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Autore: TriciaAstra    30/08/2013    0 recensioni
Da brava fan dei fumetti e del film, in particolare di Loki, mi sono sempre chiesta: cosa sarebbe accaduto se Loki avesse avuto qualcuno che si fosse fidato di lui e gli avesse concesso una seconda possibilità?
E' a questa domanda che cerco di rispondere con la mia fanfiction, incentrata su Loki e Miranda, due persone totalmente diverse, un dio ed un'umana, ma che si somigliano più di quanto credono e che insieme potranno sconfiggere il male che si aggira nella galassia e, ancora più importante, il male dentro di loro.
La fanfiction è formata da sette macrocapitoli.
Spero davvero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Terra non è l'unico pianeta del nostro Universo.
Esistono mondi lontani, così lontani che la limitata mente umana non può nemmeno arrivare a sfiorare la distanza che separa i mondi l'uno dall'altro. Alcuni di questi pianeti vivono in pace, desiderando convivere quietamente con altre civiltà, imparare, svilupparsi.
Esistono civiltà che non desiderano altro che la guerra.
Gli umani, credendo stupidamente di essere al sicuro o di essere soli, non si preoccupano di questi popoli.
A distanza siderale dalla Terra si ergono le maestose guglie di Asgaard, dimora degli ASI, che sulla Terra un tempo furono venerati come dei. Asgaard era unita alla Terra dal Bifrost, il Ponte dell'Arcobaleno, distrutto anni or sono nel feroce scontro tra Thor, dio del Tuono, e suo fratello Loki, il traditore, l'esiliato.
Si pensava che Loki fosse morto, risucchiato nell'abisso, nello spazio profondo.
Ma non è così.
Questa non è la storia di Loki, o meglio, il dio in questione non ne è il protagonista principale.
Questa storia inizia in un pomeriggio piovoso, a New York.
Questa è la storia di Miranda Frost.
 

Miranda Frost era una venticinquenne grintosa e tenace. Lavorava alla Stark Corporation, l'azienda del miliardario Tony Stark, alias Iron Man, un geniale inventore e nel tempo libero playboy e filantropo.
Miranda era incredibilmente intelligente e si era laureata da poco in fisica delle particelle. Aveva lunghi capelli castani e brillanti occhi verdi.
La sua vita scorreva in una routine a dir poco monotona: al mattino si svegliava, si metteva in tiro per andare al lavoro, come dicevano i suoi colleghi giocava al piccolo fisico, alle cinque smontava, tornava a casa, dove viveva sola con il suo gatto Leo, andava a dormire presto. Di un uomo neanche l'ombra. Finché, in un piovoso pomeriggio di ottobre, non incontrò Luke.
Aveva iniziato a piovere di botto, uno di quegli acquazzoni infernali che se sorprendono senza ombrello infradiciano fino alle ossa.
Miranda, per fortuna, se ne era munita, ma pioveva davvero troppo per il suo modesto ombrellino. Si sarebbe sfondato sotto il peso di quella pioggia scrosciante. Decise perciò di aspettare sotto l'ampia balconata di un palazzo vicino alla Stark Tower che la pioggia diminuisse un po'. Era sola.
Improvvisamente, dopo un paio di secondi, un uomo si rifugiò sotto la stessa balconata dove si era appostata lei. Miranda lo osservò con la coda dell'occhio: si stava strizzando i lembi dell'elegante divisa lavorativa. Dovette ammettere che era davvero un bel tipo: aveva capelli corvini che gli arrivavano alle spalle e quel completo nero metteva in risalto il suo fisico asciutto e la pelle chiara. In quel momento si voltò verso la strada e lei poté vedere in parte il suo viso: aveva tratti spigolosi, decisi, labbra sottili e serie. Stette in silenzio, troppo presa dallo studio di quell'uomo dall'aria così particolare, così estraneo da sembrarle quasi un alieno. Dal canto suo, l'uomo non diede segno di averla nemmeno notata.
Dopo pochi minuti, l'acquazzone iniziò lentamente a scemare in una pioggia accettabile. Miranda decise di farsi avanti.
"Scusa?" chiamò, rivolgendosi all'uomo. Il suddetto si girò, stupito. Miranda si disse che non aveva mai visto degli occhi così strani, di un azzurro così chiaro da sembrare bianco, e che erano davvero belli.
"Sì?" replicò lo sconosciuto.
"Ho visto che non hai un ombrello, e di questo passo dovrai aspettare un bel po' prima di poter tornare a casa. Che ne dici di condividere il mio? E' piccolo, ma potremmo starci." propose, un po' esitante. L'uomo lentamente sorrise.
"Sei davvero gentile. Grazie infinite." disse, infilandosi sotto l'ombrello che Miranda aveva aperto.
"Posso sapere il tuo nome?" chiese, con un tono cortese come Miranda non ne aveva mai sentiti.
"Miranda Frost. E qual è il tuo?"
"Luke Nott." rispose, ma sembrava quasi che non gli appartenesse. Miranda decise di non farci caso.
"Dove lavori, Luke?"
"Qui vicino, lo vedi quel palazzo? Quello con i leoni sulla facciata? Ecco, proprio lì."
Dopo le prime impacciate parole di rito i due iniziarono a parlare del più e del meno, come se niente fosse, come se il tempo avesse perso significato. Camminarono per la città senza badare a dove andavano, pensando solo alla loro conversazione, gettandosi di tanto in tanto delle occhiate, finché non calò la sera.
"Finalmente ha smesso di piovere!" esclamò Miranda, chiudendo l'ombrello.
"Dove abiti?" domandò Luke. Miranda si guardò attorno e si accorse che erano capitati proprio nella zona dove abitava.
"In quel palazzo laggiù. - disse, indicando una palazzina di un paio di piani. - Grazie, Luke. Mi sono divertita a chiacchierare con te." disse, sorridendo. Per la prima volta Luke sorrise per davvero.
"Lo stesso vale per me, Miranda. Spero di incontrarti ancora." replicò lui, non smettendo di guardarla finché non si fu chiusa la porta d'ingresso alle spalle. Entrambi, né l'umana né il dio potevano immaginare che quello sarebbe stato l'inizio della fine.
 
***
 
"Luke, cosa c'è?" domandò Miranda per l'ennesima volta. Prese tra le mani il volto di Luke, il suo compagno, l'uomo con cui viveva ormai da un anno.
"Niente, Manda. Va tutto bene, davvero." rispose Luke, evitando di guardare negli occhi la ragazza. Miranda strinse più saldamente il suo viso.
"Per l'amor del cielo, Luke! Non tenerti tutto dentro. Ci sono anche per questo, per aiutarti. Nel bene e nel male, ricordi? Farò di tutto per aiutarti, lo sai questo?" sbottò, frustrata. Il suo Luke era più strano del solito, nell'ultimo periodo, si estraniava, era distratto, sembrava assente.
"Lo so, Manda. Lo so." disse Luke, stringendola forte a sé e baciandole la tempia.
"Luke, a volte sembra quasi che tu provenga da un altro pianeta." disse Miranda, stringendo Luke, con una strana sensazione nel cuore.
"Perché?" chiese lui, carezzandole dolcemente i capelli. A Miranda parve che il suo tono di voce fosse preoccupato, addirittura sospettoso. Avvertì un brivido correrle lungo la schiena, ma decise di ignorarlo.
"Perché ti sento lontano, Luke - rispose lei, scostandosi dal suo petto e piantando gli occhi in quelli quasi bianchi di Luke. - Ti sento lontano e ho paura di perderti." concluse, a voce bassa. Lo sguardo di Luke si fece triste.
"Non mi resta altro che dirtelo, a questo punto." disse, con un sospiro. Miranda deglutì, aspettandosi di sentirsi dire che la loro era stata una bella storia, ma che era tutto finito.
"La mia azienda mi ha fatto un'offerta di lavoro all'estero, in Canada. Dovrò stare lì per un anno e durante quell'anno non potrò tornare qui nemmeno un giorno. Era questo ciò che mi turbava, nient'altro." rispose, sospirando. Miranda tirò un intimo sospiro di sollievo.
"Amore, ma è fantastico! Stai facendo carriera! Sono così fiera di te!" esclamò, abbracciandolo. Luke sorrise divertito.
"Sono felice che tu sia contenta, tesoro. Pensavo di accettare quest'offerta, non me ne capiteranno più di così vantaggiose." disse Luke. Miranda s'intristì un poco al pensiero che per un anno sarebbe stata lontana da lui. Si costrinse a sorridere.
"Fai bene, amore. In fondo, dopo quest'anno staremo di nuovo assieme." replicò Miranda. Luke le sorrise.
"Sì, tesoro. Proprio così. Dopo staremo insieme." disse, dandole un bacio a fior di labbra.
La settimana dopo, Luke partì di mattina presto, dopo averle dato un bacio dietro l'altro, lasciandole un'inquietudine profonda in fondo al cuore. Miranda aveva la sensazione che non l'avrebbe più rivisto, che non avrebbe più rivisto il Luke che conosceva. Non sapeva quanto quella sensazione corrispondesse alla realtà.
 
