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Autore: Tomi Dark angel    29/08/2013    1 recensioni
Come andò realmente quando Sylar rubò il potere di Claire? Alcuni sipari non si svelano, restano calati sulla reale storia di ciò che accadde... ma a volte, solo per qualche istante ci è dato dare una sbirciata dove nessuno dovrebbe guardare. Ossia, quando i piani dell'assassino non vanno come dovrebbero
Genere: Dark, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Bennet, Sylar
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo degli uomini è fragile, di vetro. Una vita si riduce all’essere poco meno che mera imitazione del banale inseguire gli istinti primordiali, come respirare e nutrirsi.
Patetico. Folle. Eppure, l’uomo seguita per la sua strada, come un povero oggetto insensibile, privo di emozioni e volontà propria. Respira, si illude di vivere, ma il suo essere una bambola di pezza, una marionetta del mondo, lo rende una creatura spenta che agli occhi di un assassino è nient’altro che carne.
Gabriel Grey osserva, percepisce i comportamenti umani e si specchia ancora negli occhi vitrei delle sue vittime. Non c’è spazio nel suo cuore; non c’è animo nel suo corpo. Lui è un giustiziere, la mano vitrea e trasparente della morte che improvvisamente acquista consistenza e aspetto. Uccidere lo fa sentire vivo e rende un respiro più significativo perché lui l’ha rubato ad altri che respirare, non potranno più farlo.
Gabriel si raddrizza, stiracchia la schiena. Osserva il cielo scuro di pioggia, come una cappa mortifera di nero presagio. È lui, il presagio che il cielo annuncia. È lui l’entità che muove passi indisturbati su una terra di vive vittime incoscienti.
Scivola lento nell’ombra quando una figura sottile si affaccia dalla finestra della sua cameretta di ragazza. Due grandi occhi scuri di lucenti speranze ancora giovani scrutano il cortile silenzioso, inconsapevoli del pericolo che si acquatta dietro l’angolo. Forse l’ha avvertito, Claire Bennet, che qualcosa non va, ma senza prove, nessuna accusa di allarme è valida. Osserva ancora, poi si ritrae silenziosa come un gattino, minuscola… fragile.
Sylar lo sente, annusa il suo odore come il predatore che è e segue la pista d’oscurità, sangue e impronte che vede spianarsi davanti agli occhi. Vuole il suo potere, gli è necessario… ha fame.
Scivola lungo il giardino, raggiunge la porta, la sfiora.
Che piccolo, inutile ostacolo. Basterebbe per fermare uno come lui? No. Perché lui è un incubo, e gli incubi non hanno corpo, volto consistenza. Penetrano la pelle, gli organi, la mente della gente e smuovono ciò che di più nero si agita nei reconditi inesplorati della psiche.
Sylar muove le dita, le piega appena e la serratura scatta, docile come una creaturina insignificante ma addestrata ai suoi scopi. Non oppone resistenza, non può e Gabriel Gray scivola in casa, silenzioso, felino, gelido come un oscuro presagio senza volto né nome. Sì, perché lui, un nome vero non l’ha mai avuto.
Sylar.
Gabriel.
Sono solo parole, ma non lo rappresentano. È curioso pensare che la seconda sia usata per nominare un famoso quanto caritatevole arcangelo. Un arcangelo, una creatura dalle ali immense, volte a proteggere gli uomini. Nel mentre, però, si conoscerà un altro Gabriel, dalle invisibili ali di tenebra. Non avrà volto, non avrà pietà. Sarà soltanto un’ombra.
Sylar entra in casa e si chiude la porta alle spalle con un piccolo clack. Lo fa di proposito, perché vuole che lei lo senta, che avverta la paura della preda e del condannato a morte quando una lama di ghigliottina brilla cadendo sul suo morbido collo di carne tenera.
E Claire ubbidisce, Sylar lo avverte quando vede un’ombra comparire sulle scale. Lui scivola nel buio, lei si guarda intorno con occhi sbarrati, lucidi di terrore e atroce consapevolezza.
Ancora un gradino, ancora un passo verso la condanna.
-Chi… c’è?- mormora debolmente, fragile di vitree aspettative di salvezza. Prega un Dio inesistente, invisibile che non muove pietà verso il suo domani. Lei ancora non lo sa, ma avverte il sibilo della morte alitarle sul collo come un macabro avvertimento.
Scappa, se puoi.
Sylar la raggiunge alle spalle, imponente come una pantera su un adorabile gattino spaurito.
Muovi i tuoi passi, piccola umana, e insegui la tua unica via di fuga, se ce l’hai.
