Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: musike    29/08/2013    5 recensioni
Dal testo :
"Uno, due, tre.
Colpisci, schiva, colpisci.
Questo è quello che tutti continuano a ripeterti da quando avevi solo dieci anni, da quando hanno iniziato ad addestrarti per diventare una macchina da guerra, una persona che non deve provare emozioni ma solo portare onere e gloria al proprio distretto, giocare non era permesso perché chi giocava non si allenava e chi non si allenava non vinceva e moriva. Anche se questo comporta a diventare un assassino."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: i personaggi non mi appartengono ma appartengono all'autrice di Hunger Games

Uno, due, tre.


Colpisci, schiva, colpisci.

Questo è quello che tutti continuano a ripeterti da quando avevi solo dieci anni, da quando hanno iniziato ad addestrarti per diventare una macchina da guerra, una persona che non deve provare emozioni ma solo portare onore e gloria al proprio distretto, giocare non era permesso perché chi giocava non si allenava e chi non si allenava non vinceva e moriva. Anche se questo comporta a diventare un assassino.

Uno, due, tre.

Coltello,lancia,spada.

Sono queste le armi  con cui ti hanno addestrato per uccidere. Per macchiarti le mani di sangue di innocenti, di ragazzi della tua età che nemmeno conoscevi ma che avevano una famiglia e degli amici proprio come te. Prima i coltelli, perché sono leggeri e si possono usare sia nel combattimento a distanza sia in quello ravvicinato. Molti sottovalutano la potenza di quei piccoli oggetti ma tu sai che sono tra i più letali che uno possa usare … ma non ti piacevano perché erano troppo corti e non si adattavano al tuo carattere combattivo. Poi le lance, le hai odiate fin da subito. Troppo lunghe e troppo leggere. Non adatte a uno come te che preferisce avere l’avversario quasi a contatto con la propria pelle, per fiutare l’odore della sua paura, per vedere i suoi occhi tremare. E poi la spada, la tua compagna di morte, il prolungamento naturale del tuo braccio. È troppo grande per te continuavano a dirti gli istruttori, ma tu non li ascoltavi. Sapevi che quella era la tua arma.

Uno,due,tre,quattro.

Le ore che hai passato ad allenarti di nascosto all’accademia. Entravi furtivamente dalla porta sul retro, che sapevi il custode non chiudeva mai,prendevi la spada e iniziavi ad allenarti con essa, a prenderci confidenza. Di giorno osservavi curioso la tecnica, ne studiavi le mosse, i passi, tutti i dettagli … volevi scoprirne tutti i segreti di quell’arma, tanto ne eri affascinato. Di notte tu e lei iniziavate una strana danza che all’inizio ti portava a tornare a casa pieno di frustrazione e con le mani insanguinate, non riuscivi a capire come mai non riuscivi a controllarla, eppure facevi tutto ciò che avevi visto fare dagli esperti. Cadevi,ti rialzavi e riprovavi all’infinto …. Ogni volta un nuovo segno si faceva largo sul tuo corpo perfetto ma tu non te ne curavi, non te ne importava nella bellezza esteriore l’unica cosa che volevi era usare la spada. E alla fine capisti.

Uno,due, tre, quattro, cinque.

Gli istruttore caduti e disarmati al tocco della tua spada, gli stessi che non avevano voluto fartela usare. Quel giorno di primavera avevano deciso di soddisfare le tue richieste : se li avessi battuti tutti e cinque in un combattimento con la spada avresti potuto allenarti con essa. Accettasti contento sapendo di poterli riuscire a battere, perché tu avevi capito. Non appena anche l’ultimo istruttore cadde atterra con la tua spada puntata alla gola rimasero tutti in silenzio : molti si erano fermati per osservare quello strano ragazzino, che con uno stile tutto suo, sembrava danzare con la spada stessa atterrando chiunque ti si parasse davanti. Come se te e la spada stessa foste legate da un filo invisibile l’uno all’altra. Nessuno aveva mai visto una cosa del genere. Re di Spade ti chiamarono da quel giorno e tu ne rimasi felice.

Uno,due, tre, quattro, cinque, sei.

Finalmente era arrivato il tuo momento. Dopo sei anni di allenamento il Re di Spade avrebbe potuto dimostrare chi era veramente. Tutti se lo aspettavano, che il Re si offrisse ai settantaquattresimi Hunger Games. E sapevano anche che avrebbe potuto vincere tranquillamente, perché lui era nato per questo. Sono fiero di te figliolo gli disse il padre dopo la Mietitura. Va e porta onore al nostro distretto. Il cuore del Re si riempì di orgoglio : era la prima volta che suo padre si rivolgeva a lui in questo tono. E lui ne era felice. Avrebbe vinto per lui.

Uno,due, tre, quattro, cinque, sei, sette.

I giorni che rimasero a Capitol City. Aveva stretto alleanza con altre cinque persone ma lui sapeva che prima o poi avrebbe dovuto sbarazzarli di loro. Ma questo non era un problema continuava a ripetersi nella testa Io devo vincere. E se io devo vincere gli altri devono morire. È questo che mi hanno insegnato. Ma il Re non aveva tenuto conto del fatto che anche se era un Re era comunque umano e non una macchina nata per mettere fine a delle vite. Ma continuava a chiedersi da giorni chi sono io per mettere fine a delle vite?

Uno,due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto.

I ragazzi che aveva visto cadere nel Bagno di sangue e non era ancora finito. Nonostante il peso che gli si stava formando sullo stomaco e tutti i dubbi che lo assalivano il Re continuò a fare quello per cui era stato addestrato : uccidere, uccidere per vincere …. Uccidere per tornare a casa.
Uno,due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove.
Aveva perso il conto di quanto ibridi aveva visto. Erano alla resa dei conti : mancavano lui e altri due ragazzi che si professavano innamorati. Da quando era morta una ragazza a cui si era inevitabilmente legato reagiva come un automa rotto : agiva sotto l’effetto della pazzia. Ma io non sono pazzo continuava a ripetersi il Re io non sono pazzo. Il Re era stufo di lottare, voleva solo trovare un po’ di pace … troppe morti aveva sulla coscienza, non si meritava in alcuno modo di vivere. Troppo le sue mani erano macchiate di sangue non suo, troppe vittime innocenti in questi stupidi giochi. Il Re aveva perso la sua fida compagna, l’unica cosa che gli dava la forza di andare avanti. Il Re non aveva più la spada.

Uno.

Il secondo che segnò la sua caduta. Il re era stufo di combattere, voleva smettere di combattere voleva solo trovare la pace nella dolce morsa della morte. Anche se il Re di spade aveva ucciso, qualcuno ebbe pietà di lui e con una freccia soltanto mise fine alle sue sofferenze, lasciandolo scivolare nella pace eterna.
 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: musike