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Autore: cathonmars    29/08/2013    0 recensioni
"Sei pazza di me, te lo leggo negl'occhi" disse Shannon osservandola con sguardo affascinante ma per Lemon quello sguardo non era affatto tale, era quasi odioso.
"No!Non lo sono!" esclamò furiosa.
"E perché ti scaldi tanto allora?"
"Perché voglio che mi lasci in pace" disse la ragazza con tono più calmo ma comunque scocciato.
Lui rise. Ma che diavolo c'era da ridere?! "Questo non si può fare e lo sai"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Coffee



Lemon varcò la soglia di quel palazzo a vetri trovando un'accogliente clima fresco, proveniente dall'aria condizionata. In quel periodo a Los Angeles c'era un caldo quasi africano e in quel giorno il sole scaldava particolarmente.

La ragazza attraversò rapidamente l'atrio raggiungendo l'enorme scrivania simile a un grande bancone dietro la quale sedevano due segretarie donne e un uomo che rispondevano al telefono dicendo "Virgin Records, mi dica". Esattamente, Lemon era appena entrata alla Virgin Records, una delle maggiori case discografiche per il suo primo giorno di lavoro. Quale sarebbe stato il suo compito? Fare fotocopie e portare caffè. Non era il massimo no?

Si recò da una delle due segretarie che aveva appena attaccato il telefono che stava già squillando nuovamente.

"Mi scusi, sono Lemon Vitali e sono la nuova.."

"So chi sei, avevano detto che saresti arrivata in mattinata. Ultimo piano a destra." la bloccò la donna rispondendo subito al telefono con l'ennesima frase.

Lemon si mosse immediatamente raggiungendo in fretta l'ascensore che condivise con un'altra mezza decina di persone.

Scese all'ultimo piano come le era stato indicato e si recò subito ad un'altra scrivania, più piccola di quella che si trovava sotto. Evidentemente quella era la scrivania della segretaria del capo della Virgin, quello per cui avreibbe direttamente lavorato.

Era una donna alta e bionda, sulla trentina ed elegantemente vestita con un taieur grigio e attillato. Indossava dei tacchi altissimi e neri, molto più alti di quanto le povere caviglie di Lemon potessero sopportare ed emanava un profumo forte e molto aromatizzato. Quando si avvicinò alla sua scrivania lei stava frugando in un raccoglitore tra mille fascicoli tirandone fuori uno con aria trionfante.

"Buongiorno. Io sono Lemon Vitali, è lei Beatrix?" chiese la ragazza decisamente poco timorosa.

"Si?" non la degnò nemmeno di uno sguardo sfogliando il suo fascicoletto pieno di scartoffie stampate su carta bianca.

"Abbiamo parlato al telefono, sono la.."

"Portatrice di caffè" disse quella sorridendo malignamente.

Davvero molto carina, già.

"Seguimi" Lemon obbedì e in men che non si dica le due si trovavano in una stanza comune dove si affollava molta gente e dove in un angolo c'era una sorta di piano bar, con un frigo, una piccola dispensa e la macchina del caffè che presto sarebbe diventata la sua nuova migliore amica.

"Qui troverai tutto quello che ti serve. L'uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati e i vestiti costosi è il signor Wilde, il direttore, il suo studio è l'ultima porta in fondo mentre a destra di questa stanza c'è la sala riunioni dove servirai quando ci saranno delle riunioni appunto. Per le fotocopie ti chiamerò io e dovrai essere sempre disponibile. Sappi che se sarai lenta o farai cadere qualcosa o farai male le fotocopie verrai licenziata su due piedi, l'ultima cosa che ci serve qui alla Virgin Records è del personale incompetente. Detto questo buon lavoro!" aveva sparato indicazioni dalla sua bocca perfettamente truccata a velocità supersonica. Era una donna robot che sapeva camminare sui tacchi di Chanel mentre Lemon era una piccola assistente e il "tacco" massimo che portava era quello della suola rialzata delle sue creepers nere.

Iniziò subito a lavorare e a portare tutti i caffè che le venivano scortesemente richiesti.

