Serie TV > Pretty Little Liars
Segui la storia  |       
Autore: annabll    30/08/2013    2 recensioni
L’ultima cosa che ricordava la disorientava: era uscita dal bar, dopo aver preso un caffè, e si stava dirigendo verso casa di Emily, per incontrare le ragazze. Aveva qualcosa di importante da dir loro. Doveva aver fatto una scoperta sconvolgente, ma che al momento non le ritornava in mente. - Spence, apri gli occhi – ripeteva a se stessa. Ma ancora non aveva trovato il coraggio di farlo. Non ne conosceva il motivo, ma aveva un orribile presentimento.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Spencer Hastings, Toby Cavanaugh, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Three Words

capitolo sesto

 

 

 

Un anno. Un mese. Una settimana. Per quanto tempo era stata rinchiusa in quella baita sperduta? E se fosse stato solo un incubo, frutto della sua immaginazione? Si sarebbe  risvegliata nella sua stanza adorata. E se invece quello che stava vivendo fosse solo il più utopico dei sogni? Se fosse stata ancora segregata? C’era un solo modo per scoprirlo: aprire gli occhi. Ancora una volta aveva paura di farlo, ancora una volta sentiva il suo battito cardiaco accelerare, mentre cercava il coraggio di compiere quell’intrepida mossa. Qualcosa però nell’aria la rassicurò. Qualcosa che le sue orecchie percepivano. Che cos’era? Un suono metodico e squillante, breve ma veloce. Sembrava quasi la spia di una macchina, un aggeggio. Improvvisamente quel rumore che cominciava ad infastidire Spencer fu sovrastato dal candido bisbigliare di una voce, molto familiare alla ragazza: “ Secondo me sarebbe meglio lasciarla riposare. Tutto ciò può aspettare. Finalmente l’abbiamo riavuta con noi sana e salva, e non sappiamo nemmeno cosa ricorda degli ultimi avvenimenti”. Spencer cominciò a piangere. Le lacrime sgorgavano come una cascata silenziosa dalle sue palpebre ancora socchiuse. – Hanna! Hanna! Hanna! Sei tu, vero? non sto sognando! – pensò in un impeto di gioia e sollievo la Hastings. Aprì gli occhi di scatto e vide le sue ragazze,  tutte e tre, che la stavano fissando con stupore. Forse avevano sentito ciò che stava pensando, o forse doveva averlo detto ad alta voce. Velocemente Aria si fiondò su Spencer per stringerla a sé, come per impedire che qualcun altro potesse portarla via. Hanna si sedette al suo fianco, cingendole una mano e sorridendole, mentre Emily rimase ai piedi del letto, appoggiando le dita intorno alla sbarra di sicurezza dinnanzi a lei. Prima che qualcuna di loro proferisse parola, Spencer si guardò un po’ attorno: era in una stanza di ospedale. Poteva avvertire il tipico odore di lattice e disinfettante che le riempiva le narici di disgusto. Tutto era così bianco che le annebbiava la vista; ogni piccolo rumore, che fosse un cercapersone o un annuncio all’altoparlante, le dava maledettamente noia, tanto da spingerla quasi a rimettersi a dormire. Era così euforica che non si era ancora resa conto di quanto dolore avesse alle tempie, e allo stomaco, o dei suoi muscoli completamente atrofizzati. Ma aveva bisogno di risposte e non era più disposta ad attendere oltre. La prima a rompere il silenzio, impaziente, fu proprio lei: “ Dov’è mia madre? “.

“ È appena andata a casa a riposarsi un po’. Non ha dormito per troppo tempo, ne aveva bisogno “, spiegò Hanna con tutta la gentilezza possibile.  

“ Cos’è successo? Come sono arrivata qui? “, continuò Spencer.

“ Polizia e ambulanza hanno ricevuto una chiamata anonima . . . “, esordì a voce bassa, quasi come in un sussurro, Aria “ . . . quando sono arrivati eri distesa a terra, completamente sola “, terminò ad occhi bassi, in un tripudio di dolore e orrore nell’immaginare la scena.

“ Avevi perso i sensi, eri stata senza ossigeno per troppo tempo. Hanno provato a rianimarti ma . . . “ improvvisamente la voce di Hanna si spezzò. Stava per piangere, ma cercava a tutti i costi di mantenere la calma, trattenendo le lacrime. Voleva mostrarsi più forte di quanto non fosse in quel momento.

Aria, a quel punto, con sguardo comprensivo, asciugò la goccia che involontariamente l’amica si era lasciata scappare sulla guancia, continuando al suo posto: “ . . . ma non rispondevi, in nessun modo; ti hanno somministrato dei farmaci, che però evidentemente, mischiati con le droghe che ti sono state somministrate, ti hanno provocato un arresto cardiaco . Quando ti hanno rianimata non sapevano ancora quanto gravi potessero essere i danni neurologici da te riportati. Ti hanno tenuta in terapia intensiva per quasi un giorno. Poi, dopo la risonanza positiva, hai mostrato segni di ripresa, così sei stata collocata qui, in attesa del tuo risveglio “.  Per qualche minuto il silenzio regnò indiscusso. Tutte fissavano incantate un punto diverso della stanza, come per riprendersi dalla dolorosissima gestazione del racconto. Tutte eccetto Emily, che continuava a tenere lo sguardo alto verso Spencer, quasi come di sfida e di rancore. La ragazza, anche se sveglia da poco e ancora confusa, non poté fare a meno di notare quel piccolo particolare, cosa che le provocò ancora più preoccupazioni. Ma non voleva curarsene in quel momento. Aveva la bocca ancora troppo secca, bisognosa di bere quanta più verità possibile per dissetarsi.

