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Autore: germangirl    31/08/2013    7 recensioni
Qualche mese dopo "Un'estate speciale"....
Jeff compie gli anni e tutti sono invitati a Edmonton.
Anche Stana.
Come andrà l’incontro con la famiglia di Nathan?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'estate speciale'
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Sono distrutto.

Stremato.

Esausto.

Completamente bollito.

La giornata sul set pareva non finire mai. Abbiamo cominciato stamani alle sette e – giuro – non so nemmeno che ora sia adesso. Andrew e Terri volevano assolutamente terminare le riprese di questo episodio e così ci hanno spremuto fino al midollo. Anche Stana era sfinita ed entrambi abbiamo concordato che avevamo un bisogno estremo di dormire, senza cadere in tentazione, così stasera mi ritrovo da solo nel mio appartamento.

Evento più unico che raro negli ultimi mesi.

Da quando è tornata sana e salva dalla Mongolia, insomma, da quando siamo diventati un “noi”, raramente siamo stati lontani, ma stasera facciamo i bravi. La mia massima aspirazione, al momento, è buttarmi sul letto e dormire.

Punto.

Mi sa che sono invecchiato…

Ho appena messo piede in casa quando squilla il cellulare. Speriamo non sia Andrew con qualche sua idea folle per le riprese di domani, giuro che potrei avere una reazione inconsulta. Una rapida occhiata al display mostra il volto sorridente di Abby, la moglie di Jeff, e i miei istinti omicidi sono immediatamente sopiti.

“Ciao cognatino!” mi saluta con un tono allegro. Lei è così, sempre gioiosa e felice.

“Ciao Abby…. Yawn… come va?”

“Qui tutto bene, tu invece sembri stanchissimo, tutto ok?”

“Ehm… sì… giornataccia sul set oggi. Sono esausto. Come stanno le ragazze?”

“Crescono a vista d’occhio e sono in piena adolescenza. Un momento sono dolcissime, quello dopo sono delle iene. Praticamente insopportabili! Ma non ti ho chiamato per parlarti di loro. Senti… cosa fai il prossimo fine settimana?”

“Niente, credo… Perché? Hai qualcosa in mente per il compleanno di Jeff?” Il mio fratellone sabato prossimo compie gli anni.

“Sì… niente di speciale, giusto una cena in famiglia… mi farebbe piacere che tu venissi e…”

“E…?”

Il secondo nome di mia cognata è curiosità. Sa di Stana ma, a differenza di Jeff che l’ha vista più volte quando mi ha accompagnato ai vari eventi mondani, non ha avuto ancora modo di incontrarla personalmente. E questo la manda completamente fuori di testa!

“Sì, insomma, Nathan… inutile dirti che, se vuoi, puoi venire accompagnato… sai, Imogen e Juliet sarebbero ben felici di conoscere la fidanzata dello zio… E naturalmente a tutti noi farebbe piacere passare un po’ di tempo con lei, visto che finalmente ti sei deciso… ormai non ci speravamo più, sai?”

Imogen e Juliet sono le mie nipotine. Mio fratello e sua moglie hanno scelto i nomi di due personaggi shakespeariani… Del resto, lui fa il preside in una scuola ed entrambi i miei genitori hanno dedicato la propria esistenza all’insegnamento prima di andare in pensione. Come dire, una vita segnata. Anche io pensavo che la docenza sarebbe stata la mia strada, ma poi la recitazione mi ha completamente rapito.

Sospiro. La storia con Stana è ancora all’inizio e non mi va di caricarla di troppa pressione. Come dice Castle a Beckett nella 5x01, this is all just still very new to me. And, call me selfish, but I want to keep what we have together to ourselves a bit longer.

Proprio to ourselves non è, visto che sul set ormai lo sanno tutti, ma il coinvolgimento familiare ha sempre un altro peso. Adoro la mia famiglia, ma non voglio che si intromettano in questa storia. Tengo troppo a Stana per rovinare le cose. Ci ho messo anni, ANNI, per arrivare a lei e ora non la voglio perdere.

“Nate? Ci sei?”

“Sì, Abby, scusa. Senti, non ti prometto niente. Ne parlo con Stana e ti facciamo sapere, ok?”

