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Autore: iwashere    28/08/2013    2 recensioni
Reaction!fic alla 3x11, incentrata sui sacrifici di Allison, Stiles e Scott e sui loro rispettivi genitori rapiti.
Perché qualcosa devono averlo sentito, perché un genitore sa sempre se stai male.
Dalla storia:
"Era stato Stiles, un giorno, a dire che perdere un membro della tua famiglia era come perdere un arto. "
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allison Argent, Melissa McCall, Sceriffo Stilinsky, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere: Angst, introspettivo, sentimentale.
Avvertimenti: Nessuno.
Rating: Verde.
Parole: 1963.
Note D’autore: Reaction!fic alla 3x11, basata principalmente sulla mia idea/convinzione che i genitori dei nostri tre eroi, abbiano sentito qualcosa mentre erano nel Nemeton. Per il resto ci vediamo alla fine.
Note di betaggio: L’adorabile Sara che mi ha salvato betando la storia per me. <3
Disclaimer: Teen Wolf non mi appartiene, mio malgrado.


 

Sarà come una specie di oscurità.
Credevo di essere pronta a tutto, come solo gli Argent sanno essere.
Invece, tocco l’acqua gelida e vorrei solo scoppiare a piangere, perché mio padre è sparito, rapito, e io non ho idea di dove sia. E io sto per morire.
Morire per lui è un ottimo motivo per andarsene. Credevo che dopo la morte della mamma niente sarebbe più potuto essere normale, per me. E invece lui non aveva desistito nemmeno un secondo dal suo intento di farmi dimenticare che siamo una famiglia di cacciatori.
Forse se gli avessi detto subito che non c’ero mai uscita, da questo mondo, adesso la situazione sarebbe diversa. Magari adesso lui sarebbe con me, e non avrei bisogno di essere spinta dentro una vasca per affogare.
Nonostante tutto però, morirò solo per un breve lasso di tempo.
Perché tornerò indietro per lui - per te, papà. Mi aggrapperò al tuo ricordo, al tuo primo proiettile d’argento, e sarò viva di nuovo, te lo prometto.
“Ti voglio bene.”

 

Allison sussurra a suo padre un’ultima volta,
prima di respirare ghiaccio e morte.


 



 

“Vediamo se va bene per attirarli.”
Si sta ordinando di non sperare. Perché quando sei segregato nel mezzo del nulla e sei un Argent, pensare che possa finire bene renderà tutto solamente più arduo.
Ha un asso nella manica, letteralmente, ed usarlo significa che non ha davvero idea di cos’altro fare. Ha esaurito i piani di riserva, lui che ha sempre avuto tutto sotto controllo.
C’è silenzio, nel Nemeton.
A Chris, il silenzio era sempre piaciuto. Quando andava in giro per i boschi a caccia o quando era sera e stava sul divano con sua moglie, gli dava un senso di sicurezza e la capacità di osservare le situazioni come se tutto gli fosse estraneo.
L’unico silenzio che non aveva mai amato, prima di quello in cui si ritrova ora, era quello in cui si era chiusa Allison. Non gli aveva parlato per settimane, preferendo la compagnia velenosa di suo nonno. Aveva sofferto, senza sentire la voce di sua figlia, proprio come soffriva ora a sapere in quale problema l’aveva cacciata, sacrificandosi a Jennifer e non avendo un modo per salvarsi.
Poi, nel silenzio, Chris sente qualcosa dentro di sé che si spezza, e all’inizio crede sia un osso. Devo essermi mosso troppo mentre cercavo l’emittente e le corde devono aver stretto troppo su qualche arto, pensa, ingenuo.
E mente a sé stesso, anche, perché sa che non è così. Quello che si spezza, è il filo che lo lega ad Allison, come se il suo corpo sapesse prima di tutti che la sua bambina sta facendo qualcosa di sbagliato. E vorrebbe liberarsi e andare a salvarla, ma non ci riesce, bloccato in quel luogo sacro e assassino, lontano da lei.
Lo sente ancora, questa volta più forte, come se qualcuno l’avesse preso per le spalle da dietro e poi avesse spinto in avanti con una forza sovraumana facendo leva sulla schiena, staccandogli entrambe le braccia.
Ed è assurdo sentirsi così, perché l’unico dolore comparabile a questo è stato quello della scomparsa di sua moglie, e Allison non può essere morta.
Non può, perché Chris si sta aggrappando disperatamente a lei per non morire.


