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Autore: javaddscigarettes    26/08/2013    1 recensioni
« Quando arriviamo a questo campo? È più di un’ora che stiamo camminando da quando mamma ci ha lasciati in strada! » sbottai ad un certo punto, sbuffando sonoramente.
« E’ proprio qui davanti a noi, non lo vedi? » Austin corse su per la collinetta con un sorriso stampato sul volto.
« No che non lo vedo, qui non c’è un bel nien … » non completai la frase perché, una volta arrivata sulla sommità della collina, vidi un grande spazio con case greche e diversi ragazzi in lontananza. « Wow … questo è meglio del concerto dei Thirty Seconds to Mars. » conclusi con la bocca aperta e le gambe che non si volevano muovere.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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(capitolo uno)
 






« Quindi, aspetta un attimo. Io sarei figlia di un dio greco? » stavo risalendo una collinetta insieme al mio migliore amico Austin che si era rivelato una capra, o un satiro come diceva lui.
« Sì, e ti sto portando al Campo Mezzosangue. Hai quindici anni ormai e devi sapere di più sul tuo mondo. È strano che non ho sentito prima il tuo odore. » mi trotterellò intorno e questo mi diede molto fastidio, come ogni volta che mi sta troppo attaccato. Accennai un ‘odio i profumi’ per poi ammutolirmi del tutto.
Attraversammo diverse colline e sentieri di montagna e intorno a me vedevo solo erbe e alberi e la cosa non mi piaceva per niente. Conoscevo bene Austin e il suo orribile senso dell’orientamento e avevo paura che ci fossimo persi.
« Quando arriviamo a questo campo? È più di un’ora che stiamo camminando da quando mamma ci ha lasciati in strada! » sbottai ad un certo punto, sbuffando sonoramente.
« E’ proprio qui davanti a noi, non lo vedi? » Austin corse su per la collinetta con un sorriso stampato sul volto.
« No che non lo vedo, qui non c’è un bel nien … » non completai la frase perché, una volta arrivata sulla sommità della collina, vidi un grande spazio con case greche e diversi ragazzi in lontananza. « Wow … questo è meglio del concerto dei Thirty Seconds to Mars. » conclusi con la bocca aperta e le gambe che non si volevano muovere.
« Non c’è posto migliore del Campo Mezzosangue. Dai, vieni, ti faccio conoscere Chirone. » Austin mi prese per mano e mi trascinò dentro i confini del campo. Ovunque mi girassi c’era qualcosa che ricordava l’antica Grecia, dagli edifici ai busti degli dei, dai ragazzi in armatura a combattere a quelli che tiravano semplicemente con l’arco.
Mi accorsi che il mio amico stava correndo solo perché il mio ciuffo rosa, in contrasto con i miei capelli castani chiari, mi venne davanti agli occhi. Lo spostai dal volto e continuai a guardarmi attorno mentre più di mille ragazzini mi guardavano alcuni straniti alcuni con un sorriso in faccia.
Arrivammo nella Casa Grande in pochi minuti grazie anche alla corsa caprina di Austin e anche lì rimasi strabiliata dalla bellezza di quel posto.
« Buongiorno Austin. È lei la nuova semidea? » un uomo di mezza età seduto su una sedia a rotelle mi sorride e si avvicina a noi.
« Buongiorno anche a lei Chirone. Sì, lei è Bethanie Doge. » risponde prontamente il mio amico.
« Beth, grazie. » dico velocemente stringendomi nei vestiti che indosso quasi tutti i giorni: un maglione anonimo grigio, un paio di jeans e un berretto nero che mi ricade alla francese da una parte della testa.
« Benvenuta cara Beth. Io sono Chirone, capo del campo. Cioè, sono quello che cerca di non mandare il campo in rovina aspettando che il Signor D. si dia daffare. Sai già chi è tuo padre? » continua con un tono pacato e gentile e il solito sorriso.
« Emh … veramente no, mi dispiace. » abbassai lo sguardo alla ricerca delle mie solite scarpe da ginnastica.
