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Autore: potters_continuous    29/08/2013    3 recensioni
Il fatidico giorno è vicino, ma non è il loro: Blaine sta per sposarsi con Miles, il ragazzo con cui ha condiviso gli ultimi anni della sua vita, e Kurt è il suo testimone. Ma i sentimenti di Kurt sono seppelliti da una terra ancora fresca, e rischiano di riemergere nel momento più inopportuno.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: Sono finalmente riuscita a cambiare l'html di questa storia. Mi scuso con tutti quelli che l'hanno letta nella versione precedente!
Enjoy!


Kurt agitò ancora una volta il bicchiere di carta che stringeva nella mano destra, nel tentativo di far sciogliere lo zucchero arenato sul fondo, preparandosi mentalemente al fatto che avrebbe trascorso le successive due ore chiuso lì dentro, in compagnia della commessa sudamericana che continuava ad insultare al telefono il suo compagno e l'uomo alle sue spalle che tentava di placare l'ibrido tra la scimmia urlatrice e l'uomo che aveva generato con una donna che continuava a ritardare il suo arrivo. Buttò giù un primo sorso di caffè, prima di spostare gli occhi sull' internazionale logo di Sturbucks; inconsciamente quello ben più sconosciuto e buffo del Lima Bean gli tornò alla mente e lui non potè fare a meno di esibirsi in un sorrisetto malinconico.
Quanti anni erano che non andava in quel posto? Cinque, sei? Forse anche qualcosina in piú.
Anche se una famigliola di topi aveva deciso di accamparsi nella cucina, avrebbe sempre amato quel posto.
Alzò lo sguardo sul viso di Blaine di fronte a lui, non riuscendo a non pensare a quello stesso uomo, dieci anni prima, stretto nel blazer della Dalton, in una caffetteria di provincia, con i ricci decisamente più impomatati, ma lo stesso identico sorriso.
"Allora? Tiro fuori i cataloghi?" Domandò il moro.
"Certo."
Era il testimone di nozze, non poteva di certo rifiutarsi di aiutere lo sposo nella scelta del suo abito da cerimonia, per quanto fosse convinto che avrebbe scelto un completo banale e avrebbe conpensato con un papillon eccentrico. Ebbene sì, il piccolo Blaine Anderson stava per convolare a nozze con il suo fidanzato, Miles Hope, e l'organizzazione di questo matrimonio, come quella del settanta percento delle cerimonie alle quali aveva partecipato, spettava in gran parte a Kurt Hummel, suo migliore amico e testimone. Blaine e Miles si erano consciuti all'ultimo anno del college, benché non frequentassero la stessa facoltà, tramite una lunga serie di conoscienti in comune dei quali aveva presto dimenticato perfino il nome. Avevano iniziato a frequentarsi, poi, dopo la laurea, Blaine aveva abbandonato la sua stanza nel dormitorio della NYADA, salutato il palestrato con il quale l'aveva divisa e si era trasferito nel piccolo appartamento di Miles ai confini del Bronx.
"Prima Armani o prima McQueen?" domandò il riccio.
"McQueen, sai che Isabel potrebbe farti avere sconti indicibili"
Prima di iniziare la ricerca del suddetto oggetto nella sua tracolla, il più piccolo prese un sorso di caffè, se così poteva essere chiamata quella brodaglia dolciastra che amava tanto bere. Kurt si sorprese a pensare al primo caffè che avevano bevuto insieme, seduti attorno a quel microscopico tavolino nella caffetteria della Dalton e a come, in quella atmosfera quasi onirica, avesse trovato addirittura adorabile il fatto che l'altro bevesse qualcosa di così dolce.

"Sai come prendo il caffè?"


Un nodo di nostalgia gli attanagliò la gola, arrivando accompagnato dall'immagine di quel Blaine quindicenne, con la sciarpa rossa attorno al collo, circondato da cuoricini e cuccioli di peluche. Sentì gli occhi pizzicare leggermente e tentò di distrarsi controllando quale completo stesse guerdando l'altro. Strabuzzò leggermente gli occhi quando si rese conto che il moro stava studiando attentantamente un paio di mocassini di un colore del tutto improponibile al quale non riusciva neppure a dare un nome.
" Dimmi che non hai intenzione di sposarti con i mocassini ai piedi!" Esclamò.
"No?"
" Ovviamente no."
Il riccio girò la pagina pigramente, poi iniziò a tamburellare nervosamente con le dita sul metallo freddo; Kurt si ritrovò a combattere l'istinto di allungare la mano e afferrare quella dell'altro per fermare quel rumorino fastidioso, esattamente come aveva fatto Blaine quando lui metteva in fila le bustine di zucchero. Quante volte si erano dati la mano, ignorando completamente lo sguardo perplesso delle persone intorno a loro, su quel tavolino?

