Fandom: Star Trek (Reboot
cinematografico)
Genere: fantascienza, malinconico
Tipo: one shot
Personaggi: James T. Kirk, Spock
Coppia: pre-slash
Rating: PG, verde, K
PoV: terza persona
Avvertimenti: movieverse, missing moment
Note: ambientata qualche tempo dopo “Star Trek
- Into Darkness”. La
missione quinquennale è iniziata.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry (J.J. Abrams). I personaggi e gli eventi in questo racconto
sono utilizzati senza scopo di lucro.
Dopotutto domani è
un altro giorno
di Bombay
Jim
Kirk camminava a passo svelto lungo i bianchi corridoi della nave che, dalla
sala del teletrasporto, conducevano alla sua cabina.
Non
guardò in faccia nessuno, ignorò deliberatamente McCoy che lo chiamava
seguendolo per un breve tratto, intimandogli di andare in infermeria per un
controllo, ma soprattutto, non voleva incontrare lo sguardo accusatore e le
parole pungenti del primo ufficiale.
Quando
sentì le porte del suo alloggio serrarsi alle sue spalle, tutte le sue difese
crollarono. Lì nessuno lo avrebbe né visto né sentito, mentre si lasciava
andare ad un pianto disperato e senza freni.
Si
trascinò sul letto, vi si raggomitolò a palla, continuando a singhiozzare
miseramente. Il petto gli faceva male, forse aveva una costola incrinata.
Tutto
il suo corpo era pesto e ferito, ma il dolore più pungente ed
acuto gli veniva da dentro.
Aveva
perso quattro uomini e solo per la sua stupidità. Aveva fatto male i conti,
aveva agito d’impulso e d’istinto come sempre, ma questa volta il suo sesto
senso lo aveva tradito ed a pagarne il prezzo erano
stati quattro validi membri del suo equipaggio.
Sentì
la porta alle sue spalle aprirsi con un sibilo.
Si
maledisse mentalmente di non averla bloccata; ora non aveva scampo doveva
sottostare alla ramanzina di Bones, mentre si assicurava
delle sue condizioni. Avvertì il materasso cedere sotto il peso di chi si
sedeva sul bordo.
“Capitano.”
Kirk
si morse le labbra, rimase immobile stava quasi trattenendo il respiro: di
tutto l’equipaggio, Spock era l’ultima persona che voleva vedere.
Il
primo ufficiale gli posò una mano sulla spalla premendo leggermente per farlo
voltare verso di sé, ma Jim si raggomitolò ancora più strettamente.
L’ultima
cosa che desiderava vedere era l’espressione di -Glielo avevo detto- sul volto del vulcaniano.
Il
primo ufficiale si alzò e fece il giro del letto accostandoglisi rimase in
silenzio, mentre Jim si ostinava a tenere gli occhi serrati con forza.
Una
mano si posò sulla sua fronte e il capitano si stupì di quel semplice gesto e
di quanto fosse fresca quella mano, o forse era lui a bruciare?
Era
così stanco, Jim, che al secondo tentativo di Spock di sospingerlo supino si
arrese, lasciando uscire dalle labbra un gemito, quando i suoi muscoli si
stesero sul materasso.
Si
lasciò accudire come un bambino, da quelle mani gentili e premurose, che gli
sfilarono gli stivali, prima e la maglia strappata,
poi.
Rimase
con gli occhi chiusi per tutto il tempo, se li avesse appena socchiusi la realtà lo avrebbe schiacciato crudelmente e, era sicuro, non
avrebbe mantenuto il controllo delle sue emozioni.
Avere
un crollo emotivo davanti ad un vulcaniano era l’ultima cosa che Kirk voleva.
“Jim.”
Il
tono di voce non era accusatorio, tutt’altro, sembrava più un richiamo.
Si
decise ad aprire gli occhi, facendo un respiro profondo, cercando di mantenersi
saldo.
Osservò
la mano che Spock tendeva verso di lui, in un muto invito.
Con
titubanza l’afferrò ed il comandante lo aiutò a
mettersi seduto ed esaminò un’abrasione che aveva sulla spalla.
Kirk
non sopportava quel silenzio carico di tensione.
“Perché
è venuto qui?” domandò piano con voce contratta “L’ha
mandata McCoy?”
“No.
È mio dovere sincerarmi delle sue condizioni.”
Kirk
si umettò le labbra, cosa si era aspettato, che fosse preoccupato?
“Il
suo dovere è restare in plancia al
mio posto” ringhiò adirato, ma la rabbia che provava non era verso Spock bensì
verso se stesso.
Il
vulcaniano sollevò lo sguardo in quello dell’altro per un lungo momento.
“Stiamo
viaggiando a velocità di crociera, tutte le emergenze sono rientrate” enunciò
con il solito tono pratico di quando faceva rapporto, poi la sua voce si
abbassò “Posso allontanarmi dalla plancia, poiché la mia presenza è più utile altrove” sottolineò.
Jim
abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello del primo ufficiale.
“Dovevo
ascoltarla” iniziò prevenendo qualunque commento del comandante. “Pensa che io
sia un idiota vero?”
