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Autore: Fannie Fiffi    27/08/2013    5 recensioni
“ È come il taglietto sul tuo palato che si rimarginerebbe se la smettessi di stuzzicarlo con la lingua. ”
[Sebastian/ Clary] | Ispirata dall'omonima poesia di Robert Frost.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Some say the world will end in fire,
Some say in ice.
From what I've tasted of desire
I hold with those who favor fire.
But if it had to perish twice,
I think I know enough of hate
To say that for destruction ice
Is also great
And would suffice. 


Robert Frost,  Fire and Ice.

 
 



 
Fuoco, come quando i tuoi capelli volano ovunque per il vento di Parigi e lui prende una ciocca e te la porta gentilmente dietro l’orecchio, mentre tu rimani semplicemente a guardarlo rapita, persa, cercando di capire perché tutto quello era capitato proprio a voi. Perché non potevate essere due semplici fratelli, di quelli che vanno insieme alle partite o litigano per chi debba usare prima il bagno. No, non è andata così, e ora una parte di te si chiede perché il destino abbia voluto una tale fine per voi. Perché quella è la fine di qualcosa, di tutto, e non puoi certo definirlo un inizio.
 Non inizia niente dalla morte e dall'odio. O per lo meno lo pensavi prima di incontrare Sebastian. Non è che ora potresti dire esattamente di non aver sentito scattare dentro di te qualcosa, qualcosa di sbagliato, ma comunque qualcosa di vivo. Non hai nemmeno il coraggio e la forza di ammetterlo ad alta voce, ma una parte di te sa perfettamente che lui ti fa sentire viva in un modo in cui nessuno era mai riuscito. Nemmeno Jace.
 Ti fa sentire viva come quando cadevi dalla bici da piccola, ti alzavi e vedevi il sangue. Solo allora cominciavi a sentire il dolore e a piangere, solo quando vedevi la ferita. E allora il pizzicore ti faceva tremare e percepivi tutto un po' più profondamente: il respiro corto, il battito furioso del cuore, qualche goccia di sangue che ti scivolava lentamente addosso. Ed è quello che succede quando quello che dovrebbe essere tuo fratello ti parla, ti dice che sei così sbagliata che puoi stare solo con qualcuno come lui.
 





Ghiaccio, come quando lo vedi guardarti con quel desiderio negli occhi. Non è quello il modo in cui un fratello guarda la sorellina. Lui ti guarda nel modo in cui un disperso nel deserto improvvisamente trova il mare. Ti guarda come se riuscisse a passare oltre la pelle, i muscoli e le ossa. Come se quella armatura di tessuti non esistesse più e vedesse esattamente dentro di te. Il tuo corpo non conta niente, è annullato, lui stringe ogni tua sensazione fra le mani e pensi che non ci sia niente che puoi nascondergli. Lui ti entra sotto la pelle.
 A quel punto la situazione ti gela in profondità, come se fossi immersa nel ghiaccio. Ti intorpidisce. E tu non puoi fare a meno di sentirti nuda davanti a lui, hai quasi lo stupido istinto di portarti le braccia al petto e cercare invano di proteggerlo dalla sua vista. Ma quel nero pece non se ne va, non smette. Continua a fissarti con la testa inclinata, come se fossi uno strano esperimento uscito male. Dentro di sé si chiede cosa ci sia di diverso fra di voi, perché tu sembri così umana al suo confronto. Ti trova bella, bella come la vittoria. Bella come la sensazione che prova quando schiva un attacco o riesce a catturare la preda della caccia. Del desiderio sciatto per quei corpi che riscaldano le sue lenzuola per qualche ora non rimane tracce, esisti solo tu. Tutto si annulla, lo spazio e il tempo si ripiegano su se stessi in un gioco così spontaneo che quasi ci si chiede se esistano davvero.
 
