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Autore: Luly Love    30/08/2013    6 recensioni
I semidei sognano molto. Cavolo, se sognano. E cosa sognano, poi. Nell’ottanta percento dei casi la propria morte; morte orribile, c’è da sottolineare. Poi mostri, tanti mostri. E in generale cose non piacevoli, posti non ameni e creature non proprio adorabili.
Ma a parte questo, essere un mezzosangue è bellissimo. E Jason lo sapeva benissimo.
Quella sera, era di turno alla collina e dintorni per la quarta volta di fila; era stanchissimo, ma aveva capito che più fiaccava il corpo, meglio era per la sua psiche. Infatti, tanto più era dolorante, tanto meno si concentrava sui suoi problemi, quali l’imminente pericolo costituito dai giganti, la sua memoria parzialmente perduta e la scomparsa di Percy Jackson.
[...]
– Ti prego, figlio di Giove, di provare a capirmi. Lo sto facendo per te e per mia figlia. –
– Ma davvero? Beh, mi scusi per l’eccesso di schiettezza mia signora, ma non vedo dove sia l’utilità di farmi sognare una cosa del genere! –
Lei gli sorrise, materna e condiscendente.
– Hai saputo cogliere la differenza. Sai cosa vuol dire? –
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afrodite, Jason Grace, Piper McLean
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scherzi da dea – ovvero cosa devi subire quando la madre della tua quasi ragazza è la dea dell’amore
 
 
 
I semidei sognano molto. Cavolo, se sognano. E cosa sognano, poi. Nell’ottanta percento dei casi la propria morte; morte orribile, c’è da sottolineare. Poi mostri, tanti mostri. E in generale cose non piacevoli, posti non ameni e creature non proprio adorabili.
Ma a parte questo, essere un mezzosangue è bellissimo. E Jason lo sapeva benissimo.
Quella sera, era di turno alla collina e dintorni per la quarta volta di fila; era stanchissimo, ma aveva capito che più fiaccava il corpo, meglio era per la sua psiche. Infatti, tanto più era dolorante, tanto meno si concentrava sui suoi problemi, quali l’imminente pericolo costituito dai giganti, la sua memoria parzialmente perduta e la scomparsa di Percy Jackson. Il suo arrivo, infatti, non aveva certo fermato le ricerche, ma piuttosto le aveva rese più urgenti e coinvolto altre tre persone - lui, Piper e Leo -.
Annabeth, una degli organizzatori dei turni di guardia, non gli aveva ancora detto niente, ma Jason sospettava che presto l’avrebbe preso da parte per una bella lavata di testa.
“Mi servi integro dentro e fuori!” gli avrebbe detto “Uno zombie autolesionista non è d’aiuto a nessuno. Nessuno, chiaro?”
Ormai la conosceva abbastanza bene. Era una tipa tosta, Annabeth. E poi, era davvero innamorata di Percy. Quella ragazza ormai dormiva, mangiava, combatteva, viveva per ritrovare lui.
La ammirava molto, e si augurava di trovare una ragazza che lo amasse nello stesso, intenso modo.
A tali pensieri, la sua mente corse a Piper e non poté fare a meno di arrossire, anche perché quella sera la figlia di Afrodite era di turno con lui.
Era bellissima in armatura, maglia arancione del campo e capelli leggermente arruffati.
Piper si accorse che la stava fissando e arrossì a sua volta.
– Qualcosa non va? – gli chiese.
Lui si sfregò gli occhi, rispondendo che era un po’ stanco.
– Un po’ dici? – fece lei sarcastica. – Sono quattro notti che non dormi. Cosa stai cercando di fare? Fuggire dagli incubi? –
A Jason non sfuggì come, nella frase finale, il suo tono si fosse addolcito e di conseguenza non se la sentì di negare.
– In parte. – rispose evitando il suo sguardo nel timore di vedersi deriso.
Sapeva tuttavia che Piper non l’avrebbe mai fatto.
– Perché non dormi un po’? – propose la ragazza.
– Quando? Ora? Durante il turno di guardia? –
Lei scrollò le spalle.
– Quante sono le probabilità che un mostro ci attacchi proprio mentre tu stai dormendo? In ogni caso, me la so cavare da sola. E poi, sarai il primo che sveglierò in caso di attacco. –
– Siamo semidei. Le probabilità sono sempre contro di noi. – borbottò Jason giocherellando con la cinghia del fodero del gladio.
– Jason, dormi. Non costringermi ad usare il mio potere da figlia di Afrodite. – lo minacciò affettuosamente Piper.
Lui si guardò attorno, poi decise che effettivamente la ragazza aveva ragione; si sedette per terra con la schiena contro il pino e chiuse gli occhi.
– Solo dieci minuti. – mormorò, e quelle furono le sue ultime parole.
 
