Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: I Fiori del Male    28/08/2013    2 recensioni
"Io so di cosa sei capace Peeta, ma so che non lo farai. So cosa farai per lei."
Un piccolissimo Peeta's Pov tutto per voi.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PEETA’S HUNGER GAMES

 
Nel silenzio glaciale che avvolge il Prato si sente solo il rimestio della mano di Effie Trinket nella boccia di vetro contenente i nomi delle ragazze del distretto 12. È un rumore implacabile, pari a una tortura per le nostre orecchie, sensibili, attente a captare qualsiasi suono possa segnare la nostra fine in questo mondo.

Mi chiedo se Effie si stia divertendo, se questo cerimoniale, fin da quando le è stato affidato il nostro distretto, la soddisfi sul serio ogni volta. Mi chiedo che cosa passi per la testa di quella donna ogni mattina, appena sveglia. Mi chiedo se le venga mai da pensare a tutti gli innocenti che il suo adorato sistema ha mandato al macello sotto gli occhi di tutti.

Mi chiedo cosa ci penso a fare.

Mi rispondo che è per non pensare a quel che potrebbe capitare a lei.

Volto la testa alla mia destra, dove tutte le ragazze sono riunite in attesa, come noi. Ci sono ragazze che piangono in silenzio ancor prima di sapere se verranno scelte o meno, altre che si stringono a vicenda per farsi coraggio, mentre alcune tremano in solitudine, e in mezzo a quelle ragazze c’è anche lei. Katniss. Solo che lei non trema, ne piange. Katniss guarda il palazzo di giustizia come a volerlo distruggere solo con lo sguardo, il volto teso come una corda di violino.

Il rimestio si arresta all’improvviso e tutti noi volgiamo lo sguardo a Effie, che srotola il minuscolo pezzetto di carta con gesti lenti e affettati, quasi fosse una persona che ti ha fatto un regalo ed esita a mostrartelo. E che bel regalo.

“Primrose Everdeen”

Si sente un leggero scalpiccio, mentre le ragazze a torno a lei si fanno da parte per lasciarla passare. È la sorella di Katniss. Molte non la guardano, fanno come se non esistesse, e in un certo senso, non vorrei pensarlo ma mi viene inevitabilmente in mente che è vero, perché con ogni probabilità non uscirà viva dall’arena. A questo pensiero un nodo mi stringe lo stomaco.

Si sentono passi più veloci, un altro varco si apre tra le ragazze, e io non ho bisogno di guardare, o forse non voglio farlo, perché so che Katniss è uscita dal gruppo, perché so cosa farà ora.

Volto la testa dal lato opposto e chiudo gli occhi, stringendoli forte come stringo i pugni, conficcandomi le unghie nei palmi. Un attimo dopo sento la voce di Katniss urlare.

“Mi offro volontaria come tributo!”

Di nuovo il silenzio assoluto. Allora alzo di nuovo lo sguardo e la vedo salire sul palco, lentamente, lo sguardo duro e colmo di disprezzo su Effie e sulla sua mano tesa da sopra il palco, sul suo sorriso forzato, sulle sue chiacchiere inutili. Effie Trinket chiede un applauso per lei ma questo non arriva. Invece tutti si portano le tre dita centrali della mano sinistra alle labbra e le alzano in cielo. Il saluto funebre. Io non glielo rivolgo, sarebbe come dirle che è già morta, quando desidero con tutto me stesso che viva. Continuo invece a fissarla, chiedendomi come faccia ad essere così, perché vederla lassù mi distrugge.

Il rimestio ricomincia. Effie estrae un altro biglietto e quasi non sento il mio nome echeggiare nel silenzio, ma quella stupida donna mi fissa, i miei amici si sono allontanati da me, e Katniss mi sta guardando.

Paradossalmente, non sono per me stesso le lacrime che sto tentando, invano, di trattenere.

Piango dopo, nella stanza all’interno del palazzo di giustizia, quando mia madre, mio padre e i miei fratelli fanno il loro ingresso, scortati da un pacificatore che da loro cinque minuti esatti di tempo. Cosa mai si può dire, in cinque minuti? Vorrei chiedergli, ma so che è inutile. I primi sono i miei fratelli. Mi abbracciano stretto, dandomi grandi pacche sulle spalle, e non dicono nulla, proprio come mi aspetto. Mia madre mi sfiora una guancia con la mano in un gesto affettuoso che non mi ha mai riservato, ma le sue parole sono implacabili.

“quest’anno, il distretto 12 potrebbe avere un vincitore. È una tosta, quella.”

Non rispondo, lascio che il mio cuore vada in frantumi, anche quando mio padre si pone tra noi, lanciando a mia madre l’occhiata più colma di disprezzo che io abbia mai visto. Metto a fuoco le sue mani, che mi stringono le spalle, sento a malapena il calore che dovrebbero diffondere e il suo odore di pane mi avvolge completamente.

“io so di cosa sei capace, Peeta, ma so che non lo farai. So cosa farai per lei.”

Mi abbraccia, stretto tanto da soffocarmi quasi, e rispondo a quella stretta, grato di aver avuto a questo mondo una persona che mi comprendesse sul serio. Ci sussurriamo un addio. Un pacificatore entra d’improvviso, portando via da me, con loro, tutto tranne la convinzione che Katniss Everdeen uscirà viva da questi Hunger Games, tutto tranne la volontà di sacrificare questa mia inutile vita per la sua salvezza.

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: I Fiori del Male