***
 
Miranda non si riconosceva più. Ogni volta che si guardava allo specchio e vedeva il suo viso smunto, le sue labbra pallide, i suoi capelli opachi le sembrava di essere solo l'ombra di quella che era prima che Luke se ne andasse. Per i primi tre mesi era andato tutto bene: si sentivano ogni giorno, chiacchieravano ore intere alla sera, come facevano sempre quando Luke era presente. Ma da quattro mesi ormai Miranda non aveva notizie di Luke. Non rispondeva al cellulare, all'azienda non sapevano dirle nulla, in Canada pareva non esserci mai arrivato. Miranda non sapeva più dove sbattere la testa. Si era detta e ridetta che era ora di ricominciare, di mettere da parte Luke e di andare avanti. Ma ogni volta che le capitava sottomano una foto di loro due insieme scoppiava a piangere e la notte dormiva con indosso una sua maglia stringendone al petto un'altra. No, non poteva lasciarlo andare. Non ancora.
Andava avanti così,  come una macchina, finché un giorno bussarono alla sua porta. Era la prima visita che riceveva da sette mesi. Per un folle momento le balenò in testa l'idea che potesse essere Luke, ma subito si diede della stupida. Luke non sarebbe più tornato.
"Chi è?" chiese con voce stanca. Non aveva voglia di vedere nessuno, voleva solo stendersi sul divano e addormentarsi.
"Agenti federali, signorina Frost. Abbiamo ordine di prelevarla." le rispose una voce da fuori. Miranda spalancò gli occhi e s'attaccò allo spioncino.
"Fatemi vedere i distintivi." intimò. Non appena gli uomini le ebbero mostrato distintivi sembra ombra di dubbio autentici, la ragazza aprì.
"Perché siete qui? Non ho fatto niente." disse Miranda, più stanca che stupita. Niente la stupiva più, ormai.
"Lei ha avuto una relazione con quest'uomo?" domandò l'agente, estraendo una fotografia. Miranda strabuzzò gli occhi. Era Luke.
"Sì.. cosa gli è successo? Avete notizie di lui?" domandò a raffica. L'agente restò impassibile.
"Mi segua, signorina." ordinò perentorio. Miranda afferrò il suo gatto e seguì l'agente così come era vestita, con una maglietta di Luke addosso, che la copriva solo fino a mezza coscia.
Gli agenti la condussero in una macchina nera, anonima, che partì silenziosa come un fantasma.
"Dove andiamo?" domandò Miranda, cercando di controllare la voce. L'agente non le rispose e non rispose a tutte le domande che pose nel tentativo di estorcere qualche informazione. Era una tomba.
A un certo punto Miranda si addormentò e al suo risveglio si accorse che erano arrivati. La fecero scendere dall'elicottero su cui l'agente, che si chiamava Coulson, l'aveva caricata mentre era addormentata e la condussero in quello che sembrava un bunker. All'interno, trovò un gruppo di uomini: un uomo alto, nero, con una benda sull'occhio, un tizio biondo dalla pettinatura anni Quaranta, una donna dai capelli rossi, un altro uomo che sembrava uscito da una saga vichinga e.. il suo capo, Tony Stark, che, voltatosi, borbottò un "E lei chi diavolo è?"
Miranda si fece timidamente avanti e tese la mano a Tony Stark.
"Signor Stark, sono una sua dipendente. Mi chiamo Miranda Frost." iniziò, ma prima che potesse finire l'uomo con la benda parlò.
"Era la compagna di Loki." disse e quelle parole la colpirono come un pugno. Loki? Chi era Loki?
"Siamo sicuri?" domandò la donna, lanciandole uno sguardo che sembrava pregare che si fossero sbagliati.
"Sicuri. Lo ha riconosciuto dalla foto." comunicò l'agente Coulson. La ragazza vide gli occhi della donna intristirsi. A quel punto Miranda si sentì in dovere di far sentire la propria voce.
"Intendete dire Luke? Luke Nott, il mio compagno? Ma.. perché lo chiamate Loki?"
"Ti ha mentito, Miranda. Non si chiama Luke Nott. Si chiama Loki, è mio fratello e come me viene da Asgaard." disse l'uomo che sembrava un vichingo. Miranda si sedette; le tremavano troppo le gambe.
"Cosa state dicendo? Cos'è Asgaard, chi è Loki e voi.. voi chi siete?" domandò debolmente. A risponderle fu l'uomo con la benda.
"Il mio nome è Nick Fury e sono a comando dello S.H.I.E.L.D., una società che si occupa della sicurezza planetaria. Loro sono la nostra arma segreta. Lei è Natasha Romanoff - e indicò la donna dai capelli rossi - Lui è Steve Rogers, anche se lo credo lo conosca meglio come Capitan America - indicò il tizio biondo - Tony Stark, penso che già lo conosca e infine questo è Thor." concluse Nick Fury indicando il vichingo.
"Asgaard è un posto molto lontano. E' un mondo così distante che non potresti neanche immaginare la distanza che separa il vostro pianeta dal mio. Mio padre, Odino, è il re di Asgaard e io sono l'erede al trono. Loki, che credevamo morto, si era solo nascosto qui sulla Terra a tramare un nuovo piano di vendetta e conquista ai danni di questo mondo che io proteggo. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, Miranda. Dobbiamo sapere cosa ha fatto in questi anni, come ha agito, come si è comportato. Ne abbiamo bisogno, per il bene della Terra." disse Thor. Miranda cercò di regolarizzare il respiro.
"Sapete dove si trova Luk.. Loki?" domandò. Nick Fury e Thor si scambiarono un'occhiata.
"L'abbiamo catturato. E' in una gabbia da cui non potrà scappare." rispose Nick Fury. Miranda saltò su come una molla.
"Cosa? E' qui? Voglio parlarci. Vi prego, fatemi parlare con lui. Solo per qualche minuto. Devo parlarci." disse, con una nuova fiamma negli occhi. Natasha Romanoff le rivolse uno sguardo strano, forse di comprensione.
"E sia. Cinque minuti, non di più. Agente Romanoff, accompagnala." ordinò Nick Fury. Natasha Romanoff la condusse in silenzio verso Loki, o Luke, o come si chiamava veramente.
"Non sei costretta a farlo." disse lei, mentre l'accompagnava.
"Devo farlo. Voglio capire e sentire cosa ha da dire." replicò Miranda, risoluta. Natasha sospirò, arrivarono alla porta della stanza dove l'avevano rinchiuso.
"Quando vuoi uscire batti un colpo. Buona fortuna." le disse, prima di aprirle la porta. Miranda entrò, e la porta le si richiuse alle spalle. Avanzò verso la gabbia di vetro in cui stava rinchiuso il suo compagno, voltato di spalle; indossava un mantello verde e una divisa dal sapore antico e quasi mitologico. Quella vista le fece sembrare tutto più reale, più verosimile. Davvero Luke era Loki. Davvero non veniva dal Connecticut ma da un altro mondo. E davvero l'aveva ingannata.
I suoi piedi nudi non facevano rumore mentre avanzavano. Si fermò a un paio di metri dalla gabbia e solo a quel punto Loki si girò. Rivedere quegli occhi di un azzurro quasi bianco le fece venire le lacrime agli occhi. La carnagione già chiara di Loki sbiancò nel vederla.
"Manda.. cosa ci fai qui?" sussurrò. Miranda scosse la testa.
"Potrei chiederti la stessa cosa, Luke.. o preferisci che ti chiami Loki?" Loki, a udire tali parole, sbiancò ancora di più.
"Cosa ti hanno detto? Manda, cosa ti hanno detto?" domandò Loki, avvicinandosi al vetro, quasi volesse trapassarlo. Miranda si avvicinò a sua volta.
"Mi hanno detto che mi hai mentito. Che mi hai ingannata. E' vero, Loki? Mi hai ingannata? Non mi hai mai amata, era tutta una farsa? Sii sincero, almeno per una volta." rispose Miranda, amara. Ingoiò le lacrime che premevano per scorrere. Non voleva piangere, doveva essere forte.
"No, no, Manda, io.. io ti ho amata davvero. E ti amo ancora. Devi credermi, Manda. Ti prego." replicò Loki, posando una mano sul vetro che li divideva. Miranda inclinò la testa.
"Come posso crederti ancora, dopo tutte le bugie che mi hai detto? Dovevi andare in Canada, eh? Pensavo che lì esistessero le comunicazioni! Hai idea di cosa ho passato in questi mesi?" gridò, lasciando trapelare per la prima volta la rabbia che si celava dietro il dolore. Piantò gli occhi in quelli di Loki, in attesa. Vide le sue pupille dilatarsi, diventare enormi, occupare quasi tutta l'iride.
"Mentirti era l'unico modo per proteggerti." rispose, a voce bassa. Miranda sbuffò, sarcastica.
"Certo. E così facendo mi hai gettato in una spirale di follia senza fine." commentò, amara. Le pupille di Loki rimpicciolirono fino a diventare due spilli neri. Miranda sospirò. Improvvisamente si sentiva debole, piccola e stanca. La rabbia che l'aveva divorata per qualche minuto era evaporata, lasciandosi dietro solo uno strascico di amarezza.
"Se mi amavi, perché mi hai lasciata sola? Perché l'hai fatto?" domandò, stringendosi il busto con le braccia. Loki abbassò la testa.
"Non.. non potevo contattarti. Non ero su questo pianeta." rispose con un fil di voce. Miranda si allontanò di un passo dalla gabbia di vetro, scuotendo la testa, sconvolta.
"Miranda, dove vai? Miranda! Non ti ricordi tutto quel che abbiamo passato, tutto quello che ci siamo detti, le promesse che ci siamo scambiati? Ha tutto perso significato? Non ti fidi più di me?" gridò, con rabbia e disperazione. Miranda scosse la testa.
"Mi hai mentito su tutto, Loki. Non immagini nemmeno il male che mi hai fatto. Vorrei fidarmi ancora di te, davvero. Ma.. per il momento non posso." mormorò. Negli occhi di Loki vide scomparire la lucidità, rimpiazzata dal dolore e dalla furia. Indietreggiò, si voltò e si diresse alla porta, cercando con tutte le forze di ignorare Loki che la chiamava con così tanta disperazione.
Non appena fu uscita, crollò su se stessa, piangendo come una bambina. Natasha le si accovacciò accanto, le posò una mano sulla spalla, tacendo. Quando si fu ben sfogata, Miranda si rialzò, seguì con passo barcollante Natasha, di tutto quel che le disse afferrò solo che la stava portando alla sua stanza e che più tardi gli altri avrebbero voluto parlarle.
Lasciata sola nella sua stanza, Miranda si levò lentamente la maglia di Luke e la buttò con rabbia sul letto. Si infilò sotto la doccia, dove rimase a lungo, con gli occhi chiusi, sperando che l'acqua lavasse via anche il suo dolore. Dopo essersi preparata, ritornò alla sala principale, dove Nick Fury e gli altri la stavano aspettando.
"Cosa ha intenzione di fare Loki?" domandò subito. Forse fu l'aria cupa che aveva a indurre Nick Fury a rispondere.
"Sta radunando un esercito per conquistare la Terra. Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile per contrastare questa minaccia aliena. Per adesso ad aiutarci ci sono loro, la nostra squadra d'azione, i Vendicatori, più il dottor Banner, che non ha ancora incontrato. Ma se avessimo qualche informazione in più su Loki potremo di sicuro farcela."
Miranda stette zitta qualche secondo.
"Quando stava con me ha recitato così bene che non avrei mai detto che fosse un alieno. Come avrei potuto?" replicò, dura. Thor, il vichingo biondo, emise un sospiro.
"Ci serve il tuo aiuto. In due giorni ha ucciso più di ottanta persone e assoggettato un intero squadrone. Dobbiamo fermarlo, capire i suoi piani e contrastarli." disse, puntando gli incredibili occhi azzurri in quelli verdi di Miranda. Miranda si passò una mano sulla guancia, riflettendo.
"Va bene. Ma voglio fare parte della squadra." disse, senza tanti preamboli. Steve Rogers inarcò un sopracciglio.
"Tu? Non sei adatta alla squadra. Non hai abilità speciali, come tutti noi." disse. In quell'affermazione Miranda trovò la rabbia che le serviva.
"Io sono speciale." ribadì e dalla sua mano si levarono delle fiammelle azzurre, che si attorcigliarono vivaci sulle sue dita, le punte arancioni. I Vendicatori la guardarono, sconvolti, quasi ipnotizzati dalla danza ritmica delle fiammelle, che lentamente si stavano riassorbendo nella pelle.
"Come diavolo hai fatto?" chiese Tony Stark, affascinato. Miranda strinse la mano a pugno, spegnendo definitivamente le fiammelle e sospirò.
"Non sono altro che un esperimento da laboratorio. I miei genitori lavoravano nel campo dell'ingegneria genetica e volevano vedere se si poteva mutare l'organismo umano. Mi concepirono proprio a questo scopo, per far loro da cavia. E questo è il risultato." spiegò Miranda. Un uomo, che non aveva ancora mai visto, entrò nella stanza: aveva capelli mossi e portava gli occhiali.
"Come riesci a controllarle? - domandò, stupito, per poi tenderle la mano - Bruce Banner, è un piacere conoscerti. Tu devi essere Miranda Frost, giusto?" Miranda strinse la mano al dottore, sorridendogli.
"Loro si scatenano quando sono arrabbiata o impaurita. Se riesco a dominare la rabbia e la paura nessuno corre pericoli. Ma ci ho messo molto tempo a impararlo. Hoi imparato molto tempo dopo la morte dei miei genitori." rispose, distogliendo lo sguardo. Thor incrociò le braccia.
"Saresti davvero disposta a combattere contro la persona che hai amato?" domandò, penetrante. Miranda lo guardò negli occhi, di un azzurro intenso.
"Non combatterò contro Loki. Combatterò contro il suo esercito." rispose lapidaria. Nel volto di Nick Fury si aprì un lieve sorriso.
"Bene, allora benvenuta nella squadra. Dovremo informarti su qualche cosetta, così come tu dovrai raccontarci un po' di fatti."
Iniziarono a scambiarsi informazioni: tutto quel che le aveva detto Loki in quel lasso di tempo, il fatto che avesse rubato il Cubo Cosmico, la portata devastante dei suoi poteri sommati a quelli del Cubo.
 
