Capitolo uno.

Era una normalissima ragazza italiana. Non desiderava nulla, ma allo stesso tempo non aveva nulla. Si, è strano.
Naomi, capelli mori, lunghi e mossi; occhi castano intenso, alta, 15 anni, scuola, musica, pallavolo. Questa era la sua vita, e per lei andava più che bene. La cosa che la rallegrava era il fatto di non essere bionda, le bionde sono stupide. Ne aveva la certezza assoluta. Certe ragazze nella sua scuola erano peggio di asini, incredibile. Spesso si meravigliava anche lei di tanta stupidità esistente al mondo. 
Nella sua vita non aveva avuto nessun ragazzo, ma aveva tanti ammiratori. Avvolte pensava di essere strana, perché certe ragazze della sua età avevano addirittura perso la verginità, lei neanche un ragazzo aveva avuto. 
Beh.. almeno aveva dato il primo bacio, a volte al gioco della bottiglia e a volte per scommesse. 
Aveva cercato molto e molto tempo un ragazzo con cui passare le giornate, ma niente. Così quel bel giorno del 10 marzo smise di cercare, basta. Se era destinata a vivere da sola, così sia, Amen. 

*

Si svegliò con la dolce melodia del piano di suo fratello, sapeva suonarlo così bene! Ema, così lo chiamava, abbreviazione di Emanuele. Se c'era qualcosa che lui sapeva fare bene, era suonare il pianoforte. 
Si preparò il fretta e andò a scuola con la sua vespa. Salutò Andy il giardiniere e si mise le cuffie. 
10min per arrivare a scuola.
Naomi non aveva migliori amici o migliori amiche, solo un semplice 'Ciao' alla svelta a qualche conoscente di passaggio. E lei stava bene così, per i fatti suoi. Non dava colpa a se stessa se non li aveva, era dei ragazzi e ragazze della sua età, troppo stupidi. 

Era seduta in classe sua da 2 minuti quando suonò la campanella e vide tutti entrare in classe di corsa, solite facce... tranne una. Chi era!?
Moro, alto, sorriso ammaliante, occhi grandi castani, capelli leggermente tirati all'indietro. Consolazione per i suoi occhi.
Rimase a fissarlo fin quando non si sedette proprio avanti a lei. 
Poco dopo entrò la prof di tecnologia, una materia che odiava.
"Ragazzi, vi presento Daniele, si unirà con noi da oggi" indicando l'interessato.
Si sentì un 'ciao' generale, quasi in coro. E lui sorrise. Ah, quel sorriso, diamine. Faceva voglia di sorridere anche lei.

**

Pensa Nao, pensa.
Era appoggiato al muro fuori la scuola, con lo zaino su una spalla e fissava lo schermo del suo cellulare.

"Hey" gli sorrise, coraggiosa com'era.
"Salve" si girò verso di lei e le sorrise, QUEL sorriso. Dovrebbe essere vietata tanta bellezza in una persona.
"Sei nuovo qui giusto?!" Anche se non aveva amici, sapeva come farseli. Forse non se l'era fatti perché stava meglio per i fatti suoi. Meglio soli che mal accompagnati, diceva. Però ora voleva aver una vita più interessante della solita monotonia, e quel ragazzo attirava la sua attenzione. 

La cosa che vuoi, arriva nel momento esatto in cui smetti di cercarla. 

Forse era quella la spiegazione, proprio quando aveva smesso di cercare, eccolo che arriva, stano eh? Meglio tardi che mai però.

"proprio così." 
"Che ne dici se qualche volta ti porto a fare un giro?" Propose sorridendo.
"Beh.. di solito è il ragazzo che porta a fare un giro alla ragazza" rise sonoramente. "ma va bene!" 
"e già" risero insieme. "Aspetti qualcuno?"
"Si, mio fratello che mi viene a prendere con la macchina, dovrebbe arrivare tra poco" guardò la strada in cerca dell'auto che cercava.
"Vieni, ti porto io" La mora indicò la sua vespa a qualche passo da loro.
"L'hai fatto ancora!" Rise. "Ci stiamo scambiando i ruoli o cosa?" Daniele era sempre stato un tipo che non si faceva problemi a ire ciò che pensava, era una cosa che gli piaceva del suo carattere.
"Può darsi, ma non credo che sempre il ragazzo debba farsi avanti, no?" Si spostò una ciocca di capelli caduta sul viso.
"Forse hai ragione, ok vengo." 

Salirono sul motorino.
"Comunque piacere, Naomi" 
"Daniele" 
Daniele era un ragazzo molto socievole, nel suo paese aveva tanti, tantissimi amici, non s'era preoccupato quando la mamma gli aveva detto che dovevano cambiare città, anche perché non era molto lontano, solo un'ora e un quarto più o meno ci volevano. 
Da quando era arrivato nella sua nuova città aveva già fatto amicizia con il ragazzo dello skateboard -che passava sempre casa sua-, il postino, due ragazzi della scuola, e ora quella ragazza. Oh, quella ragazza, era molto interessante, ma anche molto diversa delle sue ex ragazze. Loro erano... più snob. Lui non le aveva amate, nessuna. Forse non sapeva cosa voleva dire neanche quella parola, amare. 
L'ultima ragazza che aveva avuto si chiamava Sofia, era bellissima, mora, occhi verdi, fisico mozzafiato e capelli corti. Il sogno di ogni uomo, insomma. S?erano lasciati perché lei pensava esclusivamente ai vestiti e si lamentava per una minima cosa. Non era antipatica, ma quello era il suo punto debole. Quello, e le ex ragazze dei suoi ragazzi, erano le sue nemiche. Beh.. in un certo senso è normale perché quando vedi il tuo ragazzo parlare con una sua ex ha paura che possa cambiare di nuovo idea, e che la ragazza te lo possa rubare, certo. Ma le reazioni di Sofia erano esagerate, parecchio.

SPAZIO AUTRICE.