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Autore: Hikari_Eien    30/08/2013    8 recensioni
La storia parla di una ragazza che vive in un castello insieme ad un ragazzo, ma quest'ultimo e diverso dagli altri...
non sono brava con le trame, spero di avervi incuriosito...
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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vi rubo un paio di minuti: io sono stata ispirataa da questa canzone qua quindi pregherei chi legge il testo di leggere ascoltando la canzone ^^ 
canzone :https://www.youtube.com/watch?v=sdx4RI31G3I

grazie mille :) e buona lettura





MUTA SPERANZA

 

Sbuchi da dietro quell'enorme porta, come la prima sera che ci eravamo visti.

 

Si, quella sera dove eri riuscito a carpire la mia anima e con esso il mio corpo e tutto quello che contiene. La sera del mio primo ballo in maschera, tenutosi nel tuo fatiscente castello, dove tuttora dimoro.

Al crepuscolo, la tua figura nera come la pece si scontrava con la quiete del luogo, mentre i tuoi meravigliosi occhi gialli guardavano tutto e niente, sia il passato che il presente; i tuoi capelli, un cespuglio di rovi neri, più scuri della notte stessa. Il tuo abito scuro, in contrasto con la tua pelle bianca come il latte. Una maschera sul volto, a coprirti dal male che avresti potuto trarne se non l'avessi indosso, un volto senza espressione che copriva il tuo vero te.

Uno sfiorarsi, un lambirsi con gli occhi e gentilmente mi attraevi in quella tela già costruita, che aspettava solo il mio arrivo.

 

Entri nella stanza tranquillo e calmo, mi guardi, mangiandomi con gli occhi.

In un secondo sei davanti a me, seduto sul enorme letto a baldacchino e guardi le mie mani, che giocano con il tuo ultimo regalo: un carillon.

Vedo le tue mani, bianche e fredde come il ghiaccio, togliermi quella goccia dalla mano, per poi aprirla e una dolce melodia, una ninna nanna… la tua ninna nanna, si diffonde in tutta la stanza.

Appoggi la lacrima, che continua a diffondere il suo dolce suono e mi guardi, mentre sulle tue labbra aleggia un sorriso timido, quel tuo sorriso timido, che mi ha fatta arrossire così tante volte, che ne ho perso il conto. Mi prendi le mani, mi porti in mezzo alla stanza e inizi a ballare, trascinandomi in un dolce movimento. I miei piedi e il mio vestito strisciano lievemente sul pavimento e tu, come sempre, non produci alcun suono. Le tue mani mi procurano lievi brividi lungo la schiena, mente il calore e il freddo prendono ad avvolgerci.

Continuando a volteggiare mi porti fuori dalla stanza, attraversiamo il salone che è, di nuovo, testimone del nostro ballo.

 

 

Quella sera ti chinasti dinnanzi a me e, gentiluomo quale eri, mi chiedesti un ballo. Il mio primo ballo lo feci con te, tu che di umano avevi ben poco, attraevi la mia attenzione: troppo aggraziato e leggiadro, non un movimento di troppo, tutto calcolato.

Il freddo della tua mano oltre la leggera stoffa del vestito color crema, il tuo sguardo magnetico da cui non avrei mai voluto staccarmi, quelle tue labbra perfette di un rosa pallido.

Sembrava stessimo scivolando sul pavimento, più che danzando.

 

 

Al limitare del salone ti fermi per prendermi solo per mano. Gentilmente mi conduci lungo il corridoio,ci fermiamo davanti a una parete in pietra, ne premi una e silenziosamente le pietre davanti a noi si spostano, fino a formare un entrata. Faccio un passo avanti, ma vengo fermata da te, dalla tua mano che stringe la mia, in una morsa dolce e ferrea.

Porti una mano sotto il mio mento e lo sollevi, mentre guardi attentamente i miei occhi, due pozze cremisi, in cerca d'incertezza, d'insicurezza… paura. Ma scorgi solo amore, affetto ed eccitazione. Con un lentezza primordiale, ti chini e poggi le tua labbra fredde sulle mie calde, in un bacio casto, quasi fossi fatta di cristallo e non volessi rompermi, e altre tanto lentamente ti allontani.

Entriamo nella galleria che ci sta dinnanzi, e scendiamo gli scalini in pietra, immersi nella più totale oscurità; mi guidi nel tuo regno, quel tuo reame di cui vorrei già far parte.

Non vedo, sento solo i miei piedi toccare la roccia fredda, l'umidità e il freddo mi si attaccano addosso e mi fanno rabbrividire.

Di colpo ti fermi e ti vado a sbattere contro; è come sbattere contro una roccia.

Sento il rumore di un chiavistello, apri la porta e mi copro gli occhi, accecata anche da quella fiocca luce, mentre entriamo nella stanza poco illuminata.

È una cripta, scavata nella roccia. È spoglia dei tuoi antenati, ma pulita come appena costruita.

Dopo aver chiuso la porta, mi conduci verso un altare, che svetta al centro della stanza; è in marmo bianco.

Dolcemente mi sollevi e mi poggi sopra, ma le tua mani non vogliono lasciare i miei fianchi, continui a stringere, i tuoi occhi ambra si perdono nei miei cremisi.

Cerchi ancora incertezza sul mio volto, ma non ve n'è, non v'è ne mai stata…

Lentamente, ti accarezzo le guance pulendole dalle tue lacrime di sangue, che hanno iniziato a scorrervi.

Ti prego, non piangere per me… la vista delle tue lacrime mi strazia! Non piangere per me, che sono un umile umana… Io voglio stare con te, tu che sei il Signore della Notte, non voglio abbandonarti alla solitudine dell'infinito; hai già sofferto troppo e quelle lacrime ne sono la conferma…

Scosto i capelli scoprendo la gola, quella gola che non hai mai voluto saggiare, ora te la offro in cambio della morte, apparente o veritiera, solo il tempo c'è lo saprà dire.

Ti chini sulla mia gola, che cospargi di baci, dolci e freddi, poi… Dolore, le tue zanne penetrano nella mia carne, assetate della mia linfa vitale, quel nettare scarlatto che brami; lo bevi dissetando la tua sete, la tua fame, contemporaneamente privando me della vita.

Non ti accorgi del tempo che passa, ormai mi stai prosciugando. Troppo tardi te ne rendi conto, ti stacchi velocemente da me e vedo la tua bocca rossa, da cui partono rigagnoli scarlatti del mio sangue.

Mi poni sdraiata sul marmo, vedo i tuoi occhi straziati da dolore; mi guardi un ultima volta, prima di voltarti e andartene.

Avrei voluto fermarti, e dirti che c'era speranza… ma non mi avresti creduto.

In lontananza sento il chiavistello girare, è dunque un addio questo? No, non lo è… è un arrivederci. Lentamente la morte si appropria, ingiustamente, del mio corpo.

Ormai tutto si copre di nebbia, una nebbia pesante e grigia… ma sappiamo entrambi che c'è una luce, che ci farà ricongiungere, quella luce chiamata: Speranza.





Angolo autrice:

grazie per chi è arrivato fino a qua. spero che la storia vi sia piaciuta anche se è molto triste e malinconica.
a presto 

baci Hikari_Eien <3

   
 
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