La sera, con la testa che le ronzava per tutte quelle informazioni acquisite, Miranda tornò nella sala del consiglio pensando di trovarla vuota, trovandovi invece Thor.
"Come va, Miranda?" domandò con cortesia. A quanto pareva ad Asgaard insegnavano bene l'educazione.
"Mi fanno male i pensieri." rispose con un sorriso. Si sedette e prese a giochicchiare con un pezzo di carta.
"Thor, posso farti una domanda?" chiese d'improvviso, rompendo il silenzio. Thor annuì.
"Tu conosci Loki da molto più tempo di me. Credi.. credi che in tutto questo tempo abbia solo finto di amarmi?"
Thor tacque per un paio di minuti prima di rispondere.
"Loki è sempre stato molto abile a ingannare. Quando eravamo bambini, era sempre lui quello che ci tirava fuori dai guai, trovando una scusa o inventando una bugia. Ed era anche molto abile a simulare emozioni che non provava. - iniziò. A Miranda sprofondò il cuore. - Ma è sempre stato molto bravo a simulare emozioni come la rabbia, la tristezza, la paura. Non è mai riuscito a fingere per più di cinque minuti sentimenti come la gioia, l'affetto, la disperazione.. l'amore. Quindi credo proprio che, in fin dei conti, lui ti abbia veramente amata, per la prima volta in tutta la sua vita." concluse. Sul volto pallido di Miranda si aprì un sorriso. Sapere che Loki l'aveva amata veramente le scaldava il cuore, anche se non avrebbe dovuto.
"Cosa gli succederà quando tutto questo finirà?" domandò ancora.
"Riporterò il Cubo Cosmico e mio fratello ad Asgaard. Lì sarà condannato secondo la nostra giustizia." rispose Thor in modo secco. Miranda lo osservò.
"Pensi ancora che ci sia del buono in lui, vero?" osservò, con un mezzo sorriso. Thor sbuffò un accenno di risata.
"E' mio fratello, è naturale che lo speri. Siamo cresciuti insieme e, anche se non è mio fratello di sangue, lo è nel cuore. Lui c'è sempre stato per tirarmi fuori dai guai, per ammonirmi e per farmi da spalla. Solo ora mi rendo conto di non avergli dato tutto l'affetto che meritava. Ero davvero egoista, contavano solo i miei desideri e Loki non ha mai protestato, mai una volta che mi avesse abbandonato. E, dopo tutto quello che ha fatto per me, l'ho tradito in un modo così meschino." disse, amaro. Miranda s'intristì. Cos'aveva fatto di male a Loki?
"Cosa è successo?" domandò. Thor iniziò a raccontarle dei Giganti di Ghiaccio, della scoperta di Loki, a sua volta un Gigante di Ghiaccio che, da neonato, era stato adottato da Odino, della sua rabbia, dello scontro finale, della distruzione del Bifrost e della sua apparente morte.
"Questo è quanto. Ora sai che è solo per colpa del mio orgoglio se Loki è diventato quello che è." concluse, sedendosi, fissando il vuoto. Con un minimo di esitazione, Miranda posò la mano sulla sua spalla.
"Non dartene colpa. Non potevi sapere che Loki non era un Asgardiano e che scoprirlo l'avrebbe fatto quasi impazzire." disse per consolarlo. Thor voltò leggermente la testa e la guardò.
"Smetterò di darmi la colpa di averlo reso quello che è solo quando cesserai a tua volta di incolparti per non essere riuscita a salvarlo." replicò, con negli occhi uno sguardo di comprensione. Miranda spalancò gli occhi, stupita. Si vedeva così tanto che si sentiva gravata da questo peso? Che si tormentava, che si rodeva per non essere riuscita a tenerlo a sé, per non essere riuscita a salvarlo dal baratro?
"Miranda, in realtà tu l'hai cambiato. C'è stato qualcosa in te che gli ha permesso per la prima volta di sperimentare l'amore. Fino ad ora non era mai andato oltre l'affetto fraterno. Tu hai sconvolto il suo mondo e lui questo non lo dimenticherà. Loki si è innamorato di te, non era mai successo prima e, conoscendolo, continuerà ad amarti per il resto dei suoi giorni, che gli piaccia o no. E' più forte di lui. Quando inizia a provare un sentimento così forte se lo porta dietro per secoli e secoli e, visto che ciò che prova per te è di gran lunga il sentimento più forte che abbia mai sperimentato, il suo amore per te sarà per la vita. Lo conosco bene. Ascoltami, Miranda: devi fare leva su questo sentimento che continua a provare, devi riuscire a farlo ragionare. A te non mentirà." aggiunse il dio del tuono, prima di alzarsi e lasciarla sola con i suoi pensieri.
 
