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Autore: Longview    28/08/2013    3 recensioni
Dal primo capitolo:
"La notte non dormo, gli incubi hanno ripreso a tormentarmi e spesso piango. Mi sento in disaccordo con me stesso, la mia vita sta andando di male in peggio da quando i Giochi sono terminati.
Prima credevo di essere forte, ero sicuro che sarebbe stata dura ma che io ce l’avrei fatta comunque, ma ora… beh, ora non ho più niente."

[seguito di Hunger Games]
*Momentaneamente sospesa*
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Jason White, Mike Dirnt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*parte colonna sonora di "2001: Odissea nello spazio"*
Hi guys! Here I am! (E tu chi sei? n.d. tutti) Sono tornata finalmente con il seguito di Hunger Games! Sì, magari vi starete chiedendo il perchè non stia pubblicando questa storia con lo stesso account con il quale avevo pubblicato la prima... beh, il fatto è che ho deciso di creare un account solo per me un po' di tempo fa e, siccome l'altro lo userò (useremo) solo per le ff scritte a quattro mani, ho pensato bene di pubblicare con questo :3
Beh... cavoli, non so che dire! Mi fa strano essere tornata dopo relativamente così poco tempo... però vi devo avvertire che, purtroppo, non so con che frequenza riuscirò ad aggiornare... nel senso, la mia idea è quella di aggiornare una volta alla settimana, ma siccome tra una decina di giorni (sigh) ricomincia la scuola e non so come sarò messa con impegni vari (primo anno di superiori, liceo classico... comprendetemi) non posso garantire la puntualità... poi in più settimana prossima forse vado via qualche giorno, quindi non avrò neanche tempo di scrivere. Insomma, io ci tenevo a pubblicare questo primo capitolo ma, come ho già detto, non posso garantire una scadenza precisa per i prossimi... mi spiace, spiace tanto anche a me ma... non posso fare altrimenti. Scusatemi!
Ora, che ne dite, vi lascio alla lettura? Sì, con un po' di paura però, perchè so già che arrivati alla fine mi vorrete far del male... facciamo che ci vediamo alle recensioni, mh? Se dovete insultarmi o se notate errori o cose del genere (ho riletto il capitolo circa tremila volte, ma so già che ci sarà qualcosa che mi sono lasciata sfuggire o frasi insensate...) fatemi sapere tutto nelle recensioni :3
Ora vi lascio, con l'augurio che questo seguito riesca ad appassionarvi come la prima storia, e che in ogni caso vi piaccia!
Baci,
Longview

p.s. il banner non ho so perchè ho deciso di crearlo, mi piaceva l'idea. Se piace anche a voi, potrei crearli per tutti i capitoli a venire :3









Billie’s P.O.V.

Quanto tempo è passato? Credo due, tre mesi da quando abbiamo vinto gli Hunger Games. E le cose continuano ad andare sempre peggio, almeno per me.

Quando siamo tornati a casa mi sembrava di non poter chiedere di meglio, e inizialmente è stato così: mia madre ha smesso di trattarmi freddamente come al solito, ha addirittura pianto quando mi ha rivisto. L’ho vista finalmente felice dopo tanto tempo. Era entusiasta di riavere indietro suo figlio e di poter vivere in una maniera un po’ più decente.

Perché ci siamo trasferiti nel Villaggio dei Vincitori, un piccolo quartiere non molto lontano da dove abitavamo prima, nel quale alloggiano coloro che hanno vinto i Giochi nel nostro Distretto. Quindi ci siamo io, Matt Shadows e Mike con la sua famiglia.

Ebbene sì, ora sono anche vicino di casa di Mike.

Da quando abbiamo fatto quella specie di discorso non ci siamo più parlati se non per scambiarci qualche convenevole e fare scena durante le interviste o quando c’è stato il Tour dei Vincitori.