« E’ colpa di tuo padre, non tua. Non ti devi dispiacere. Austin! Accompagnala alla casa di Ermes e poi ritorna qui, ti voglio parlare. » Chirone batté le mani e, come se fossi stata liberata da delle catene, mi mossi all’unisono con il mio amico uscendo dalla Casa Grande.
Mi guidò subito alle case dove alloggiavano i semidei in base al proprio genitore divino e mi spiegò che dovevo rimanere nella casa di Ermes fino a quando mio padre non mi avesse riconosciuta.
« Perché proprio in quella di Ermes? Lui non è il dio dei ladri? » sbottai subito io facendo girare alcuni ragazzi che, forse, erano figli suoi.
« Ed è anche il dio dei viandanti. Passerai il tuo tempo lì perché sei solo di passaggio, spero. Non vorrei mai che tu andassi in giro a rubare cose! » rispose Austin con un sorriso in faccia. Ho sempre pensato che non era normale con quella sua faccia sbarazzina, gli occhi neri e i capelli rossicci.
« Ah, bello. Quindi, se fossi figlia di Ermes farei questo tutto il giorno? Forte. » dissi con una nota di ironia nella mia voce.
« Beh, sempre meglio di quello che fanno i figli di Efesto. Poverini loro. A costruire spade, armature e a lavorare sempre col fuoco. Chissà che caldo. » rise di gusto additandomi qualche ragazzo e spiegandomi accuratamente chi fossero. Si soffermò a parlare più del dovuto quando incrociammo Percy Jackson e alcuni suoi amici. Da come ne parlava lui, avevano fatto grandi cose per il nostro mondo.
Poi arrivammo a un grande spazio aperto dove erano posizionate a forma di omega maiuscola sedici case di forme e decorazioni diverse, ognuna per un dio importante. Ci avvicinammo alla parte sinistra, a una casa poco curata, con un caduceo sulla porta. Conoscevo il caduceo perché mamma è infermiera e lo ha anche sulla sua divisa, di un bel verde intenso.
« Bene, questa è la casa di Ermes. Dentro chiedi di Travis o Connor Stoll, sono i capi cabina e forse i più esperti per i semidei alle prime armi. Scappo da Chirone. » neanche il tempo di salutarlo che lui trotterellò fuori dal mio campo visivo. Presi un bel respiro ed entrai nella casa che scoprii essere aperta.
Dentro c’erano diversi letti anonimi e un gran caos con oggetti di ogni tipo, forse rubati, pensai. Alcuni ragazzi erano seduti o distesi su questi letti e non appena entrai si ammutolirono e mi guardarono come se fossi un alieno.
« Emh … Salve. Sono Beth Doge, una semidea. Ma è ovvio che lo sono oppure non sarei qui. Lasciate stare. Mi hanno detto di venire qui e di chiedere a Travis o Connor Stoll. Non so ancora chi sia mio padre divino e quindi … » subito un ragazzo alto dai capelli castani sugli occhi si alzò il piedi e mi diede una pacca sulla schiena.
« Benvenuta cara Beth nella casa di Ermes che accetta chiunque ci entri e che non deve un semidio indeterminato da troppo tempo ormai. Sono Connor, mio fratello non c’è ma lo conoscerai presto. » un largo sorriso e di nuovo una pacca sulla spalla. La casa di Ermes non era poi così tanto male.
 
 
 
 
 
 
 
BANANAHHHHHHHHH!
Sì, ormai ho deciso che ‘bananah’ sarà il mio spazio autrice.
Prima di tutto dico che questo capitolo è molto corto, troppo, e mi dispiace tantissimo.
Poi, vi avviso già da ora che ho letto solo i primi tre libri della saga di Percy Jackson e che non so come vada a finire, quindi questa fan fiction è di un futuro che mi sono “inventata” io. Quindi sono aperta a critiche e a spoiler dei libri.
Ah sì, penso che sia ovvio di chi sia figlia la nostra vecchia e cara Beth perché sta scritto nel titolo, ma se non dovreste capirlo lei è figlia di … no, non posso darvi spoiler.
So che devo finire la fan fiction su Hunger Games, ma penso di riuscire a farcela, spero. Poi con l’inizio della scuola … vabbuo, ce la farò!
Addeo, semidei.
-javaddscigarettes.

 

  
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