 
 
 
 
Fuoco, quando sei fuori dalla doccia con un solo asciugamano indosso e lui ti stringe il polso. È un contatto apparentemente innocuo, ma ti scotta. Ti aspetti quasi di vedere la pelle arrossata laddove lui l'ha toccata, ma niente. Il fuoco si mischia al sangue e ti infiamma le vene, il tuo corpo non risponde e la testa gira veloce, forse vuole seminarlo. Questa volta non hai paura di guardarlo negli occhi, pensi che magari affrontandolo lui la smetta. Ma sei sicura di volere che si fermi? Sei sicura che quel fuoco scotti davvero? No, non scotta. Brucia. Ma non puoi dirlo.
 Non riesci a dirlo, perché una parte di te ne ha bisogno. Tu non sei mai stata così, ma ora hai solo bisogno che lui abbia bisogno di te.
 Lui, lui, lui. Lui che ti entra nelle ossa, nei sogni, negli occhi.
 Lui, Sebastian, che non chiami nemmeno col suo vero nome, forse perché così facendo ti ricorderebbe ancora di più che è tuo fratello - oltre che tuo nemico - e che è tutto così inopportuno e malato. Lampi di razionalità squarciano il fuoco che divampa dentro di te e ogni tanto cerchi di capire quale parte della tua mente sia così malsana da accettare di stargli anche solo vicino. Figuriamoci toccarlo.
 




Ghiaccio, come quando porta a casa una di quelle povere ragazze e, mentre la bacia, guarda te. Lei è così persa, desiderosa, ammaliata. E lui invece vede solo te, sembra che lei nemmeno esista. Piega la testa per affondare nel viso di lei ancora un po', ma gli occhi rimangono lì, posati su di te, dove pensa che dovrebbero rimanere sempre. Tu sei così in imbarazzo e in soggezione, ma non riesci a distogliere lo sguardo. Non sai nemmeno perché ti sei affacciata dalla tua camera quando lo hai sentito rientrare, probabilmente volevi vedere in che condizioni fosse. Sai quanto sia sbagliato scattare a ogni suo movimento, come se per qualche strana legge della fisica ogni sua azione dipendesse dalla tua, ma non riesci a smettere.
 Ci provi, ci provi davvero, ma ti sembra quasi di sentire le sue mani su di te. Come se tra quelle braccia ci fosse il tuo corpo, come se tutto il suo calore fosse destinato solo a te. L'unica. Il ghiaccio è ovunque, gela il momento sospendendolo all'infinito, in bilico, in una dimensione dove ti è permesso sentirti quella ragazza, dove ti è permesso fare tutto ciò che una parte sempre più grande di te desidera fare. Poi si stacca da lei, la prende per mano e le indica la sua stanza.
Le fa segno che la raggiungerà a breve.
Lo vedi avvicinarsi mentre tu sei ancora immobile nella stessa posizione, vorresti arretrare ma non ci riesci. Un passo. Due passi. Tre passi. È davanti a te, ti sorride senza che il calore arrivi agli occhi, e dopo alza la mano velocemente per poi bloccarla a un millimetro dalla tua pelle. Le sue dita sono elettriche sulle tue guance, hai quasi paura che ti possa dare la scossa. E in un attimo è sparito dietro la porta, pronto ad abbandonarsi al flebile calore della carne. Ma non è quello di cui ha bisogno, lo sa bene.
Tu invece ti fiondi in camera di Jace. Lo baci, lo mordi, cerchi di soffocare nella violenza quel brivido che ogni volta ti si incastra addosso, quel brivido che ti scivola sul corpo e che ha la forma di due mani forti e grandi. I brividi sono le sue mani che ti accarezzano fino a farti dimenticare il luogo in cui ti trovi. E nemmeno le carezze ruvide del tuo ragazzo riescono a toglierti quel pensiero dalla testa. È come il taglietto sul tuo palato che si rimarginerebbe se la smettessi di stuzzicarlo con la lingua.

 
  
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