" Ti amo."
"Ti amo anch'io"
" Non riesco a stare lontano dalla persona che amo"


L'anello all'anulare sinistro di Blaine, quell' apparentemente innocua fascetta d'argento, fece definitivamente realizzare a Kurt cosa stesse per succedere: Blaine stava per sposarsi. Era in procinto di compiere quel passo che, inconsciamente e irrazionalmente, credeva ancora avrebbero fatto insieme. Tutt'a un tratto, non avere il diritto di prendergli la mano, non essere l'autore del segno rosso che faceva capolino dal colletto della camicia appena sotto l'orecchio di Blaine, non essere stato lui a chiedergli di sposarlo, non essere la persona che lui aspettava ogni sera, banalmente lo distrusse. Improvvisamente quello che Kurt aveva tentato di seppellire, durante quei lunghi dieci anni, con storielle da poco, scopate occasionali e fittizzi interessi, tornò velocemente in superficie, risvegliato da quei ricordi spontanei, un po' come se fosse una mina antiuomo. Boom. Ecco, era esattamente come se,gli fosse esploso il terreno sotto i piedi. La stessa sensazione di instabilità, la stessa voglia di fare qualcosa, ma anche la stessa consapevolezza di non avere alcun tipo di potere, se non quello di restare immobili a guardare lo spettacolo dell'esplosione. Tremò, quando una lacrima calda gli scivolò lungo la guancia. Si alzò, incurante dello stridio prodotto dalla sedia contro il pavimento economico e degli occhi di Blaine che si erano appena sollevati dalle pagine oleate per puntarsi dubbiosi sul suo viso.
"Non posso..." Sussurrò, fondamentalmente indeciso su come sarebbe dovuta finire la frase.
Non posso dirti che forse ti amo ancora, nonostante siano passati dieci anni.
Non posso semplicemente baciarti, come se questi dieci anni non fossero passati, perchè forse ti perderei.
Non posso continuare a parlare del tuo matrimonio, del tuo lieto fine, come se non mi uccidesse.
Non posso essere il tuo testimone di nozze, anche se, ti giuro, voglio che tu sia felice.
Non posso restare qui, semplicemente fermo, come se non fosse successo nulla, anche se per te non è successo nulla.

Mente marciava fuori dal locale, verso la sua auto, parcheggiata a pochi passi dall'uscita, ignorando ogni tipo di suono emesso da Blaine, pensò a quante fossero le cose che non poteva fare.