***
 
Durante tutto il giorno seguente Miranda studiò i fascicoli sui suoi compagni d'armi. Scoprì di avere molto in comune con il dottor Banner: se perdeva il controllo si trasformava in una creatura dotata di forza sovrumana, incapace di ragionare, un pericolo per tutto e tutti. In fondo si assomigliavano parecchio: anche lei quando perdeva il controllo diventava un pericolo pubblico. I suoi stessi genitori ne avevano fatto le spese.
"Quel Loki non mi piace. E' troppo tranquillo per i miei gusti. E' come se fosse l'unico qui che vorrebbe davvero stare sull'Elivelivolo." osservò Tony Stark nel pomeriggio. Miranda non poteva negarlo: Loki stava in piedi al centro della sua gabbia, con gli occhi chiusi, pensoso, senza badare minimamente al fatto che si trovasse nelle mani dei suoi nemici.
"Hai ragione. E' come se avesse un piano, come se sapesse di non dover rimanere qui a lungo. Come se egli stesso fosse un diversivo." continuò Miranda, osservando Loki dalle telecamere di sorveglianza. Le riusciva difficile conciliare la vista del volto affilato e calcolatore di Loki ai tratti decisi ma caldi di Luke. Erano la stessa persona, ma erano quasi come Dottor Jekyll e Mister Hyde, due facce della stessa medaglia, il giorno e la notte. Miranda soffriva nel vederlo imprigionato, nel rendersi conto che, quando tutto fosse finito, non l'avrebbe davvero rivisto mai più. Si posò una mano sul cuore. Mancava sempre un battito, quando pensava a lui. Forse era una caratteristica degli dei: chi si innamorava di loro era destinato ad amarli per sempre, non importa cosa avrebbero dovuto subire, cosa avrebbe dovuto sopportare, avrebbero continuato ad amarli. Ed era ciò che sentiva Miranda. Anche se aveva sofferto molto, anche se stava ancora soffrendo molto, se avesse potuto avrebbe stretto Loki con tutte le sue forze, si sarebbe nascosta fra le sue braccia, per lenire il proprio dolore. I suoi pensieri vennero interrotti da Tony.
"Nick Fury non ti da una sensazione di.. sospetto? Come se ci nascondesse qualcosa?" domandò, con fare noncurante. Miranda aguzzò gli occhi. Voleva comunicarle qualcosa. Bruce, dall'altra parte della stanza, sollevò leggermente gli occhi dallo schermo, su cui scorrevano dati riguardanti i raggi gamma.
"Intendi dire riguardo al Cubo Cosmico? Sì, in effetti c'è qualcosa che non torna." replicò, lasciandosi guidare da Tony. Lui annuì con aria assente.
"Sì, era quel che pensavo anch'io. Ma cosa ci stanno nascondendo?" continuò. Miranda capì che lui già sapeva, ma che voleva che lei lo capisse da sola.
"Han detto che lo vogliono usare nel campo dell'energia pulita.. ma gli unici che stanno lavorando su nuove energie pulite siamo noi della Stark Industries e quindi.. se davvero lo stessero usando per trovare una nuova fonte di energia ecosostenibile, perché non ci avrebbero contattati?" osservò Miranda. Era un'idea che le girava in testa da qualche tempo, da un po' aveva il sospetto che non tutto fosse rosa e fiori come volevano far loro credere. Sul volto di Tony s'illuminò un sorriso.
"L'unica cosa per cui si potrebbe impiegare il Cubo resta.. la costruzione di armi di massa." concluse, con un sospiro. Ecco, c'erano di nuovo. Tony annuì, serio.
In quel momento Steve entrò portando un fucile tozzo e dall'aria micidiale. Lanciò un'occhiata sconsolata a Tony.
"Mi secca ammetterlo, ma avevi ragione." disse.
"Ecco cosa il bravo S.H.I.E.L.D. nasconde. L'uso improprio del Tesseract." disse Tony, incrociando le braccia.
"Tesseract?" domandò Miranda, girandosi di scatto. Tony battè le palpebre.
"Sì. Lo chiamano Tesseract, da queste parti."
Lo sguardo di Miranda si perse un attimo nel vuoto.
"Tony.. quel Cubo può essere usato anche in altre cose." disse, con voce quasi spaventata. Tony si rivolse a lei, attento.
"E per cosa lo potrebbero usare?" domandò. Miranda volse su di lui uno sguardo allucinato.
"Per fare cose ben più terribili. - iniziò, scuotendo la testa. - Per creare gente come me."
 
"Cosa? hanno usato il Cubo per.. per mutarti?" esclamò Bruce, dopo che i due gli ebbero riferito tutta la storia. Miranda annuì.
"I miei genitori non facevano altro che parlarne. Voi lo chiamavate Cubo Cosmico, ecco perché non ho capito subito di cosa si trattava. Loro lo chiamavano Tesseract e mi dicevano che dovevo ringraziare solo lui se ero speciale. L'ho sempre odiato." disse, amara. Bruce si passò una mano fra i capelli.
"Miranda, come sono morti i tuoi genitori?" domandò, serio. Nei suoi occhi Miranda lesse la comprensione. Lui sospettava. Lui sapeva.
"Li ho uccisi io senza volerlo. Avevo dieci anni." ammise, senza però l'ombra di pentimento. Odiava i suoi genitori e l'orfanotrofio era stato quasi meglio della vita con loro. Bruce annuì, vedendo confermati i suoi sospetti. Steve, Natasha e Thor, che erano stati chiamati per essere aggiornati, si scambiarono un'occhiata.
"Non sei riuscita a controllarle, vero?" continuò Bruce. Miranda annuì.
"Dissero che volevano portarmi di nuovo dal Tesseract. Io non volevo. Mi tirarono uno schiaffo e io.. io esplosi." continuò, senza tradire alcuna emozione.
"Il Tesseract non può restare qui. Deve essere riportato su Asgaard. Lì non sarà usato per mutare la gente o per costruire armi." concluse, osservando Thor.
"Avevo già intenzione di farlo. Non importa cosa dirà Fury; il Tesseract appartiene ad Asgaard, così come Loki." replicò il dio del tuono. Miranda deglutì nel sentire una volta di più che Loki le sarebbe stato portato via.
In quel momento Fury fece il suo ingresso; con il suo unico occhio buono lanciò occhiate penetranti a tutti i presenti.
"Cosa ci fate tutti qui?" domandò brusco. Tony incrociò le braccia.
"Sappiamo tutto, Fury. Sappiamo che state cercando di usare il Tesseract per costruire armi e che l'avete già usato per mutare Miranda." disse, duro. Fury gettò occhiatacce in giro una volta di più.
"Non sono cose che vi riguardano." replicò, secco. Anche Steve si fece avanti.
"Invece credo proprio che ci riguardino. Se lei, se il governo era a conoscenza di quello che è stato fatto a questa ragazza, allora abbiamo qualche problema." disse, con voce potente. Miranda si sentì quasi commossa nel vedere che tutti i Vendicatori si stavano esponendo per lei. Fury sospirò, fissandoli come uno zio fisserebbe i nipotini che fanno i capricci per una sciocchezza.
"Il governo ne era a conoscenza. Monitoriamo la signorina Frost da quando i suoi genitori sono morti. Non l'abbiamo mai persa. - iniziò. Miranda per qualche secondo perse il controllo della mascella. - Lei è stata la prima su cui sono stati provati gli effetti che il Tesseract può avere su una persona. E i risultatati sono andati oltre ogni nostra aspettativa."
"Miranda, devi capire che tu non controlli semplicemente il fuoco. Tu sei il fuoco. Scorre dentro di te come sangue, è parte di te e tu sei parte di lui. Ci servi. Tu sei l'arma più potente nel caso di un'invasione aliena." continuò Fury, rivolgendosi direttamente a lei. Miranda stentava a credere alle sue parole.
"Quindi io sarei solo un'arma?" mormorò, disgustata. Fury aggrottò la fronte.
"Miranda.." la ragazza lo interruppe.
"Così io non sarei nient'altro che un'arma?" gridò. Dalle sue mani sprizzarono scintille. Fury si fece cauto.
"Miranda calmati. Agitarsi non serve a niente." disse, conciliante. Fiammelle azzurre iniziarono a danzare lungo tutto il corpo della ragazza.
"Tu non hai idea di che vita ho passato, tutto per colpa vostra!" esclamò ancora. Le fiamme facevano evaporare le lacrime di rabbia che sfuggivano dai suoi occhi e si levavano minacciose sopra la sua testa, come serpenti feroci. La temperatura della stanza si stava alzando a livelli preoccupanti. Fu Bruce a dare una svolta alla situazione, che stava degenerando.
"Miranda, controllale. Domale. Non lasciare che siano loro ad avere la meglio. Reagisci. Noi siamo tuoi amici, non ti faremo del male! Nessuno te ne farà più." disse, andandole di fronte e mettendo le mani avanti. Miranda lo guardò negli occhi e lì vi lesse il suo stesso dolore, la sua stessa furia. Lentamente, le fiamme si abbassarono fino a riassorbirsi nella pelle. Bruce le avvolse le spalle con le braccia, protettivo come un fratello maggiore.
"Ha altro da dirci?" chiese duro al capo dello S.H.I.E.L.D. Fury scosse la testa.
"Nient'altro che voi non sappiate g.." iniziò, per poi venire interrotto da una violenta esplosione che distrusse metà della sala. Attraverso i rombi delle esplosioni, risuonarono stridule le sirene. L'Elivelivolo era sotto attacco.
 
