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Autore: alecter    31/08/2013    3 recensioni
La maggior parte di quello che pensate di sapere su Arthur, non sono altro che menzogne.
Merlin e Arthur, sono realmente esistiti, che la gente voglia ammetterlo o meno.
Chi di voi crede davvero nell’amore? In quello vero. In quello in cui due anime si legano indissolubilmente senza mai lasciarsi andare. Nemmeno la morte può distruggere tale tipo di rapporto, perché il vero amore sopravvive anche a quello.
Ci sono certe vite destinate a toccarsi, non importa dopo quanti anni, certe anime si rincontrano sempre.
Arthur fu il più grande re che la storia del Galles abbia mai conosciuto. Nessuno equiparerà mai la sua grandezza. Ma le sue grandi imprese sono storia solamente perché al suo fianco c’era qualcuno che gli ha dimostrato fedeltà fino alla morte e oltre: Merlin.
Genere: Comico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo trentatre
 
Nei mesi successivi, le cose andarono sempre meglio.
Non ci furono più attacchi di orchi o stregoni, Arthur riprese i suoi studi, nella facoltà di giurisprudenza, conobbe nuove persone e si appassionò sempre di più al suo corso di studio.
Merlin passò tutti i suoi esami con il massimo dei voti, grazie alle sue lunghe notti insonni passate sui libri e ai consigli di Gaius.
Una volta al mese si recava all’ospedale da Mordred, per controllare i suoi progressi e parlare; a volte portava con sé un giornale per renderlo partecipe di ciò che accadeva fuori dal mondo e discutevano di alcune notizie che catturavano la loro attenzione, altre volte invece parlavano di cose più banali, come cosa avrebbero voluto fare da grandi.
Il dottore disse a Merlin che Mordred stava facendo degli enormi progressi e che, probabilmente, nel giro di un anno sarebbe stato dimesso.
Leon chiese una settimana di permesso, perché sarebbe partito con Gwen. Erano diretti verso Berlino. Arthur ovviamente fu ben lieto di lasciarlo andare.
Una volta tornato dal suo viaggio con Gwen, Leon decise di abbandonare il suo lavoro di guardia del corpo ed intraprendere quello che era il suo vero sogno: aprire una pasticceria. Sia Arthur che Merlin ne erano rimasti sorpresi. Non si aspettavano di certo che Leon, un fedele combattente, decidesse di vendere dolci. Però, furono contenti per lui.
William finalmente sembrava aver processato la perdita di Cassie ed era passato ad una fase di accettazione che non prevedeva di spassarsela con ogni ragazza che incontrava.
Dopo qualche mese, incontrò una ragazza che sembrò momentaneamente liberarlo e farlo rinascere.
Un giorno, mentre era intento a studiare sotto l’ombra di un albero, ad Hyde Park, gli arrivò in testa un fresbee,  seguito, subito dopo, da un enorme cane, che iniziò a leccargli la faccia. Sentì una ragazza chiamare il cane, il quale si distaccò da lui e corse verso la proprietaria. William rimase a fissarla, inebetito. Aveva dei lunghi capelli biondi legati in una coda, la carnagione molto chiara e degli enormi occhi marroni.
 
