-*-*-Make
A Wish-*-*-
“Papà, perché Takeru e mamma non restano con noi?Dove vanno?Io
non voglio che...che se ne vanno via!!”
Due occhi azzurri smarriti.
Un bambino di quattro anni che viene
trattenuto dalla forza del padre.
Forza d’animo solo apparente.
“Ci raggiungeranno presto, vedrai.
Tu continua a desiderare che tornino.”
Quel “presto”, Yamato non l’ha mai più
visto.
Quanto è cambiato, intanto.
Ora è il classico quattordicenne
incasinato, tra poster e chitarre, tra sogni e amore, tra un padre semi-assente
e...
E tutto quel disordine.
Il biondo sbuffa, non riuscendo a
credere che possa aver accumulato- e dimenticato- tante cose.
In primis la sua armonica.
Yamato accarezza la sua superficie di
un delicato color argento, lucida e levigata.
È stato il suo primo strumento.
L’ha accompagnato a Digiworld. Forse, è
stata più fedele di tante persone e tante cose che
l’hanno abbandonato negli anni.
Come sua madre quel lontano giorno.
“Yamato ha combinato qualcosa che non andava, signora?”
“Nulla di tutto questo. Sa che è un bambino tranquillo, forse fin troppo
silenzioso.”
“E allora a cosa devo questa richiesta di un colloquio?”
Un sorriso di compassione proveniente da un’attempata
insegnante non era il massimo, vista la subitanea cancellazione d’un’importante riunione di lavoro.
“Dia un’occhiata a questo, signor
Ishida.”
“Cos’è?”
“Un compito da svolgere a casa. Consegna, “Esprimi un tuo desiderio.””
“...”
“Come potrà notare, Yamato ha consegnato in bianco.”
Andiamo, non può esistere tanta polvere in questa stanza!
È matematicamente, empiricamente,
statisticamente impossibile!
E cosa sono tutti questi calzini rotti
e spaiati??
Pensare che aveva rinunciato a trovare
quelli azzurri.
Come si vede la mancanza di una mano
femminile.
Spunta fuori anche una scatola marrone,
dall’aspetto poco rassicurante.
Sopra c’è un’etichetta.
-Elementari di Yamato-
Suo...suo padre aveva conservato
documenti delle sue scuole elementari?!
No, anche questo no.
Tossendo per i miliardi di acari e germi annidatisi lì negli anni, Yamato scoperchia
timoroso il suo vaso di Pandora.
Vecchi vestiti-persino le sue
prime scarpe da ginnastica, quasi mai utilizzate!
Quaderni.
Un vecchio foglio stropicciato.
-Esprimi un desiderio.-
“Yamato, dove ho sbagliato con te?”
“...”
“Rispondimi, dannazione!”
“...”
“Perché non capisci che è difficile anche per me?”
“...”
“Beato te che sei un bambino, e molte cose ancora non puoi comprenderle!”
“...”
“Ma già, che ne sai tu di questo mondo sbagliato?”
Yamato ne sapeva fin troppo.
Non il mondo, lui era quello sbagliato,
lui che assorbiva in silenzio le parole di un padre esasperato, lui che non
aveva più desideri.
È divertente, vedere quanto si è potuti
cambiare in tanti anni.
Rileggere di come già allora gli dava
fastidio il calcio.
Ed essere ancora all’oscuro di Digiworld.
Poi un campanello lo riscuote.
Aveva chiesto aiuto a Sora per cercare
di ristabilire un ordine in questo marasma.
Ed eccola qui, arrossata e
bella come sempre, atterrita dalla mole di lavoro.
“Come fai a non avere desideri?”
“Così”
“Ma tutti ce li hanno!”
“Non direi.”
“Sì invece!”esclamò caparbiamente la bambina cocciuta.
“Per esempio, il tuo?”
“Far sì che tu abbia un desiderio!”
Sora gli fece la linguaccia.
A distanza di tempo, fa un certo
effetto ricordare determinate cose.
Anche cose che avrebbe voluto tener nascoste nei meandri delle brutte
esperienze.
“Oh cielo, non credevo certo che questa
camera fosse così piena di ricordi!”
Sora s’è rimboccata le maniche, guardandosi smarrita attorno, senza sapere bene
da dove cominciare.
“Propongo di buttare dapprima tutto
quello che non ti serve,e poi di procedere al
riordino, che dici?”
L’occhiata espressiva di Yamato le lascia intendere che ha carta bianca.
“Ti ricordi che cosa ti ho consigliato,
no? Non eri obbligata a farlo.”
“Ma mi sono offerta volontaria, e fa in modo che non lo recrimini
ora!”risponde con un mezzo sorriso.
“Come vuoi, Sora”
Chissà perché, ma in cuor suo è
contento che Sora non abbia seguito il suo consiglio.
