26/08/2013
7 recensioni-Autore: Leke_96
-Fandom: Pokémon
-Pairing: Nessuno
-Genere: Commedia, comico, demenziale
-Rating: Verde (verdissimo)
-Avvertimenti: Nonsense (fortemente nonsense)
-Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia (seppur si stia parlando di un semplice Magikarp) non sono di mia proprietà, ma del rispettivo creatore che ne detiene tutti i diritti; questa storia non è stata scritta a scopo di lucro bensì per puro e semplice divertimento, personale e altrui.
-Note personali: Lol. È la prima volta che scrivo una tabella del genere xD ma è anche la prima volta che faccio il disclaimer, quindi ben venga u.u. Questa è una storiella scritta in dieci minuti (ci ho messo di più a scrivere questa tabellina :’D), che voglio dedicare alla mia cara amica Beatrice, perché lei riesce sempre e comunque a sclerare con me. Sempre. In qualsiasi situazione. Su qualunque cosa. Quindi spero che ti piaccia Bea, e che piaccia anche a chi leggerà. Non so se effettivamente possa piacere a qualcuno, di per sé non ha alcun senso, ma sapete che vi dico? Se non piacerà a nessuno, va bene lo stesso, io mi sono comunque divertita :D
I'm not a game ~ Io non sono un gioco
Dedicato a Beatrice.
Perché solo con lei viene fuori la frase: “Magikarp è il Pokémon più forte del mondo”.
Si sentì tirare la coda, da delle mani tozze, piccole, dalla vulcanica temperatura, e delle grasse risate disperdersi nell’aria, accavallarsi le une sulle altre in un cacofonico rumore che contrastava con il calmo scorrere dell’acqua mentre lui guizzava fuori, sobbalzando spaventato, e schizzando il proprietario di quelle mani.
I bambini risero, divertiti, sguaiati, osservandolo mentre, disorientato, nuotava in circolo, inseguendo la sua coda dalle luminose scaglie gialle.
Magikarp aggrottò le sopracciglia.
Sulla sua fronte, vicino agli occhi, alcune scaglie rosse e luminose parvero quasi muoversi, mentre la pelle sottile, si avvicinava agli occhi sbarrati, scontrandosi quasi a formare una ruga tra la fronte liscia.
Lì, sott’acqua, dove nessun umano poteva vederlo, Magikarp aprì e chiuse la bocca più volte, immergendosi nel lago fino a toccare il fondo con una delle pinne gialle, in un impeto di rabbia fuori dal normale.
Prese la rincorsa, Magikarp, nuotando veloce tra le rocce appuntite del lago, fino a schizzare nuovamente fuori dall’acqua, ritrovandosi davanti, il bambino paffuto che gli aveva tirato la coda; se avesse potuto, avrebbe ghignato, a dir poco soddisfatto, mentre la sua coda, le sue pinne gialle che, splendide, riflettevano i raggi del sole, collideva contro quel viso arrossato, i cui occhi si erano dilatati per la sorpresa.
Avrebbe ghignato, se ne avesse avuto la possibilità, mentre sentiva le urla isteriche di quel bambino disperdersi per il lago, mentre vedeva il segno della sua coda, imprimersi come un marchio sulla pelle, rosso come il fuoco, fiammante, appena fatto.
Ah, che soddisfazione.
A questo pensò il Magikarp, mentre ritornava, tranquillo, come se nulla fosse stato, tra il fango e la roccia del fondale scuro del lago, lasciandosi alle spalle le lacrime fittizie di un umano.
E, di nuovo, se avesse potuto, avrebbe ghignato, maligno, e piacevolmente contento.
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