Perché, tra le altre cose, poco prima che iniziasse il tour tra i Distretti è venuto a farmi visita il presidente White; inizialmente ho faticato a comprendere il vero motivo per il quale fosse entrato in casa mia quest’uomo dai capelli brizzolati e il portamento regale. Non sapevo neanche chi fosse, prima di allora.

Questo particolare personaggio, che nientemeno è che il “capo” di tutta Capitol City e di conseguenza colui che governa ogni Distretto, mi ha confidato tutto il suo disappunto a riguardo di ciò che mi sono permesso di fare per vincere gli Hunger Games. Inoltre, mi ha vivamente consigliato di far credere alla gente che quello sia stato un gesto dettato dal mio smisurato amore nei confronti di Mike.

Ovvio che non ho potuto fare altrimenti, visto che alla mia vita ci tengo ancora.

Quando poi ho tentato di spiegare la situazione a lui, stranamente ha deciso di stare al gioco. Ma quando le luci si sono abbassate e i riflettori non sono più stati puntati su di noi, siamo tornati ad essere distaccati evitandoci a vicenda.

Poi, che altro dire? Beh, Zacky quando ero appena tornato ha iniziato a passare quanto più tempo poteva con me: ci mancava solo che la sera si addormentasse tra le mie braccia. Però col tempo ha cominciato a farmi varie domande su ciò che era accaduto nell’arena, perché in fondo lui voleva sapere se quello che c’era stato lì dentro tra me e Mike fosse… vero.

A lui non potevo mentire, non me la sentivo, e gli ho raccontato tutto.

Si era subito accigliato, difendeva il ragazzo del pane dicendo che ero stato un ipocrita.

Dopo quello anche il rapporto con Zacky è andato via via scemando, tanto che ora quasi non ci rivolgiamo la parola.

La notte non dormo, gli incubi hanno ripreso a tormentarmi e spesso piango. Mi sento in disaccordo con me stesso, la mia vita sta andando di male in peggio da quando i Giochi sono terminati.

Prima credevo di essere forte, ero sicuro che sarebbe stata dura ma che io ce l’avrei fatta comunque, ma ora… beh, ora non ho più niente.

Più che litigi e urla non sono riuscito a ricavare da quelli a cui voglio bene. Mike e Zacky mi evitano, mia madre dopo le prime settimane di euforia è tornata la stessa di tutti i giorni e… “e” cosa? Chi altro ho, io? Matt, il mio ex mentore, lo vedo oramai ogni giorno, a meno che non sia rinchiuso in casa, ma anche lui ha un atteggiamento ostile nei miei confronti. Non che prima fosse diverso, ma quando gli ho spiegato a grandi linee quello che era successo mi sono beccato una bella lavata di capo.

“Oltre ad aver spezzato il suo cuore, stai mettendo a rischio la tua vita, Billie!! Una rivolta è in corso nel Distretto 11, e sai bene che la scintilla che l’ha fatta scoppiare è stato il tuo gesto!! Se non dimostri di averlo fatto per amore, capisci che ti fanno fuori quelli?! E tra le altre cose, sei stato anche capace di mentire a te stesso! Tu ami quel ragazzo, ma sei troppo orgoglioso per riuscire ad ammetterlo!!”

Tremo ancora al ricordo. Il suo tono di voce non ammetteva repliche, e il suo sguardo era stranamente preoccupato. Ho riflettuto a lungo sulle sue parole, soprattutto quelle che riguardano il mio amore per Mike.

Ma io lo amo? Non lo so, io sono insicuro, ecco perché ho preferito lasciar perdere tra noi due. Anche se fin dal primo momento ho saputo di aver fatto un errore madornale.

Attraverso a testa bassa l’ultimo vicolo che mi separa da casa: alla fine questa passeggiata non è servita a un bel niente, sono ancora più confuso di prima.

Quando arrivo alla piccola piazza attorno alla quale sono disposte le varie abitazioni, noto la porta dei Pritchard aperta e il figlio stravaccato su una sedia all’esterno, a legger chissà quale genere di libro.

