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Autore: weretogether    30/08/2013    3 recensioni
' .. -mi sono innamorata di lui- disse tutto d'un fiato. quando Jaz pronunciò quelle parole sentii una stretta allo stomaco, e in quel momento realizzai cosa stesse succedendo, rivelai a me stessa che quello non era più 'solo un gioco'. avevo combinato un gran casino e ora non potevo più rimediare. corsi ad abbracciarla, cos'altro potevo fare?'
Ellie ha 17 anni e vive a San Francisco con i suoi genitori.
Ellie non è la tipa dolce e romantica, l'esatto contrario di Jaz, la sua migliore amica.
Un giorno, un avvenimento, e Justin, il migliore amico di Jaz, entra nella sua vita e tutto cambia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 39. ''Sidney, o Amsterdam.''

-ehi.- disse David venendomi incontro. 
-ciao.- accennai un sorriso e gli schioccai un bacio sulla guancia.
-va tutto bene?- chiese mentre entravamo da Kel's e prendevamo posto ad uno dei tanti tavoli.
-si.- 
-ieri mi sei sembrata strana.- 
-David, voglio che tu sappia una cosa.- 
-dimmi.- disse lui.
-ho fatto una cazzata..- sospirai.
-che cazzata?-
-ti ricordi Nicholas e gli altri?-
-quelli del pub vicino scuola?-
-si, loro.-
-si, li ricordo.-
-qualche anno fa stavo male, davvero male. non andava bene mai niente, così un giorno decisi di unirmi a loro. decisi di diventare una di loro, di fare la dura.-
Lui non disse niente e lasciò che parlassi.- si comportavano davvero da schifo. bevevano, fumavano e ce l'avevano con tutti. io mi limitavo a bere qualche birra e far finta d'essere parte di loro.- feci una pausa.- un giorno però un ragazzo ci disse che sbagliavamo, che comportandoci in quel modo non avremmo concluso niente, così Nicholas e Cody se la presero con lui e io non feci niente per fermarli. quel ragazzo non aveva fatto niente e loro l'avevano conciato male. cercai di fare qualcosa, ma fu totalmente inutile.- cercai di non piangere, anche se sembrava impossibile.- ho sbagliato tutto.- dissi prendendomi il viso tra le mani.
David mi prese le mani e mi disse di asciugarmi le lacrime.
-sei arrabbiato con me?- chiesi.
-come potrei?- posò la sua mano sulla mia. -non m'importa, e poi non è stata colpa tua.- 
Sospirai.
-in parte è anche per quello che ora sei così forte, giusto?- 
Non risposi.