“Uh, parli già al plurale… Cognatino, sei completamente perso per questa donna, vero?” La sento ridacchiare e non posso fare a meno di concordare con lei. Non mi sono mai sentito così con una donna. Ho avuto tante storie nella mia vita, alcune sono durate lo spazio di un respiro, altre sono state più lunghe o intense, ma, parafrasando il mio personaggio… none of them were her.

Concludo la telefonata e collasso sul divano. Sto per addormentarmi quando il cellulare vibra, indicando che mi è arrivato un sms. Lo apro e sorrido come un ebete. E’ l’ennesima dimostrazione che l’amore mi ha totalmente e irrimediabilmente stordito! Ed è una sensazione bellissima.

“Non potevo andare a dormire senza augurarti sogni d’oro… Anche se sono stanca morta, mi sarebbe piaciuto averti accanto a me. Love ya. S.”

Il giorno successivo, dopo una dormita che mi ha davvero rimesso al mondo, arrivo sul set pimpante e mi dirigo subito nel camerino di Stana. Investiamo una buona quantità di tempo a salutarci degnamente, dopo essere stati lontani per quasi dieci ore (D-I-E-C-I ore, praticamente un’eternità!) e poi, tenendola sempre fra le mie braccia, non sia mai avesse voglia di allontanarsi, le racconto della telefonata di Abby.

“E poi… ecco… mi ha chiesto… di invitare anche te…”

Mi guarda sollevando un sopracciglio, con quell’espressione che Beckett rifila spesso a Castle. “E tu cosa le hai risposto?”

“Che te ne avrei parlato e poi avremmo deciso insieme. Che vuoi fare?”

“Mmmh… e tu cosa vorresti fare?”

“L’ho chiesto prima io! E poi per me è diverso, loro sono la mia famiglia… capisci… è il mio fratellone! Ma non so se te la senti di conoscere gli in-laws così presto…”

“Mmhh signor Fillion, in-laws è una parola molto compromettente… implica un impegno serio… Oppure… Wait a minute, you’re embarrassed about being seen with me!”

“No no no no anzi, tutt’altro! E’ che non ti vorrei mettere in difficoltà… a me farebbe davvero piacere che tu venissi con me, sul serio!... E potresti conoscere le mie nipoti, quelle due sono fantastiche… e sai che anche Jeff sarebbe felice di vederti…e…”

“Frena, frena, frena… mi avevi già convinto prima di cominciare a elencare tutti i buoni motivi per andarci insieme… a me basta solo stare con te!”

Come si fa a non amare una donna che ti dice queste parole? Le stampo un bacio sulle labbra e chiamo subito Abby per confermarle che ci saremo entrambi.

Jeff e la sua famiglia vivono a Edmonton, così decidiamo di partire con due aerei diversi, giusto per non farci beccare insieme dai fans. Da Los Angeles c’è un unico volo diretto giornaliero per Edmonton e, da bravo cavaliere, lo cedo a Stana. Io farò scalo a San Francisco. Il piano prevede che ci incontriamo in aeroporto all’arrivo, confidando che nessuno ci riconosca. Poi andremo insieme a casa di mio fratello.

Appena la vedo, nella hall degli arrivi, mi accorgo subito che c’è qualcosa che non va. E’ bellissima, come al solito, anche se indossa un paio di semplici jeans con una giacca, porta un foulard sui capelli e ha gli occhiali da sole, giusto per celare il suo aspetto. Mi sorride e, da brava attrice qual è, recita il ruolo della donna tranquilla e rilassata, ma, andiamo, it’s me! Faccio finta di niente, aspettando il momento più adatto. Appena saliamo sull’auto che abbiamo noleggiato, prima di mettere in moto, mi volto verso di lei e le prendo una mano. “Stana, tesoro, cosa c’è che non va?”

“Niente… “

“Mmmhhh, rifacciamola, dai, e questa volta sii un po’ più credibile. Che succede?”

“No… è che… non lo so, Nathan… ci ho pensato durante il volo… e se non piacessi loro? Se pensassero che non vado bene per te? Se avessero preferito che tu trovassi un’altra? Se…” Le poso un dito sulle labbra per zittirla.

