Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
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Autore: EtErNaL_DrEaMEr    05/03/2008    7 recensioni
Non lo fare, Gustav. Non lo fare.
Non è giusto ciò che stai facendo, lo sai.

.....
, ma so anche che ora, non posso più tornare indietro...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I Tokio Hotel non mi appartengono; quanto è riportato è frutto della mia fantasia, e non ha alcun scopo di lucro.



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Romeo e Giulietta



"L'amore non guarda con gli occhi, ma con la mente
e perciò l'alato Cupido viene dipinto cieco."

Sogno di una mezza estate, Atto I, Scena I



« Cazzo!! »


Si coprì la bocca con una mano, soffocando una risata, quando si affacciò dalla porta e mise a fuoco la scena che aveva davanti. Per terra c'era un bicchiere di plastica che aveva riversato tutto il suo contenuto -caffè, probabilmente- sulla moquette. Anzi, non proprio tutto.
Tom guardava contrariato la grande macchia marrone che si era formata sulla sua enorme maglietta bianca, mentre teneva le mani a mezz'aria, ancora sbrodolanti. Andò avanti ad imprecare per cinque minuti buoni, inventando fini esclamazioni che non aveva mai sentito, come «Maledetta Cappuccetto Rosso!!» o «Porco Puffo!!».
Poi si accorse che c'era anche qualcun'altro che lo stava guardando.


« Che c'è??» sbottò, quando si accorse dello sforzo -visibile- di Gustav di trattenersi dal ridere.

« Niente, niente!!» disse l'altro, ricomponendosi. « Che cosa è successo?» gli chiese poi, alludendo al macello per terra.

Il rasta fece una smorfia, scocciato. « David ha pensato bene di schiavizzarmi. Sono andato a prendergli un caffè...e mentre stavo tornando da lui è passata una pazza segretaria e mi ha fatto cadere tutto...poi è sparita chiedendo scusa...e intanto guarda qua!!» aggiunse poi, con più enfasi, alludendo alla macchia sulla sua maglietta.

« Tom!!» sentirono poi chiamare da un ufficio in fondo al corridoio. « Pensi che la tua intelligenza ti permetterà di portarmi un caffè entro questa sera??»


Gustav vide l'amico digrignare i denti innervosito, mentre si imponeva di non andare di là e appendere David per il bavero.
Decise di intervenire per salvare la vita al loro giovane manager. David avrebbe dovuto ringraziarlo.


« Tranquillo, vado io» disse a Tom, sorridendogli. « Tu va' a cercare di pulirti la maglietta!...porterò io a David il caffè...»


« Sì...» gli rispose Tom, brusco, mentre si chinava a raccogliere il bicchiere ormai vuoto da terra. «...e anche un po' di valeriana...» aggiunse poi, acido, sottovoce, mentre lo gettava nel cestino nero vicino al distributore.


Gustav rise sotto i baffi, mentre infilava altre monetine nella macchinetta. Vide l'amico sparire nel bagno, continuando a borbottare come una vecchia teiera...Tom e David non andavano messi nella stessa stanza, non quando l'ulitmo era in preda alle sue giornate "no".
Gli ci sarebbero volute delle lezioni di yoga.
Mentre il distributore fischiava e faceva scendere il caffè nel bicchierino di plastica, rise tra sè, immaginando David in calzamaglia fucsia e con una fascia turchese mentre si attorcigliava su di un tappettino. Non si  sarebbe perso quella scena per niente al mondo -si ripromise, mentre estraeva il bicchiere e si dirigeva verso David, armandosi di tutta la buona pazienza che solo lui poteva avere.


*********


Quello che avevano davanti si preannunciava un pomeriggio piuttosto noioso.
Si trovavano alla sede della Universal solo per questioni di 'programmazione'. Avrebbero dovuto passare tutto il tempo a discutere e a pianificare i loro prossimi impegni con giornali e comparse televisive e concerti. Non che ciò li dispiacesse, anzi. Ciò che dava loro più fastidio era il dover passare ore seduti ad un tavolo e discutere..ma si sa, bisogna avere a che fare con entrambe le facce di una medaglia.