***
 
L'Elivelivolo era nel caos. Agenti feriti e sanguinanti tentavano di rialzarsi e di scrollarsi di dosso i detriti della struttura. Tony e Steve stavano tentando di riavviare la terza turbina, prima che l'Elivelivolo precipitasse. Miranda cercava di aiutare quante più persone poteva, aiutandole ad alzarsi, estraendole da sotto le macerie, cauterizzandone le ferite più gravi. Corse per i corridoi pieni di fumo dell'Elivelivolo, finché non sentì un verso disumano, un ruggito potente. Con un brivido si rese conto, anche senza averlo mai sentito prima, che quell'urlo era di Bruce. Bruce aveva perso il controllo e tutti ora erano in estremo pericolo. Miranda si trovò davanti dei soldati, sicuramente al giogo di Loki. Questi le puntarono contro i fucili, ma Miranda fu più veloce: con un turbine infuocato li incenerì prima che potessero premere il grilletto. Preferì non pensare a ciò che aveva appena fatto, mentre con un salto scavalcava le ceneri dei soldati. Aveva appena ucciso deliberatamente e non in preda a una crisi. Era diventata forse un'assassina? Decise di pensarci dopo.
Perse il senso del tempo. Era un continuo abbattere soldati nemici, cercare di salvare vite innocenti, asciugarsi di dosso il sudore e la polvere, continuare a correre, rivolgere un sorriso per confortare chi non ce l'avrebbe fatta. Improvvisamente ci fu uno scossone così potente che Miranda cadde e batté la testa. Per un istante non vide altro che nero cosparso da lampi colorati e quando si alzò sentì qualcosa di caldo scenderle lungo la fronte. Si tamponò il taglio e riprese la sua corsa sbandata, diretta verso la gabbia di Loki. Era lui che aveva organizzato tutto, era lui la mente dietro l'attacco e c'era da scommettere che aveva previsto anche l'attacco d'ira di Bruce. Entrò, appena in tempo per vedere Loki fuggire, dopo aver azionato il dispositivo di rilascio della gabbia, al cui interno si trovava Thor.
"Loki!" gridò Miranda, sul punto di lanciarsi al suo inseguimento, se non che si imbatté nel corpo dell'agente che l'aveva scortata all'Elivelivolo, una vita prima. Coulson ora giaceva riverso a terra nella pozza del suo stesso sangue. Stringeva un'arma stranissima; tossiva, sputando sangue. Miranda gli si inginocchiò accanto.
"Agente Coulson, mi sente?" lo chiamò, scuotendolo per le spalle. Coulson volse gli occhi socchiusi su di lei.
"Forte e chiaro." rispose, tentando di sorridere. Miranda gli strinse più forte la spalla.
"Agente Coulson, non deve mollare. Mi ha sentito? Stanno arrivando i soccorsi. Deve solo tenere gli occhi aperti." disse ancora, notando l'aria sempre più stanca dell'agente.
"Non ho più i riflessi di una volta, sono troppo vecchio per questo lavoro." commentò l'agente. Miranda sorrise, amara.
"Non è vero e lei lo sa. E' il migliore agente dello S.H.I.E.L.D., non può abbandonarci in questo modo." replicò la ragazza. Coulson chiuse gli occhi.
"Philip? Philip! Non può mollare, non ora! Non ora che è quasi finita!" esclamò, cercando di svegliarlo. In quel momento sopraggiunse Fury, che si inginocchiò accanto al corpo del suo agente.
"Hey, Coulson? Coulson, riesci a sentirmi?" chiamò. Coulson aprì un poco gli occhi.
"Chiedo il permesso di timbrare il cartellino, signore." disse in un soffio. Fury scosse la testa. Aveva gli occhi lucidi.
"Permesso negato, Coulson. Non hai ancora finito il turno." replicò. Coulson sorrise.
"Capo.. quella squadra non funzionerà mai.. se.. non trovano.." rantolò. I suoi occhi diventarono opachi, la testa si reclinò sul petto. Sembrava addormentato. Miranda si asciugò una lacrima che era sfuggita al suo controllo. Fury, con delicatezza, chiuse le palpebre di Philip Coulson, il suo migliore agente.
 
