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Autore: causapersa    27/08/2013    1 recensioni
Erika è una ragazza di ventidue anni. E' stata mandata dei genitori a vivere in un Hotel per responsabilizzarsi.
Questo Hotel è diverso dagli altri: ogni piano, è un abitazione. Ovvero ogni inquilino ha un piano tutto per se. Questo Hotel, ha anche una chat tipo Facebook dove i ragazzi che vivono lì possono tranquillamente usare per comunicare tra loro.
Erika non ha idea di che cosa le succederà in questa sua nuova vita. Imparerà a cavarsela senza l'aiuto dei genitori?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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«Signorina Erika, siamo arrivati!» esclamò l'autista. Mi sedetti per bene sul seggiolino, avvicinandomi al finestrino e pulendo un po' il vetro. Fuori pioveva, non era una piogia forte, anzi scendeva qualche goccia ogni tanto e la cosa era piacevole. La macchina si fermò davanti ad un edificio blu cielo, come fuori solo leggermente un po' più scuro. L'autista mi aprì la portiera e poi andò a togliere le due valigie dal bagagliaio, mettendole vicinoa me.
Uscì dalla macchina e inizai a frugare nella borsa cercando il portafoglio in mezzo a tutte le cianfrusaglie.
«Quanto le devo?» farfugliai prendendo il portafoglio e aprendolo. Lui scosse la testa accennando un sorrso: «Già pagato dai suoi genitoi, signorina.» Sorisi di mirando ma gli diedi lo stesso la mancia. Era il minimo che potessi fare, visto che non gli ero stata di nessuna compagnia, avevo dormito per la maggior parte del viaggio. Mamma aveva ragione, la sera è meglio andare a dormire presto o altrimenti la mattina ne risenti.
Impugnai le valigie e ringraziai l'autista che stava tornando al posto di guida, lui concluse con un sorriso augurandomi buona fortuna e poi sparì nella pioggia che iniziava a farsi sempre più fitta. Velocemente mi avviai sulla scalinata ch portava al portone dell'Hotel. Pichù che un Hotel, sembrava un palazzo degli anni 50 o 60.
Entrai e subito vii molte persone sedute sui divani al centro della hall. Erano quattro ragazze e cinque ragazzi, l'età era più o meno la mia, si aggiravano si venti- venticinque anni. A destra di quei divanetti si trovava la reception e a sinistra, invece, c'erano gli ascensori.
Era tutto colorato, c'era un gioco di colori con il verde e il giallo, era una cosa molto bella. Mi avvicinai alla reception ma non c'era nessuno, così iniziai a picchiettare le dita sul bancone.
«Tu sei Erika, vero? Piacere, io sono Jason, l'albergatore» sorrise e mi prese la mano per stringerla. Era comparso dal nulla e ammetto che la cosa mi ebbe un po' spaventato: «Tuo padre mi aveva detto che saresti arrivata dopo mangiato, non ti aspettavo ora!»
«Beh, se vuoi posso tornare dopo mangiato!» Lui rise mollandomi la presa alla mano e sorrisi anche io.
«Vieni, ti mostro la tua camera» Codì dicendo mi prese le valigie e ci avviammo verso gli ascensori. I ragazzi al centro della hall non fecero caso a noi, che fossero abituai a vedere scene del genere?
Entrammo in ascensore e Jason continuò a parlare dell'hotel, da una parte era anche piacevole starlo a sentire, non ci sarebbero stati silenzi imbarazzanti e la cosa mi rassicuravava. «Dunque, l'Hotel ha ben otto piani, senza contare la cucina e i sottorranei. Al primo piano abito io, al secondo ci sono i tre fratelli: Nina, Stephanie e Ky. Al terzo piano, abiti tu. Al quarto c'è la signora Johnson, non farti ingannare dalla sua età, è una donna molto vivace e infantile alle volte. Al quinto, ci abitano i nostri rockettari: Xander, Malcom e Aex. Al sesto la futura coppia di sposi: George e Summer; e al settimo piano vive Millicent, ma lei non resterà qua ancora per molto..» Sembrò quasi triste nel dare quella notizia, ma poi riprese subito vigore continuando a parlare dell'ultimo piano dell'hotel dove stavano la piscina e la palestra. Inoltre nell'hotel ci sono anche la cucina, logicamente, e la sala da pranzo.. Oh! E c'è anche la sala giochi o area relax. Quasi tutti i ragazzi stanno lì al pomeriggio. In più, la colazione viene servita dalle 06:00 di mattina fino alle 10:00. Il pranzo lo si fa tutti insieme ed è alle 13:30 mentre la cena è alle 20:30. E come se non bastesse, in ogni appartamente c'è una cucina, così nel caso dovessi avere un appuntamento romantico puoi fare da mangiare lì, oppure ordinarlo dalla cucina. La signora Johnson si diverte a mettere in imbarazzo i ragazzi e le ragazzi, alle volte.» 