Questo era ciò che pensava Gustav mentre si aggirava per i corridoi con aria indifferente, tenendo le mani in tasca e guardandosi attorno.
Poi sentì una musica che lo fece fermare.
Era un pianoforte. Il suono gli giungeva ovattato.
Pensò di avere le allucinanzioni per un istante, poi si ricordò che in quel piano c'era una grande stanza. Era praticamente vuota, solo qualche sedia, dei pannelli alle pareti per evitare l'effetto eco e, su un piano un po' rialzato, un bellissimo pianoforte nero a coda.
...nessuno aveva mai capito l'utilità di quella stanza. Nessuno c'era mai andato a suonare; non c'era mai stato nessun tipo di concerto o saggio o cose del genere che avrebbero potuto giustificarne l'esistenza. Quindi si stupì quando sentì provenire una melodia da quella stanza. Si avvicinò cauto, temendo che da un momento all'altro tornasse il silenzio.


La porta era aperta.
Era una giornata di sole e dalle grandi finestre sul lato occidentale della stanza filtravano ampi raggi luminosi, che si allungavano sul pavimento e sulla coda nera del piano.
..quand'è che l'avevano spostato??
Ora il grande strumento era difronte all'ipotetico pubblico, così che chi suonava dava le spalle alla porta. Per questo, lei non si accorse di avere uno spettatore.
Quando le fu più vicino, Gustav potè vedere come le sue mani volavano su quei tasti bianchi e neri, accarezzandoli dolcemente.  Sorrise, quando riconobbe la ragazza seduta su quello sgabello: era anche lei una musicista, Helena -così si chiamava. Da poco aveva preso a gironzolare anche lei nell'ambiente, ma non l'aveva mai sentita suonare prima d'ora. Tra loro c'erano stati solo saluti di circostanza e qualche -raro- scambio di battute riguardanti il lavoro. Niente di più.
L'unico di loro che ci aveva parlato era stato Tom. Uno strano blocco allo stomaco lo colse all'improvviso, lasciandolo un po' perplesso...perché quella reazione?


I raggi del sole sparirono, oscurati da nuvole inattese.


Piano piano si avvicinò a lei, fino a sfiorarle la spalla sinistra con una mano, per avvertirla della sua presenza. Lei trasalì, a quel tocco inaspettato.
Quando si girò verso Gustav, il suo volto, prima a metà tra lo scocciato e il sorpreso, assunse un'aria divertita, non appena riconobbe chi aveva difronte. Non lo conosceva bene, ma ogni volta che lo vedeva, le dava un senso di...pace, serenità.
Il biondo si rilassò un po', felice di non averla fatta arrabbiare per la sua inaspettata 'incursione'.


«Ciao!» gli disse, cordiale. «Come mai da queste parti?» gli chiese poi, inclinando il viso di lato e continuando a guardarlo negli occhi.

«...camminavo...» fece lui, guardandosi intorno indifferente «Tu, invece, che fai qui?»


Domanda scema, Gustav!!-
si disse mentalmente. Si vede benissimo che sta facendo!
Ma lei rispose semplicemente.


«Suono» disse, facendo spallucce.

«Cavolo...io sarei in grado di fare poco o niente, seduto a quello sgabello!!» disse, alludendo al pianoforte difronte a lui.

Lei gli rivolse un sorriso ancora più ampio. «Ma va'!!!..secono me sei bravo...perché non mi fai sentire?» chiese, sbattendo piano con la mano sul posto vuoto dello sgabello su cui anche lei era seduta, abbastanza grande da far stare due persone.


Quella proposta gli giunse inaspettata e...desiderata. Ignorò quella fastidiosa vocina che lo scongiurava di non sedersi, di girare i tacchi e uscire subito da quella stanza.  L'unica cosa che in quel momento lo fece desistere dal sedersi accanto a lei, però, fu un'altra.


«Sul serio, le mie abilità di pianista sono parecchio sopravvalutate!!» affermò lui, in un tentativo di mettere le mani avanti.