“Non credevo saremmo diventati così amici!”
“Non credevi neppure di essere una digiprescelta.”
“Sì, ma è un tipo di sensazione diversa...”
“In che senso?”
“Nel senso che sono contenta di aver scoperto
Digiworld, ma ancora di più di essermi avvicinata tanto a te!”
Forse fu da quella frase così spontanea che sorsero i dubbi.
“Cos’è questo foglietto?”
Sora raccoglie una cartaccia
stropicciata.
“Sciocchezze, un mio vecchio tema.”
Il ragazzo cerca di afferrarlo dalla stretta di lei.
Non vuole che lei lo legga, e non sa perché.
Ma Sora è un’atleta, mentre i riflessi di lui lasciano a desiderare.
“-Esprimi un desiderio- Non mi avevi
detto che l’avevano fatto fare anche a te...Ma...E’
bianco!”
“Già”
C’è un’espressione indecifrabile sul suo volto.
“Come mai non l’hai mai svolto?”
“Ti ricordi di una delle nostre prime discussioni?”domanda Yamato, innocente e
colpevole allo stesso tempo.
“Sui desideri, già.”realizza Sora,
sentendosi sciocca.“Quindi già allora non avevi
desideri?”
“Secondo me, dovresti darti una mossa.”
“La fai facile, tu!”
“Per niente, ma lei è bella, e se non ti sbrighi, potrei anche pensare di...”
“Taichi!”
“Stavo scherzando, non te la ruberei mai.”
“Sai, forse...”
“Sì?”
“Forse ho trovato un desiderio.”
“No, semplicemente ero arrabbiato con
gli adulti, per tutte le promesse fatte e mai mantenute.”
“Una polemica che va lontano, quindi. Ma, ora che ci penso, io e te quel
discorso non l’abbiamo mai finito!”
“Come, scusa?”
“Vieni con me!”
Sora gli afferra allegramente la mano,
conducendolo fuori da questo deposito di rifiuti, e
facendolo accomodare sul tavolo della sua cucina, tirando fuori un paio di
fogli ed una penna da una tasca che Yamato non le aveva visto.
“Mi spieghi cosa stai architettando?”
“Niente di che, tu sta calmo e scrivi!”
Sora gli porge la penna e un foglio,
riavviandosi i capelli e raccogliendoli in un immaginario chignon.
“Fa finta -non mi guardare così!- che
io sia la tua professoressa di giapponese.”
“Oh, quella megera?”
“Ahah, spiritoso.”
“Te la sei cercata!”
“Ishida, lei si becca una nota se non la pianta!”
“Mi scusi, signora, non lo farò più!”
“Così va meglio, anche se mi fa sentire vecchia! E adesso svolga il seguente
tema: “Esprimi un desiderio”.”
La mano di Yamato si ferma a metà
frase.
“Vorrai scherzare, Sora”
“Sora? Chi è Sora? Una tua amica,
forse? Ishida, non scherzo, le metto un voto basso se non mi consegna il tema
entro breve.”
“Mi rifiuto.”
“Equivale ad un impreparato.”
Le sopracciglia di Yamato si arcuano
sempre più.
“Sora, che cavolo è questa farsa?!”
“Vedo che nonostante tutto non è cambiato in questi anni. Peccato. E io che speravo che...”
“Sora...”
“Yamato, come lo svolgeresti un tema del genere? Dico sul serio.”
C’è un tono di supplica, forse. Cos’è,
Sora, forse credevi che il tuo desiderio
corrispondesse col suo?
“E va bene...”
Yamato sembra concentrarsi.
L’ espressione della ragazza si
addolcisce.”
“Partirei con la radice della parola
desiderio.”
“Ottimo inizio.”
“De-sidereus,
dunque. Mancanza di una stella. L’aspirare ad una stella. In pratica,
desiderare è volere ardentemente una stella.”
“Un sillogismo che non fa una grinza”
Sorride, lei.
Lui deglutisce nervoso.
Questo discorso può portare a diverse
conclusioni.
“Quindi, in sostanza, se le si chiedesse di esprimere un desiderio, lei cosa direbbe?
Che non ne ha?”
Yamato abbassa gli occhi, reo d’essersi macchiato di una colpa ancora
indistinta.
Non può certo svelarle che un desiderio
ce l’ha, ora.
Che la sua stella è lei.
Ma poi, perché non può?
“Avanti!”
“Direi che sono a posto così. Che se non ho desideri,
è perché sono felice così, davvero.”
“Non vuole nemmeno la pace nel mondo?”
“Non sono certo ad un concorso di bellezza!”
Sora finge di togliersi degli ipotetici occhiali e si alza dal tavolo.
Per uno strano sviluppo inconscio,
Yamato fa lo stesso.
“Scusami, è
tardi. Devo scappare.”
“Ma...”