“Scusami, davvero” disse, avvicinandosi a William. Da quel momento, William capì che tutto quello che aveva provato con Cassie, era stato solamente uno dei tanti amori che uno sperimenta nella vita. Si sentiva uno sciocco ad aver perso a soffrire inutilmente sulla loro rottura. Cassie era stata senza dubbio il suo primo amore e non l’avrebbe mai dimenticata, ma la vita andava avanti e gli mostrò quante sorprese potesse riservare il destino. Inoltre, se davvero erano destinati a stare assieme, William era convinto che le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo. Per ora, entrambi erano destinati a sperimentare nuove avventure.
Lui e Cassie rimasero comunque amici. Quando lei tornava a casa, per le vacanze generalmente, si incontravano e si raccontavano le loro vicende.
Sally, con sorpresa di tutti, riuscì a sciogliere definitivamente il cuore di Kyle e i due si misero assieme, contro ogni aspettativa.
Arthur e Merlin, partirono per il loro viaggio verso Camelot durante le vacanze di Pasqua. Approfittarono della pausa universitaria in quella settimana e prenotarono il tutto.
Quel che rimaneva di Camelot, ora chiamata South Cadbury, era solamente una parte del villaggio ed il castello, circondati da una vasta pianura. La maggior parte delle case erano state distrutte negli anni o sostituite da palazzi.
Merlin ed Arthur alloggiarono in uno dei pochi alberghi della zona.
Avevano organizzato un percorso da seguire durante la loro settimana nella zona.
La prima mattina, presero un piccolo trenino che li portò al castello.
Arthur si divertiva a salutare la poca gente che passava sotto di loro, agitando in alto la mano.
Durante il loro tragitto, poterono vedere tutto quel che rimaneva della loro vecchia città; la maggior parte era ormai una distesa di verde, ma alcune case erano rimaste intatte, oppure erano state sostituite da strutture più moderne.
C’erano moltissimi ristoranti e negozi intitolati a suo nome e trovarono anche un’intera libreria dedicata alle leggende del ciclo arturiano.
Il castello era rimasto quasi del tutto intatto; c’era la possibilità di seguire un percorso con delle guide ma Merlin e Arthur preferirono addentrarsi da soli.
Camminarono per il cortile, dove erano state riprodotte alcune fontane e dei banconi del mercato. Vi erano anche alcuni cavalli, tenuti in un fienile.
 
“Qui, è esattamente dove ci siamo incontrati la prima volta” disse Arthur, balzando su un lato del cortile. Merlin sorrise. Salirono nel castello, percorrendo i vari corridoi con un senso di malinconia.
Pensare che avevano trascorso parte della loro precedente vita tra quelle mura, e che ora, quel castello era un bene comune, faceva strano.
Era come se la loro casa fosse stata adibita a museo. “La casa odierna di Merlin e Arthur”, pensò Merlin.
La prima stanza in cui entrarono, fu quella del trono, che era ancora lì, intatto, come Arthur lo ricordava. Nella stanza, ora, c’erano delle bacheche che contenevano gli oggetti di valore trovati dagli archeologi.
Arthur vide la sua corona, quella di Gwen, alcune delle sue mappe e dei suoi appunti. C’era anche una delle tazze da cui era solito fare colazione.
Il trono era circondato da alcune aste, che non permettevano alla gente di avvicinarsi troppo. Arthur lo guardò con malinconia.
Aveva sempre pensato di non essere adatto a governare il suo regno, ma la verità è che ci teneva al suo popolo, alla sua città, e poter essere in grado di fare qualcosa, di mandare avanti il regno, lo rendeva felice.
Vedere lì, quel trono, che non avrebbe mai più potuto toccare, su cui non avrebbe più potuto sedersi, lo rendeva triste.
Merlin glielo lesse negli occhi. Così lanciò un incantesimo che bloccò tutto attorno, tutto tranne loro due.
 
“Avanti” fece segno ad Arthur di andare sul trono. Avrebbe potuto sedersi lì, un’ultima volta.
Arthur scavalcò le transenne e si sedette. Accarezzò il velluto sgualcito, posò la testa contro lo schienale e sorrise.
Per un momento, tutto sembrò essere tornato come tanti millenni prima.
La sala era piena di gente, Merlin era al suo fianco, i suoi cavalieri davanti a lui.
Poi aprì gli occhi e guardò Merlin, sorridendo.
 
“Grazie” sussurrò.
La successiva tappa, fu la stanza di Arthur.
 
