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Autore: ariel87    12/10/2004    14 recensioni
Ho voluto vedere la morte del cattivo per eccellenza in maniera non troppo convenzionale...Della serie:" Anche nelle tenebre più nere, si nasconde uno spiraglio di luce!"
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, sono ariel^___^!!!! Questa è la mia prima one-shot in cui ho voluto descrivere la morte di Naraku in maniera un po' diversa dal solito! Non so se vi piacerà, ma ho voluta postarla lo stesso! So che dovrei continuare "Il passato che ritorna", ma mi è venuta l'idea di scriverla e così...Ora vi lascio alla lettura...

NOTA LEGALE:i personaggi di questa fic non sono miei ma della mitica Rumiko Takahashi, io sono solo una povera fan che sta sclerando di brutto! (sarà il raffreddore? ?_?)

DEATH

Era una fresca mattina d'autunno. Il sole splendeva alto nel cielo, con tutto il suo orgoglio e la sua magnificenza. Sembrava quasi sapesse che quella era una delle poche occasioni che gli restavano per splendere così luminoso, prima che arrivasse il triste inverno e la sua condanna. Con i suoi raggi cercava di rischiarare l'intero bosco, ma il suo proposito era stato reso vano dalle fitte chiome degli alberi che, intersecandosi fra di loro, formavano una spessa coltre di un verde spento, che lasciava spazio soltanto a sottili spruzzi di luce, in grado di conferire alle foglie, non più tanto verdi, svariati riflessi dal color dell'oro. Nel frattempo altri ospiti erano andati a fargli compagnia: una marea di uccellini, appartenenti alle più svariate specie, avevano cominciato a volteggiare nel vento in cerca di luoghi a loro più adatti, facendo si che il cielo risultasse una sorta di manto azzurrino, puntellato da infiniti colori. Anche gli scoiattoli si davano un gran da fare; indaffarati, saltavano da un ramo all'altro, alla disperata ricerca di noci, ghiande e di qualsiasi cosa potesse essere loro utile per l'inverno che, mai come quell'anno, si preannunciava piuttosto duro. Tutto intorno a lui sembrava traboccare di vita, proprio in contrasto con la sua attuale situazione. Non aveva mai guardato le cose che lo circondavano, interessato unicamente alla propria esistenza e ad accrescere la sua forza, ma ora che per la prima volta aveva la possibilità di osservarle, non gli sembravano così disgustose ed inutili come in passato. In realtà, anche se inconsciamente, provava una certa invidia per quelle creature che avevano ancora l'opportunità di immergersi in quel mondo, mentre a lui stava per essere preclusa per sempre tale opportunità. E' proprio vero che non si apprezza il valore di una cosa, finchè non la si perde; ma lui non lo avrebbe mai ammesso. Giaceva a terra, proprio al centro della foresta. Il suo corpo era dilaniato da profonde ferite che gli procuravano un forte dolore; da esse il sangue fluiva copioso, contaminando lo strato di erba su cui era adagiato e conferendogli una colorazione rossastra. A far compagnia al prezioso liquido carminio vi erano i suoi lucenti capelli corvini, sparsi in maniera confusa sul terreno. Aveva un braccio abbandonato lungo i fianchi, mentre con l'altro cercava disperatamente di tamponare la ferita sull'addome, la più grave e dolorante di tutte, anche se sapeva che era totalmente inutile. Alzò lo sguardo al cielo; sembrava che la natura volesse deriderlo e stesse già festeggiando la sua morte; ma non aveva più alcuna importanza per lui, ammesso che ne avesse mai avuta. All'improvviso ebbe un tremito. Il freddo della morte lo stava raggiungendo per portarlo con sè negli inferi, si sentiva sempre più debole e la vista cominciava ad annebbiarsi. Lo splendore, che un tempo era stato una sua prerogativa, adesso sembrava infine abbandonarlo, insieme alla sua forza vitale. A fatica riportò il suo sguardo sulla ferita, sollevando la mano intrisa del suo sangue. Non ricordava un granchè di ciò che era successo, sebbene i fatti si fossero svolti in un tempo non eccessivamente lontano...