“Amore mio, ma che ti viene in mente? Ti adoreranno tutti, esattamente come ti adoro io. E potrebbero dire qualcosa di storto nei tuoi confronti solo se gli alieni avessero mangiato loro il cervello. Ma in quel caso se la dovranno vedere con me. Sono grande e grosso e ti posso difendere, sai? Anche dagli extraterrestri!”

Mi guarda sorridendo, la crisi sembra essere passata. “Ma quanto sei scemo! Dai, partiamo.” Missione compiuta, l’ho fatta ridere!

L’aeroporto dista una quarantina di km dalla casa di mio fratello e durante il viaggio in macchina chiacchieriamo del più e del meno, così che quando giungiamo a destinazione la mia Stana mi sembra più serena. Parcheggio sul vialetto che conduce alla porta di ingresso e non faccio in tempo a scendere dalla macchina che due furie si precipitano verso di me, placcandomi quasi come in una partita di hockey.

“Zio, sei arrivatooooo!!!” grida Imogen.

“Oh che meraviglia, l’hai portata!!!!” aggiunge Juliet, riferendosi chiaramente alla mia compagna di viaggio, che nel frattempo è uscita dall’auto e si sta godendo la scena sorridendo. Le mie deliziose nipotine si staccano da me, si dirigono verso Stana e la osservano meravigliate.

“Oh, sei ancora più bella che in TV!” commenta Imogen, spalancando gli occhioni blu che ha ereditato dal papà (e dallo zio).

“Posso… posso abbracciarti?” chiede timidamente Juliet, ancora estasiata.

“Ma certo! Potete abbracciarmi e stropicciarmi quanto volete!” esclama, rivolgendo loro il suo splendido sorriso, del quale credo di essermi innamorato sin dalla prima volta che l’ho visto. Poi allarga le braccia per accoglierle entrambe. Questo quadretto meriterebbe di essere fotografato e twittato immediatamente, se non fosse che la protagonista adulta di questo momento di tenerezza potrebbe fulminarmi all’istante se solo osassi pensare di farlo.

“Ragazze, lasciatela respirare!” interviene Abby, che si è goduta tutto dalla porta di casa. “Su, restituitela allo zio, che già ci ha messo una vita a trovarla e non vogliamo correre il rischio di farla fuggire a gambe levate, no?”

Stana solleva gli occhi nella direzione da cui proviene la voce e, dallo sguardo amichevole che si scambiano prevedo che queste due andranno d’accordissimo. “Già, vostro zio ha i suoi tempi… Io stessa avevo perso le speranze!” aggiunge Stana dirigendosi verso l’ingresso e abbracciando anche Abby.

“Ciao, ben arrivata! Sono contenta di conoscerti, finalmente! Dai, entra, ti offro qualcosa da bere. Come è andato il viaggio?” Le due donne si avviano dentro casa, seguite da Imogen e Juliet, lasciandomi fuori, completamente dimentiche di me.

“Ehm… ci sarei anche io…”

“Oh sì, Nathan, puoi portare le vostre borse nella camera degli ospiti al primo piano e poi ci raggiungi in cucina, ok?”

“Agli ordini!”

Eseguo quanto mi viene richiesto, lasciando i nostri bagagli nella stanza vicino a quella delle ragazze, calcolando mentalmente che stanotte non potremo combinare nulla, non fidandomi di quanto possano essere insonorizzati questi muri, e scendo di nuovo a piano terra. Le sento chiacchierare animatamente in cucina, commentando gli abiti, le acconciature e le mitiche scarpe che trasformano Stana nel detective Beckett. Sembra che quelle quattro si conoscano da una vita! Sono quasi geloso… Una mano posata sulla mia spalla mi fa capire che non sono da solo.

“Ehy, fratellino, ben arrivato! Che ci fai sulla porta? Stai spiando le ragazze in cucina? Sai che potrebbe essere pericolosissimo? Guarda, te lo dico io che vivo in casa con tre donne! Brrrrrrr” L’espressione sul suo volto, di puro terrore, è più esplicita di mille parole. Lo abbraccio per salutarlo come si deve.