Ma insomma, il grazie e il per piacere non esistono in questo maledetto studio?! Continuava a ripetere nella sua mente quando qualcuno gli faceva presente esattamente quante dita di latte mettere all'interno della sua tazza.

A fine turno un bel caffè se lo sarebbe preso lei, senza zucchero e senza latte, una vera e propria scarica di caffeina per sfogare la sua frustrazione.

Perché si era ridotta a fare quel lavoro terribile? Non era quello che voleva fare lei! Lei voleva fare la manager e prendere un master, un master vero che si otteneva con uno stage. Ma per molti una stagista doveva solo portare i caffè e fare le fotocopie.

Era formativo, quello era sicuro, avrebbe capito cosa significasse fare sacrificio ed obbedire agli ordini rimanendo in silenzio, ma Lemon Vitali non sapeva obbedire agli ordini.

Dopo le prime ore di lavoro nello studio iniziò a crearsi un gran tumulto. Lemon fu chiamata da Beatrix che le disse di preparare in sala riunioni le bottiglie d'acqua da mettere sul tavolo e i bicchieri perché stava per iniziare una riunione. Sentì la donna rispondere al telefono e dire qualcosa come 30 Seconds to Mars, o forse era un altro pianeta. 30 Secondi da Marte? Ma che nome era?

La ragazza fece subito ciò che le era stato ordinato e poi le porte dell'ascensore si aprirono ma un impiegato le aveva appena ordinato un caffè macchiato caldo e lei doveva andarlo a preparare in tutta fretta non riuscendo a soddisfare la sua curiosità di vedere quel gruppo musicale di cui già non ricordava il nome.

 

Beatrix disse a Lemon che in sala riunioni i 30 Minuti da Venere, o come si chiamavano, volevano il caffè. La ragazza lo preparò mettendo tutto in un vassoio ed entrando silenziosamente in sala riunioni. La descrizione del direttore combaciava con quella data da Beatrix, tutt'intorno era pieno di dipendenti vari e poi a darle le spalle tre tizi vestiti in maniera piuttosto diversa dal resto della sala. Indossavano t-shirt bucherellate e giacche nere di marca con pantaloni aderenti e strani anfibi. Avevano i capelli lunghi, o almeno due di loro. Uno aveva le punte più chiare, tendenti al biondo ed era seduto nel mezzo, uno li teneva legati in una coda ed era seduto a sinistra mentre il terzo, seduto a destra, li aveva corti e neri, tirati indietro col gel.

Lemon iniziò a servire da lui che quasi la ignorò come fece il secondo che portava gli occhiali da sole al chiuso, rimase un attimo perplessa. Quello nel centro parlava di "nuovo album" e di "i nostri fan a cui teniamo molto" o anche di "amore, fede, lussuria e sogni". Ma che diamine di band erano?

Lemon giunse all'ultimo della fila che sembrava quasi in stato catatonico, immobile. Anche lui aveva occhiali da sole, però li teneva sulla testa il che era già più lecito. Appoggiò il suo caffè alla sua destra e mentre stava per ritirare il braccio l'uomo si voltò verso di lei sorridendole. "Grazie" disse.

Grazie? Era a me quel grazie? Pensò Lemon. Non si stava per caso riferendo alla moquette o alla sedia del suo vicino? Era proprio a lei? Beh wow!

Lemon accennò un mezzo sorriso e poi si dileguò, ma poco prima che potesse aprire la porta fu chiamata indietro.

"Ehm tu!" disse una voce. La ragazza si voltò vedendo due coppie di occhi che la guardavano con sguardi diversi. Un paio erano quelli del direttore che la aveva appena chiamata e gli altri erano quelli del ragazzo con gli occhiali sulla testa, quello educato, che la guardavano incuriositi.

"Porta dell'altra acqua" e tornò a guardare dritto davanti a se.

Lemon annuì sparendo e tornando qualche istante dopo con altre bottigliette d'acqua tra le braccia. Passò accanto al tavolo e in questo frangente si sentiva osservata, si voltò verso i tre notando che gli occhi dell'uomo educato erano ancora su di lei, stranamente compiaciuti.

