Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: alixantos    27/08/2013    3 recensioni
Sono qui, LuHan. Sono tornato da te. Puoi sentirmi, mentre cammino per il viale che porta a casa tua? [...] Ti ricordi, quando mi dicevi sempre che volevi imparare a suonare il pianoforte? Beh, io ho imparato per te. E ti parlo ogni giorno attraverso la mia musica.
[Luhan/Sehun]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sehun, Sehun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Puoi sentirmi?

Puoi sentirmi?

 

Sono qui, LuHan. Sono tornato da te. Puoi sentirmi, mentre cammino per il viale che porta a casa tua?

Sono cambiate tante cose da quando te ne sei andato. Io mi sono trasferito in America, negli Stati Uniti. Sì, parlo un ottimo inglese, riesco a farmi capire, nonostante la mia "s" suoni come la "th" in questa lingua. Sai, è dannatamente facile. Perché l'inglese non ha gli ideogrammi come noi. Tu impari l'alfabeto e il gioco è fatto!

La tua risata cristallina mi risuona nelle orecchie. Ma perché ridevi? Ah, sì, ti divertivi a chiamarmi "TheHun" e io mettevo il broncio, allora tu mi sussurravi «Merong» e mi baciavi sulle labbra. In realtà, ti confesso, non ho mai odiato il fatto che tu mi chiamassi "TheHun". Facevo l'offeso solo perché volevo rubarti quel bacio. Sorpreso, eh? Andiamo, non dirmi che non te n'eri mai accorto. Lo so, potrei essere un attore.

Giro la testa e vedo il parco in cui andavamo sempre, quello dove ci siamo baciati per la prima volta. Tu ti ricordi, Xiaolu? Io sì, fin troppo bene, come se non fosse passato neanche un giorno. Ho ancora il sapore delle tue labbra sulla bocca.

In realtà io mi ricordo tutto. Dal soffice gusto di limone delle tue labbra al profumo intenso di arancio dei tuoi capelli. Amavo il fatto che, nonostante tu li tingessi ogni mese con un colore diverso, sapessero sempre della stessa fragranza. E adoravo affondarci il naso. Ora che ci penso mi ricordo anche l'odore della tua pelle. Speziato, ma delicato, un mix che subito mi aveva fatto perdere la testa.

Ho ancora la collana argentata che mi hai regalato, quella con il ciondolo a forma di mezzaluna. Ma non la porto in giro con me, non voglio rischiare di perderla o rovinarla. La tengo chiusa nella cornice della nostra prima foto insieme. Quando la guardo sorrido. Tu sei così buffo e dolce, con il cerchietto dalle orecchie di gatto in testa e i baffetti disegnati sulle guancie. Io mi sono vergognato da morire quando l'abbiamo scattata. Di certo non mi trovo a mio agio con le orecchie rosa da coniglietto che mi spuntano dai capelli e un nastrino blu completo di campanellino legato intorno al collo. All'inizio mi ero categoricamente rifiutato, ma come potevo resistere ai tuoi dolci occhioni da cucciolo?

Comunque, mi sono trasferito a Los Angeles. Un bel posto, la gente è abbastanza pazza, posso dire che non mi dispiace come località. I ragazzi sono belli, molto belli, mi sono fatto dei nuovi amici. Piaccio a una ragazza, carina, simpatica, ma io te l'ho detto che avrei amato sempre e soltanto te.

Questa è la prima volta che torno a Seoul in quattro anni. Mi è mancata, lo sai? Quando ho nostalgia di lei, la notte, esco sul balcone del mio appartamento, che è situato al decimo piano di un palazzo né troppo periferico né troppo centrale, a metà, circa. Da lì ho una visuale perfetta di gran parte Los Angeles. Tutte quelle luci e quel traffico mi ricordano la nostra capitale, anche lei così indaffarata nelle ore notturne.

Oh, quello è il supermercato dove andavamo a prendere il latte. Io sceglievo sempre quello alla fragola. Tu prendevi sempre un gusto diverso. Perciò quando toccava a me andarlo a comprare per entrambi non sapevo che decidere, e afferravo il primo che mi capitava sotto gli occhi. Poi quel giorno ti avevo chiesto «Hyung, ma tu in base a cosa scegli il gusto del tuo latte?». Tu avevi sorriso e ti eri avvicinato a me. «Scelgo quello al frutto del colore più vicino a quello dei capelli del mio ragazzo.» e avevo ricevuto il bacio più dolce della mia vita.