“Ciao Jeff, che bello vederti! Buon compleanno!”

Ricambia il mio abbraccio e mi dice: “Grazie! Sono contento che siate qui entrambi. Mamma non sta più nella pelle!”

“Non dubito… ogni volta che ci sentiamo al telefono mi chiede quando gliela porto!”

“Dai, facciamoci coraggio e affrontiamo le ragazze. Credo che abbiano monopolizzato la tua fidanzata…”

“Già, lo penso anche io!”

Entrando in cucina, Jeff saluta le sue donne e abbraccia Stana calorosamente  – forse un po’ troppo, a giudicare dall’occhiataccia che gli rifila Abby, ma lui si difende affermando che oggi è il festeggiato e ha il diritto di essere celebrato a dovere. Ci prendiamo un tè insieme e poi mia cognata ci ordina di uscire dalla cucina perché deve preparare la cena per stasera. Per evitare scene imbarazzanti con i fan, la festa per Jeff si terrà a casa loro. Sarà una cosa tranquilla, solo noi di famiglia.

“Abby, posso darti una mano?” si offre Stana.

“Molto volentieri! Aspetta, ti passo un grembiule così non ti rovini gli abiti. Ehy, Nathan, hai trovato davvero un tesoro! Well, she cooks!”

“In effetti, l’ho scelta proprio per le sue doti culinarie!” Faccio l’occhiolino a Stana e continuo. “Dai, vi aiuto anche io, passami quel cesto di lattuga che vi preparerò la famosa insalata Fillion, alla quale è impossibile resistere”.

Trascorriamo il pomeriggio allegramente, trafficando in cucina fra pentole e fornelli. Stana e io ci stuzzichiamo per tutto il tempo, raccontando qualche episodio buffo avvenuto sul set e facendo ridere mia cognata e le ragazze. Jeff invece è stato dispensato dalla corvée e gli è stato ordinato di andare a prendere i nostri genitori.

“Bene, direi che abbiamo finito!” Dichiara Abby, togliendosi il grembiule e mettendosi le mani sui fianchi, con un’espressione soddisfatta. “Adesso ci possiamo preparare per la cena, direi che voi due ve la siete proprio meritata! Stana, grazie, sei stata davvero un angelo!” La abbraccia ancora una volta e poi si rivolge verso di me, sussurrandomi in un orecchio: “Allora, lo hai capito che questa è una donna da sposare?” Poi si allontana, lasciando me e Stana finalmente soli.

“Allora, come sta andando?” le chiedo, mentre giro intorno al tavolino per avvicinarmi a lei, che nel frattempo si è appoggiata al piano di lavoro accanto al frigorifero.

“Bene. Abby è davvero simpatica e le ragazze sono spettacolari, avevi ragione!” mi risponde sorridendo.

“Ho visto che vi siete subito trovate bene… anzi, mi sono quasi sentito messo da parte… hai trascorso più tempo con loro che con me…” La raggiungo, mi metto davanti a lei appoggiando le mani al piano di lavoro, accanto ai suoi fianchi, e attivando il mio ormai brevettato sguardo da bambinone tenerone.

“Oh, povero piccolo Nathan, ti sei sentito abbandonato… Vediamo se riesco a farti cambiare idea…” Mi accarezza piano il volto, avvicinandomi a sé. Cominciamo a baciarci e, come se fossero dotate di vita propria, le mie mani si spostano lungo la sua schiena, percorrendo un corpo che ormai conosco bene. Sul più bello, però…

 

Nota dell’autrice.

Il mio angelo custode mi ha suggerito più volte di fare una serie tratta da “Un’estate speciale”. Non ne ero molto convinta, però poi ho capito che aveva ragione, che valeva la pena provarci. Ecco qui il terzo episodio. Nathan ha già avuto modo di conoscere – almeno telefonicamente – il signor Katic e ora tocca a lei. Un paio di capitoli per raccontare l’incontro di Stana con il clan dei Fillion.

Conoscendoli, non tutto può andare liscio, non credete?

Vi aspetto al prossimo capitolo e intanto dico grazie a chi di voi mi ha dedicato il proprio tempo ed è arrivato fino qui.

Baci,

Germangirl

  
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