Dopo molto tempo era riuscito finalmente a completare la sfera dei quattro Spiriti, adesso aveva la possibilità di diventare un demone completo, il più potente che fosse mai esistito! Con un gesto veloce aveva strappato di mano a quella strana ragazza dai forti poteri spirituali, i restanti frammenti della sfera e repentinamente l'aveva inghiottita, rendendola così parte integrante del suo stesso corpo. Sentiva un improvvisa forza farsi strada all'interno di sè, una forza smisurata che progressivamente l'attraversava fin nelle sue più profonde viscere. Si sentiva potente oltre ogni dire e ad ogni secondo che passava cresceva in lui la consapevolezza di essere divenuto imbattibile. Inuyasha, quell'insulso mezzodemone che aveva continuamente cercato di ostacolarlo nel compiere i suoi piani, se ne stava immobile ad osservarlo mentre completava la sua trasformazione. La sua statura cominciò a crescere, tanto che ora gli era possibile toccare la cima degli alberi allungando semplicemente una mano; sulla schiena, su cui però persisteva il tatuaggio a forma di ragno, erano spuntate altre sei braccia alle cui estremità non vi erano mani, ma affilati pungiglioni in grado di perforare persino l'acciaio. I suoi capelli si erano allungati a dismisura tanto che, non solo poggiavano sul terreno, ma davano l'impressione che indossasse una lugubre stola, più scura delle tenebre più fitte. Al contrario il suo viso non aveva subito grossi cambiamenti: sulla fronte gli si era formata una voglia rossastra a forma di ragno, mentre sulle guancie, a far bella mostra di sè, vi erano due linee sottili di un blu intenso. I suoi occhi avevano assunto una colorazione giallastra, ma in compenso continuavano a rimanere freddi ed inespressivi. Con un sorriso beffardo impresso sul suo affascinante ma, allo stesso tempo, crudele volto, spiava con attenzione l'espressione di tutti i presenti e, con sua grande gioia, potè leggervi sgomento e paura. Poi d'un tratto si decise a lanciarsi all'attacco; voleva eliminare velocemente quegli insetti che avevano osato infastidirlo per così lungo tempo e poter quindi godere appieno delle sue nuove capacità. Per prima cosa però doveva eliminare quell'insulsa ragazzina così simile a Kykio, era dotata di grandi poteri e poteva rappresentare un serio pericolo. Tese uno dei suoi pungiglioni, pronto ad attuare il suo proposito, ma tempestivamente Inuyasha sottrasse la giovane dalle grinfie del suo aguzzino:

"Presto Kagome, rifugiati in un posto sicuro insieme a Sango, Shippo e Miroku! E' troppo pericoloso per voi restare qui! Ci penserò io a lui!"

La ragazza aveva tentato di replicare ma il mezzodemone glielo aveva impedito:

"Non preoccuparti per me, me la caverò! Ho aspettato questo momento da troppo tempo per lasciarmi sconfiggere così facilmente!" concluse dirigendosi verso il suo nemico che, dal canto suo, ribolliva di rabbia.

Come si era permesso, ancora una volta, di interferire nei suoi piani? Gli aveva tolto la ragazza dalle mani proprio come aveva fatto con Kikyo e lui questo non poteva accettarlo, quello sciocco mezzodemone doveva pagare quest'affronto con la sua vita!

Quello che seguì non lo ricordardava con grande chiarezza. Nella sua memoria si susseguirono immaggini di un sanguinoso combattimento che lo vedeva protagonista insieme ad Inuyasha e a quel monaco con il foro del vento...già perchè quello stupido di un bonzo, invece di allontanarsi il più possibile da lui, aveva preferito restare ad aiutare quel mezzodemone. In nome dell'amicizia e delle persone amate, gli era parso di capire.

L'amicizia? Un inutile spreco di tempo, nient'altro! Era sempre vissuto senza e gli sembrava una cosa superflua, un qualcosa che ti rende debole e basta. Malgrado fossero due contro uno non gli fu difficile metterli fuori combattimento, ma mentre stava per porre fine all'esistenza di quel hanyou così molesto, qualcosa lo colpì all'addome facendolo gridare per il dolore. Osservò il punto in cui era stato ferito e potè scorgere, con sua enorme sorpresa, una freccia intrisa di potere spirituale trapassarlo da parte a parte, mentre la sfera, fuoriuscita dal suo corpo, rotolava poco distante da lui per essere raccolta da una giovane dai capelli corvini.