Qualche giorno fa ho compiuto ventidue anni. Ma da quando te ne sei andato, tutti i miei compleanni mi sembrano vuoti, privi di significato, uguali a qualsiasi altro giorno. Sai che è brutto non festeggiare i compleanni con te? Anche se non ti sopportavo quando mi organizzavi le feste a sorpresa, con tutti quei palloncini e quelle cose colorate e carine che odio, adesso mi manca tutto. Dai festoni arcobaleno che attaccavi alle pareti al cappellino di carta che mi costringevi ad indossare, dalle candeline a forma di numero che mettevi sulla torta alla tavola che imbandivi con tanta cura e attenzione. Non so che darei per riavere tutto indietro.

Sto passando davanti al locale nel quale ci siamo conosciuti. Anche se sono passati molti anni l'immagine di te quel giorno è impressa a fuoco nella mia mente. Eri poggiato al bancone, con l'ampia felpa bianca che indossavi a coprirti le mani fino alle nocche e le gambe magre fasciate in un paio di stretti jeans neri. Avevi attirato la mia attenzione grazie alle tue scarpe Nike. Indossavi proprio il modello per cui andavo pazzo in quel periodo, le blazer argentate. Mi ero avvicinato a te e ti avevo guardato. E avevo pensato Cazzo quanto è bello. Poi ci eravamo rincontrati lì qualche giorno dopo. Ti avevo riconosciuto grazie alle Nike. Quella volta eri stato tu ad avvicinarti per primo a me, ci eravamo messi a chiacchierare di Nike per poi passare ad altri argomenti. E quel giorno scoprii che ti chiamavi Xi LuHan, che eri cinese, che ti piaceva viaggiare, cantare, e andavi matto per il cubo di Rubik.

Mi torna in mente la prima volta a casa tua. Il mio appartamento era stato invaso da mio fratello, che aveva deciso di recarmi fastidio organizzando a mia insaputa un party che sarebbe durato fino alle otto della mattina successiva. Portandosi dietro tutti i suoi tremilacinquecentotrentaquattro amici, naturalmente. Dopo aver giurato vendetta ero uscito e in dieci minuti ero arrivato sotto casa tua. Avevo bussato e ti avevo chiesto asilo per una notte. Tu mi avevi aperto tutto pimpante e detto che avrei potuto dormire sul divano, che trovavo molto comodo, in effetti. Per scherzare ero entrato in camera tua e mi ero buttato sul tuo letto. E fu dopo essere stato riempito di calci che appresi della tua furia cieca verso chi osava sfiorare il tuo letto.

Ah, mi ricordo di questo bar. Quello che ti ho detto che sembra essere uscito dal magico mondo dei My Little Pony. No, un attimo, l'aspetto è diverso. Probabilmente ha cambiato gestione. Chissà se i dolci sono buoni come quelli che facevano i genitori di BaekHyun, i vecchi proprietari. Sì, mi ricordo anche di Byun BaekHyun. Basso, con i capelli perennemente scompigliati e gli enormi occhiali dalla montatura nera che gli scivolavano sempre dal naso, cassiere nella pasticceria dei genitori, un po' acido ma più o meno simpatico, intelligente e secchione, preciso, schietto, gentile quando mi regalava uno o due di quei pasticcini che adoravo, realista, Sone alla decima, sempre perseguitato da Park ChanYeol, che era tutto il suo contrario, ovvero un metro e ottantacinque di allegria incontrastabile e incontenibile, sbadato, sognatore, assillante, premuroso, sempre disponibile, romantico, fanatico Blackjack. ChanYeol era cotto marcio di BaekHyun, mentre lui non lo sopportava proprio. E il fatto di amare due gruppi opposti tra loro li rendeva provenienti da due mondi completamente diversi, citazione di BaekHyun. ChanYeol aveva un appellativo per tutti: definiva sé stesso "Happy Virus" (e solo ora ne capisco il perché), chiamava BaekHyun "Bacon" e te "Marylin Monroe". Le poche volte che mi soprannominava "TheHun" lo faceva quando tu non c'eri, perché se sentivi ChanYeol usare quel nomignolo iniziavi a ringhiare che solo tu potevi chiamarmi così. Forse era la cosa che più detestavi prima del tuo letto usurpato da tocchi sconosciuti. Omo, quanto si arrabbiava BaekHyun quando ChanYeol lo chiamava "Bacon"! Non sono mai stato un tipo dalla risata facile, ma durante quei momenti un sorriso non me lo toglieva nessuno. Mi divertivo nel vedere che più BaekHyun si arrabbiava e gli diceva di smetterla più ChanYeol disobbediva e continuava. Le cose erano due: o ChanYeol aveva più paura di te che di BaekHyun oppure adorava davvero stuzzicarlo, per attirare la sua attenzione. Loro erano i nostri migliori amici, giusto? Mi mancano. Mi pento di non mantenuto i contatti con loro dopo essere andato in America.