Spock
arrestò il suo lavoro e scosse la testa “Voi umani avete questa
abitudine di attribuire agli altri pensieri che non formulano. Non ho mai
pensato una cosa del genere, capitano. Le probabilità che la missione riuscisse
senza complicazioni erano molto basse, quasi inesistenti.”
“Questo
non mi fa sentire meglio” protestò allontanando la mano di Spock da sé.
“Lei
mi aveva messo in guardia ed io ho ignorato la sua valutazione. Ho fatto di
testa mia… ho sbagliato provocando la morte di quattro persone.”
“Il
novanta percento delle volte lei ignora le mie valutazioni, ma il novanta
percento delle volte ne esce vincitore” rispose pacatamente.
Kirk
scosse piano la testa, lui non credeva alle situazioni senza via d’uscita
eppure aveva sbagliato, si era salvato per miracolo, ma i suoi uomini no.
“Sto
bene” mormorò, ma la sua voce era pericolosamente incrinata, desiderava solo
essere lasciato in pace e dormire. Forse il giorno seguente avrebbe visto tutto
sotto un luce differente.
Spock
scosse la testa allontanando le mani, rimase con un ginocchio a terra a fissare
Kirk.
Furono
le labbra di Jim a tradirlo per prime, iniziando a tremare leggermente, quindi
i suoi occhi azzurri, pieni di dolore e tristezza, si colmarono di lacrime.
Piegò
le spalle in avanti e incassò la testa verso il petto, incapace di trattenersi.
Spock
lo osservava indeciso sul da farsi, vedere Kirk in quelle condizioni era una
cosa che lo turbava, ma al suo stato d’animo avrebbe pensato in un altro
momento ora doveva aiutare Jim. Anche se non sapeva come, all’improvviso gli tornò
alla mente un ricordo: quando era bambino e non riusciva a controllare le
emozioni con la logica, andava da sua madre, che lo accoglieva sorridendo nel
suo abbraccio caldo e confortante. Lui si sentiva protetto da tutto e da tutti.
Non c’era null’altro che quelle braccia, che creavano un nido sicuro.
Gli
umani trovavano conforto in quel gesto, l’aveva trovato anche lui all’epoca.
Esitante,
posò una mano sulla spalla scossa dai singhiozzi del capitano: lo attirò a sé fino
a quando Jim non gli posò la testa sulla spalla.
“Sono
qui” sussurrò al suo orecchio, gli sembrava una cosa appropriata da dire.
A
quelle semplici parole Kirk gli si aggrappò stringendosi a lui in un abbraccio
disperato e i suoi singhiozzi, se possibile, aumentarono.
Spock
gli circondò le spalle con le braccia, chiuse gli occhi attendendo che quella tempesta
emotiva passasse.
Il
tempo scorreva lentamente su di loro, ma a Spock non importava, sarebbe rimasto
lì anche tutta la notte, se questo poteva aiutare Jim.
Posò
la guancia sui capelli chiari del capitano, era una sensazione strana eppure
piacevole.
Jim
tirò su con il naso ed un tremulo sospiro sfuggì alle
sue labbra.
“Meglio?”
“No”
bisbigliò così piano che Spock quasi faticò a udirlo.
Il
primo ufficiale tentò di sciogliere l’abbraccio, ma
Jim si strinse a lui con caparbietà, sentì nuove lacrime bagnargli la pelle.
Si
mosse un poco, quel che bastava per spostarsi, senza allontanarlo troppo da sé.
Jim mugolò una protesta.
“Shhh” lo tranquillizzò facendolo stendere e sdraiandosi con
lui.
Si
ritrovarono, così, con le fronti poggiate l’un l’altro, i respiri mescolati.
“Io
non ho mai pensato che lei sia un idiota” prese a parlare dopo un lungo
silenzio.
Jim
aveva gli occhi serrati con forza e a quelle parole
corrugò la fronte.
“Lei
è istintivo, impulsivo, passionale, imprevedibile…
potrei trovare tanti aggettivi per definirla, ma mai, mai un idiota.”
Jim
aprì gli occhi e si specchiò in quelli di Spock, neri,
infiniti, profondi come lo spazio.
“Grazie”
sussurrò ed un’altra lacrima corse sulla sua guancia.
Il
primo ufficiale sollevò un sopracciglio.
“Grazie
per essere qui” precisò, accostandosi a lui, nascondendo il viso sul suo petto
e Spock lo avvolse ancora nel suo confortante abbraccio.
“Riposi,
Jim, ne ha bisogno, domani vedrà tutto sotto una luce diversa.”
Kirk sorrise appena contro il tessuto della divisa del
comandante, grato della sua presenza.
“Dopotutto,
domani è un altro giorno*” citò Kirk, le parole di un
vecchissimo film, ma che in quel momento gli parevano appropriate.
La
stretta sulle sue spalle si accentuò e lui si addormentò in quell’abbraccio
caldo.
(*)
Citazione da “Via col vento” ^_^
---
Note dell’Autrice: ho scritto questa cosetta in una mezz’ora. Non so da
dove è saltata fuori ^_^.
L’avevo scritta non con l’intenzione che fosse slash,
ma poi rileggendola un po’ di pre-slash c’è.
È colpa loro sono troppo puccy insieme.
Grazie dell’attenzione!
Alla prossima.
Un Kiss
Bombay