Lei alzò gli occhi al cielo, fintamente esasperata. «Prometto! Qualsiasi cosa suonerai, non riderò!» disse, solenne.


E lui non potè fare a meno di affidarsi alla sua promessa e sedersi accanto a lei.


Fuori, le nuvole invadevano ormai tutto il cielo azzurro, mentre un vento freddo smuoveva le foglie degli alberi.


Le mani di Gustav si avvicinarono timorose al piano, fino ad appoggiarsi sui bianchi tasti. Priam di cominciare a suonare, si girò dubbioso verso la ragazza accanto a lui.

«Hai promesso!» le ricordò lui, serio.

Lei lo guardò inarcando un sopracciglio, come offesa dalla poca fiducia datale dal biondo, poi però gli sorrise, portandosi una mano al petto.


«Parola di lupetto!» confermò, mentre incrociava le dita dell'altra mano dietro la sua schiena, all'insaputa di Gustav.


L'altro mugugnò qualcosa poco convinto, mentre si rigirava e tornava a fissare le sue mani sul pianoforte. Dopo un attimo d'esitazione, cominciò a suonare.
Con la coda dell'occhio destro, vide Helena scossa da un fremito..di risate. Decise di sorvolare la cosa e continuare a pigiare i tasti -a confronto con lei, le sue sembravano martellate sui tasti- sicuro che avrebbe mantenuto la promessa. Subito dopo, infatti, la sentì ricomporsi e aggiungere le sue mani a quella melodia semplice e banale che stava suonando da solo. Ora non sembrava più così...incompleta.
Dopo due minuti, però, Helena, fu costretta a smettere di suonare. Tolse velocemente le mani dai tasti, portandosele al viso. Gustav, imparte a lei, fu colto alla sprovvista da quelal reazione, e  si girò subito verso di lei, smettendo di suonare.
La vide sussultare, come se stesse singhiozzando. Non sapendo che fare, avvicinò cauto una mano alla sua spalla.


«Helena...tutto bene?» le chiese, sinceramente preoccupato.


La vide scuotere la testa, per dire 'sì'. Poi si scoprì il viso, aveva le guancie di un delizioso colore rosso acceso, ma non perché piangeva: lei stava ridendo.
A quella vista, il biondo si sentì offeso: si era preoccupato per niente??
Accanto a lui Helena non riusciva a smettere di ridere. Solo quando si accorse dell'espressione sul volto di Gustav, smise immediatamente, voltandosi verso di lui.


«Eddai!!.. non mi dire che te la prendi per così poco!!» fece lei, spintonandolo piano per una spalla.

Lui non si girò. «Avevi promesso!!» ribadì, imbronciato e ostinato come un bambino.

«Ma io l'ho mantenuta la mia promessa!» fece lei, sorpresa, mentre due occhi nocciola le si puntavano addosso, scettici. «Sul serio!! Non ridevo per le tue doti di pianista, ma per la tua faccia mentre suonavi!!» a quelle parole, si laciò sfuggire un altro risolino, mentre la faccia di Gustav passava dall'imbronciato all'interrogativo. «Avevi uno sguardo concentratissimo, avresti dovuto vederti!!» gli disse, imitandolo.


Guardandola fare la sua stessa imitazione, anche Gustav non potè non farsi sfuggire una risata. Poi lei aggiunse all'espressione anche il suono del piano, imitandolo in tutto e per tutto.
Eh, no!! Ora esagerava!!
Il biondo le prese con le sue le mani, nel tentativo di fargliele togliere dal pianoforte, ma lei faceva più resistenza del dovuto.


«Ok » disse, sforzandosi -neanche, molto a dire il vero- di scollarle le mani dai tasti «Direi che per oggi hai riso abbastanza di me, il resto sarà meglio lasciarlo per la prossima volta, non credi?!»


La prossima volta....