 



 

Qualcuno in grado di riportavi indietro.
Ho sempre voluto essere un eroe. Da piccolo fingevo di essere Superman, un asciugamano legato al collo e il pugno alzato, pronto a combattere i cattivi proprio come faceva mio padre. Senza paura e disponibile ad aiutare chi ne aveva bisogno.
La realtà? La realtà è che non sono mai stato così, nemmeno un giorno.
Mi sono sempre considerato inutile e poco coraggioso. In grado soltanto di nascondermi dietro la mia corazza di sarcasmo ed ironia per impedire agli altri di colpire i miei punti deboli.
Oggi, con il senno di poi, forse un paio di azioni eroiche me le riconosco. Evitare che Lydia fosse uccisa da Peter. Fermare Scott dal togliersi la vita. Salvare mio padre da un casino in cui sono stato io a metterlo.
A volte ci penso, al fatto che se non avessi chiesto a Scott di andare in quel bosco, quella notte, niente di tutto questo sarebbe successo.
Ora, probabilmente, sarei a casa ad aspettare mio padre che rientra dal turno serale.
Adesso, invece, sono in una vasca piena di ghiaccio ed erbe – Deaton ha pensato ad ogni particolare, così l’acqua che ci ucciderà almeno avrà un buon sapore – a sacrificare la mia vita per risparmiare quella del mio unico genitore rimasto.
Non posso perdere anche te, papà.
E mentre Lydia mi spinge la testa sotto il livello dell’acqua, credo di capire cosa intendeva il dottore. Penso che non sarà Lydia a portarmi indietro alla vita - e Dio solo sa quanto vorrei che lo facesse – ma sarai tu papà.
“Sii orgoglioso di me, ti prego, perché muoio da eroe.”
 

Stiles chiede a suo padre un’ultima cosa,
prima di spegnere l’istinto di sopravvivenza e morire.


 



 

“Stiles era con Claudia quando è morta, io no.”
Raccontare questa storia fa ancora male, come quando dopo due giorni dalla scomparsa di sua moglie aveva dovuto chiamare tutti i vari parenti.
Da quel giorno Stiles aveva avuto attacchi di panico troppo spesso per i suoi gusti, eppure non riusciva mai a capire come evitarli o arginarli. In quei casi solo Scott era in grado di far respirare suo figlio.
Mentre guarda Chris trafficare con la manica della sua giacca, si chiede se riuscirà mai a vedere suo figlio di nuovo e dirgli tutto ciò che aveva paura ad ammettere. Si chiede se riuscirà a dirgli che gli crede, che l’ha sempre fatto, che non gli interessa se non è titolare nella squadra di lacrosse se in cambio è la mente di un branco di licantropi. Non che questo lo faccia sentire più sicuro e meno preoccupato, ma tutti quei ragazzi contano su Stiles, e lui non è mai sentito più fiero di lui.
Appena la frase prende forma nella sua mente, come un perfido meccanismo di causa ed effetto, lo sceriffo non si sente più le gambe. Dura soltanto un eterno e lunghissimo attimo, ma è più che sicuro che non sia colpa della sua ferita che sanguina copiosamente da ormai due giorni. È esattamente come quella notte, quando guidato da un istinto sovrannaturale e che suonava molto come la voce di sua moglie aveva trovato Stiles in mezzo ad una foresta, alla ricerca insensata di un cadavere.
E si chiede cosa stia facendo adesso, suo figlio, perché la voce di Claudia non si sente, ma nel suo profondo lui sa che sta prendendo una decisione drastica. È sempre stato così, Stiles, o tutto o niente.
Le gambe tornano a muoversi, ma è come se non gli appartenessero davvero, non del tutto. Come se fossero protesi, a sostituire la perdita delle sue, entrambe.
Era stato Stiles, un giorno, a dire che perdere un membro della tua famiglia era come perdere un arto. Lo ricorda perché lo aveva immediatamente collegato alla morte di sua moglie. Ne era uscito distrutto, ma in qualche modo – ferite aperte e cicatrici ingombranti sparse per tutto il corpo – ne era uscito. Questa volta è amplificato, gli sembra che sia sedici volte più orribile. Sedici come gli anni di suo figlio, del suo ragazzo, del suo orgoglio.
Allora si ripete che Stiles non può essere morto, semplicemente perché non gli ha ancora detto quanto sia fiero di lui.


