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Autore: Healer    26/08/2013    2 recensioni
{Folkloreshipping - Matsuba/Kotone - HeartGold and SoulSilver}
Kotone si avvicinò e senza nessun tipo di imbarazzo mise le mani sui lembi della sciarpa scura, che nonostante fosse ingombrante e non le permetteva di vederlo bene in viso, aveva sempre adorato. «Potrà pure passare il tempo, ma per me gli ideali rimangono sempre gli stessi... dovrebbe averlo ormai capito, signor mentore.»
Le sorrise. «Lo so.»
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelo, Lyra / Kotone
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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piccolo promemoria: Matsuba è Angelo, ovvero quelgrandissimofigosbav il capopalestra di Amarantopoli (chi mi conosce probabilmente saprà dell'amore infinito che un tempo provavo per lui). Kotone è Lyra, ovvero la controparte femmine in HeartGold e SoulSilver (anche se sono certa che NESSUNO l'ha chiamata Lyra). Ecruteak è la cara vecchia e sempre bellissima Amarantopoli, che davvero io ho sempre considerato come il posto adatto per tornare a casa.
Tornare dopo due anni con una robaccia simile non so quanto gioverà alla mia (per sempre perduta) reputazione, ma tentar non nuoce. Rispondere alle recensioni era il mio hobby preferito!!

 

 

 

Il treno per tornare a casa. 

 

Una cosa che Kotone ha sempre amato della sua bella Johto è la storia
 Da bambina ascoltava sempre e con attenzione tutte le storie e le leggende che le venivano raccontate, per poi farle protagoniste di un universo che fosse solo suo, pieno di Pokémon leggendari, misteri mai svelati ed epiche battaglie. 
 Dove però ad averla vinta erano sempre i buoni, ovviamente. 
 Probabilmente è per questo che quando arrivò ad Ecruteak City per la prima volta, poco più di un anno prima, il primo pensiero che pervase il suo cervello fu uno e uno solo: sono a casa
 Si sentì a casa fin dal primo momento. Che fosse il centro medico, la palestra, una delle due vecchie torri o una mano di un valido allenatore pronto a stringere la sua dopo una lotta intensa.

“Se… se ti serve qualche consiglio sui Pokémon fantasma, insomma… ne incontrerai tanti… si cioè, io sono sempre qua.” Matsuba ridacchiò e ridacchiò anche Kotone, quando si accorse delle sue gote arrossate che cercava inutilmente di nascondere con i capelli e di Gengar che, spuntato dal nulla, dava con un ghigno dei colpetti sul fianco del suo allenatore.
“Ma certo. Puoi contarci.” 
 

 E per fortuna quel pensiero non era andato perduto nel tempo che era stata lontana da quel posto tanto impolverato quanto bello. Dopotutto, quale miglior posto se non la patria della leggenda stessa avrebbe mai potuto considerare casa? Come si può dimenticare il profumo di cenere, di sole e di casa? 
“Non si può dimenticare.” Kotone sospirò felice rispondendo ai suoi stessi pensieri, allegra come solo lei sapeva essere, mentre cercando di sistemarsi i codini sorrideva al suo riflesso e a quello di Cyndaquil nel finestrino del treno. 
 Rimase ferma lì per un tempo che le sembrò infinito. Cyndaquil rideva seduto sulla sua borsa, perché sapeva perfettamente quali pensieri stessero attraversando la mente della sua allenatrice in quel momento. “La dolce ragazzina ingenua innamorata.” 
«Ci siamo quasi Cyndi. Siamo di nuovo ad Ecruteak.» 
 Guardò la stazione e si accorse con piacere che non era cambiata per niente dall’ultima volta che l’aveva vista. Nel tardo pomeriggio era  sempre un po’ vuota, tranquilla, tradizionale. La luce arancione del tramonto le conferiva un’aria tanto antica quanto maestosa, e questo valeva per tutto il resto della città. 
 Scesa dal treno notò coppie che si riabbracciavano, genitori che andavano incontro ai figli e viaggiatori senza una meta che con un’alzatina di spalle si dirigevano verso ciò che ancora non avevano mai visto. 
 «Andiamo.» sorrise al suo amato Cyndaquil e si girò per incamminarsi nella direzione opposta, e ci vollero proprio pochi secondi per far sì che tutto intorno a lei diventasse grigio e l’unica macchia di colore una massa di capelli biondi e disordinati, contenuti solo da una fascia. 
 «La grande campionessa della Lega di Johto può concedersi a uno dei suoi mentori o è troppo impegnata?» Matsuba cercò di nascondere un sorrisino nella grande sciarpa viola che portava al collo, rimanendo poggiato ad un muro, con le braccia incrociate e il viso basso, ma si sa, l’allegria non è mai facile da nascondere. 
 Ridacchiò anche Kotone. «Scambierei molto volentieri qualche parola con il mio mentore, se questo si decidesse una volta per tutte a far fuori quella sciarpa.»
 Alzò lo sguardo e la guardò dritta negli occhi, color delle foglie del giardino che tanto amava e ancora pieni di determinazione, nonostante l’obiettivo raggiunto, il sogno divenuto realtà. «Ha ancora qualcosa contro la mia sciarpa, vero signorina?»
 Kotone si avvicinò e senza nessun tipo di imbarazzo mise le mani sui lembi della sciarpa scura, che nonostante fosse ingombrante e non le permetteva di vederlo bene in viso, aveva sempre adorato. «Potrà pure passare il tempo, ma per me gli ideali rimangono sempre gli stessi... dovrebbe averlo ormai capito, signor mentore
 Le sorrise. «Lo so.»
 Kotone non seppe dire successivamente per quanti secondi, minuti, ore, rimase attaccata a lui alle sue labbra e alla sua sciarpa, ma fatto sta che non li interruppe nemmeno Gengar che per una volta preferì giocare con Cyndaquil piuttosto che infastidire il suo allenatore e che, dopo tanto tempo, si sentiva di nuovo a casa, ma non per la città o per le storie o per il tramonto, ma perché c’era lui. 
 

  
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