abbiamo rischiato la vita? Dov'eri tutte le volte che siamo quasi morti, prima di ora?
Poi, tutto era stato sostituito dalla sua rabbia, almeno fino a quando non aveva percepito l'angelo avvicinarsi a lui. -Non potevo aiutarti. Non potevo... altrimenti l'avrei...
-Dov'eri quando nostro padre è morto?
-Dean.
Il vortice di emozioni che di nuovo travolse il cacciatore fece girare la testa a Castiel, che si sentì intrappolato in una stanza troppo stretta per tutto quello che provava. Come facevano gli umani a sopportare tutti quei sentimenti contemporaneamente? Se l'era chiesto molte volte, ma mai come allora: non erano solo le emozioni di Dean quelle che provava, perché le sue le avevano surclassate fino a che non si erano sommate, ritrovandosi uguali e spaventose. Sentì la pelle scoperta del cacciatore e la cicatrice sotto la maglietta bruciare al contatto con la forma incorporea delle sue ali, che in quel momento lo avevano circondato come ad abbracciarlo.
Quell'ultima emozione che sentì, fu la peggiore e la migliore di tutte: era una morsa stretta sulla bocca dello stomaco, che gli rendeva difficile sia respirare che pensare, e la sua ragione stava gridando in un solo senso.
E anche quella di Dean, che a quanto pareva gli stava ripetendo “Tu non puoi essere innamorato”.

Castiel si risvegliò bruscamente, sussultando.
Quel sogno era stato così vivido e reale che ancora riusciva a ricordarsi tutto, tutto, ogni singolo attimo con precisione millesimale.
Chiuse gli occhi, cercando di ridare un minimo di ordine alla sua mente.
-Buongiorno, Cas. Dormito bene?
Di nuovo il vuoto più totale.
-Dean...- disse semplicemente, mentre il cacciatore si avvicinava a lui sedendosi sul bracciolo della poltrona sulla quale Castiel si era addormentato, infrangendo questa volta intenzionalmente lo “spazio personale” a cui sembrava che tenesse così tanto.
-Cosa hai sognato?- gli chiese, diretto, cercando di non far sentire quel tremolio di paura nella sua voce.
-Quella volta in cui... mi hai, diciamo, gridato contro. La prima volta in cui mi hai gridato contro, più che altro.- Dean sorrise, guardando da qualsiasi parte che non fosse verso di lui. -Tu cos'hai visto?
 Poteva raccontargli una cazzata, sapendo che comunque Castiel non l'avrebbe bevuta, oppure poteva semplicemente essere sincero; per il momento, però, preferiva guardare con interesse il libro che stava leggendo Sam aperto sulla scrivania. “Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente”, lesse, e – oh, al diavolo.
-Tutto- rispose piano, evitando di nuovo il suo sguardo, per poi finire a guardarlo intanto che Castiel guardava per terra.
 Oh, sarebbe finita come tutte le altre volte. Dean avrebbe detto qualcosa di stupido e Castiel avrebbe riso, o lo avrebbe guardato con gli occhi spalancati senza capire. Poi qualcuno avrebbe chiamato Castiel per farlo tornare in Paradiso, oppure Sam sarebbe irrotto nella stanza dicendo di aver trovato un nuovo caso, e avrebbero continuato a rimandare e rimandare e tormentarsi e non essere mai onesti né con sé stessi né con gli altri.
Sarebbe finita come tutte le altre volte, se non avessero avuto la certezza di essere ricambiati, se non  si fossero ritrovati catapultati in un ruolo che non era il loro, se non ne avessero avuto abbastanza.
Le labbra di Dean premettero forte contro quelle di Castiel, e per un momento non seppe neanche lui cosa fare, come un ragazzino alle prese con il primo bacio. E da un certo punto di vista lo era, anche perché sentire l'angelo così vicino a lui, che tremava, era una cosa del tutto nuova. Castiel, dal canto suo, fece appena in tempo a ricambiare il bacio con foga e ad aggrapparsi alle sue spalle e alle sue ali che queste scomparirono.
Si separò da lui di scatto, mentre osservava con stupore le sue mani brillare leggermente e sentiva una risata fin troppo conosciuta che gli rimbombava nella mente.
-Ma cosa...?
-Era una maledizione che aveva uno scopo. E, a quanto pare, lo scopo è stato raggiunto.
-E chi...- bastò uno sguardo per fargli capire tutto, e Dean alzò gli occhi al cielo. -Balthazar, sei un grandissimo figlio di puttana!
-In realtà, credo che gli dobbiamo un favore.
Dean non poté evitarsi di ridere, prima che le labbra di Castiel bloccassero con prepotente dolcezza le sue risate ed insieme ad esse ogni suo pensiero coerente.
-Ehi, aspetta- sussurrò il cacciatore, allontanandosi da lui. Sorrise allo sguardo triste, disorientato e innocente dell'angelo, e premette appena il pollice contro il suo zigomo, sentendolo respirare troppo velocemente. -Andiamo nell'altra camera?
Castiel sorrise – un sorriso da dichiarare decisamente illegale, fin troppo malizioso per quello che doveva essere un angelo puro e innocente – e lo tirò praticamente di peso dentro la stanza accanto. 










EDIT (30/09/2013)

1. Grammatica Eiriin ---> 19/20: Due punti che ti ho tolto solo per qualche ripetizione e qualche segno di punteggiatura errato. Alla fine era ben scritta, anche se mi sono scervellata giornate intere sullo “Scopo della maledizione” per poterla sciogliere xD Ringrazio una mia amica che è venuta in mio soccorso, oppure avresti trovato correzione anche per quello xD Meno male che mi ha illuminata lei!