Ma Claire Bennet non è come gli altri. È una preda strana… viva. Si agita, lotta, come una marionetta senza fili che pensa con la sua testa. È pericolosa, fa paura.
Sospira, Claire. Rilassa gli arti, distende le dita non più chiuse a pugno e Sylar sente il suo corpo sciogliersi in una pace fuori luogo, inquietante. Lo spaventa, ma non vuole ammetterlo.
-So che sei qui.- mormora lei, pacifica. Distende le labbra in un breve sorriso e chiude gli occhi mentre lui la scaglia via, attraverso la stanza. Claire sbatte contro il muro, scivola a terra senza più controllo del suo insignificante corpo. Non ne ha bisogno, perché ha tutto ciò che gli serve:
Occhi per guardare.
Labbra per parlare.
E lei lo vede, Sylar, e respira piano attraverso quella stessa bocca che scivola contro aliti di vita brevi, fondamentali. Non cerca di reagire perché sente una presa invisibile intorno ad ogni arto, ad ogni muscolo capace di ribellarsi.
Sylar la solleva e trascina il suo corpo sul tavolo della cucina. Leva un dito, indicandola minaccioso come un atroce, bellissimo dio oscuro che infine decreta la sua condanna imparziale. Claire ha chiare le sue intenzioni, ma qualcosa in lei cambia, si smuove leggero quando i loro occhi si incrociano.
Gli occhi di Sylar, lei li conosce bene. Ne avverte lo spessore sul suo corpo, i loro riflessi cangianti di cioccolato e nocciola fusi insieme in uno spettro di colori autunnali.
Occhi che hanno visto troppo.
Occhi che ricordano vite disperse al vento.
Occhi che guardano, giudicano, si sentono giudicare.
Occhi vivi di solitudine, ma ciechi di affetto.
Claire mormora a quegli occhi una piccola consolazione gentile, una carezza impalpabile. Non li giudica, ma si lascia giudicare e Sylar tentenna, allarmato.
Scegli la tua strada, creaturina. Non tutte le prede nascono per essere cacciate.
-Non ho paura.- dice allora ad alta voce. Sorride di un sorriso gentile, quasi misericordioso mentre Sylar fa vibrare il braccio. Non è da lui tentennare, non è da lui fermarsi. Qualcosa nella sua mente si dibatte feroce, sfonda di forza il muro di rigido istinto omicida che per anni non ha vacillato.
Claire lo guarda, scruta il nero della sua anima e… non lo teme. Sembra quasi accettare ciò che è, in tutta la sua gelida desolazione di assassino e di creatura nata sola, ombra tra le ombre.
Gabriel non sa quando ha smesso di esercitare i suoi poteri su di lei, ma se ne rende conto quando Claire Bennet, fragile preda di vetro tra le sue mani, allunga un braccio e gli sfiora il viso. Non si rialza, come un essere umano che evita movimenti bruschi per non spaventare una splendida creatura selvatica.
E la creatura selvatica stavolta, risponde. Sospira contro il suo palmo, chiude gli occhi. Si sente quasi accettato, Gabriel, e d’improvviso, dinanzi a quegli occhi di carità gentile che nella loro semplicità prostrano in ginocchio ogni traccia di sangue volta a sporcargli le mani, Sylar scompare. Per qualche istante, ma scompare.
Ogni creatura sceglie la sua strada. Muove i primi passi e già inconsciamente quei piccoli movimenti la conducono su una strada minuziosamente costruita. C’è chi decide di cacciare, chi accetta di essere cacciato. Ma alla fine è dinanzi alla morte che ognuno di noi fronteggia il suo destino.
Claire si alza lentamente in piedi, osserva i morbidi tratti di quel viso. L’ombra esplora ogni suo angolo, ogni suo zigomo d’uomo sofferente. E d’improvviso, dinanzi alla stanchezza di quella espressione, lei capisce.
Con calma, lascia che Gabriel appoggi il capo contro i suoi seni e se lo stringe al petto come un piccolo uccellino di fragili piume e ossa appena nate. La morbida pelle che compone il volto di un assassino adesso modella qualcosa di nuovo ma che allo stesso tempo è sempre stato lì.
Un nuovo regno sorge all’alba di una nuova Era. Nuovi occhi, nuove mani, nuovi corpi. Nella semplicità del gesto più piccolo, i predatori chinano il capo e, prostrati, riposano come angeli custodi al fianco dei candidi agnellini.