Si trovava nella casa dieci, la casa di Afrodite. C’era stato un paio di volte per le ispezioni; era un bel posto, se si ignorava l’aria impregnata di profumo firmato.
Si guardò attorno e constatò che diversamente dal solito tutte le superfici disponibili non erano stipate di riviste di moda e gossip, trucchi e foto. Era sempre la casa dieci, solo che nettamente più spoglia. Inoltre, era vuota, tranne che per una persona: Piper.
Era in piedi davanti alla porta del bagno; indossava dei pantaloncini di jeans neri e strappati, un paio di converse alte nere e una maglia monospalla viola; al collo aveva una collana scacciapensieri di piume.
Era bella da mozzare il fiato, e il cuore di Jason fece un salto in avanti. Deglutì, sentendo il viso in fiamme.
– Ciao, Jason. – gli fece lei, con un sorriso malizioso.
– Ehilà. – riuscì a rispondere lui.
– Siamo soli. –
– Eh, già. –
Si diede dell’idiota: perché rispondeva a monosillabi? Per quanto fosse stupenda, era pur sempre Piper!
La ragazza, nel frattempo, lo raggiunse e, arrivatagli a pochi passi, gli passò le braccia attorno al collo e iniziò a solleticargli la nuca con i polpastrelli. Delle piacevoli scosse si propagarono lungo la spina dorsale di Jason.
Piper sorrise ancora di più e appiattì il proprio corpo contro quello del figlio di Giove, allungando il collo per soffiargli in un orecchio; Jason era paralizzato per due motivi: primo, non sapeva che fare. Secondo, quella situazione era decisamente eccitante e non aveva voglia di tirarsi indietro.
– Jason. – mormorò la mezzosangue con voce suadente.
Fu come sentire il proprio nome per la prima volta; dette da Piper, quelle cinque lettere sembravano qualcosa di unico e magico. Chiuse gli occhi e le posò le mani sui fianchi, mentre affondava il viso nei suoi capelli; con la punta del naso scese per seguire il profilo della mascella, poi quello del collo, infine quello della spalla scoperta.
Piper iniziava a respirare affannosamente, quando lui le prese il viso tra le mani a la baciò. Da casto che era all’inizio, quel bacio divenne affamato e passionale; la ragazza tracciò il contorno delle labbra di Jason con la punta della lingua, lui invece saggiò per bene il sapore del suo palato.
Sembrava che da quel bacio dipendesse la vita di entrambi o forse del mondo intero.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi, il respiro corto, le labbra gonfie, le guance arrossate. Piper fece un cenno verso il suo letto e Jason, prendendola per mano, ve la condusse. Si sedettero sul bordo e ripresero subito a baciarsi. Le mani di Piper si insinuarono sotto la maglietta di Jason e le sue dita seguirono la linea scolpita degli addominali. Nuovamente, il ragazzo si ritrovò a rabbrividire.
Anche le sue mani scivolarono sotto la maglia di Piper; dapprima le accarezzò la pancia, poi salì e constatò che la figlia di Afrodite non aveva il reggiseno.
Jason sentì l’eccitazione montargli dentro e si sporse con foga su di lei, costringendola a stendersi con la schiena sul letto. Lei gli sfilò la maglia e rimase a guardagli il petto nudo, gli occhi che scintillavano. Anche Jason la contemplò, arrivando alla conclusione che era la creatura più bella che esistesse. Ed era lì, su un letto, sotto di lui, accaldata. E lo desiderava tanto quanto la desiderava lui.
Il ragazzo arrotolò la maglietta di Piper fino a sotto il seno, lasciandole la pancia nuda; si chinò e iniziò a lasciarle piccoli baci attorno all’ombelico, sullo stomaco, sui fianchi, sulle costole.
Lei, dal canto suo, gli accarezzava la schiena e lì dove lo toccava, si accendevano piccoli e piacevoli fuochi sottopelle.
Finito di dedicarsi all’addome della cherokee, Jason le tolse completamente la maglia e passò a baciarle i seni. Lei, invece, gli sbottonò i jeans e fece scorrere le dita sotto il bordo dei boxer.
Le dita di Jason, che ormai era arrivato al limite, corsero alla zip dei pantaloncini della ragazza, ma prima di tirarla giù incrociò il suo sguardo per chiederle il permesso.
Lei rise inarcando la schiena e, di conseguenza, i suoi seni si avvicinarono pericolosamente al viso del ragazzo che fu tentato di ricominciare a dedicare loro le proprie attenzioni. Tuttavia, si riprese e aggrottò le sopracciglia a mo’ di domanda.
– E me lo chiedi? – lo provocò Piper strappandogli un sorriso deliziato.
– Sei perfetta. – mormorò lui abbassando la cerniera.
– Lo so. – rispose lei.
Jason si pietrificò: non era da Piper una risposta del genere. Alzò lo sguardo sul viso della ragazza, che continuava a sorridere maliziosa. Troppo maliziosa.
Si allontanò di scatto e le diede le spalle, prendendo a fissare la porta socchiusa del bagno.
Dopo un attimo, sentì il corpo seminudo di lei appiattirsi contro la sua schiena; la sua erezione protestò, ma lui la ignorò e scrollò le spalle violentemente per allontanare la ragazza.
– Jason. – lo chiamò lei con urgenza, ma il ragazzo non si voltò, per quanto lo volesse.
Quella non era Piper, lei non avrebbe mai risposto così ad un complimento. Effettivamente, tutto quello che aveva fatto non era da lei: Piper era audace sì, ma non in quel modo così malizioso. Era più riservata e pudica.
Nel frattempo, la ragazza sul letto che chiaramente non era la ragazza che conosceva lo chiamava sempre più insistentemente, ma Jason si rifiutò di girarsi.
Alla fine, il suo nome smise di risuonare nell’aria. Rilassò le spalle e trasse un respiro profondo, quando sentì una risatina femminile proveniente da bagno. Allungò il collo e colse un movimento.
Guardingo, si avvicinò alla porta e la spinse, per rivelare la presenza della donna più bella che avesse mai visto: aveva un fisco perfetto e il suo volto cambiava in continuazione, passando da quello di Piper a quello di Annabeth, da quello di Drew a quello di una ragazza con i capelli neri che non conosceva.
Ci mise parecchio prima di ritrovare la ragione.
– Ehm, Afrodite? – chiese incerto.
La dea annuì sorridendo.
– È opera sua tutto quello? – continuò lui puntando un dito dietro di sè. Nuovamente la dea annuì.
Jason sentì la rabbia montargli dentro il petto: solo perché era la divinità dell’amore non poteva permettersi di giocare così coi suoi sogni e con lui!
– Ti prego, figlio di Giove, di provare a capirmi. Lo sto facendo per te e per mia figlia. –
– Ma davvero? Beh, mi scusi per l’eccesso di schiettezza mia signora, ma non vedo dove sia l’utilità di farmi sognare una cosa del genere! –
Lei gli sorrise, materna e condiscendente.
– Hai saputo cogliere la differenza. Sai cosa vuol dire? –
Davanti alla fronte aggrottata del biondo, la dea rise deliziata.
– Ok, non lo sai. Non ancora, almeno. Ascolta, Jason, e ricordati queste mie parole: scegli saggiamente, perché ti darò una sola chance. –
Il ragazzo per poco non si strozzò con la propria saliva. Cosa intendeva dire? Una sola chance per cosa? E di chi era il volto femminile che aveva intravisto prima?
Fece per chiederlo ma Afrodite era sparita. Si girò a guardare la stanza e vide che era vuota. La Piper versione Drew non c’era.
Sferrò un calcio ad un tavolino, frustrato, e tutto divenne buio.
 