Hotsuma92 ---> punteggio unitario, dato da Eiriin


2. Stile Eiriin ---> 4/5: Frasi contorte ne ho trovate ben poche, idem per quelle non spiegate (probabilmente non ce n’erano nemmeno xD). Sono un po’ fastidiose quelle ripetizioni e la punteggiatura in posizione sbagliato, perché le prime appesantiscono la lettura, mentre la seconda mi ha lasciata perplessa, siccome non riuscivo a capire cosa volevi intendere con alcune frasi :’D
Nel complesso è uno stile pulito, lineare e chiaro, ci piace ~

Hotsuma92 ---> 5/5 Also: hai un metodo di scrittura molto fluido e scorrevole, che mi piace molto.
La lettura era molto scorrevole, tranne per qualche ripetizione, che però non ti ha penalizzata più di tanto a mio avviso.

3. Pacchetto Eiriin ---> 4/5: Io potrei venire a cercarti per picchiarti con la mia padella bellissima.
Ringrazia il cielo che abbia letto all’ultimo le tue note! Non c’era la canzone! Sai che avrei dovuto punirti(?), se non avessi visto il tuo commento nelle NdA?
Pentiti nell’angolino!(?)
No, comunque, visto che l’hai usata come base per ispirarti, ti consiglio di mettere, prima del testo, il link (O solo della base musicale o la canzone cantata) e suggerire la lettura con quel sottofondo, giusto per far capire che l’hai usata, anche se non come avresti dovuto xD
Sono felice che tu non abbia usato Powerless, perché Burning In the Skies mi sembra la più adatta, alla tua narrazione, ma questo non c’entra molto (:
Mi è piaciuto l’espediente del libro, usato per inserire la frase. Così casuale da passare inosservato, ma allo stesso tempo il motore che ha dato l’input ai due per la reciproca “Dichiarazione”.
Molto chu quella sottospecie di abbraccio, nel momento in cui Dean si aggrappa a Cas, come se quell’uomo fosse tutto ciò di cui ha bisogno per continuare a vivere, per respirare. Come se fosse il suo ossigeno. Sono morta di diabete, darling.
Sarò sulla tua coscienza, sappilo.

Hotsuma92 ---> 4/5: ammetto che le nda non le ho lette subito e alla fine sono rimasta: ma la canzone dov’è? Poi sono andata a guardare lo specchietto e ho visto che ti sei ispirata alla canzone.
Beata me e te che l’ho fatto xd o avrei dovuto cambiare poi il punteggio se me lo facevi presente.
A parte questo: frase e prompt sono stati usati alla perfezione e poi l’espediente della frase per la loro Dichiarazione *_*

4. Originalità Eiriin ---> 9/10: Mh, sì, carina l’idea di invertire i ruoli dei due, anche se, a dire il vero, l’avrei sviluppata soffermandomi sul loro modo di scoprire i mondi l’uno dell’altra. In particolare avrei fatto il focus su Cas, visto che il POV umano era qualcosa che non aveva mai provato prima. Pensavo che entrambi si sarebbero lanciati alla scoperta della nuova condizione in cui si sono ritrovati e vedere che non è stato così, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Sono una persona curiosa, io! D:
Molto carina l’idea di descrivere il loro innamoramento tramite varie pare, castelli, film, magioni (cit.) mentali; lo hai reso più realistico, niente di troppo platonico, ecco. I like it. (y)
Apprezzato anche l’espediente che hai usato, presentandoci un infallibile Dean e un Cas faigo(?) come due ragazzini inesperti, alle prime armi. BBBBELLI LORO.
Molto chu il finale, anche se lascia MOLTO spazio alla libera immaginazione. We like it. (Y)
Come ho detto nel paragrafo precedente, molto carino anche l’espediente del libro con la frase. xD
Sam = inguaribile romantico e si vede! Good job, darling.

Hotsuma92 ---> 10/10: Premettendo nuovamente che io del fandom non so nulla, mi è piaciuto molto il fatto che hai fatto scambiare ai due, i loro ruoli.
Il tutto è stato trattato molto bene, dal come lo scoprono a tutto il resto della storia, che mi ha letteralmente fatto restare col naso appiccicato al pc, con nessuno che rompesse le scatole xd.
Hai avuto idee molto carine nel complesso, per tutto ciò che hai preso in esame, quindi ti do il punteggio pieno.

5. Caratterizzazione personaggi Eiriin ---> 10/10: So IC. ‘ love you, baby. ♥

Hotsuma92 ---> mi affido alla cara Eiriin qui

6. Gradimento personale Eiriin ---> 14/15: Peccato per il non aver approfondito quello che ti ho scritto nell’originalità. Sarebbe stato punteggio pieno u.u
Comunque le me scuoricina. Mi sono fatta tante di quelle risate… Mi sono angosciata con i ricordi che vedono in sogno e ho fangirleggiato malissimo alla fine.
Adoro questa storia, bravissima! La fine, in particolare. Mai letto niente di così dolce (che lo è al punto giusto, ovviamente. Niente di smielato, anzi! Perfettamente adatto ai due piccioncini). ♥
*Eiriin spollicia e sparge cuoricini*

Hotsuma92 ---> 15/15: Punteggio più che pieno. L’ho amata dall’inizio alla fine, hai resio ogni singola parte molto particolare e speciale, densa di significato.
Ho apprezzato in particolare il finale e credo di iniziare a shippare la DeanxCastiel. È una delle rarissime volte in cui una fan fiction mi tiene incollata al pc finché non la finisco.
Davvero complimenti vivissimi J

7. Coppia bonus 0/4: Non c’era, ergo il tuo punteggio è stato aggiunto al gradimento personale.

8. Totale punti di Eiriin: 60/65
Totale punti di Hotsuma92: 34/35
Totale punti complessivo: 94/100
   
 
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