* * *

Erano passati due giorni dall'esplosione, perchè Blaine conosceva abbastanza bene Kurt da sapere che sarebbe stato inutile insistere in quel momento, ma, allo stesso modo, Kurt conosceva abbastanza bene Blaine da sapere che non si sarebbe arreso, che non avrebbe lasciato correre. Il più grande se ne stava seduto contro la testiera del letto, il gatto acciambellato accanto alle caviglie e mezzo litro di caffè nella mano sinista, inutile tentativo di tornare umano dopo il pianto della notte precedente, del tutto ignaro del fatto che in quel preciso istante, da circa mezz'ora in realtà, Blaine stesse temporeggiando nei pressi del suo campanello. Drin. Si alzò, infilò le sue pantofole grigie e andò ad aprire.
"Hey..." Mormorò Blaine, sollevando leggermente gli occhi dall'interessantissimo zerbino. Kurt annuì lievemente, si spostò semplicemente dall'uscio per permettergli di entrare e andò ad accucciarsi sul divano; leggermente a disagio il più piccolo prese posto accanto a lui.
"Posso sapere cos'è successo?" disse esitante, torturandosi le dita. "Sei arrabbiato?"
Il terribile mix di stanchezza, caffeina, rabbia e un'altra infinita serie di sentimenti ebbero la meglio sulla ragione di Kurt che dimenticò compelamente tutto ciò che non avrebbe dovuto fare, tutti le regole che si era autoimposto, e scattò in piedi.
"Sì, sono arrabiato. Sono arrabbiato perchè anche se sono passati dieci schifosissimi anni sono ancora innamorato di te." Disse, senza neppure rendersene conto davvero, continuando a fissare il pavimento, come se stesse parlando da solo. " E sono arrabbiato anche con te. Perchè mi hai tradito. Perchè non hai combattuto davvero per riavermi. Cos'è non sono mai stato davvero importante per te, ho ragione? Mai nulla di più del ragazzo del liceo. " Urlò, non ancora del tutto conscio di quello che succedeva attorno a lui e forse neppure delle lacrime che gli annebbiavano la vista.
"Sono arrabbiato perchè sono anni che non cantiamo insieme a Natale. Sono arrabbiato perché non mi hai baciato quella sera, quando abbiamo rivisto Moulin Rouge, e perchè, quando hai capito che stavo per farlo io, mi hai chiesto di andare via." Continuò, senza abbassare il tono di voce e senza fermarsi un attimo per pensare davvero all'infinità di suoni che stava emettendo. Semplicemente non riusciva a cancellare le immagini di quella sera, benchè risalisse a circa sette anni prima, dalla sua testa: le musiche di sottofondo, come Blaine avesse continuato ad evitare il suo sguardo, il modo freddo in cui gli aveva detto che si stava facendo troppo tardi.
"Avevi paura, giusto? Hai sempre avuto paura che tra noi potesse succedere di nuovo qualcosa! Anche prima che conoscessi Miles! Per questo ti sei fatto rimorchiare da quell'idiota, quando Santana ci trascinava in tutti i fottuti gay bar di questa città, anzichè ballare con me! Ecco, sono arrabbiato anche per questo!" proseguì, poi si rese conto di quanto Blaine si fosse avvicinato a lui e del fatto che ormai tra di loro non c'erano più di trenta centimenti.
Iniziò a colpirgli il petto con i pugni chiusi, poi riprese ad urlare: " E sono arrabiato anche per-". Le labbra di Blaine, premute con forza sulle sue, lo interruppero bruscamente. Per un attimo, durante il quale il moro gli afferrò i polsi e intrecciò le dita con le sue, Kurt rimase completamente paralizzato, poi rispose al bacio, ancora non del tutto conscio di quello che stava facendo. Quando l'altro gli strinse le mani e lui riuscì a percepire il metallo freddo dell'anello di fidanzamento contro la pelle, tornò finalmente alla realtà, anche se forse avrebbe preferito non farlo. Stava baciando Blaine. Lo stesso Blaine del quale era ancora innamorato e al quale l'aveva appena detto. Lo stesso Blaine a cui aveva appena rinfacciato errori ormai vecchi dieci anni. Lo stesso Blaine che stava per sposarsi e aveva un fidanzato che in quel preciso istante lo credeva a lavoro. Sciolse la presa delle loro mani e usò le proprie per spingerlo via, sottolineando il concetto con un paio di passi all'indietro.
" Che cazzo fai?! Stai per sposarti! O l'hai dimenticato?!'" sbraitò, fissandolo negli occhi.
"Esci! Esci immediatamente da casa mia!" Blaine iniziò ad indietreggiare lentamente, sussurrando qualcosa di totalmente incomprensibile che avrebbe dovuto assomigliare ad un 'Mi dispiace...'.
" Ho detto che te ne devi andare!" Gridò, subito prima di recuperare un bicchiere dal tavolino che aveva accanto e lanciarlo per terra, riducendolo in mille pezzi. Blaine ubbidì spaventato. Una volta solo Kurt si appoggiò al muro alle sue spalle e si lasciò scivolare fino a sedersi a terra, proprio come faceva al MacKinley poco prima di conoscere Blaine quando Karfsky o qualcuno dei suoi amici lo mandavano sull'orlo dell'esasperazione.E rimase seduto lì per chissà quanto tempo a fissare i riflessi creati dall'incontro dei raggi solari e ii pezzettini di vetro, che abbellivano il pavimento.

 

   
 
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