 
Si svegliò di soprassalto. Era ancora sotto il pino, la schiena poggiata al tronco.
Si guardò freneticamente attorno e, con sollievo e imbarazzo, vide che Piper era a pochi metri da lui, di profilo, ed osservava il Campo.
Come se si sentisse osservata, lei si girò e, vedendolo sveglio, gli andò vicino. Facendolo sembrare un gesto casuale, Jason spostò lo scudo in modo che nascondesse il cavallo dei suoi pantaloni, al momento troppo gonfio.
Piper gli sorrise inginocchiandosi vicino a lui e il semidio sentì la faccia bruciargli, a causa anche delle immagini del sogno che gli vorticavano ancora in testa.
– Dormito bene? – gli chiese la mora con un sorriso genuino e caldo.
Quasi sentendosi in colpa, Jason si strinse nelle spalle ed evitò il suo sguardo.
– Hai chiamato il nome. – mormorò l’amica. – Era un incubo o per una volta hai fatto un bel sogno? –
– Io, ehm, non lo ricordo. – mentì lui, sempre più in imbarazzo.
Piper sembrò delusa, però dissimulò subito i propri sentimenti. Si alzò e, dicendo che andava a pattugliare il confine, si allontanò.
Jason la guardò fino a che non scomparve, mentre le parole di Afrodite gli solleticavano le orecchie.
 
 
 
 
Angolo autrice:
First of all, spero di non essere risultata volgare. È la prima volta che scrivo una fic a carattere erotico e devo dire che ero parecchio impacciata e imbarazzata, mi auguro di non aver fatto la figura della pervertita.
Second of all, spero vi sia piaciuta e che lascerete una recensione. Piper e Jason sono troppo carini insieme, non trovate? Non credo di essere caduta nell’OOC, ma se mi sbalio, mi corigerete.
Detto questo, non ho altro da aggiungere. Please, guys, lasciatemi una recensione, anche critica (purchè fondata, ovviamente)!
Un bacione,
Luly

 
  
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