Una mezz'oretta dopo passeggiavamo per le vie di San Francisco. 
-che fai questa sera?- gli chiesi.
-oh, ho dimenticato di dirti una cosa.-
-cosa?- 
-mio padre, lui è..- si bloccò.- è tornato.- 
-sul serio?- dissi sorridendogli. -è una cosa bellissima.-
-e mi ha chiesto di andare a vivere con lui.-
-e tu cosa hai detto?- 
-ci sto pensando..-
-ma?-
-ma io vorrei andarci. sono stato per così tanto tempo qui, a badare a mia madre che ha più del doppio della mia età ma che ha ancora bisogno di qualcuno che le dica cosa è giusto e cosa è sbagliato.- si passò una mano tra i capelli.- ora che finalmente mio padre è tornato e mi ha dato una seconda possibilità, vorrei andare a vivere da lui, vorrei per una volta poter pensare a me stesso. vorrei badare alla mia di felicità.- disse mentre guardava fisso la strada davanti a noi.
Non dissi niente.
-ma andare a vivere da lui non significa necessariamente che noi due non saremo più niente. potremmo vederci nei fine settimana, o ogni volta che vorrai.- disse bloccandosi di colpo facendo fermare anche me. 
Feci entrare una quantità indefinita d'aria nei miei polmoni, poi iniziai a parlare. -sai una cosa?- chiesi senza però dargli il tempo di rispondere. -è la scelta migliore. hai fatto così tanto per me, per tua madre, per tutti, e non puoi pensare sempre agli altri. per una volta pensa a te stesso. se partire e stare da tuo padre, ti rende felice, allora vai. non puoi continuare a sorridere se non sei felice. va da lui, passate del tempo insieme, come padre e figlio.- gli presi la mano.- vai, e sii felice, che ne hai perso troppo di tempo.- 
Lui si avvicinò a me e mi passò una mano tra i capelli.
-dici sul serio?-
-si, ma non chiedermelo ancora.- rise.
-ora dovrei andare.- disse lasciando la mia mano.
-quando parti?- gli chiesi.
-domani pomeriggio.- disse.
Abbozzai un sorriso. Mi sarebbe mancato, tanto, ma era giusto così. Era giusto che partisse, che trovasse la sua strada, che fosse felice. 
-questa sera hai da fare?- mi chiese avvicinandosi di nuovo.
-no.- 
-allora, usciamo.-
-e tuo papà?- 
-non trascorrevamo del tempo insieme da mesi, non se ne accorgerà nemmeno.- 
-okay.- mi diede un bacio sulla guancia e andò via.
Poco dopo me ne tornai a casa. 
-Ellie, dobbiamo parlare.- disse mamma quando andai in cucina a salutarla.
Ma oggi era la giornata dei ''dobbiamo parlare''?
-che c'è?- chiesi sedendomi difronte a lei.
-ti ricordi di Londra, dello stage e tutto il resto?-
-si, perché?-
-non credi che sarebbe ora di organizzare?-
-mamma, manca ancora un mese.-
-appunto. dovremmo fare i biglietti, affittare una casa, comprare il necessario.-
-mamma, devo dirti una cosa.-
Lei restò in silenzio.
-io non lo voglio fare quello stage.-
-cosa?-
-non è ciò che avevo in mente per il mio futuro.-
-allora cosa avevi in mente per il tuo futuro? restare tutto il giorno in casa a non far niente?-
-no, ma io vorrei viaggiare. girare il mondo. magari potrei fare la giornalista, o scrivere una guida per posti come Sidney, o Amsterdam, o che ne so, qualsiasi altra cosa.- 
-viaggiare? Ellie, non è così che funziona il mondo. non è così che andrai avanti. come farai a poterti permettere una casa? e una macchina? e un cane? o anche semplicemente del cibo?-
-pensi che facendo la giornalista non possa permettermi una casa? o una macchina? o un cane? o anche semplicemente del cibo?- chiesi.
-è questo il problema, 'o' 'o' 'o', non 'e'. perché se avrai una casa dovrai rinunciare a una macchina, o se dovrai comprarti da mangiare dovrai rinunciare a un cane.-
-ma se non l'abbiamo mai avuto un cane.- ribadii.
-Ellie, il problema non è il lavoro, ma lo stipendio. cosa pensi che potrai permetterti facendo la giornalista? un appartamento con a malapena quattro stanze che pagherai con più della metà dello stipendio? una macchina che ogni tre settimane dovrai portare dal meccanico perché c'è sempre qualcosa che non va?-
-è questo il problema?- alzai il tono di voce.- il problema è la qualità delle cose che potrò permettermi?-
-vuoi la verità?- disse però non dandomi il tempo di rispondere.- si.- fece una pausa.- cosa penserà la gente?-
-perché ti importa così tanto cosa penserà la gente?-
-tuo padre ha lavorato tanto per darti tutto ciò di cui avevi bisogno, per far si che la gente ti rispettasse, che non ti deridesse quando passavi per strada e tu vuoi mandare tutto all'aria.- 
-apprezzo tutto ciò, ma non ho necessariamente bisogno di una borsa chanel e di un paio di stivali che costano più di 200€.- sospirai.- non ne ho mai davvero avuto di bisogno.- 
-sarà anche vero che non ne hai mai davvero avuto di bisogno, ma non mi sembra che tu abbia mai rifiutato una di queste cose.- gridò.- così come non hai mai rifiutato tutto il resto.- disse. -io e tuo padre ci siamo fatti in quattro perché avessi un futuro degno di una qualsiasi ragazza cresciuta come te, anzi, di una qualsiasi ragazza come te, ma a te sembra non importare. perché per te l'importante è sempre stato contraddirci.-
-mamma, non sto dicendo che non voglio andare a Londra solo per farti un dispetto, è solo che non mi piace.-
-diventare avvocato è quello che io e tuo padre avremmo sempre voluto per te.- esclamò.
-appunto mamma, è quello che voi avreste sempre voluto, non io.-
-è la cosa migliore per te.- 
-no che non lo è.- 
-sai cosa ti dico? fa ciò che vuoi. scegli il lavoro che più ti piace, ma se mai avessi bisogno di soldi non venirli a chiedere a me. perché questi soldi io e tuo padre li abbiamo fatti studiando e lavorando affinché avessi un domani migliore.-
-ma quello era il vostro sogno, mamma.-
-quello non era il mio sogno, tanto meno quello di tuoi padre. tuo padre avrebbe voluto essere un fotografo, avrebbe voluto girare il mondo e fotografare ogni singolo angolo del mondo che avrebbe visto, ma tuo nonno non glielo lasciò fare, perché tuo nonno sapeva a cosa andava incontro e sapeva anche che col futuro che sognava lui avrebbe infranto tutti i tuoi di sogni.- disse per poi alzarsi ed uscire dalla cucina. 
E ora, cosa dovevo fare?
Tagliare le ali ai miei di sogni o a quelli dei miei figli?

 
**

Ecco qui il capitolo 39.
Scusate per l'enorme, immenso ritardo. So che domani è un mese che non aggiorno, ma ero a corto di idee.

Allora, come vedete molte cose si stanno chiarendo.
Ora che Jon partirà vedremo cosa farà Ellie e, soprattutto, che decisione prenderà riguardo a Londra.

In ogni caso, spero vi piaccia e spero in una vostra recensione. 

Scusatemi ancora, cercherò di postare il prima possibile. 
(spero ci sia ancora qualcuno che segue la storia). 

Ah, se vi va passate a dare un'occhiata alla mia ff ''Hope- hold on, pain ends.''
Mi farebbe davvero piacere :). http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1758407


 
  
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