A primo impatto, mi sembrava ben organizzato. Mi ricordava quasi una di quelle case studentesche che si vedono nei film in tv. Le porte dell'ascensore si aprirono e davanti a noi si presentò un grazioso salotto sul colore celeste, sorrisi entrando nella sala e portandomi con me anche le due valigie. «E'adorabile!» Dissi guardandomi intorno. Jason mi si avvicinò e mi porse una tesserina. «Qua trovi il codice per il Wifi e c'è anche l'indirizzo dell'hotel. Ti consiglio di iscriverti, c'è una chat per tutti i condomini e spesso la sera ci sono varie discussioni per non parlare delle battute di Xander.. Quelle fanno morire!» Sorrisi annuendo e mettendomi il bigliettino in tasca, poi Jason riprese la parola. «Puoi anche controllare i piatti del giorno e gli "eventi" che si sosterrano.. Di solito facciamo un evento ogni due mesi. Ti sorprenderemo.» 
Sorrisi guardandolo e poggiai le valigie affianco al divano. «Credo che quello lo abbiate già fatto.»
«Ora vieni che ti faccio conoscere gli altri» Con queste parole, Jason tornò dentro l'ascensore e io lo seguì a ruota. Questa volta non parlammo molto. Ci fu più che altro uno scambio di sorrisi.
Aperte le porte dell'ascensore, Jason mi prese per il porso trascinandomi davanti ai divanetti. C'erano ancora gli stessi ragazzi di prima.
«Rgazzi, questa è la nostra nuova ospita. Si chiama Erika e vivrà al terzo piano.»
«E' l'unico libero, mi sembra logico! Non penso che tu l'avresti fatta vivere in cantina!» Ci fu una risata collettiva e poi Jason riprese la parola. «Molto simpatico, George. Erika, come ho appena detto, lui è George e la ragazza che ha in braccio è Summer, sono la coppia che si sta per sposare.» Mi sorrisero e poi Summer mi porse la mano, la strinsi sorridendole. Aveva i capelli corti e neri pece, la sua carnagione era molto chiara, era sicuramente la ragazza più bianca che avessi visto. Il ragazzo, invece, portava un paio di occhiali da vista, i capelli biondi con una piccola ciocca che gli ricadeva sulla fronte.
«Loro sono Alex e Millicent» e la seconda coppia sul divano mi sorrise facendo un segno con la testa. Millicent era magrissima, quasi anoressica e i suoi capelli erano neri con delle meches blu che andavano a schiarirsi sulle punte. Alex portava un cappello che non lasciava intravedere il colore dei capelli. Sul sopracciglio destro portava un pierging e si intravedeva dalla manica della maglia un tatuaggio sull'avambraccio. 
«Io sono Ky e loro sono le mie sorelle Nina e Stephani.» Il mio sguardo si spostò verso l'altro divano, le due ragazze mi salutarono con la mano. Entrambe rosse, una con i capelli ricci e una con i capelli lisci. Il fratello invece li aveva corti stile marines, non ci capiva se erano lisci o ricci. «Io sono Nina, lei è Stephanie» disse quella riccia, e poi continuò a parlare, «E lui è il mio ragazzo, Malcom» con questa affermazione indicò il ragazzo con la cresta nera che era in piedi dietro al divano. Sorrisi e salutai tutti quanti, mi ci sarebbe voluto un po' per imparare tutti i nomi.
«Lui, invece è Xanderm cge dovrebbe essere a lezione. Perchè sei qua?» Il mio sguardo, cambiò nuovamente direzione e andò a finire sul moretto con gli occhi verdi seduto sul bracciolo del primo divano.
«Jason, oggi non c'è lezione, è domenica! Ci manca anche che alla domenica le scuole siano aperte.» disse ridendo, e anche gli altri emisero una leggera risata in segno di apprezzamento. Le porte dell'Hotel si aprirono e compare una signora dai vestiti bagnati. «Signora Johnson, se voleva farsi un bagno poteva andare in piscina e non andare sotto la pioggia!» Ci fu un altra risata, sembrava che tutti avessero il senso di umorismo lì. La donna si avvicinò a me  e mi squadrò.
«E tu chi sei?» disse mentre si toglieva il cappotto fradicio e lo metteva su una poltrona.
«Lei è nuova, si chiama Erika!» disse Jason sorridendole.
«Carne fresca! Che cosa bella da vedere!» esclamò la signora Johnson continuando a guardami. Cadde il silenzio, ed era la cosa che temevo di più, fortunatamente fu interrotto da una specie di campana che proveniva dagli autoparlanti.
«Perfetto! Si mangia!» Tutti si alzarono e si avviarono verso la sala da pranzo. Seguì la massa, pensando a cosa mi sarebbe successo nei successivi giorni in mezzo a quell'ammasso di gente tanto divertente.
  
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