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Autore: Sophie Pratt    30/08/2013    1 recensioni
Erano passati sei anni sulla Terra, da quando Bela era stata divorata dal cerbero di Lilith.
Settecentoventi all’ Inferno ...
Era finalmente tornata.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bela Talbot, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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La leggera brezza fresca che soffiava  nel crepuscolo le sferzava il viso.
Dopo molti, molti anni,  era in grado di tornare in superficie.
Quanto le era mancata la brezza giocosa che scompigliava i suoi capelli morbidi, la luce rosata che si estendeva fino all'orizzonte, il profumo dei fiori che deliziavano i passanti, la quiete della sera, il leggero calore del sole sulla pelle ...
Erano passati sei anni sulla Terra, da quando Bela era stata divorata dal cerbero di Lilith.
Settecentoventi  all’ Inferno ... 
Era finalmente tornata.
Ma non era lei a provare quelle meravigliose sensazioni, che così tanto aveva agognato, ma il suo vestito di carne: una giovane ragazza, la cui coscienza urlava, da qualche parte, imprigionata nel suo stesso corpo: un’invalicabile prigione di ossa, carne e sangue.
Si riscosse dai suoi pensieri.
Troppo tempo aveva sprecato a godere delle effimere gioie umane.
Era un demone ora.
E aveva un lavoro da fare.
Si avviò a passo deciso.
Camminava tra la folla, come ai vecchi tempi, quando era viva… quando era umana.
Se quelle persone prima non erano altro che i suoi  insignificanti simili, ora erano solo dei contenitori.
Mentre vagava tra loro li scrutava in cerca di quello perfetto. 
Troppo alto, troppo magro, troppo vecchio…
Ad un tratto notò le due sagome che stava cercando, Sam e Dean Winchester.
Camminavano tra la folla.                                                                                          
Non erano cambiati per niente.
Sam, sempre riconoscibile per la sua spropositata altezza, parlava con il fratello.
Sembrava stessero discutendo.
Si avvicinò con passo deciso e si fermò davanti a loro, bloccandogli il passaggio.
La guardarono con fare interrogativo, poi Sam chiese, cortesemente –Possiamo fare qualcosa per lei, signorina?-
Bela reclinò la testa all’indietro e rise. Poi dischiuse le labbra in un sorrisetto malizioso, e li guardò di nuovo. In silenzio.
- Ma chi…-
Sam si fermò a metà frase, scorgendo i suoi occhi.
 Erano divenuti neri come la pece.
Sbatté le folte ciglia scure due volte prima di parlare.
- Salve ragazzi… Quanto tempo!-  Ignorando l’espressione di sdegno sul volto di Dean e la feroce smorfia di Sam, continuò con fare beffardo
–Beh, sfortunatamente non abbiamo tempo per i convenevoli ora. Lui vuole vedervi. E.. uff… Vi vuole vivi.-
I due aggrottarono le sopracciglia.
-Meg?-
- Ritenta, sarai più fortunato-
-Ruby…- Sibilò Sam tra i denti, gli occhi verdi ridotti a due fessure.
Con un fulmineo movimento del polso estrasse il pugnale e tentò di colpirla sotto la mandibola, senza successo.
Con un leggero passo indietro Bela schivò con facilità il fendente, per poi aggiungere, con fare divertito:- Ehi, frena cowboy! Siamo in pubblico!-
Gli fece l’occhiolino, come per sottolineare la sua invulnerabilità.
Sam stava per tentare un altro affondo quando la mano del fratello lo bloccò.
-Ha ragione- Soffiò Dean.
-Bene, ora che vi siete calmati… Ehm, no, non sono Ruby: risposta errata. Ma grazie per  aver giocato!-
-Ma allora chi diavolo…-
-Bela. Bela Talbot. Ci sei tu, lì dentro, vero?-
- E abbiamo un vincitore! Bene, abbiamo già perso fin troppo tempo. Crowley non è particolarmente comprensivo, soprattutto nei confronti dei suoi lacchè, e, se non vi dispiace, sono appena scesa dalla ruota, non voglio risalirci così presto, intesi?-
Con un ringhio Sam libero il braccio dalla presa di Dean, e si incamminò dietro a Bela, pur continuando a tenere il pugnale in mano, coperto dalle pieghe della giacca.
