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Autore: Lalani    03/03/2008    2 recensioni
"Guarda, Panda-jiji!!Non sono bellissime le stelle?" "Kaa-san, non trovi che siano meravigliose, le stelle?" Entrambi avrebbero voluto vedere stelle candide e luminose. Entrambi avrebbero voluto avere una vita costellata di paicere. Ma il destino distrugge le vite. O le unisce. [OneShot][LaviCho]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stars


“Guarda, Panda-jiji!” esclamò un bimbo dai folti capelli color rubino, saltando eccitato.
Il vecchio che stava riposando al suo fianco aprì di malavoglia le stanche palpebre nere, scrutando torvo il ragazzino e il suo unico occhio di smeraldo che scintillava nella pallida oscurità delle montagne.
“Non sono bellissime le stelle?” chiese il bimbo entusiasta allungando la manina come a volerle salutare.
“Lavi, ci sono tutte le notti: perchè proprio adesso devi seccarmi con i tuoi stupidi commenti?” sbottò scorbutico il vecchio Bookman, che di certo non anteponeva i suoi ragionamenti sulla situazione mondiale alle torbide fantasie del suo giovane erede.
Lavi si voltò, sorridendo.
“Panda!” cominciò il bimbo con aria cospiratrice e curiosa “Secondo te vedrò mai una stella da vicino?Con tutte le sue cinque punte?E magari” continuò estasiato sorridendo “mi si poggerebbe sulla mano come una farfalla!” concluse rimirando il cielo, come ad accarezzare con la sua unica iride le stelle cucite nell’occhio della notte.
Prima di essere colpito dal pungo raggrinzito ma non certo delicato di Bookman.
“Baka! Piantala di sognare o ti farò ricopiare la Bibbia per la” contò rapidamente stringendo gli occhi “diciottesima volta, ragazzino ingrato!”.
“E va bene!” gemette il bimbo mentre si ristendeva, pettinandosi meticolosamente i ciuffi carmini.
In fondo, lui era l’erede di Bookaman.
Eppure, Lavi(non Bookman) rimase tutta la notte a rimirare le stelle perlacee come lacrime opache, adornate dai venti freschi delle Alpi e dal mite russare del Panda.

“Kaa-san, non trovi che siano bellissime?”
Il mormorio dolce di una ragazza sembrava il canto di una principessa innamorata.
La giovane donna sorrise e i suoi occhi fulvi si unirono a quelli della figlia per guardare il cielo nero, trapuntato di stelle.
Due occhi fulvi molto opachi, traballanti nel bianco.
“Certo che lo sono, Yumi tesoro” sussurrò spenta, sorridendo lievemente.
La figlia perse l’aria fanciullesca e si voltò a guardare le guance incavate della madre.
Preoccupazione e paura vagavano nel suo animo troppo giovane.
“Per farti stare meglio mamma farei di tutto, ti porterei anche una stella, se potesse servire!” balbettò triste, il tremolio della labbra era il preludio del dolore.
La madre sorrise, stesa sotto pesanti coperte, nonostante l’aria tiepida.
“Tutto, tesoro?Allora sii felice per sempre” mormorò pacata.
Vivi, bambina.
Come tuo padre non ha potuto fare.
Come io non posso fare.
Yumi rise candidamente e la madre la imitò: ammirava la forza della figlia, così giovane e ma bella nei suoi capelli castagna e le sue guance lattee, che la sosteneva in una lotta senza vittorie.
A Yumi invece piaceva moltissimo il nome della madre, quanto le sarebbe piaciuto essere stata battezzata come lei.
Avrebbe pagato per avere quel nome.
Pagherei qualsiasi prezzo mamma, per farti guarire.
“Secondo te potrò mai vedere una stella da vicino?Sfiorare con le dita il suo candore?” chiese Yumi con gli occhi scintillanti.
La donna sospirò: lei, probabilmente, le avrebbe raggiunte presto e avrebbe potuto giocarci e saltare nella loro luce.
“Bè, per il momento tesoro, puoi accontentarti delle lucciole” mormorò ridendo, mentre Yumi saltava in piedi come se fosse stata punta e cominciava a correre dietro a quelle pallette luminose, guardiani della campagna, che si erano avvicinate alla loro finestra in quella notte afosa e magica.
“Vivi, Yumi” penso la madre rimirando una parte di sé che giocava nel cortile infinto “tu che puoi ancora farlo”.
Poi la donna chiuse gli occhi.

Lavi aveva sempre creduto che le stelle fossero luminose e bianche, allegre nel loro scuro paradiso che era la notte.
Ma la prima stella che aveva toccato era nera, ammantata di morte, sulla fronte di Chomesuke.