"Tu, ma non eri fuggita?" gridò rivolgendo a Kagome un'occhiata truce.

"Poco male, se io dovrò morire, verrai a farmi compagnia!" aveva poi esclamato con il preciso intento di attuare i suoi progetti, ma fu nuovamente stroncato da un repentino Inuyasha:

"Mi spiace, ma non te lo lascerò fare tanto facilmente!" e così dicendo estasse Tessaiga dal fodero, trafiggendo il demone nel medesimo punto in cui era conficcata la freccia.

Tutto ciò che ne seguì era soltanto una pallida reminescenza all'interno della sua mente. Ricordava di essersi accasciato al suolo, in balia del dolore.

All'inizio non prestò molta attenzione a quanto era accaduto, ma dopo un po' nella sua mente prese vita una domanda.

Come era stato possibile che lui, il grande Naraku, il più potente e temuto di tutti i demoni, fosse stato sconfitto da un mezzodemone di seconda categoria e da un'accozzaglia di umani?

Glielo aveva anche chiesto. La risposta non aveva tardato ad arrivare, ma non corrispose a ciò che si era aspettato di sentire:

"E' stato l'amore Naraku! L'amore per tutte quelle persone che tu hai ucciso, ma specialmente l'amore verso le persone che desideriamo proteggere a tutti i costi, anche a discapito della nostra stessa vita! Ma dubito che tu possa comprendere il senso delle mie parole, questo sentimento è oscuro al tuo cuore!" era stato il bonzo con la maledizione a parlare.

Naraku non riusciva a credere alle proprie orecchie! Cosa stava farneticando quel monaco? Era stato l'amore a sconfiggerlo? Avrebbe accettato come motivazioni la vendetta, il rancore oppure l'odio, ma mai l'amore! Lo considerava un sentimento per deboli, per gli ingenui e gli sprovveduti; una prerogativa degli esseri umani, esseri sciatti ed inutili, incapaci di qualsiasi atto di forza o coraggio, esseri vili e corrotti come lo era stato lui a suo tempo! Eppure quello stesso sentimento era stato in grado di sconfiggerlo! Queste riflessioni continuavano ad albergare nella sua mente e continuarono a vagare al suo interno in cerca di risposta, anche quando l'intero gruppetto lo abbandonò al suo destino, lasciandolo da solo nella foresta. Forse credevano fosse già morto, oppure, più presumibilmente, sapevano che era inutile restare lì perchè ormai per lui la morte era vicina. Non faceva che pensarci: quale forza poteva contenere l'amore per essere in grado di vincerlo? Che cos'era davvero l'amore? Lui non sapeva rispondere a quelle domande perchè non ricordava di aver mai provato un simile sentimento, neanche quando era un inutile essere umano, neanche quando il suo nome era Onigumo! Poi all'improvviso nei suoi pensieri, si formò l'immagine di una donna, una sacerdotessa dai lunghi capelli corvini ed infine ricordò.

