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Autore: 0wels    27/08/2013    0 recensioni
Io sono Even e se leggete il mio nome al contrario capirete il vero significato. Sono nata per sbaglio, per gioco, non per amore. Sono piena di niente, e faccio tanta paura a tutti. Sono complicata esattamente come la neve, bianca. Lui è rosso e sa riempire il mio bianco formando un colore strano, ingenuo. Ho sempre pensato che lui fosse l'amore.. e poi scoprì che non era altro che la mia distruzione.
Genere: Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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 PROLOGO 
 

                                                           Questa storia di merda. 


 


Ci vuole poco e niente per cambiare il mio stato d’animo. Basta una parola fuori posto o un sorriso tropo malvagio per farmi diventare triste. Avevo ricevuto la sua lettera, e adesso la stavo rileggendo su un marciapiede di Roma, sola, triste e con il viso pieno di lacrime.
 

''Hei amore,
la nostra storia non può andare avanti, ci ho provato con tutto me stesso ma tu sei diversa da me, dalla ragazza che voglio. Sei una persona eccezionale, questo senza dubbio, ma sei un po’ troppo tutto. Sei troppo gelosa, e anche un po’ troppo frettolose nel prendere le decisioni; mi piacciono questo tipo di ragazze, ma sento che non sono alla tua altezza e allora, allora penso che dovremo finire questa storia di merda. Spero che tu possa comprendermi.’’

Questa storia di merda? Ho messo tutto il mio cuore in questa storia che tu, con un fottuto aggettivo l’hai rovinata, e poi chi sei tu per dirmi che ’’questo storia di merda’’ non può andare avanti? Io sono in grado di andare avanti, il punto è che sei tu a non voler andare avanti con me al tuo fianco. Sì, posso benissimo comprendere che tu queste cose in faccia non hai il coraggio di dirmele. 
Ero appena uscito dal ospedale, una macchina rossa mi aveva ’’accidentalmente’’ venuto contro — o almeno cosi mi avevano detto — niente succede ’’accidentalmente’’ se stai un po’ attento. Non spezzi il cuore ad una ragazza se non vuoi, non fai piangere una madre se non vuoi, non urli se non vuoi, e non mangi  se non vuoi, per cui penso che tutto è voluto e controllabile. 
Avrei voluto essere un alieno con corna da cervo e denti da vampiro pur di attirar la sua attenzione o meglio volevo l'attenzione di qualcuno. 
’’ ..mi piacciono questo tipo di ragazze’’ — adesso sono diventata ’’un tipo di ragazza’’, come quando vai al ristornate e vuoi ’’un tipo di pasta che non faccia ingrassare’’, sì, credo sia questa la classificazione: volava un tipo di ragazza che non gli stesse per niente sui fianchi, così, da poter scivolare in qualsiasi jeans preferiva e voleva, ed era logico la cosa, io lo facevo troppo ingrassare. 
Guardo il mio cellulare nella speranza di ricevere un suo messaggio. 
Ore otto di sera, 25 dicembre 2011. 
“ma sei un po’ troppo tutto” — non ho avuto tempo di pensare sopra che mi sento un corpo venirmi contro. Mi ci vuole un momento per capire che sono andato addosso ad una persona. 
“Tutto bene?”  alzo gli occhi e lo guardo per un secondo, era alto, e sorrideva come uno che ha appena sentito una barzelletta. Ma che cosa ridi? Sono così buffa? 
“Sì,sì. Tutto bene, grazie.”  mi mordicchio il labbro inferiore e divento un po’ rossa, avevo appena detto una grande bugia. Ma poco importava visto che era un perfetto estraneo e sono sicura che non gliene fregava veramente di come stavo. 
Sono quelle parole che la mamma ci insegna dire, quelle che ci distinguono dalla massa con ’’lui è una persona educata perché sa dire grazie’’. 
“Scusami, adesso devo andare, ciao.”
E scappai via, subito, come se avessi paura che lui mi seguisse. Avevo paura della sua presenza, della sua voce, della sua altezza, di quel ’’tutto bene’’ e di quel sorriso senza senso. 
Dovrebbe essere un turista che si è perso, oppure un turista e basta.
Arrivai a casa e mi accorsi che i miei vestiti puzzavano di quel estraneo turista dal sorriso scemo. Mi infilai nella doccia pensando alla sua lettera e decisi di dargli fuoco. Decisi di dare fuoco a ’’questa storia di merda’’.
Accendino. Fuoco. Fuoco sopra il figlio. Parole che bruciano. Dita che tengono quel pezzo di foglio. Parole mute. Parole dentro la mia testa. Dita che lasciano il figlio dentro il lavandino. Acqua che spegne il fuoco. Odore di bruciato. Fumo che esce appena. Lavandino sporco di un foglio bruciato.
Sorrido, sorrido perché dentro di me ora mi sento più forte. Ho la testa che pulsa ricordi  vuoti e senza emozioni, sorrisi fuori posto e mani che s’intrecciano. Labbra che si baciano e occhi che si guardano. Ho la testa di un ubriaco: pensate, vuota e confusa.
Voglio il mio letto caldo, coperte che abbracciano corpi con la speranza di portagli lontani, chissà in quale sogno. Ed anche io quella sera feci così, mi lascia trasportare dal mio letto lontana, in un viaggio senza biglietti e controlli, in un viaggio senza bagagli e file da aspettare. In un viaggio libero e pieno di tutto: di lune rotonde, di persone aliene, di occhi piccoli, di mani che toccano il cielo, di braccia che stringono l’acqua.  
Chiusi gli occhi e fu come se tutti i miei problemi scomparissero, come quando hai una maglietta sporca addosso e te la porti in giro perché non ne hai una come cambio ma poi arriva la sera e la mamma te la fa togliere di dosso, ti da anche un bacio sulla fronte e magicamente la fa diventare come nuova. La notte per me era simile ad una mamma che portava via i miei pensieri lasciandomi solo una pace dentro.

  
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