Quindi, dicevo, mi sono trasferito a Los Angeles e ho cominciato a seguire un corso di pianoforte. Ti ricordi, quando mi dicevi sempre che volevi imparare a suonare il pianoforte? Beh, io ho imparato per te. E ti parlo ogni giorno attraverso la mia musica. Sono diventato sempre più esperto, e adesso sono molto bravo, dopo quattro anni di esercizio. Mi sono già esibito a cinque concerti, e il pubblico mi ha sempre applaudito entusiasta. E io ho sempre sorriso alla folla, immaginando che tra quelle lunghe file di poltroncine ricoperte di broccato rosso ci sia anche il tuo viso sorridente, che tra quegli applausi ci siano le tue mani che battono per me. Adesso sto iniziando a comporre delle melodie da solo, il mio maestro le giudica molto promettenti.

Aish, scusami, non riesco a finire un discorso che ne inizio un altro. Lo sai, da quando te ne sei andato sto pensando tantissimo. Quando tu ancora c'eri sapevo che tutto sarebbe andato per il meglio, e non mi preoccupavo di nulla. Ma chi l'avrebbe detto che quel bastardo ubriaco avrebbe investito proprio te, sulla strada davanti casa tua, portandoti via da me. Chissà se ora stai meglio, se ora sei più felice. Io no. Mi manchi, Lulù. Mi manchi tantissimo. Penso ogni giorno a te, e mi manchi disperatamente. Mi manca il piatto di spaghetti che andavamo a mangiare ogni tanto al ristorante italiano che sta all'angolo oltre la ex pasticceria dei genitori di BaekHyun. Mi mancano le ore che passavamo al centro commerciale, perché a te piaceva un mondo fare shopping, e quando dicevo tutto fiero alla ragazza di turno che voleva farsi notare da te «Lui è mio.» ero felice come non mai, perché sapevo che sei la cosa più meravigliosa che mi è capitata nella vita. Mi mancano i pomeriggi in cui stavamo distesi sotto l'ombra della grande quercia, l'unica quercia del parco, a dormire, scherzare, leggere, parlare. Mi mancano i tuoi capelli colorati, sempre solari e sorridenti. Io li ho tinti di nuovo. Sapendo che venivo qui me li sono tinti di argento, che è vicino al bianco, il tuo colore preferito. Mi manca il tuo letto, dove mi stendevo apposta per stuzzicarti, e mi divertivo nel vederti provare a farmi scendere. Mi manca la tua voce, chiara e limpida, che mi ricorda il cielo in primavera, e i momenti in cui ti trovavo a cantare a squarciagola sul terrazzo. Mi manca fare l'amore con te, che era la cosa più bella e più intensa della nostra esistenza stessa, ciò che mi permetteva di mostrarti tutto il mio amore attraverso i gesti, perché non sono mai stato un gran parlatore, e tu ne eri consapevole. Mi mancano i tuoi "Ti amo" sussurrati nell'orecchio o detti ad un soffio dalle mie labbra, per poi essere seguiti da un bacio. Mi manchi tu, e tutto il tuo mondo, nel quale mi avevi trascinato così dolcemente che non avevo potuto fare altro che abbandonarmi a te.

Sposto lo sguardo a sinistra. Ecco casa tua. Non è cambiata affatto, sembra solo più triste e desolata. Mi avvicino al palo della luce accostato al marciapiede. Sopra, attaccata con lo scotch marrone, c'è una tua foto sbiadita, la stessa che ho piazzato io quattro anni fa prima di andarmene da qui. Sotto, in basso a destra, la mia calligrafia tremolante e incerta dichiara:

 

Xi LuHan

20/04/1990

17/11/2013

 

Il dolore mi invade il petto e preme per uscire. Mi accascio davanti al palo e inizio a piangere. Perché proprio tu? Perché tu e non qualcun altro? Urlo con tutta la disperazione che un uomo può accumulare in quattro anni di silenzio. Continuo a piangere, e non mi importa se faccio una figura di merda, se sto buttando il mio orgoglio dalla finestra. L'unica cosa che voglio sei tu, di nuovo al mio fianco. Ma ormai so per certo che i miracoli non esistono. Urlo ancora, batto i pugni a terra, riempiendomi le nocche di tagli che sanguinano lenti. Li stringo fino a far affondare le unghie nella pelle. Che darei per vederti solo un'ultima volta, bello come un angelo appena sceso dal cielo solo per lui, con il volto da bambino splendente, gli occhi sorridenti, la tua stretta piena di calore, la tua dolcezza, la tua forza, la tua decisione.

Il sole scompare dietro una nuvola grigia, e la luce diventa più triste e malinconica. Forse anche lui sta rispettando la mia sofferenza.

Puoi sentirmi, LuHan? Puoi sentirmi?

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: alixantos