Fingo di non averlo visto e allungo il passo, anche se so bene che non gli verrebbe mai in mente di fermarmi e iniziare a parlare da persone civili. O forse mi sbaglio.

-Ehi, Billie-

Potrei anche fare come se non l’avessi sentito, ma con il silenzio che c’è qua attorno sarei poco credibile. Rallento lentamente e mi volto verso di lui, sempre sulla difensiva.

-Ho detto “ehi, Billie”. Non si usa più salutare da queste parti?- chiede strafottente.

-Oh, certo. Ciao Michael!- saluto fingendo contentezza -così ti va bene?-

Mugugna un verso d’assenso prima di tornare con gli occhi sulle pagine del suo libro; quindi io mi appresto ad andarmene, anche perché credo che presto verrà a piovere.

-Ehi, dove scappi? Vieni qua, dai- mi fa cenno con una mano di sedermi lì vicino a lui, su una delle sedie vuote posizionate attorno al piccolo tavolino in legno di loro proprietà.

Facendo spallucce mi siedo, attendendo fin troppo pazientemente. Dopo qualche minuto chiude il volume, probabilmente ha finito il capitolo.
-Come va?- domanda svogliatamente.

-Di sicuro bene prima che ti vedessi- grugnisce dopo questa mia affermazione, evidentemente contrario.

-Come siamo acidi, Armstrong…- in quel preciso istante qualche goccia inizia a cadere dal cielo, destandolo -anche le nuvole sono del mio stesso parere. Forza, vieni dentro o qui ci bagniamo tutti-

-Io veramente vorrei andare…-

-Suvvia, cosa ti costa farmi un po’ di compagnia? Oggi sono solo a casa…- sorride beffardo, e io lo guardo stranito. Cos’è questo cambio repentino? Fino a ieri se poteva mi avrebbe insultato, e ora mi invita a passare del tempo con lui. È strano o pazzo, non ci sono altre spiegazioni… oppure al contrario è ancora completamente innamorato di me.

No… spero di no.

Lo seguo all’interno e noto che, ad esclusione dell’arredamento , è completamente identica a casa mia: un piccolo ingresso a cui collegato un ampio salone con cucinino a vista e sulla sinistra le scale che portano al piano superiore. La vera differenza è che qui l’ambiente sembra molto più luminoso, arioso, mentre da me l’aria è soffocante, mi sento alle strette lì dentro.

Mi siedo su un divanetto di fronte al camino, posto sulla parete affianco alle scale, e attendo che Mike smetta di vagare in giro alla ricerca di non-si-sa-che-cosa.

Alla fine si ferma e mi osserva sollevando un sopracciglio: -Vuoi qualcosa da bere?-

-No- rispondo, forse un po’ troppo frettolosamente, ma in fin dei conti non ho voglia di trattenermi più del dovuto qui.

Mike si siede affianco a me, girato nella mia direzione, e prende a fissarmi. Dopo qualche minuto mi stufo e sbotto: -Cos’hai da guardare??-

-Non saprei Armstrong, adesso non posso neanche più guardare le persone?-

-La smetti di chiamarmi per cognome? È fastidioso-

-Invece secondo me è divertente- sento una nota di spasso nella sua voce, come se realmente si stesse divertendo a prendermi in giro: anche se senza voler essere cattivo.

-E perché mai dovrebbe?- anch’io mi lascio andare, mettendo da parte qualche secondo i miei modi acidi e insensibili.

-Perché sei buffo poi quando ti arrabbi- e per calcare sul fatto, inizia a sghignazzare.

-Ah sì? Io sarei buffo?-

-Sì! Per questo mi piace farti incazzare- va avanti a ridere, e io intanto metto su il broncio. A lui piace farmi incazzare solo perché sono buffo? Non gli credo. Dai, in tre mesi significa che non è mai stato in collera con me? L’ha fatto solo per gioco? Non avrebbe senso. Insomma, il gioco è bello se dura poco, e lui mi vuole far credere che l’ha portato avanti per mesi e mesi senza motivo? Umphf, che mi faccia il piacere.