Dean squadrò Bela.
Lei non poteva vederlo, ma sentiva lo sguardo dell’uomo fisso sulla sua schiena.
Ad un tratto con una risatina disse:-  Sei sempre una che deve farsi notare, eh? Camminare a piedi nudi in una metropoli! Bah!- scosse piano il capo, con fare divertito. – Sai, anche Robert Downey Jr. lo fece! Lui era sotto l’effetto di stupefacenti. Il tuo contenitore, … sotto il tuo effetto.
Direi che la situazione è quasi analoga.-
Bela emise una risata cristallina. Nessuno avrebbe potuto sospettare che dietro quel trillo argenteo era nascosto l’essere malvagio che lei stessa era divenuta.
-Che dite?  Usiamo la vostra auto, ragazzi?-
-Rubi sempre qualcosa, eh?-
-Sono fatta così- rispose con fare malizioso.
Gli erano mancati, quei due. Magari, se Crowley li avesse risparmiati, avrebbe potuto… divertirsi un po’.
Dopo tutto, loro l’avevano abbandonata.
Sovrappensiero aprì la portiera e si sedette sul sedile posteriore.
Dopo qualche minuto la macchina si fermò bruscamente, riportandola al presente.
-Oh, giusto! Non vi ho detto dove…-
Guardò fuori dal finestrino: era una strada sterrata, completamente deserta, ai margini di uno scuro boschetto di pini.
Li guardò sospettosa.
I due si scambiarono uno sguardo d’intesa.                                                                    
Sam tirò fuori lentamente un libricino in pelle: lo aprì ed iniziò a declamarne il contenuto a gran voce, sotto lo sguardò allarmato di Bela.
-No!-
Tentò di uscire da quella macchina, in tutti i modi, ma una forza invisibile la bloccava.
Alzò lo sguardo, un’ espressione di mero terrore dipinta sul volto delicato.
Una trappola del diavolo si confondeva con la trama della tappezzeria dell’auto.
Il suo potere l’aveva inchiodata impotente al sedile.
Presa dalla disperazione fece volare il leggero libricino fuori dalla portata dei ragazzi con l’ausilio dei suoi nuovi poteri.                                                                              Ma non bastò.
Sam continuò il rituale, un ghigno divertito sul volto.
“No, non posso tornare all’inferno! Non di nuovo! Io.. non…”
I pensieri divennero incoerenti e frenetici sotto la morsa implacabile della paura.
-No! Io-
Non riuscì a terminare la frase che sentì una forza attanagliare la sua essenza, e spingerla fuori dagli oscuri meandri del suo contenitore.
Sempre più forte, privandola del suo unico rifugio sicuro.                                                                                      
 Non poteva essersi lasciata ingannare in questo modo! Non dopo tutti quegli anni di torture.
Non voleva… Non poteva tornare in quel luogo infausto, colmo di dolore e disperazione.                                                                                                            
Ora la forza la trascinava giù.                                                                                                 
Sempre più giù, nell’oscurità.                                                                                       
 Silenziosamente.
Aveva ripreso  forma antropomorfa ora.
Era sola ed immersa nella tenebre.
 E lì rimase nel terrore per ore: rannicchiata ed in preda agli spasmi.
Quando una voce uscì dal quel vellutato manto  di silenzio e oscurità che l’avvolgeva.
-Salve, Bela.-
Era una voce così terribilmente familiare. Una voce melliflua, con un perenne tono sarcastico.
Appartenente all’individuo che più in tutti quegli anni aveva imparato a temere.
Con flebile voce tremante riuscì a stento a pronunciare due deboli parole:
-Salve…Crowley.-
  
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