 



 

Lo sentirete sempre, anche se non potrete vederlo.
Continuo a pensare alle parole di Deaton, come se quelle potessero funzionare da ancora, come un tempo faceva Allison durante la luna piena. Come adesso dovranno essere le mani del mio stesso capo, che dovrà sfruttare la nostra connessione per riportarmi in vita.
Sembra quasi che lui sia sicuro di riuscire a farci tornare tutti vivi. Non credo di riuscire ad essere così ottimista, non adesso che mia madre è stata rapita.
Mi ricordo ancora di come mi sono sentito quando mi ha visto la prima volta, del puro terrore che potevo scorgere nei suoi occhi neri e profondi come i miei. Diceva sempre che era una delle tante cose che avevo preso da lei.
Avrei dovuto capirlo prima, che rivelarle la verità su di me avrebbe avuto delle conseguenze. Mi ero illuso ingenuamente che fosse intoccabile, semplicemente perché è mia madre. È tutta la mia famiglia, e io senza di lei mi sento perso, completamente.
Non so cosa sto facendo, mamma, davvero non lo so.
Però, se tutto questo non funzionasse, perdonami se ho rotto l’orologio a cui tieni tanto. Anche dopo che papà è andato via, lo tenevi sempre nel cassetto del comodino vicino al letto, probabilmente come monito di ciò che ti era capitato. Mio padre ci aveva distrutti, e tu sei riuscita a rimetterci a posto, come hai fatto anche quella volta con la cornice in salotto, che avevo fatto cadere. Eri riuscita a farmi capire che non era stata colpa mia, che io andavo bene così. E io, dopo essere diventato un licantropo senza nemmeno chiederti il permesso – me lo perdonerai mai, mamma? – ora sono anche capace di farti rapire per essere sacrificato ad un druido fuori dai binari.
Ma lo sistemerò, mamma, perché ho promesso di essere un figlio migliore, ed è quello che farò.
“Mi dispiace.”
 

Scott si scusa con sua madre un’ultima volta,
prima di ritrarre gli artigli e morire da umano.

 
 



 

“E quello cos’è?”
E davvero, vorrebbe non sembrare così poco ottimista e ricevere quello sguardo dal signor Argent. Possibile che loro due si siano incontrati solo in caso di pericolo? I loro figli si frequentavano, e non sono mai andati a cena tutti assieme. Un’altra delle cose inspiegabili sulla infinita lista di Melissa McCall.
Da quando è legata a quella colonna, ha pensato un’infinità di volte di smettere di sperare e basta. Di spegnare il suo pensiero positivo, perché sono rinchiusi lì da giorni, e questa volta Scott non è nell’altra stanza pronto a ringhiare contro Gerard e quell’enorme lucertola.
Suo figlio le ha salvato la vita molte volte, da quando è diventato un licantropo. Ma lo faceva anche prima, quando era un adolescente con problemi nei corsi e un migliore amico che si introduceva a casa loro.
Scott le salvava la vita ogni giorno, semplicemente scendendo per colazione in ritardo o portandole la cena in ospedale, perché era l’unico appiglio che la sosteneva dopo il divorzio. Non l’aveva mai ammesso, Melissa, ma suo figlio era tutto – lo era sempre stato, e adesso si ritrova a pensare che avrebbe dovuto dirglielo più spesso.
La signora McCall, facendo l’infermiera, di dolore ne vede tutti i giorni. Persone gravemente ferite o con malattie che distruggono, ma non ha mai sentito un fitta al cuore così grave.
Come se il suo organo vitale più importante avesse deciso autonomamente di smettere di battere e di pompare sangue nelle altre terminazioni del suo corpo.
Melissa McCall si sente un pezzo di ghiaccio, e non c’è una spiegazione medica a quello, perché nonostante il posto malandato e le ferite riportate, quel dolore è la sua anima che si ribella, decisa a non farsi strappare via il suo pezzo più importante.
È la stessa sensazione che sentiva quando non parlava a Scott per via del suo essere un licantropo. E non ha il minimo senso, perché un dolore del genere non può provarlo ora, se suo figlio è al sicuro.
E si dà della stupida, perché Scott farebbe di tutto per lei, e viceversa.
Ma non può davvero essere arrivato a morire, e tra l’altro per qualche strano motivo che lei non riesce a cogliere; suo figlio non può essere morto e basta.
Perché Scott è tutto, è non gliel’ha mai detto, così come non gli ha mai detto che è il figlio migliore che possa desiderare.

 

* - * - *


Ebbene, questa è la mia prima storia su Teen Wolf, quindi ogni tipo di commento/critica/recensione è più che ben accetta.
Fatevi sotto e siate spietati, mi raccomando! :)
 
Tatiana.

   
 
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