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Autore: bibersell    31/08/2013    3 recensioni
Si avvicinò e mi baciò. Il nostro ultimo bacio al sapore di sangue e lacrime. Di sangue salato.
Ormai sentivo le forze abbandonarmi. Il dolore al collo, dove c’era la ferita, stava diminuendo. Fu allora che capii. Stavo morendo.
Mi sbagliavo, c’erano parole adatte da dire in punto di morte, parole che avresti voluto urlare al mondo intero. –Ti amo Justin.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete mai pensato a come sareste morte? A come avreste voluto morire? Io avrei voluto lasciare questo mondo da eroina, dando la mia vita per salvare una persona che amo. O morire per vecchiaia.
La morte sarebbe potuta essere veloce e indolore o lunga e angosciante, dandoti l’opportunità di dire le tue ultime parole. Anni fa mi capitava spesso di riflettere sulle mie ultime parole. “arrivederci mondo”, “ sarei contenta se vi dimenticaste di me, non soffrite, non ne vale la pena”. Alla fine sono arrivata alla conclusione che in punto di morte non servono molte parole e che non né esistono di adatte.
Pensavo con chi sarei morta, se da sola, se con un familiare o se con uno sconosciuto.
Non avrei mai immaginato di andarmene il giorno più bello della mia vita, con la persona che amavo più di me stessa e a causa di uno stupido incidente automobilistico.
Avevo indosso ancora il lungo e sfarzoso abito bianco, uno di quei vestiti che si metto una sola volta nella vita. Ora tutto sporco di sangue secco dello stesso colore del succo di pomodoro mischiato al terriccio. Strappato ai bordi e con grandi buchi sulle maniche.

Il vento scompigliava l’acconciatura dei capelli, alcuni dei quali entravano in bocca permettendomi di sentire il sapore del sangue e delle lacrime versate da colui che solo da poche ora potevo chiamare mio marito. Mio marito. Inginocchiato al mio fianco sul lato destro e che mi accarezzava i capelli.
Indossava ancora lo smoking con il papillon come piaceva a me. Adoravo il modo in cui gli stava, molto più bello della cravatta.
Il colore biondo dei suoi capelli risaltava al chiarore della luna. Gli occhi, che di solito erano grandi e bianchi, ora erano gonfi, piccoli e arrossati a causa di quelle goccioline d’acqua salata che nascevano da due pozzi d’oro puro e che gli rigavano il viso da quando quel dannato camion ha sbandato e si è scontrato con la nostra auto. La violente spinta del camion ha mandato fuori strada il nostro veicolo, procurando un grave danno sul lato sinistro, quello del passeggero, dove ero seduta io.
Mio marito, Justin, non era gravemente ferito, per lo meno così sembrava. Ma le lamiere dell’auto mi avevano procurato un grande squarcio alla gola, dal quale non smetteva si sgorgare sangue.
Strinsi il più possibile la mano di Justin e cercai di dire con gli ultimo respiri che avevo:
-Promettimi una cosa, promettimi che andrai in India. Promettimi... Ma Justin mi interruppe con un gesto della mano.
- Non parlare, l’ambulanza sta arrivando. Loro ti salveranno. Poi faremo il nostro viaggio di nozze, andremo in India insieme.
-No Justin, tu non capisci. Non c’è più niente da fare per me. Io ho già vissuto tutte le cose belle che la vita può dare. Ho avuto te, il nostro matrimonio. Per me è arrivato il momento di andare. Saluterò Dio per te. Dissi accarezzandogli la guancia.
-No, amore. Non dire così. Abbiamo tutta una vita da vivere insieme. Avremo tanti bambini e tu gli insegnerai a dipingere. Dobbiamo fare le cose scritte sulla tua lista. Ti ricordi? Vedemmo “I passi dell’amore” e decidemmo di fare una lista anche noi. Si avvicinò mettendomi un braccio dietro la testa e posizionandomi in grembo a lui.
-Già… la lista. Numero 15: andare in India e comprare una scaccia sogni. Dissi con voce assente e sguardo trasognato. – Promettimi che ci andrai, fallo per me. Tossì e altri rivoli di sangue uscirono dalle mie labbra. – E comprerai una scaccia pensieri, uno di quelli che piace a me con le piume e…
-…e con le palline di legno. Disse, completando la frase per me. –Lo appenderò al letto, come volevi tu, così i cattivi sogni resteranno lontani. Gli affiorò un piccolo sorriso sulle labbra che subito scomparve. –E comprerò anche quelle orribile cavigliere che a te piacciono tanto, con i campanellini che ad ogni passo fanno rumore.
- Mi conosci così bene, anche meglio di me.
-Già. So che ti piace il pistacchio, che ami il verde e che quando eri piccola decidesti che ti sarebbe piaciuto ogni cosa commestibile fosse stata verde. Le sue dita scostarono un ciuffo di capelli dalla mia bocca, sfiorandomi leggermente le labbra.
-Mangiai anche il basilico, che schifo.
-E le mele verdi. Dicevi che le rosse non ti piacevano perché non erano verdi. Scoppiò una dolce risata, pura melodia per le mie orecchie.
-Fallo più spesso.
-Cosa? Mi chiese perplesso.
- Ridere. Sorridi sempre. Perché il tuo sorriso è capace di illuminare un intero grattacielo di New York rimasto al buio a causa di un blackout. Si avvicinò e mi baciò. Il nostro ultimo bacio al sapore di sangue e lacrime. Di sangue salato.
-Promettimi che non mi dimenticherai mai, che farai tutto quello che c’è scritto sulla lista e che troverai un’altra donna da amare…
-No, non potrei mai. Io amo solo te, ora e per sempre. Non posso, non voglio dimenticarti. Andrò in India, comprerò la casa dei tuoi sogni e l’arrederò come volevi tu. Ma nessuna donna potrà mai sostituirti. Tu sei il mio unico vero amore.
Ormai sentivo le forze abbandonarmi. Il dolore al collo, dove c’era la ferita, stava diminuendo. Fu allora che capii. Stavo morendo.
Mi sbagliavo, c’erano parole adatte da dire in punto di morte, parole che avresti voluto urlare al mondo intero. –Ti amo Justin.
E me ne andai. Non sentii più nulla. Ne forza, ne la voce di Justin. Ma sapevo che non lo avevo abbandonato, che ci sarei sempre stata per lui, anche se non avrebbe potuto vedermi.

E Justin mantenne le sue promesse. Andò in India, comprò la scaccia sogni, la cavigliera e arredò la casa come voleva lei.
Non si era più sposato, adesso, ormai ottantenne, continuava ad andare tutti i giorni al cimitero portando con se diversi tipi di fiori sempre delle stesso colore. Sempre verdi. Passava tutta la giornata seduto vicino la sua tomba, sulla quale c’era scritto:
Perché nei tuoi occhi trovo il paradiso e il mio sorriso illumina New York. Insieme ci completiamo. Ora e per sempre.




SALVE!
Spero che la storia vi sia piaciuta e sarei molto contenta di sapere cosa ne pensate.
Se avete letto anche l'altra mia one shot, insieme in paradiso, avrete capito che mi piacciono le storie che non hanno un lieto fine.
Sia in questa che nell'altra storia ho inserito alcune cose che riguerdano la mia vita.
Ora vi saluto, fatemi sapere il vostro parere sulla storia.


 
  
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