Quelle parole, dette assolutamente in modo spontaneo e per niente studiate, le fecere levare immediatamente le mani dai tasti. Con quel gesto inaspettato, anche le mani di Gustav finirono a mezz'aria per il contraccolpo, trattenendo ancora le sue in una presa difficile da sciogliere.
Helena si girò sbigottita verso Gustav, guardandolo negli occhi; perdendosi in quegli occhi che -solo ora se n'era accorta- avevano qualcosa di unico, di speciale. O forse, era solo una sua impressione. Ma, mentre continuavano a fissarsi, in silenzio, specchiandosi uno negli occhi dell'altra e viceversa, nessuno dei due avrebbe osato affermare che nello sguardo dell'altro non ci fosse qualcosa di...speciale.



Uno sbuffo di vento più forte.


Chissà per quanto tempo restarono fermi così: le mani unite a mezz'aria, gli sguardi fissi e le bocche chiuse. Forse un'eternità, forse pochi secondi...ma nessuno dei due aveva voglia di muoversi. Nè lei; nè Gustav, che trovava in quegli occhi un che di..attraente.
Poi una voce gli attraversò la testa, come un lampo.


«Sì, è veramente una ragazza fantastica!! Mi piacerebbe assolutamente conoscerla meglio!!»


E mentre le loro mani restavano bloccate, iniziò una battaglia per Gustav.
Era stato Tom a dire quelle parole. Aveva conosciuto Helena, probabilmente una volta c'era pure uscito insieme...e gli era piaciuta.
Maledizione!!...perché proprio lei? Con tutte le ragazze che incontravano con il loro lavoro, proprio lei doveva piacere ad uno dei suoi migliori amici? Perché?
Quando rivide il volto entusiasta di Tom che gli parlava di Helena, quasi si sentì in colpa. Poi però i suoi occhi divennero due fessure quando pensò, acido, a tutte le ragazze che abbordava Tom. Non avrebbe permesso che facesse soffrire anche Helena; lei no. Subito dopo il suo viso assunse un'espressione quasi afflitta, dandosi dello sciocco per aver pensato quelle cose di Tom.

Impercettibilmente i loro volti si stavano avvicinando l'uno all'altro.


Un tuono.


...e di nuovo pensò che Tom non se la meritava, non era abbastanza maturo per stare con Helena, l'avrebbe fatta scappare massimo dopo tre giorni, magari pure in lacrime.

E si convinse così che non stava facendo nulla di male, quando tra i loro nasi ogni distanza era ormai nulla.

.....
....
...ma allora perché, quando in un istante indefinito le loro labbra si sfiorarono, lui si sentì tremendamente in colpa?
E perché, nonostante le sue incertezze, non riuscì a staccarsi da lei, con le sue mani ancora strette a mezz'aria?


Un altro tuono più forte, e poi un altro, e un altro ancora  e un altro...


**********



«Gus...ci sei?»


Si sentì chiamare. La voce gli arrivò un po' distante: lo stavano chiamando e, beffa delle beffe, era proprio Tom che lo stava cercando.
Quando i loro visi si staccarono Helena dovette mettersi una mano sul petto, e riprendere fiato, non perché il bacio fosse stato particolarmente passionale...ma forse perché aveva provato tante, troppe emozioni in una sola volta.


Tom entrò nella sala, e li vide. Helena era ancora seduta allo sgabello, mentre Gustav si era alzato, ora era vicino alla porta, pronto ad uscire.


«Eccoti, finalmente! E' da un pezzo che Bill prova a chiamarti!» lo ammonì l'altro, portandosi le mani ai fianchi, come per rimproverarlo amichevolmente. Poi vide Helena, e la sua espressione cambiò. Era sinceramente felice di vederla: un pugno allo stomaco per Gustav. «Ciao, Hel!!» le disse, con un ampio sorriso stampato in volto. «Scusami tantissimo, ma ora sono di fretta...prometto che la prossima volta che ci vedremo avrò più tempo!» le promise, senza smettere di guardarla.


L'espressione sul bianco viso di lei era qualcosa di indecifrabile: non trasmetteva alcuna emozione, alcun stato d'animo. Forse perché in quel momento non sapeva nemmeno lei che cosa provare.

Poi Tom tirò Gustav per una manica, facendogli distogliere lo sguardo da Helena.