“ Per quanto tempo . . . ? “ domandò tremante la Hastings. Senza indugiare ulteriormente, quasi in coro, le tre ragazze risposero “ tre settimane “, per poi tornare a fissare con sguardo opaco il nulla. Tre settimane?! Com’era possibile? Aveva perso tre settimane di vita?! E la vita?! Era andata avanti senza di lei. La scuola era andata avanti senza di lei. I genitori. Le amiche. A. Un pensiero le balenò nella mente, che volle subito condividere con le altre: “ A ha continuato a . . . ? “, ancora una volta la sua frase fu incompiuta, stavolta interrotta semplicemente da Emily, che con tono secco e distaccato rispose con un “ no “. Non disse altro. Hanna e Aria si voltarono verso di lei, come se attendessero una spiegazione digressiva al suo sintetico cenno. Spencer, quasi come un cucciolo bastonato, a turno le fissava, vogliosa anche lei di capire di più. Aria, dopo aver alzato gli occhi al cielo, parlò ancora: “ A per i primi giorni cercava di invogliarci a cercarti con i suoi indizi, ma dopo un po’ . . . insomma, eravamo troppo preoccupate . . . la storia si ripeteva ancora . . . insomma . . . siamo andate alla polizia “.

“ Alla polizia? E cosa avete . . . ? “ era così curiosa e terrorizzata allo stesso tempo che non riusciva più a trattenersi.

“ Tutto “ ancora una volta Aria batté l’amica sul tempo. Poi proseguì: “ In realtà abbiamo chiesto aiuto all’agente di cui ci hai parlato, il dr Reid. Lui ha portato qui tutta la sua squadra, per indagare: hanno controllato i nostri telefoni, le mail, i messaggi e i regali . . . ma non hanno ancora alcuna pista da seguire “.

La storia che le era appena stata raccontata presentava però qualche incongruenza per Spencer. Lei ricordava vividamente cosa era accaduto negli ultimi momenti in quella baita. Aveva visto Alison. Aveva visto Reid. Ma allora perché la soffiata alla polizia era stata anonima, e all’arrivo dell’ambulanza lei era sola? Poteva aver immaginato tutto? Reid . . . Alison . . . Toby . . . Toby!

“ Ragazze, dov’è Toby? “, urlò quasi con un fremito di impazienza.

Tutte si guardarono confuse tra di loro, gettando un’occhiata sospetta all’amica lesa, come se la domanda che stesse ponendo non le spettasse di diritto. “ Spence, Toby . . . insomma, tu non ricordi cosa .  . . ? “, esordì Hanna, con cautela, come se volesse pesare le parole che usava, per non renderne troppo difficile la comprensione.

“ No. Cioè, ho problemi a ricordare ciò che è successo prima che . . . avete capito. Tutto è così buio, vuoto, freddo. Talvolta la memoria mi riporta alla mente qualche istante veloce di quella giornata, senza alcun senso “, cercò di spiegare la Hastings. Emily a quel punto sembrò interessarsi maggiormente al discorso, come se uno strattone l’avesse appena svegliata durante una lezione in classe particolarmente noiosa. Stavolta anche lei si avvicinò maggiormente all’amica sul letto.

“ Spence, davvero non ricordi nulla di ciò che è accaduto? “ accennò Emily, evidentemente sollevata dall’ultima scoperta. Sembrava che tutta la rabbia che prima le riempiva di sangue le guance, adesso stesse sbollendo. Era strano, ma Spencer aveva cose più importanti a cui pensare.

“ Dov’è Toby? “ uscì dalle labbra strette dell’ignara, che, ignorando le precedenti parole dell’amica, parlava con tono isterico. Il cuore di Spencer attendeva fremente quella risposta. Necessitava di saperlo. Palpitava velocemente, troppo velocemente. Se n’erano accorte tutte. Il suono meccanico che in precedenza aveva dato alla ragazza la certezza di stare al sicuro, in quel momento la informava che la situazione stava degenerando. Continuava a rumoreggiare all’impazzata. Sempre più veloce. Sempre più assordante. Hanna, Aria e Emily, completamente spaventate dall’andamento delle cose, provarono ad allontanarsi da quel letto, per poggiare le spalle contro il muro di fronte. Come se questo potesse calmarla. Come se questo potesse salvarla dall’inevitabile verità. Servivano solo tre parole per sbrigare la faccenda, tre parole che prese singolarmente sono inoffensive, ma che poste tutte insieme, possono diventare un’arma letale.

La più coraggiosa di loro fece due piccoli passi in avanti, titubanti, per essere sicura che Spencer recepisse il messaggio: “ Spence . . . Spence . . . Toby è morto “.

La Hastings non ebbe il tempo di elaborare queste parole, nonostante le avesse comprese in pieno. Erano già entrati i medici e le infermiere. Le sue amiche erano già state cacciate fuori. Il suo cuore aveva già smesso di battere.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Pretty Little Liars / Vai alla pagina dell'autore: annabll