***
 
I Vendicatori erano riuniti tra le macerie di quella che una volta era la sala riunioni. I loro visi erano cupi. Natasha era riuscita a recuperare Clint Burton, detto Hawkeye, l'agente dello S.H.I.E.L.D. ipnotizzato da Loki; Natasha l'aveva strappato dalle grinfie del dio a suon di arti marziali.
La situazione era grave:  non solo Thor e Bruce erano scomparsi, ma Loki era fuggito, aveva distrutto l'Elivelivolo e decimato gli agenti a bordo. E Coulson era morto. Coulson, che era sempre stato il primo ad accorrere nelle emergenze. Coulson, che sapeva essere ancora infantile come un bambino. Si era spento e questo aveva gettato tutti nello sconforto. Se non ce l'aveva fatta lui, così coraggioso e esperto, avrebbero potuto farcela loro?
"Non avrebbe dovuto farlo." mormorò Tony. Steve, che sapeva che Tony e Coulson erano quasi amici, si voltò, stupito.
"Cos'hai detto?" chiese.
"Non avrebbe dovuto farlo. Affrontare Loki da solo.. se non l'avesse fatto sarebbe ancora vivo." ribadì. Sul viso di Steve si disegnò un sorriso triste.
"Almeno lui ha fatto qualcosa! Ha provato a sconfiggere quell'essere! Invece noi, cosa stiamo facendo? Stiamo qui a discutere mentre Loki è là fuori con il Tesseract pronto a fare chissà quali disastri!" esclamò. La discussione stava per degenerare quando intervenne Fury.
"Ora basta!" esclamò, ponendosi in mezzo ai due. Sospirò.
"Credevo che per una causa più grande avreste messo da parte i vostri attriti. Mi sbagliavo. Anche Coulson credeva in questo progetto. E' una fortuna che non sia qui a vedere come sia naufragato." disse, duro. Estrasse da una tasca un mazzo di figurine insanguinate e le sbatté sul tavolo.
"Queste erano nella tasca di Coulson. Se le portava dietro sempre. Non è riuscito a fartele autografare." disse, rivolto a Steve. Coulson era sempre stato un grande fan di Capitan America, quando era bambino collezionava le sue figurine e incontrare il suo mito d'infanzia era stata una delle più belle esperienze della sua vita. Detto questo, Fury se ne andò, lasciandoli soli. Quelle carte chiazzate di sangue attiravano i loro sguardi come una calamita. Miranda si strinse il busto tra le braccia. Voleva dimostrare che la loro era davvero una squadra. Voleva far vedere a Coulson, che ci aveva creduto fino all'ultimo, che potevano farcela.
Miranda continuava a rivedere la scena della sua morte, un ricordo che non l'avrebbe mai abbandonata.
Il primo ad uscire fu Tony e dopo poco lo seguì Steve. Miranda rimase sola.
Si sedette, sfiorò le figurine macchiate di rosso, si chiese dove Coulson trovasse la forza e la decisione per andare avanti ogni giorno con la stessa testarda dedizione. Si chiese se avesse una famiglia, una moglie, dei figli che adesso sarebbero stati vedova e orfani. Dei genitori che si sarebbero trovati privi da un giorno all'altro del figlio. Miranda si disse che forse proprio nella famiglia Coulson trovava la forza di andare avanti. Nella sua famiglia fuori e nella sua famiglia nello S.H.I.E.L.D. Miranda non aveva famiglia. Non aveva amici, non aveva avuto relazioni interpersonali nemmeno all'orfanotrofio. Se le fosse successo qualcosa, nessuno sarebbe venuto a piangere sulla sua tomba, nessuno si sarebbe preoccupato di chiedere indietro il suo cadavere. Era sempre stata sola.
No. Non sempre.
C'era stato Loki. Con lui aveva sperimentato per la prima volta l'amore in ogni sua forma, cosa volesse dire tenere a una persona al punto da donarsigli totalmente, senza riserve. Doveva pensare a lui e al fatto che si potesse ancora salvare. Era l'unico modo per poter proseguire.
Aveva lo S.H.I.E.L.D. Nonostante tutto, lì aveva trovato delle persone che credevano in lei e che non l'avevano bollata come un mostro: Bruce, l'unico che poteva davvero capire il suo tormento. Tony, che con la sua sbruffoneria riusciva sempre a strapparle un sorriso. Steve, così legato a ideali giusti e alti. Natasha, la donna più forte e tenace che avesse mai conosciuto. Fury, il capo più carismatico del mondo. Thor, così diverso dal fratello adottivo eppure così simile. Aveva tutti loro. Doveva continuare a lottare per loro.
Non seppe quanto rimase lì, a sfiorare le carte insanguinate. Rimase immersa nei suoi pensieri finché non udì il suono di passi dietro di lei. Si girò e vide che Fury era tornato.
"Tieni." disse, tendendole una pistola. Miranda la prese, un po' stupita, ma senza esitazione. Non avrebbe più esitato.
"Vai a fare quel che devi." continuò, guardandola con l'unico occhio buono. Miranda in quel momento seppe cosa fare. Si alzò, infilò la pistola nella fondina che Fury le aveva porto e uscì a cercare gli altri, un piglio deciso negli occhi.
Li trovò nella stanza dove Tony e Bruce avevano le loro apparecchiature. Tony e Steve guardavano l'uno da una parte l'altro da un'altra. Miranda entrò.
"Dobbiamo trovare Loki." disse, perentoria. Tony si girò verso di lei.
"No, davvero? Pensavamo di invitarlo a cena, appena finito tutto questo casino." replicò. Miranda lo zittì con uno sguardo.
"Fury ha ragione. Dobbiamo essere una squadra. Se non siamo uniti, saremo una facile preda per Loki e il suo esercito. Io ero lì, quando Coulson è morto, e prima di andarsene ha detto che ci mancava qualcosa. Ci manca la fiducia. Tra noi, per questo progetto. Io ci credo, so che ce la possiamo fare. Ora, smettiamola con questi atteggiamenti infantili. Non ci portano a niente. Avete una qualche idea che ci possa essere utile?" continuò, con decisione. Tony la guardò stupito. Steve assunse un'aria pensosa.
"Cosa sappiamo di Loki che possa aiutarci?" si chiese.
"E' un gran esibizionista. Vorrà di certo stare in un posto da cui tutti lo possano vedere."
"Un posto elevato, in pieno centro abitato.." continuò Miranda.
"Vuole visibilità, un monumento che arrivi fino al cielo con il suo nome sopra.." iniziò Tony, per poi interrompersi di colpo. I Vendicatori si guardarono l'un l'altro. Avevano capito. Tony si passò una mano sul viso, sconsolato.
"Figlio di puttana.." commentò. Miranda riprese in mano la situazione.
"Dobbiamo andare alla Stark Tower, subito. Dobbiamo restare uniti." disse, fissandoli uno a uno negli occhi.
"Natasha e Clint potranno darci una mano." disse Miranda. Seguita da Steve, andarono alla stanza dove Clint stava smaltendo i postumi della possessione del dio.
"Sai guidare un jet?" domandò Steve a Natasha, non appena entrarono.
"Io sì." replicò Clint, uscendo dal bagno. Tutti e quattro andarono all'hangar, armati, equipaggiati per una battaglia senza quartiere.
"Stark?" domandò Natasha
"Ci raggiungerà in volo." disse Steve, senza fermarsi. I quattro si diressero a passi decisi verso un jet, vi montarono sopra non visti e si prepararono al decollo.
"Tenetevi forte." disse Clint, avviando i motori. Il jet partì come un fulmine e in un secondo fu in volo. L'Elivelivolo e con esso lo S.H.I.E.L.D. si allontanavano, perdendosi nel blu del cielo. Tony volava loro accanto, rilasciando dietro di sé scie candide.
Miranda strinse il sedile tra le mani. L'agitazione iniziava a far breccia nel muro di determinazione che aveva eretto. E se non ce l'avesse fatta? Se non fosse riuscita a fermarlo? Se davvero fosse stato destinato a soccombere?
"Loki è mio." disse, perentoria, con una voce che non sembrava appartenerle.
"Sicura?" la voce di Tony si diffuse dagli autoparlanti.
"Dobbiamo fare una chiacchierata e non intendo rimandarla ancora." replicò Miranda. Tony ridacchiò.
"Dacci dentro." commentò.
Il resto del viaggio proseguì nel totale silenzio. Tutti erano concentrati su come sconfiggere Loki e il suo esercito senza radere completamente al suolo la città. Miranda in particolare rifletteva su come far cambiare idea al dio e farlo desistere dai suoi propositi.
"Siamo quasi arrivati." comunicò Clint. Miranda sentì il sangue gelarsi nelle vene: un raggio azzurro partiva dal tetto della Stark Tower, il cielo era squarciato da un portale nero, un vortice di terrore da cui fuoriuscivano senza sosta cocchi montati da mostri immondi. Tony tentava di arginare il flusso, ma sembravano non finire mai.
