9. American Idiot
(Mark)
Il giorno dopo, di pomeriggio, ci ritrovammo davanti proprio ad una merdata.
C'era della merda d'uccello nel bicchiere di Brandon.
E voleva berci lo stesso!
Quella era la cosa di merda, stando in tema.
Faceva schifo.
E niente, bevve lo stesso, sputando poi tutto.
Ce ne voleva di coraggio!
Arrivò Billie e mi sorrise, come minimo perchè avevo su la maglia dell'Adeline, la sua marca.
Alla sera avrebbero dovuto suonare i Jimmy Eat World e, verso la fine, i Kut U Up salirono sul palco e riempirono loro di brillantini.
Risi un po'.
Non c'erano persone più coglione di loro.
Anche a Pittsburgh rimase il nostro segno.
A cominciare da Billie.
Salì sulle scale e poi si appese al lampadario.
Dondolò un po' e poi si ridiede la spinta.
Cadde, alla fine.
E con il lampadario in mano.
Poi lo vidi andarsene per il corridoio con in mano quello.
L'aveva fatta grossa.
Una settimana dopo eravamo a New York.
A pranzo stupii tutti facendo saltare del cibo e poi prendendolo al volo con la forchetta.
Modestia a parte.
Quattro giorni dopo ci spostammo a Saratoga, per poi spostarci a Toronto, tre giorni dopo.
Lì ne combinammo di tutti i colori.
-Possiamo marchiarti?- chiese Billie a Chris, una sera.
-No-
-Dai- cercò di convincerlo.
-Okay, ma non fatemi male-
Lo seguì e lo portò da noi.
Prendemmo l'asta di ferro e la scaldammo con gli accendini.
Quando fu calda abbastanza, marchiammo Chris sul culo.
Si mise a correre giù per le scale con i pantaloni abbassati e si mise ad urlare per il male.
Quando gli fu passato, ritornò su a farci vedere il nostro 'lavoro', più che altro il disastro che avevamo combinato.
Appena Billie vide la marchiatura esclamò un: -Porca puttana!-, e per farsi perdonare gli diede un bacio sulla fronte e lo abbracciò.
-Zio Billie- disse scherzando.
Prossima tappa: Indianopolis.