-Ho capito.- mormora Claire , chiudendo gli occhi. Gli bacia i capelli, li accarezza gentile e in ogni gesto infonde una quantità silenziosa di perdono che Gabriel sente scorrere sulla pelle come acqua fresca. Non ha chiesto scusa, eppure Claire sente che nessun uomo nasce assassino. Con un po’ d’aiuto, anche il sangue più lurido si ritrarrà ferito dalle mani più pure. Sentirsi meno soli, è soltanto il primo passo.
Gabriel la sente, sente questo ed altro. Avverte le sue emozioni, il candore della sua semplicità e se ne avvale come un piccolo scudo contro le colpe che minacciano di assalirlo ogni giorno. Ed è allora che il potere di Claire si sdoppia, divide i suoi arti di morbida invisibilità in due corpi fisicamente ed emotivamente accostati.
Empatia. Gabriel ne ha sentito parlare, ma solo adesso capisce che c’è qualcos’altro, che Sylar è soltanto una delle strade da seguire. Non andrà mai via, perché è una parte di lui, ma lì, tra le braccia di un piccolo, giovane angelo, Gabriel si sente completo in tutto e per tutto. Lei è lì, lei sa aggiustarlo.
Basta soltanto crederci. Basta capire, accettare, perdonare. E come la natura decreta prede e predatori, così prede e predatori non hanno facoltà di scegliere come nascere. Alcuni vengono al mondo zoppi, feriti, difettosi. Eppure, qualcuno saprà osservare attraverso un corpo ferito, dove un’anima gentile ma impaurita dimora assopita, come un piccolo diamante ricoperto da uno spesso strato di roccia.
Gabriel solleva il viso, Claire china il suo. Le labbra si incontrano in uno scambio di cielo e terra, paradiso e inferno, bianco e nero. Due mondi a contatto, due vite di cristallo che, nella loro fragilità, trovano finalmente un punto di totale equilibrio semplicemente incontrandosi.
Non è un bacio pretenzioso come ci si sarebbe aspettato da Sylar, no: si tratta di un timido sfiorarsi di labbra, come una piccola benedizione impartita da una bambina purissima al ben più peccaminoso genitore. Un perdono giovane ma sincero.
Le mani di Gabriel stringono i fianchi di Claire e lei ne avverte il calore della vita, della rinata speranza. Sa che quelle mani resteranno sempre calde, perché per qualche istante, esse hanno toccato la morbida carezza dell’affetto reale. Saprà ripulire anche queste, poco a poco.
I due si separano, e quando Claire riapre gli occhi Gabriel non c’è più. Poteva appartenere al più dolce sbuffo di vento caduto a sfiorarle i capelli o semplicemente poteva non esserci mai stato. Eppure, qualcosa resta e Claire sente addolcite le labbra rosee di un nuovo sorriso e di un domani che si schiude alle porte di un piccolo angelo che promette perdono e candore a un’anima dannata che implora pietà.
Vedrà il mondo, il giorno che cadrà ad accogliere prede e predatori. Vedrà il mondo, il giorno in cui prede e predatori non esisteranno più. Rinasceranno nella pace serena di un domani dove anime ferite si sosterranno a vicenda e zoppicheranno insieme verso il traguardo di una vita. Anime menomate, deboli se solitarie… ma invincibili se forti delle convinzioni che perdonare è ancora possibile per andare avanti e dimenticare che anche nella più totale diversità, si è comunque uguali a chi ci è accanto.
 
Angolo dell’autrice:
E anche stavolta ho scritto l’ennesima boiata. Dunque, vorrei precisare che Sylar è ai miei occhi un personaggio fantastico, con tutti i suoi momenti di totale bastardaggine e sadicità a mille in ogni momento della giornata. Ok, è psicopatico, ma ho sempre visto una piccola speranza in lui, una piccola richiesta di essere salvato. È un assassino, ma nessuno nasce tale e quando ci si rende conto di essere sporchi di colpe, allora qualcosa si rompe e non rimane niente a cui aggrapparsi. Be’, Sylar è fortunato: Claire è sempre stata lì, fosse anche solo come semplice nemica.
Dunque, dedico questa storia a Kimi o aishiteiru (e a tutta la sua combriccola, sorellina compresa) e al mio amico Mario (Hiro Nakamura XD). Entrambi dimostrate pazienza e gentilezza nel leggere e commentare i miei scritti e questo mi spinge ogni volta a scrivere ancora senza mai stancarmi. Grazie di tutto e ringrazio anche chi recensirà o anche solo leggerà questo minuscolo delirio. Thank you!!

Tomi Dark Angel
 
 
  
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