 Il jet passò vicino alla Stark Tower e lì in cima videro Loki, l'elmo calato sulla testa, lo scettro in pugno, osservare soddisfatto la distruzione che i suoi Chitauri stavano seminando. Il jet s'accostò e Loki si voltò a fissarli. I suoi occhi si soffermarono su Natasha e Clint, seduti sui posti davanti; non notò che c'era anche Miranda. Per lui era rimasta al sicuro sull'Elivelivolo. Non ci pensò perciò due volte a lanciare un raggio distruttore contro il jet, mandandolo in rotta di collisione con i grattacieli. Clint mantenne il sangue freddo e riuscì a far in modo di non scontrarsi con nessun palazzo; riuscì a portarlo fino a terra, dove si schiantò slittando in avanti per parecchi metri. I quattro riuscirono a tirarsi fuori dalla carcassa d'acciaio del velivolo, più o meno indenni.
"Poteva andare peggio." commentò Clint, laconico. Per la prima volta i quattro si guardarono attorno.
New York era ridotta a un cumulo di macerie. I Chitauri imperversavano per la città seminando morte e distruzione. Miranda si raggomitolò per proteggersi da un'esplosione e scagliò una palla di fuoco contro uno dei loro cocchi, abbattendolo.
"Miranda!" gridò Steve, andandole vicino.
"Lì ci sono dei civili intrappolati. Riesci a far fondere il metallo?" domandò, riparandola con il suo scudo. Miranda strinse le mani al petto e scagliò una palla di fuoco che aprì una voragine nel portone di ferro dietro al quale erano imprigionate delle persone. Queste iniziarono ad uscire e a scappare via, terrorizzate.
"Steve, giù!" esclamò Miranda, prima di scagliare un'altra palla di fuoco su un cocchio in picchiata verso di loro. Una freccia di Clint le passò incredibilmente vicino al viso, per poi andarsi a conficcare nell'orbita di un Chitauro con precisione spaventosa.
Il rombo di una moto li distolse per un secondo dal combattimento. Miranda e gli altri si voltarono e videro Bruce accostare la moto e scendere. Miranda gli andò incontro e lo abbracciò, sollevata.
"Siamo contenti di rivederti, Banner." disse Steve, con un mezzo sorriso. Bruce rispose con un cenno del capo. Miranda sollevò lo sguardo e sbiancò.
"Oh mio dio.." mormorò. Un essere mai visto, incredibile, era appena uscito dal portale. Era enorme, immenso,  così grande che riusciva a malapena a passare in mezzo ai grattacieli.
"Ragazzi, sto portando la festa da voi." la voce di Tony risuonò nei loro auricolari, seguita poi da Tony stesso inseguito dal mostro.
"Banner.." iniziò Steve. Bruce fece qualche passo avanti.
"Voleva sapere il mio segreto, agente Romanoff?" domandò, con un sorriso.
"Io sono sempre arrabbiato!" concluse, prima che la mutazione iniziasse. I muscoli si gonfiarono, la pelle divenne verde, i vestiti si stracciarono. Hulk prese il sopravvento e iniziò a falciare Chitauri su Chitauri. Steve e Miranda, schiena contro schiena, agivano come una macchina fatta per uccidere, al pari di Clint e Natasha. Thor era andato da Loki a cercare di farlo ragionare, invano.
"Dobbiamo chiudere quel portale, se continua così faremo solo da contenimento!" gridò Natasha, quando, poco dopo l'abbattimento del primo mostro, dal portale ne uscirono altri tre.
"Clint, trova una posizione sopraelevata da cui scagliare le tue frecce." ordinò Steve.
"Ti do un passaggio?" disse Tony, per poi prendere con sè Hawkeye.
"Natasha, io e te staremo qui a cercare di portare in salvo più civili possibili." continuò.
"Thor, tu hai i fulmini; cerca di bloccare quelle creature non appena escono dal portale." Thor annuì, iniziò a far girare vorticosamente il martello e si lasciò trasportare in alto.
"Miranda, tu vai alla Stark Tower e cerca di far ragionare Loki." ordinò. Infine, si girò verso Hulk.
"Hulk.. spacca." Hulk ghignò e riprese da dove aveva interrotto.
Miranda corse come non aveva mai corso, scagliando strali e palle di fuoco, abbattendo cocchi a tutto spiano. Si arrampicò su delle macerie, aspettò il momento opportuno e saltò su un cocchio di passaggio. Abbatté il Chitauro che vi era sopra e prese il controllo del cocchio volante. Lo indirizzò verso la Stark Tower, stringendo i denti, ignorando i muscoli che dolevano e tiravano, con la mente rivolta interamente solo a Loki, alla possibilità di conciliarlo con se stesso, di salvarlo. Tony le volò a un soffio, portandosi dietro una decina di cocchi infuriati. Sfrecciò in mezzo a nubi di polvere, continuando a tenere aggiogato il cocchio, lo fece impennare e iniziò a salire verticalmente verso il tetto della Stark Tower, da cui partiva il raggio che apriva il portale da cui giungevano a frotte i Chitauri.
Lasciò andare di colpo la presa sul cocchio, che continuò al sua traiettoria andandosi a schiantare contro un altro cocchio. Miranda atterrò sul tetto della Stark Tower ed estrasse la pistola che le aveva dato Nick Fury tempo prima. Fece un paio di passi, tenendo la pistola davanti a sé. Lo vide, finalmente; l'ultima volta che si erano incontrati lui era rinchiuso in una gabbia e lei era appena stata informata dell'inganno perpetrato ai suoi danni.
"Loki!" esclamò, facendo un altro passo in avanti. Loki si voltò lentamente e puntò gli occhi quasi bianchi nei suoi.
"Non pensavo di vederti ancora." disse, lapidario. Miranda deglutì, cercando di non perdere il coraggio che aveva accumulato.
"Loki, abbandona i tuoi propositi. Facciamola finita." disse, stringendo più forte la pistola. Loki sorrise, un sorriso amaro.
"Ma guardati: mi punti contro una pistola e non esiteresti ad uccidermi se ciò significasse la salvezza del tuo mondo. Che io perseveri nel mio intento o mi arrenda, mi attende lo stesso destino." disse, sollevando lo scettro.
"No. Troveremo una soluzione. Come abbiamo sempre fatto. Ti chiedo solo di fidarti di me." replicò Miranda. Il sorriso di Loki s'allargò.
"Fidarmi di te? Come potrei, dopo che mi hai detto a chiare lettere che tu non nutri più fiducia in me? Come potrei fidarmi di qualcuno che mi odia e mi è nemico?" esclamò, il volto contratto dalla rabbia e dal dolore. Miranda rimase colpita dalle sue parole e dal dolore che celavano.
"Io non ti odio, Loki." mormorò, abbassando la pistola. Loki spalancò gli occhi, non riuscendo a crederci. Miranda infilò la pistola nella fondina e si avvicinò lentamente al dio.
"Non ti odio, hai sentito? Non potrei mai. Non ho dimenticato tutto quel che abbiamo passato. Ma è ora di farla finita. Chiudi il passaggio, Loki. Poni fine a tutta questa sofferenza inutile. Ti prego." supplicò, fermandosi a pochi centimetri di distanza dal dio. Loki continuava a fissarla con quegli occhi quasi bianchi, quegli occhi che subito l'avevano catturata e conquistata.
"Ti chiedo solo di avere fiducia in me, come una volta. Ce la faremo, insieme. Te lo giuro." continuò, tendendo una mano e stringendo forte la sua. Loki ricambiò la stretta. Negli occhi aveva un nuovo sguardo colmo di determinazione. Annuì.
"Va bene. Va bene. Mi fido di te." disse. In quell'istante Miranda sentì come se un gran peso le fosse stato levato dal cuore. Ce l'aveva fatta, l'aveva salvato. Improvvisamente Loki la tirò di lato e con furia trafisse un Chitauro che la stava per uccidere. I Chitauri attorno si accorsero del tradimento di quello che doveva essere il loro generale e accorsero subito per far giustizia. Loki continuava ad uccidere Chitauri su Chitauri, con una freddezza incredibile, senza lasciarsi prendere dalla furia, calcolando ogni mossa. Miranda gettò la pistola, inutile contro quei mostri, e iniziò a lanciare strali infuocati. I Chitauri stavano accorrendo in massa e l'umana e il dio non sarebbero riusciti a tenerli impegnati ancora a lungo.
La ragazza vide un mostro avvicinarsi a un uomo steso a terra, svenuto: doveva essere Eric, il professore che Loki aveva soggiogato. Scagliò uno strale infuocato per proteggerlo, ma così facendo scoprì la sua guardia.
Un Chitauro sbucato improvvisamente dal nulla la afferrò per il braccio. Miranda si volse, pronta ad affrontarlo, ma subito sentì dolore. Un dolore sordo proveniente da poco sotto il seno. Abbassò gli occhi e vide una lama sporca di sangue fuoriuscire dal suo corpo. Il respiro rallentò, i muscoli cedettero. In bocca sentì il sapore metallico del sangue. Tutto procedeva come al rallentatore, i suoni le giungevano ovattati. Un unico pensiero risuonava nella sua mente: non può finire così.
Sentì l'urlo di Loki come se si trovasse sott'acqua, un grido colmo di rabbia. Stava gridando il suo nome. Miranda volse gli occhi sul Chitauro, mentre il sangue iniziava a sgorgare dalla sua bocca. Il Chitauro sorrise un sorriso terribile, la prese per il collo e la scagliò nel vuoto.
 
