Non so quando sono nato, ricordo vagamente i miei genitori, li vidi di striscio. Per esser precisi vidi solo quella che potrebbe dirsi mia madre. Subito delle mani esperte mi infagottarono e venni portato a Rimini, nella reggia di un ricco signore. Mi pareva un posto enorme. Non ero solo e non me la passavo male: avevo un mio spazio sempre pulito, le mie vesti non sono mai state ricoperte da polvere e per sdebitarmi facevo ciò che mi riusciva meglio: raccontare una storia. Ne conoscevo solo una ma pareva piacesse al mio signore. Aveva particolarmente affascinato la sua nuova moglie, una certa Francesca se non erro. Un bel giorno decise di conoscere questa storia, si sedette lì nella biblioteca di casa assieme a suo cognato, Paolo, ed insieme iniziarono questa avventura. Perché dovete sapere che ogni storia può far viaggiare, ma solo col pensiero. Arrivammo ad un certo punto della vicenda, quando i due protagonisti si scambiarono un tenero bacio, e loro, giovani sciocchi, smisero di usare la mente e l'immaginazione e fecero ciò che la storia narrava. Da quel giorno io sono qui, in pensiero, chiuso nella biblioteca a sperare che quei due non facciano nulla di sconsiderato: temo sia nato un amore vero da uno inesistente e qualcosa mi dice che sarebbe stato meglio se ciò non fosse avvenuto. Ma ecco, la porta rimasta chiusa così a lungo si riapre e vedo il padrone di casa che avanza. Le sue vesti sono macchiate di un liquido purpureo, quasi nero; il suo passo è un po' ciondolante. Mi scorge, sono a terra, disteso. Mi solleva come niente, mi osserva, sghignazza, mi chiude e mi ripone nel mio posticino sullo scaffale dei romanzi, lì di fianco alla porta, ed esce. Riposate, se non in pace, almeno assieme, incauti lettori, Paolo e Francesca. (Nota: se ci sono errori fatemi sapere ^^' un grazie a chiunque legga!)