Fight
for the Bunny
Quando
era bambino, Shun aveva un coniglietto di
pezza, uno di quegli orribili peluche che tentavano di assomigliare a
dei
piccoli batuffoli di pelo bianco col naso rosa senza riuscirci davvero,
avvicinandosi di più alla parodia dello stesso.
Tuttavia
Shun amava quel coniglio un po’ sporco e
con uno degli occhietti neri che minacciava di staccarsi ogni giorno
sempre un
po’ di più: era uno dei pochi ricordi che gli
erano rimasti della loro vera
casa, della loro vera famiglia; assieme al piccolo ciondolo
d’argento e a suo
fratello, formava il suo preziosissimo tesoro personale, che portava
sempre con
se.
Tuttavia,
proprio suo fratello Ikki, sembrava essere
quello che meno amava il piccolo animale di pezza.
-Ormai
sei grande, Shun! Lascia perdere quello
stupido giocattolo! Devi diventare un uomo!-
Gridava
Ikki, guardando con odio il coniglietto,
come se gli avesse fatto un torto imperdonabile.
-Non
voglio…-
Rispondeva
Shun e iniziava piangere, stringendo
forte al petto l’ultimo rimasuglio della sua infanzia, prima
che suo fratello
lo strappasse dalle sue dita deboli, gettandolo lontano, nella polvere.
E
allora le lacrime del più piccolo scendevano più
copiose di prime, arrabbiato e disperato, incapace di fare nulla che
potesse in
qualche modo ferire suo fratello, o anche solo di combattere per
sostenere i
suoi desideri.
Ripensando
a quella scena ora, Shun, dopo tutti gli
anni passati lontani e il dolore causati da un addestramento che non
aveva
voluto, si sentiva uno stupido per quell’attaccamento
infantile, sebbene la
vera cosa stupida fosse pensarci proprio lì, proprio ora.
Tuttavia
il braccio legato dalla catena tesa a quello
del fratello, gli occhi carichi di lacrime fissi in quelli irosi di
lui, lo
avevano riportato al passato, a quello stupido litigio causato da un
coniglio
dimenticato.
Forse,
pensò Shun mentre l’attacco di suo fratello
giungeva, colpendolo dolorosamente con tutto il disprezzo possibile, il
suo
inconscio aveva voluto sperare di tornare a quei tempi: sarebbe stato
meraviglioso
trasformare il Cloth che Ikki stava cercando di rubare in un animaletto
di
pezza; sarebbe stato stupendo se, anche adesso, vedendo le sue lacrime,
suo
fratello si fosse fermato grattandosi il collo imbarazzato, per poi
abbracciarlo chiedendo scusa e restituendo il coniglietto, appena
più sporco di
prima.
Sarebbe
stato bello, ma era solo un misero sogno e
Shun, sebbene fosse come aver accettato volontariamente di tenere
un’enorme
scheggia nel cuore, lo sapeva.
Non
ci sarebbero state scuse, non ci sarebbero stati
caldi abbracci né conigli o altri miseri palliativi
dell’infanzia.
Ciò
che era rimasto del loro rapporto era solo un
lontano ricordo: da adesso ci saranno solo battaglie e morte.
Eppure,
Shun era felice di rivedere Ikki, che stava
bene ed era vivo, non importa se ora lo odiava: andava bene
così, bastava
vederlo.
Nonostante
ciò, il bambino dentro di lui pianse, ma
nessuno venne a restituirgli suo fratello.
°blaterazione
autorevoli°
Non sono sicura di aver scritto qualcosa di sensato,
ma va bene lo stesso.
Voglio terribilmente ben a Shun, quindi,
naturalmente, se non lo faccio disperare ogni due righe non sono
contenta. Mi
sembra giusto!
Alla prossima, Seki