-Sì, certo- dico, sarcastico.

-E quindi? Questo è tutto ciò che hai da dire? Io ti prendo per il culo e tu non reagisci? Dai, così non c’è più gusto…-

-Il trucco non vale più se conosci già le regole-

-E questo cos’è, una delle tue perle di saggezza?- nuovamente, ricomincia a ridere, facendomi sbuffare e sentire in imbarazzo per le sue prese in giro.

-Ehilà? Non ci credo che non ti vuoi incazzare neanche un po’ per quello  che ti ho detto… insomma, dov’è finito il tuo “non si sfotte Billie Joe Armstrong”?- mi chiede dopo una piccola pausa. Avvampo a quelle parole, poiché ricordo bene a cosa sono collegate, e forse so anche dove vuole andare a parare con tutto questo.

È furbo il ragazzo. Sposto lo sguardo su di lui, che mi rivolge un sorrisetto malizioso, e allora ogni dubbio in me scompare: sì, ho ben capito a cosa sta mirando. Ma allora è vero che non è mai stato arrabbiato con me…? O magari… magari vuole solo approfittare del momento e vedere come potrebbe finire la cosa. Quindi-quindi lui è ancora innamorato di me… altrimenti non ci avrebbe neanche mai provato.

Forse dovrei accontentarlo. In fondo, che male c’è? Nessuno verrebbe mai a sapere che forse in realtà non me ne frega niente. E di sicuro lo farei felice, no?

No un momento, non so più neanch’io cosa stia pensando. Non ci capisco più nulla.

-Esatto, non si sfotte Billie Joe Armstrong, ok?- gli poso una mano sulla spalla, sorridendo beffardo, tentando di tenergli testa.

Sempre con quel suo ghigno stampato in volto, lo vedo avvicinarsi lentamente, fino a far sfiorare le nostre labbra. Deglutisco, piuttosto imbarazzato e confuso: insomma, fino a ieri non mi rivolgeva la parola, e ora è qua a provarci spudoratamente con me.

Ma non ho voglia di tirarmi indietro, qualcosa dentro di me… mi dice di non farlo.

E io non posso fare a meno di ascoltare questo “qualcosa”.

Ci scrutiamo a vicenda, scavando all’interno dell’iride colorata; da quanto non mi fermavo ad osservare questi piccoli squarci di cielo? Mi fissa intensamente, mi sento affogare nel mare dei suoi occhi, e lui a sua volta si adagia e si lascia cullare dal prato verde dei miei; insieme si fondono e si coccolano, non facendomi capire più niente.

Le sue pupille guizzano verso il basso, e il suo respiro si fa leggermente più affannoso; lo sento direttamente sulla mia bocca, cosa che mi scuote con un brivido lungo la schiena.

Non mi capacito di tutte queste emozioni, non dovrei provare nulla, eppure mi sento così vulnerabile e la voglia di consumarlo, vedere quelle labbra sottili e la sua pelle arrossarsi sotto i miei baci è tanta. Non so che mi prende.

Socchiude gli occhi e mormora qualcosa che, nonostante la vicinanza, non riesco a cogliere, poiché le mie orecchie sono toppate dal battito del mio cuore, che impazza nel mio petto agitato; sembra voglia esplodere da un momento all’altro, ma non per imbarazzo o chessò io, ma per la tensione e… l’aspettativa? Oddio, mi sembra strano pensarlo, ma sì, non so perché ma sospetto -o forse spero- non ci fermeremo ad un semplice bacio.

Che questo sia stato il suo obiettivo fin dall’inizio…?

Preme prepotente le labbra contro le mie, stupendomi con tutta questa audacia. Porta una mano tra i miei capelli, risalendo lungo tutta la schiena e sulla nuca, e mi avvicina a sé, per pura brama di sentirmi, capire forse che sono reale e che non lo sto respingendo.