Successe quando era ancora un essere umano. Era ferito, non riusciva a muoversi, la caduta doveva avergli procurato numerose fratture; si sentiva ormai perduto, nessuno avrebbe potuto aiutarlo. Benchè fosse mattina, era alquanto improbabile che qualcuno avesse potuto accorgersi di lui, perchè si trovava in una zona molto fitta della foresta, ma se anche fosse successo, certamente non gli avrebbero prestato il minimo soccorso. Era un brigante, un uomo infido e meschino, probabilmente la sua morte non avrebbe significato nulla o tutt'al più avrebbe liberato il mondo dalla presenza di un essere abietto come lui. Rassegnato, aspettava il sopraggiungere della fine, quando la figura di una fanciulla si materializzò davanti ai suoi occhi. Aveva lunghi capelli del color della notte, che teneva legati con un nastro di colore bianco, i suoi occhi erano nocciola ed il suo sorriso dolce e rassicurante. Indossava il classico abito sacerdotale, quindi doveva senz'altro essere una miko! Velocemente la ragazza, che non dimostrava più di diciotto anni, cominciò a medicarlo come meglio poteva. Lui non riusciva a credere a ciò che stava accadendo: ma perchè lei, una miko, era lì? E soprattutto perchè lo stava aiutando? Avrebbe voluto dare voce ai suoi pensieri, ma in breve la stanchezza per l'enorme perdita di sangue prese il sopravvento e perse conoscenza. Al suo risveglio non si trovava nel luogo in cui aveva rischiato di morire, ma all'interno di una piccola grotta situata in un posto a lui sconosciuto. Cercò di alzarsi, ma ben presto si accorse che ciò gli era impossibile, il suo corpo era quasi completamente avvolto da fasciature, che lasciavano scoperti soltanto un occhio e la bocca, mentre un lenzuolo era steso sulla sua figura, con il probabile scopo di riscaldarlo. Dopo un po' si accorse di non essere solo, la stessa fanciulla che aveva visto prima di perdere i sensi era accanto a lui, intenta a cambiare il panno intriso di acqua sulla sua fronte.

"Finalmente ti sei svegliato! Sei rimasto addormentato per circa tre giorni!" esordì la giovane con una voce soave e cristallina. Onigumo rimase sbalordito, come poteva questa giovane miko, così pura ed innocente, accettare di prendersi cura di un uomo malvagio come lui? Che fosse ingenua o semplicemente matta? Forse probabilmente non sapeva chi si trovava di fronte! Così spinto dal desiderio di verificare fino a che punto le sue supposizioni fossero esatte, raccontò alla miko chi era in realtà.

La sua reazione lo lasciò sconcertato. La giovane si limitò a sorridere alle sue affermazioni e a presentarsi a sua volta:

"Piacere Onigumo, il mio nome è Kikyo e sono la miko di un villaggio poco lontano! Credo che finiremo col passare molto tempo insieme, spero non ti dispiaccia!"

Onigumo non riusciva a credere alle proprie orecchie, adesso aveva la certezza che la miko avesse un quadro preciso di colui che si stava accingendo a curare. E allora perchè non era scappata via a gambe levate, abbandonandolo al suo destino, come avrebbe fatto qualsiasi persona dotata di buon senso? Stava davvero cominciando a pensare che quella Kykio non avesse tutte le rotelle a posto. A quel punto la ragazza, forse intuendo i suoi pensieri, esclamò:

"Non mi interessa quali sciagurati atti tu abbia potuto commettere in passato, adesso sei malato ed è mio dovere curarti! Io credo che tutti abbiano diritto ad una seconda occasione, non sei d'accordo?" concluse la sacerdotessa sorridendogli amabilmente.

Da quel momento in poi, e in seguito nei giorni successivi, crollarono tutte le sue certezze; credeva che la vita fosse composta solo da odio e cattiveria, ma Kikyo gli stava mostrando un mondo del tutto diverso. Gli era sempre stata vicino, pur sapendo che avrebbe dovuto farlo per sempre, visto che lui non poteva più muoversi. Ma perchè? Non ne vedeva il motivo. Ad un tratto dentro di lui stavano cominciando a nascere strani sentimenti: avrebbe voluto poterla stringere a sè, accarezzare i suoi soffici capelli, sfiorare il suo viso di porcellana ed assaporare le sue dolci labbra. Avrebbe voluto averla tutta per sè, proteggerla e starle vicino in qualsiasi momento della giornata, ma ciò non gli era concesso, il suo corpo non glielo permetteva! Fu allora che desiderò possedere un nuovo corpo, uno in grado di attuare i suoi propositi e fu così che nacque Naraku!

Così era quello l'amore? Il desiderio di poter condividere con la persona amata ogni istante della propria vita ed essere disposti a sacrificare qualunque cosa pur di rendere felice colei che si ama? Pur di starle accanto, pur di condividere ogni cosa, anche la più insignificante in sua compagnia? Per questo aveva richiamato a sè tutti quei demoni, sacrificando la sua natura umana!