“Davvero, non posso.”
Sembra ferita, ma cos’ha combinato Yamato?
“Ti prego, aiutami!”
“Ma come mai ti è venuto questo istinto da donna delle
pulizie?”
“Quale istinto, è che mio padre mi ha dato un ultimatum!”
“E va bene, ti aiuterò! Magari ti farò vedere una cosa interessante che ho ritrovato un paio di giorni fa!”
“Cosa?”
“Un mio vecchio tema sui desideri”
“Sora”
Riesce ad acchiapparla prima che possa fuggire.
“Sì?”
“Non...non
direi solo che sono felice così. Direi che c’è una stella nella mia vita, che è
tanto irraggiungibile da sembrare irreale, ma che illumina i miei sogni con
tale forza che sembra che tutto rifulga, che mi è sempre vicina...Direi, direi questo.”
Sora sorride distante.
“Ti metterei il voto più alto possibile”sussurra
con voce spezzata.“Ora vai a vedere sul tavolo in cucina.”
“Non te ne andare”
“Devo proprio. A domani, Yamato.”
La sua stella si sta eclissando per oggi, lanciandogli fugace un ultimo saluto,
per poter brillare altrove.
Lui si precipita in casa, cercando
frenetico quel qualcosa che lei gli ha lasciato.
È un foglio.
Il suo tema.
E Yamato che se n’era scordato,
che lei dovesse fargli vedere il suo tema da bambina.
-Esprimi un desiderio-
“Tu cos’hai scritto nel tema, Sora? Io che vorrei un nuovo
pallone da calcio!”
“Sei sempre il solito, Taichi! Io ho scritto che vorrei essere il desiderio di
qualcuno.”
“Devi trasformarti in una stella cadente?”
“Ma certo che no!”
“Ah bè, purché non si tratti di quell’antipatico
di Kohi!”
“Non ho ancora trovato quel qualcuno, Taichi. Ma quando accadrà te lo dirò!”
Yamato legge con infinita dolcezza
quelle infantili parole, scorrendo quel ruvido foglio ingiallito.
“Io ho tanti desideri. Desidero che la mia mamma sia più felice,
che mio padre sia più presente, che Taichi la smetta di mangiare tanta
cioccolata all’insaputa di sua mamma, che la mia amica
Hikari non si ammali ancora...
Però c’è un desiderio più forte.
Vorrei, quando sarò grande, essere il desiderio di qualcuno, in
modo che io per quel qualcuno sia tutto. Che mi chiami stella, che possa star male quando io sto male, che vedendo il cielo si ricordi di
me...
Ma forse sono una bambina troppo romantica...!”
Da questo punto in poi la scrittura
cambia, e fa posto ad una grafia più matura, chiara e sensibile.
“Ora quel qualcuno l’ho trovato. Ed
ho un solo unico desiderio...Essere il tuo desiderio, Yamato.”
Yamato sorride, rimproverandosi
mentalmente per la sua cecità.
Non sarà facile rivedersi l’indomani,
non alla luce di queste dichiarazioni velate.
Ma lui sa già cosa deve fare.
Imbraccia la chitarra, cominciando a
buttare giù accordi ed armonie.
La sua prossima canzone s’intitolerà “Make a Wish”.
E sarà dedicata alla sua stella.
L’unica che sia degna di essere
chiamata così.
L’unica per cui
stia male quando lei sta male.
L’unica che gli ricordi quella pallida luna e quel cielo stellato.
L’unica...Che sia il suo più ardente
desiderio.
Oddeu genteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!^^
Questa oneshottina non so da dov’è
venuta, forse dallo splendido commento di Benigni del V canto dell’Inferno, da cui ho preso l’etimo della parola desiderio(a
questo proposito, piccola digressione...Sappiate che questo discorso del legame
etimologico tra “stella” e “desiderio”esiste anche in giapponese! Infatti, “hoshi” vuol dire stella,
“hoshii” desiderare!^^), forse la voglia di un po’ di
sano Sorato...E per festeggiare i miei 2 anni qui! 3
marzo 2006, sembra passata una vita...=,)
Pensavate -speravate- che dopo due anni io mi fossi stufata, eh? E invece no!
Perché ho ancora più voglia di fare di quanta ne
possiate immaginare!XD
Questa è dedicata alle mie personali stelline: Sora89(in special modo a te teso, perché
2 anni fa è cominciata anche la nostra amicizia!), DarkSelene89Noemi, Sae, Memi,
DenaDena, Shun, Kari89 e
Kalie...Vi
voglio troppo bene!!**
E’ un po’ mielosa come ficcy, ma che ci volete
fare...Aaaaaaah l’amour!(EH! Ampia digressione che è
meglio lasciar serrata!)
Ihih...A presto!! E...Grazie a tutti per tutto!!**
HikariKanna