Al contrario lo avvicino e vado avanti a baciarlo, fino a che non chiedo timidamente accesso alla sua bocca; le nostre lingue giocano a rincorrersi, si muovono lentamente senza mai staccarsi, come per paura di perdersi, facendomi rivivere per qualche secondo i momenti nell’arena, i baci, le carezze, tutto. Il suo sapore mi colpisce e mi riporta indietro, a tre mesi fa, constatando quanto mi è mancato in tutto questo tempo.

Mike mi stringe, mentre con le mani percorre ogni centimetro del mio corpo, frenetico, e io mi faccio largo sul suo petto fino a raggiungere l’orlo della sua maglietta; senza pensarci infilo le mani sotto di essa, sentendolo rabbrividire al contatto della sua pelle calda con i miei palmi tremanti e congelati.

Ci stacchiamo, e io ne approfitto per levargli definitivamente quell’inutile indumento; gli getto le braccia al collo, che inizio a tempestare di baci, morsi, facendolo impazzire.

Non ragiono più, non ho più voglia di ragionare, quindi mi lascio andare e stacco il cervello, convincendomi del fatto che non sto facendo nulla di male, e che io in verità non provo nulla per lui.

Mi devo convincere.

Sospira e mi allontana, facendomi sdraiare sul divano e posizionandosi su di me. Mi perdo un attimo ad osservarlo, a mangiarlo con gli occhi; mi sento di colpo avvampare, ho caldo, e presto Mike si affretta a togliere anche a me la maglietta.

 Fa scorrere nuovamente le mani sulla mia schiena, ora scoperta, e va a posarle sul mio fondoschiena, stringendolo, mentre con le labbra si fa strada sul mio collo e sul petto; è impaziente e frenetico, lo sento da come si muove a scatti su di me, ma nonostante questo vuole girarci attorno alla cosa, facendomi perdere la testa.

-M-Michael…- alza lo sguardo, destato dal suono della mia voce, che spezza il silenzio fatto di soli ansiti che era calato nella stanza, e ne approfitto per sollevargli il viso e impossessarmi della sua bocca, cercando di avvicinarlo il più possibile, facendo aderire i nostri corpi eccitati.

-Non chiamarmi Michael…- mi sussurra suadente in un orecchio, facendomi tremare. In seguito torna a torturarmi il collo, prendendomi alla sprovvista; mi mordo il labbro inferiore mentre sento le sue mani vagare sul mio bassoventre, vicino l’orlo dei jeans, e accarezzarmi. Affondo le dita tra i suoi capelli, tirandoli e stringendoli, inebriandomi del loro profumo di pulito; infilo il naso tra le ciocche e inspiro a pieni polmoni quando scende a sfiorarmi il cavallo dei pantaloni, leggero ma non tanto da non sentirlo.

Sono scosso dai brividi, e d’istinto apro di più le gambe, ondeggiando e spingendomi contro il suo bacino, già accostato al mio; gemo quando anche lui prende e strusciarsi su di me, sentendo la sua erezione cozzare e sfregare contro la mia.

Va avanti a giocare con me, stuzzicandomi e lasciandomi senza fiato. Mi sbalordisce tutta la sua iniziativa, ma al contempo la apprezzo molto.

Dopo un po’ mi stufo, e Mike capisce; corre con le mani ad abbassare la zip dei miei pantaloni e slacciarmi i bottoni, ma in quel momento lo fermo, prendendolo per i polsi. Mi fissa negli occhi affannato, cercando di capire il perché lo abbia bloccato. Faccio un mezzo sorriso al pensiero che possa credere abbia cambiato idea.

-Che c’è?- chiede portando il viso alla mia altezza, mentre mi risiedo e gli accarezzo una guancia arrossata, rubando ancora un bacio dalle sue labbra invitanti.

-Andiamo su- rispondo trascinandomelo a dietro e imboccando le scale. 

 

  
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