La sua mente, come folgorata, si riscosse dallo stato di torpore che i ricordi gli avevano provocato. Se davvero era così, tutto ciò che aveva fatto durante la sua vita era stato causa dell'amore? Non poteva crederci, non voleva crederci! Una fitta più forte delle altre lo riportò alla cruda realtà! Ecco a cosa lo aveva spinto l'amore; stava per morire in una foresta che sembrava rinfacciargli con ogni mezzo la sua condotta, completamente solo! A cosa gli era servito questo amore così fortemente acclamato da tutti? Ora era da solo, totalmente abbandonato, non aveva il potere e nemmeno la felicità! Che l'amore avesse anche il potere di rendere infelici? Inaspettatamente avvertì una sensazione di bagnato all'angolo degli occhi. Lacrime? Il grande Naraku stava piangendo? E per cosa poi? Solitudine? No, era Onigumo a piangere, quella parte dentro di lui che continuava a restare umana e che ora, alla vigilia della morte, cercava prepotentemente di riemergere. La sua vista cominciò ad annebbiarsi, mentre goccie d'argento continuavano a cadere lungo le sue guancie. Ad un tratto però scorse una sagoma a lui familiare. Velocemente cercò di asciugarsi gli occhi. Non voleva che lei lo vedesse in quello stato.

"Kikyo, cosa fai tu qui?" pronunciò a fatica colui che un tempo era stato uno fra i più temuti mezzodemoni.

La sacerdotessa si avvicinò e, come se Naraku non avesse aperto bocca, si inginocchiò accanto a lui, ponendo la testa del moribondo sulle sue gambe e sporcando di sangue il suo vestito.

"Sono venuta per te Onigumo!" fu la risposta secca della miko.

"Per me? Ah, si! Sarai sicuramente venuta a godere del dolore di un essere spregevole come me, immagino!" disse atteggiando la bocca ad un ghigno sornione.

"Ti sbagli, Onigumo! Sono venuta a darti conforto! Nessuno dovrebbe rimanere da solo in un momento simile!" esclamò, sorprendendo non poco il suo interlocutore.

Incurante della reazione suscitata continuò il suo discorso: "Ricordi Onigumo: non mi interessa quali sciagurati atti tu abbia potuto commettere in passato, tutti hanno diritto ad una seconda occasione!" concluse puntando il suoi occhi nocciola in quelli di lui.

A quella frase, sentì uno strano calore farsi strada nelle sue membra ormai stanche insieme a qualcosa che non aveva mai sperato di provare: erano la speranza ed...amore!!!

"Davvero kikyo, anche a me è concessa un'altra occasione?" chiese con le ultime energie rimastegli. La miko annuì.

Chiuse gli occhi, questa volta aspettando serenamente la morte. Lui poteva riscattarsi ed avere una vita diversa? Se ciò che aveva detto Kikyo corrispondeva a verità, non tutto era perduto. Ora che conosceva il vero potere dell'amore e la forza che ne scaturisce, non doveva, anzi non poteva sentirsi più solo. La donna che, ora sapeva, aveva sempre amato, era lì con lui, la morte non gli importava oramai. Passarono pochi minuti, poi sprofondò nel sonno eterno. Il suo corpo cominciò lentamente a dissolversi, trasformandosi in leggerissimi granelli di polvere che volteggiavano nell'aria sospinti da una fresca brezza autunnale. Kikyo si alzò, accompagnando con lo sguardo ciò che restava del perfido Naraku.

"Riposa in pace Onigumo!" furono le ultime parole della giovane, prima che questa potesse sparire a sua volta nel fitto degli alberi.

Poco lontano, nello stesso Giappone, si svolgeva una scena ripetuta miliardi di volte e per millenni in tutto il mondo: una madre aveva appena messo al mondo il suo bambino. La donna, esausta, teneva stretta contro di sè l'indifesa creatura, cullandola nel suo abbraccio.

"E' un maschietto, come lo chiamerai?"

"Uhm, il suo nome sarà Onigumo!"

"Onigumo, allora!"

FINE

Questo è tutto! Spero abbiate apprezzato, io ce l'ho messa tutta! Fatemi sapere che ve ne pare, please! Ciao ciao ariel^_____^

P.S: non uccidetemi!

  
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