«Forza, muoviamoci, prima che gli altri mandino squadre di soccorso a cercarci!!» fece scherzoso, mentre si voltava verso l'uscita.


Gustav ci impiegò un secondo di più a seguire l'amico. Sapeva che se fosse rimasto avrebbe dovuto dare un sacco di spiegazioni a tutti. Avrebbe dovuto sentirsi addosso lo sguardo critico e offeso di Tom. Avrebbe dovuto sentirsi in colpa...e non lo voleva. Ma sapeva anche che, se ora fosse uscito, sarebbe stata la fine. La fine di qualcosa che non era mai iniziato realmente, ma comunque la fine.

Il suo corpo fu più veloce della sua testa e gli fece seguire Tom fuori dalla porta. Non sapeva neanche lui perché l'aveva fatto. Forse sperava, nel suo subconscio, che quello non avrebbe implicato dire 'addio' ad Helena, ma solo aspettare il momento più opportuno.
...in certi casi, però, non c'è un momento più opportuno, perché quell'occasione si presenta una volta sola nella vita: bisogna solo prendere o lasciare.
E lui aveva lasciato....


****************


Il percorso da quella stanza alla sala dove si trovavano gli altri era stato tutto un susseguirsi di pesanti silenzi.
Silenzi che nessuno dei due aveva interrotto: l'uno perché ingenuamente assorto nei suoi pensier; l'altro perché devastato da tante emozioni diverse che non sapeva neanche di conoscere: amarezza, per essere uscito da quella stanza;  colpa, verso Tom; tristezza, perché sapeva di aver perso una - la- occasione.
Quando Bill e Georg si lanciarono in fantasiose e improbabili teorie sulla sua assenza, il biondo si limitò a partecipare passivamente: rideva, ogni tanto ricambiava con una smorfia le allusioni degli amici, ma non li ascoltava realmente. Quando anche David arrivò seguito da altri uomini, e cominciarono -tentarono- di discutere seriamente, Bill incorciò lo sguardo di Gustav. Già non era capace di mentire di suo, poi farlo difronte a Bill era praticamente inutile.
Negli occhi nocciola del moro passò una luce apprensiva per l'amico. Che avesse intuito qualcosa?
Impossibile...si disse Gustav.


****************


Quando uscirono da quella stanza, Bill aspettò che passassero tutti, poi fermò Gustav, afferrandolo piano per un polso e facendolo girare verso di lui, fino a guardarlo negli occhi, di nuovo apprensivo.

«Non so che ti è successo prima...e probabilmente non lo saprò mai...ma se hai bisogno, sai che sono -che siamo- tutti qui, vero?» gli disse, guardandolo ancora più intensamente. Poi gli lasciò il polso, passandogli accanto e sussurandogli «Passerà».


Quando lo sorpassò,  lasciò Gustav impalato per un istante.

Certo che passerà- pensò, per niente sollevato, guardando il vuoto davanti a sè.

 
"L'amore è la più saggia delle follie,
un'amarezza capace di soffocare,
una dolcezza capace di guarire."

Romeo e Giulietta



Non serve essere Romeo e Giulietta per veder uccidere il proprio amore. Non serve morire per veder scomparire il proprio amore.
Per uccidere un amore non serve ostacolarlo, renderlo impossibile: basta soffocarlo prima ancora che nasca.
E così, oltre al dolore per un affetto perso, si aggiunge anche il rimpianto per un sentimento mai provato.



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Per questa one-shot mi aspetto anche minaccie....il fatto è che mi era venuta questa idea, ma non so cosa è venuto fuori, quindi spero mi lasciate mooolte recensioni, anche per dirmi che fa schifo, così almeno potrò aggiustarla^^'!!!
Detto questo, prometto che aggiornerò presto presto l'altra ff, il capitolo è già pronto, quindi vedrò di essere fulminea;P!!!

Ah, ovviamente tutti i versi riportati sono 'dell'amico' Shakespeare!!

Ok, ho finito: grazie in anticipo a tutte quelle centinaia di persone che sicuramente mi lascieranno un commento (...giusto per rendere un'ideaXD!!)!!

Baciotti, Vale

  
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