***
 
Miranda si sentiva leggera. Precipitava nel vuoto, priva del suo peso, priva di qualsiasi cosa che la potesse sostenere. La sua mente stanca andò ancora una volta a Loki. Cos'avrebbe fatto, adesso? Avrebbe continuato a combattere contro i Chitauri fino a che non l'avessero sopraffatto o si sarebbe alleato nuovamente con loro? E dopo, cosa sarebbe successo? Non poteva, non voleva lasciarlo solo. Non ora. Non dopo quello che aveva passato.
Chiuse gli occhi.
 La terra era sempre più vicina, si approssimava a una velocità spaventosa, si rigirava su se stessa, tra non molto si sarebbe schiantata al suolo come una bambola rotta. Non voleva morire. Non voleva morire, ma non poteva fare niente per salvarsi.
Si sentì afferrata di colpo per la vita e trascinata in alto, nuovamente. Socchiuse gli occhi e vide la terra allontanarsi, diventare una macchia indistinta. Chiuse nuovamente gli occhi. Si sentiva così stanca..
"Loki, tienila sveglia. Io baderò ai Chitauri." sentì la voce di Thor risuonare sopra la sua testa. Una mano premette con forza la sua ferita, per arginare il sangue che non cessava di uscire. Sentì un braccio stringerla, una mano sfregarle le guance.
"Manda, ascoltami. Apri gli occhi. Non mollare, Manda, non farlo. Sono qui, tesoro. Sono qui e non ti lascerò andare mai più." Miranda si sentì riscaldata da quelle parole e aprì un poco gli occhi. L'elmo di Loki mandava riflessi che coloravano d'oro i suoi occhi quasi bianchi.
"Dici sul serio?" chiese debolmente. Loki sorrise.
"Assolutamente sì. Non ti mentirò mai più. Ce la faremo, Manda, come abbiamo sempre fatto. Te lo giuro." continuò, premendo più forte sulla ferita.
"Ho tanto sonno.." sussurrò Miranda, socchiudendo gli occhi. Loki la costrinse a riaprirli.
"Lo so, Manda. Ma non è l'ora di dormire. Questa è l'ora di combattere." replicò il dio, impugnando il suo scettro. La pietra azzurra incastonatavi brillò più intensamente, lo scettro si illuminò di una calda luce dorata, come se fosse incandescente.
"Devo cauterizzarti la ferita. Ti farà male. Sei pronta?" sussurrò Loki al suo orecchio. Miranda annuì, stringendo i denti. Loki poggiò la lama incandescente dello scettro sulla ferita. Il sangue prese a sfrigolare e Miranda gridò e gridò come se le stessero strappando l'anima. Quando finalmente il tormento finì, si rese conto che il dolore stava lentamente passando, come un sogno lontano. La gola le faceva male per tutte le grida che aveva lanciato. Si sentiva ancora debolissima, ma lentamente sentiva che le forze le stavano tornando. Tese una mano davanti a sé e fiammelle azzurre la lambirono. Buon segno: significava che aveva forza sufficiente per difendersi. Loki la tirò in piedi sostenendo tutto il suo peso e Miranda si appoggiò totalmente a lui per tenersi in piedi. Negli occhi del dio brillava la fiamma della determinazione. Tenendola stretta per la vita, si avviò verso il congegno che teneva aperto il portale. Natasha era lì, a fianco del professore.
"Come avete intenzione di chiuderlo? Nemmeno Thor è riuscito a scalfire lo scudo d'energia." esclamò l'uomo. Loki non perse la sua sicurezza e, dopo aver affidato Miranda a Natasha, impugnò lo scettro a due mani.
"L'unica cosa che può distruggere questo scudo è se stesso!" replicò, per poi affondare la lama nello scudo. questo brillò di un'intensa luce azzurra, oppose resistenza, ma Loki non si arrese, affondò ancora di più, era quasi arrivato al meccanismo, stava per trafiggerlo..
"Loki, aspetta! Non chiuderlo ancora!" gridò Miranda, tenendo una mano sull'auricolare. Loki si girò verso di lei.
"Cosa c'è ancora da aspettare?" esclamò. In quel momento Iron Man sfrecciò sulle loro teste guidando un razzo all'interno del passaggio. Lui e il razzo sparirono dall'altra parte. Tutti i Vendicatori trattennero il respiro, i secondi si dilatarono all'infinito, l'unica cosa che volevano era che Tony tornasse indietro, ma non c'era più tempo, i Chitauri si riversavano in massa, andava chiuso..
"Chiudilo." disse Miranda, con un groppo in gola. Loki annuì e spinse ancora di più la lama, che trafisse infine il meccanismo posto al di sotto del Cubo Cosmico. Una ventata spaventosa di energia si riversò dal Cubo, il passaggio si restrinse, si chiuse. Miranda alzò gli occhi al cielo e vide Tony precipitare nel vuoto proprio come aveva fatto lei poco prima.
Avanti Tony, avanti, vola.. pensava con tutte le sue forze. Ma Tony non dava nessun segno di ripresa, nessun segno di vita. Un lampo verde e Bruce, in forma di Hulk, afferrò Tony, portandolo poi a terra. Miranda tirò un sospiro di sollievo e sentì anche Natasha rilassarsi.
In quell'istante, tutti i Chitauri e i mostri si accasciarono, morti. Si abbatterono sui grattacieli, infine innocui.
Loki la prese in custodia, continuando a sostenerla. Si strinse a lui con disperazione, come se temesse di vederselo sfuggire dalle braccia come sabbia dalle dita. Sollevò la testa dal suo petto, gli tolse l'elmo, che rotolò con un clangore sordo e lo baciò, lo baciò e lo baciò ancora, lasciando sulle guance perle salate, gocce di gioia. Quel momento che altrimenti sarebbe stato perfetto venne interrotto dall'entrata in scena di Thor e della squadra dei Vendicatori. Loki si scostò da Miranda e si volse ad affrontare il fratello.
"Sai cosa succederà, vero?" domandò Thor con voce grave.
"Lo so." rispose il fratello, con voce aspra. Thor sospirò ed estrasse una catena.
"Dammi le mani." ordinò. Loki tese in avanti i polsi e Thor li assicurò con delle spesse manette e imbavagliò la sua bocca con quella che sembrava una museruola d'acciaio. Miranda si accostò al dio dell'inganno, posandogli una mano sul braccio.
"Thor, cosa vuoi fargli?" domandò con voce tremante.
"Deve essere giudicato secondo le leggi di Asgaard. Lo riporto a casa." rispose lapidario. Miranda deglutì.
"Dove va lui vado anch'io." replicò decisa. Gli occhi di Thor si ridussero a due spilli azzurri.
"E' possibile che un'umana possa andare ad Asgaard?" domandò ancora. Thor rivolse un'occhiata fulminea al fratello, che fece un impercettibile cenno di diniego.
"No. Non è possibile." rispose dopo un mezzo secondo di esitazione, che Miranda non mancò di percepire.
"Dimmi la verità, Thor." intimò, facendo un passo avanti. Vedendo la cieca determinazione danzante negli occhi di Miranda, il dio del tuono non ebbe il coraggio di continuare a mentire.
"Sì, sì, è possibile. Non è privo di rischi, ma si può tentare." ammise con un sospiro. Loki chiuse gli occhi per un secondo.
"Va bene. Allora vengo con voi." affermò decisa. Loki le rivolse un'occhiata così penetrante che avrebbe potuto perforare l'intero pianeta da parte a parte. Miranda lo ignorò e gli strinse il braccio. Vedendo tutte le piccole, invisibili attenzioni che i due si rivolgevano, Thor non poté fare a meno di sentirsi in colpa nel condannare suo fratello. Fu allora che gli venne un'idea.
"Loki, sei pronto a tornare a casa e ad affrontare un processo che quasi sicuramente sancirebbe la tua condanna a morte per tradimento? Lo faresti, se questo significasse la salvezza di Miranda?" disse, puntando gli occhi in quelli del fratello. Questo dopo un secondo annuì lentamente. Miranda era spiazzata.
"No, no, no.. Thor, ti prego.." rantolò nel panico. Thor non distolse lo sguardo dal fratello.
"Allontanatela." ordinò. Steve e Bruce la presero per le braccia, tirandola indietro, resistendo ai suoi calci, agli strattoni, alle urla. Vedere Loki stare davanti a Thor, così possente, con il magico martello in mano, senza difendersi, senza potersi difendere, le straziava il cuore.
"Loki - iniziò a declamare con voce possente - in quanto erede al trono di Asgaard io, Thor, ti condanno.." alzò il martello, che emise delle scintille. Loki non abbassò lo sguardo, tenne la testa fieramente alzata, come un dio, come un vero dio di Asgaard.
"A vivere in esilio su Midgard una vita mortale e priva di poteri. Questa è la mia sentenza!" declamò. Da Mjolnir si levarono lampi fragorosi che si riversarono su Loki, avvolgendolo in un bozzolo abbagliante. Miranda serrò gli occhi, accecata da tutta quella luce. Non appena iniziò a scemare, Miranda spalancò gli occhi, strattonando Steve e Bruce che ancora la tenevano saldamente per impedirle di andare dal dio. I fulmini azzurri si dileguarono, i rombi dei tuoni si fecero sempre più deboli. Era finita.
Loki giaceva in mezzo a quel turbinio, immobile, ritto, con lo sguardo puntato sul fratello. Uno sguardo colmo di stupore e.. di gratitudine. Le manette e il bavaglio caddero a terra con un clangore: erano fatte per imprigionare un dio, non un mortale.
Miranda si avvicinò esitante a quel che fu un dio e Loki si girò verso di lei. Nei suoi occhi Miranda lesse che era davvero finita. Per la prima volta da giorni il suo viso si aprì in un vero sorriso. Azzerò la distanza che li separava e gli buttò le braccia al collo, ridendo, stringendolo forte. Da sopra la spalla di Loki, Miranda guardò Thor e gli sembrò triste e felice allo stesso tempo, come se desiderasse egli stesso diventare mortale.
"Grazie." mormorò. Thor le rivolse un cenno, un mezzo sorriso sulle labbra.
"Be', ragazzi, non so voi, ma io avrei voglia di una vacanza." annunciò Tony, stiracchiandosi. Miranda lo guardò divertita.
"E' meglio che voi due ve ne andiate il più lontano possibile. Un altro Paese, un'altra vita. Dove il governo non vi possa trovare." suggerì Steve alla coppia.
"Per caso c'è una filiale della Stark Industries proprio a Londra e proprio per caso hanno bisogno di una ricercatrice e di un, diciamo, consulente sulla materia aliena. Ma guarda un po', cosa vedo qua davanti? Una ricercatrice e un esperto di materia aliena!" inscenò Tony, come al suo solito. Miranda quasi non ci credeva. Stava per iniziare una nuova vita, in un altro paese, con l'uomo che amava, dopo aver salvato il mondo. Nessuno avrebbe dato loro la caccia, sarebbero stati al sicuro e in pace.
Lei e Loki si guardarono un attimo negli occhi.
"Sì. Saremo felici di andare a Londra, Tony." disse Miranda, carezzando la mano di Loki che si era posata sulla sua spalla. I Vendicatori si guardarono l'un l'altro, uno sguardo fiero negli occhi. Miranda li guardò con affetto. Tony, Steve, Natasha, Bruce, Thor e Clint. I Vendicatori. I salvatori della Terra. E, quando si fosse ripresentato un pericolo, loro ci sarebbero stati. Questa era una promessa e un monito per chiunque avesse voluto turbare la pace del pianeta.
  
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