Era gentile, ok. Ma che cavolo aveva da guardare in quel modo?

 

Lemon aveva solo dieci minuti di pausa pranzo, il che era il minimo che si potesse avere, almeno per lei in quanto tutti gli altri dipendenti avevano mezz'ora per andare in uno dei punti ristoro vicini. La ragazza non aveva appetito e ora che l'ufficio era completamente vuoto e la riunione era stata appena conclusa approfittò per scendere all'entrata principale per accendersi una sigaretta.

Non aveva il vizio, fumava quando ne aveva voglia o quando era particolarmente tesa e sotto stress ed in quel momento aveva entrambe le cose. Prese una sigaretta dal suo pacchetto convinta che l'accendino fosse lì dentro, ma non c'era. Le restavano qualcosa come cinque o sei minuti e non aveva il tempo di risalire a prenderlo. Quel giorno sembrava andare tutto storto.

"Accendino?"

Sentì una voca affianco a lei, la voce roca di un uomo. Lemon si voltò trovandosi di fianco all'uomo educato della riunione, quello con gli occhiali sulla testa e i capelli castano chiaro legati dietro in un codino alto. Ora gli occhiali li aveva sugl'occhi mentre con una sigaretta tra le labbra porgeva gentilmente un accendino nero alla ragazza.

Era una manna dal cielo! "Grazie mille,l'ho dimenticato su e non ho tempo per risalire" disse coprendo la fine della sigaretta con la mano e facendo scoccare la fiamma,aspirando con piacere un tiro di sigaretta.

"Tu sei la ragazza del caffè" accese anche la sua sigaretta e mettendo l'accendino nella tasca dei pantaloni neri.

"Proprio io" sorrisi prendendo la mia sigaretta tra le dita e soffiando fuori il fumo del mio secondo tiro.

"Amo il caffè e il tuo era fatto benissimo" annuì sorridendo e mostrando dei bellissimi denti perfettamente allineati.

Ehm, dovrei dirgli che il merito è della macchinetta? Pensò Lemon tra se e se.

"Amaro, senza zucchero"

"E come lo sai?" la guardò sconcertata.

"Ho appena tolto le vostre tazze e tu non hai usato la bustina di zucchero" rise.

"Oh, sei un'osservatrice quindi" prese un tiro abbondante della sua sigaretta per poi far cadere la cenere a terra.

"Si, mi piace osservare le persone. Anche a te piace, sbaglio?" la guardò per poi tornare a guardare davanti a lui.

"Solo se mi piace ciò che osservo" puntualizzò sorridendo soffiando via il fumo.

Ma ti prego. Sorrise sotto i baffi la ragazza mentre fumava la sua sigaretta.

"Come ti chiami?" chiese l'uomo guardandola di nuovo da dietro le lenti nere degli occhiali da sole.

"Lemon, tu invece?" lui la guardò un po' sorpresa.

"Shannon Leto, sono il batterista della band che hai visto prima. Noi siamo i 30 Seconds to Mars." disse con un'aria tranquilla, non eccessivamente pavoneggiante ma senza dubbio orgogliosa.

"E' il mio primo giorno qui"

"Beh allora buona fortuna! Sono molto... seri qui." fece una pausa. "Quando finisce la tua pausa?"

Guardò il suo orologio.

"Tra un minuto esatto." disse e pestò con la punta della scarpa la sigaretta gettata sul marciapiede.

"Devo andare, è stato un piacere, Shannon Leto"

Indietreggiò aspettando che rispondesse al saluto.

"Puoi chiamarmi Shan." sorrise di nuovo.

Lemon si voltò andando verso la porta dell'edificio.

"Ehi Lemon!" la fermò Shannon.

"Si?" si voltò la ragazza.

"Come faccio a osservarti di nuovo?" disse con la sigaretta ormai spenta tra le dita.

"Mi trovi qui" sorrise sparendo dietro la colonna bianca accanto alla quale c'era la porta d'entrata.

Shannon la guardò sparire per poi voltarsi dritto davanti a se facendo cadere per aria il mozzicone di sigaretta dandogli un colpo con le dita.

  
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