La stella che sfiorava non era come quelle del cielo, quelle che sognava da piccola.
Però poteva toccarla, con quelle enormi mani da mostro.
Da demone.
E poteva guardarsi il viso, pallido ma sontuoso, un fisico snello che non conosceva.
“Chomesuke!”
Alzò gli occhi e incontro quelli smeraldini del simpatico ragazzo che aveva incrociato tra le onde del mare.
Quello che le aveva dato un soprannome dal suono dolce, come un battito di farfalla.
Quello a cui, nonostante tutto, aveva riposto la sua fiducia e la sua amicizia.
Poteva, lei(loro) come Akuma?
Poteva avere un cuore?
“Chomesuke, come stai?Che ti succede?” ancora esclamazioni per quell’interruzione dolorosa, per l’ordine del suo padrone.
 Del conte. Che la chiamava.
Chomesuke…Yumi…
Sachiko…
Chi sono io?Qual è il mio vero nome?
Hai visto mamma?Ora ho anche il tuo nome.
Ho fatto di tutto per tenerti in vita.
Ho pagato il prezzo.
Un milione di stelle nere stavano raggiungendo Edo.
Anime perse cercavano un’effimera pace.
Mentre le stelle luminose riposavano nel cielo, la loro casa.
Anch’io un giorno sarò degna di regnare lassù?

Scintille violette e fischi.
Questo spettacolo si prostrava davanti agli occhi di Lavi, sulla schiena di Chomesuke, contro l’enorme Akuma dagli occhi dolci.
Si sentiva male.
Il cielo di Edo era nero.
“Ora, Lavi!”
L’esclamazione di Cho risvegliò Bookman Junior, che si lanciò nel vuoto, seguito da Krory e dal Panda, ad attaccare il demone.
“Cho!” esclamò all’improvviso il ragazzo voltando il viso ferito e gli occhi spaventati verso il basso: lo sgargiante Akuma dal volto gentile stava precipitando.
Un sorrise, su un volto dannato.
“Combatti, Lavi, io sono felice. Non ti fermare”.
Un ultimo urlo e un esplosione accecante, mentre l’Akuma spariva come una stella cadente.
“Chomesuke!!” ululò il ragazzo, fuori di sé.
La stella cadente nera era sparita, fulgida come le sue gemelle bianche.
Avrebbe voluto esprimere un desiderio, Lavi.
Ma tanto non si sarebbe realizzato.
“Non è il momento di piangere, Lavi!”
L’urlo del Panda lo risvegliò di nuovo, come da un incubo.
Si morse il labbro.
Era Bookman, non Lavi.
Ma non si sentiva altro che un ragazzo furioso( non si sentiva altro che Lavi), quando infranse un’altra stella nera sulla testa del demone.

Viva e morta.
Madre e figlia.
Ecco il mostro che era diventata.
Eppure le due anime ora si tenevano per mano nel cielo luminoso, lontano da Edo.
Forse Sachiko e Yumi avrebbero visto le stelle candide.
Forse  avrebbero rivisto gli occhi del marito e del padre.
Uno sfarfallio di smeraldo.
Però, Lavi, sei tu che mi hai salvato.
Che ci hai salvato.
Grazie.




Nota1= 1.022 parole: fic corta, scritta di getto su una coppia che volevo troppo scrivere!! Mi piacciono un sacco, quei due, non so perché!(a dire il vero mi basta la presenza di Lavi…XD)Non  ha pretese, potevo scriverci qualcosa di lungo ma in questo periodo tendo ad accorciare tutto!!

Nota2=Allora, un po’ di delucidazioni: la storia madre/figlia è di mia interpretazione…una figlia sola e disperata(ovvero il corpo fisico di Cho) richiama l’anima della madre, Sachiko, e si fondono assieme, per creare un mostro. Mi sa che scriverò qualcosa sulla psicologia degli Akuma: due anime in un corpo soloO_O…ho voluto delineare la confusione di due anime assieme, di una madre e di una figlia che devono condividere un'unica mente....E in Lavi trovano un amico, un’ombra di un padre/amore/marito che le aiuta molto…

Nota3= finalmente posso ringraziare le autrici delle recensioni!*_*
Miyuk: grazie per i tuoi consigli, in realtà ho usato le descrizioni forzate perché in altri fandom apprezzavano questo stile…Se leggerai questa fic, noterai che ho cercato di moderarmi^_^Grazie ancora!!
Kodamy: *_* che gioia, io sono una tua grandissima fan!!Nel mio nick Mikoto sei tra i preferiti!!Grazie mille per il tuo commento!!!

Grazie per la vostra attenzione,
LaLa
  
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