“Si vede che non ci sono più io a sistemarla” disse Merlin, dando un’occhiata in giro. Arthur scoppiò a ridere.
Si avvicinarono alla finestra e guardarono il paesaggio. Per un momento, provarono ad immaginare le strade piene di gente, i mercati brulicanti di venditori, festoni appesi da un palazzo all’altro per un imminente torneo.
Ora, sotto di loro, c’erano un gruppo di turisti intenti ad ammirare le facciate del castello.
 
“Ti rendi conto che la nostra storia, è sopravvissuta per tutto questo tempo? E’ come se non fossimo mai andati via. Anche se con alcune lacune, la gente saprà sempre di come tu hai unito Albion, di come tu sia stato un re fantastico. Vivrai sempre nel cuore della gente. Sebbene in molti pensano sia una leggenda, hai alimentato la fantasia di così tante persone” disse Merlin, fissando ancora fuori dalla finestra. Arthur sorrise.
 
“Ci sei anche tu nella storia. Sebbene non tutti siano ancora in grado di accettare il fatto che tu esista davvero” aggiunse poi, abbozzando un sorriso.
 
“Ma arriverà anche quel momento” disse poi, mentre uscirono dalla stanza.
Lasciarono per ultima la dimora di Gaius.
Merlin aprì lentamente la porta e osservò la stanza. Era tutto come avevano lasciato. Alcuni libri aperti sul tavolo, il letto di Gaius in un angolo, le credenze piene di ampolle.
Poi entrò nel suo piccolo tugurio. Il suo letto era immacolato. Merlin provò ad immaginare Gaius lì, quando capì che lui non sarebbe più tornato a Camelot dopo la morte di Arthur.
Aveva sofferto a lasciare a Camelot tutte le persone che amava, ma non sarebbe riuscito a fare ritorno. Troppi ricordi legati ad Arthur.
Gaius sembrava aver conservato tutte le sue cose come le aveva lasciate. I suoi libri erano ancora posati sul comodino, vi erano alcuni dei suoi vestiti nell’armadio.
Ovviamente la gente non sapeva che tutte quelle cose appartenevano a Merlin. Probabilmente, le avevano attribuite ad un servo qualsiasi, interessato alle arti magiche.
Una volta fuori dal castello, decisero di prendere il treno e recarsi sulle alture, per ammirare il panorama.
Il secondo giorno, decisero di prendere una macchina per fare dei giri nei dintorni. Una delle prime tappe, furono i villaggi nei dintorni, tra cui quello dove crebbe Merlin, anche se ormai non vi era rimasto quasi nulla.
Per curiosità, decisero poi di seguire alcuni percorsi turistici segnati per coloro che erano appassionati della legenda di Arthur e Merlin.
Scoprirono che, oltre ad aver mantenuta intatta l’area del castello, c’era anche qualcuno che sorvegliava la zona in cui Arthur era morto, Avalon.
 
“E’ strano, sapere che qualcuno vegli ancora sull’isola” disse Arthur, camminando sul prato che aveva ormai preso il posto del lago.
 
“E’ strano pensare che qualcuno abbia preso il mio posto qui” ribatté Merlin. Arthur sorrise e lo abbracciò forte a sé.
Prima di tornare nell’albergo, mentre il cielo diventava sempre più buio, decisero di ammirare il panorama da una delle colline nei dintorni.
Parcheggiarono la macchina su uno spiazzo e assaporarono il cielo notturno, l’aria pulita, l’assenza di rumori, la loro vecchia casa.
L’ultima tappa, furono le caverne in cui Merlin aveva visto per l’ultima volta suo padre, nella sua vita precedente. Lì, in quelle grotte, aveva pensato di aver perso per sempre i suoi poteri, la sua vera essenza, la sua unica possibilità di salvare Arthur dalla profezia.
 
“Ero qui, quando tu stavi combattendo per Camelot” sussurrò, sfiorando le pareti di roccia.
Arthur lo osservò, silenzioso.
 
“Morgana mi aveva teso un attentato, facendomi perdere i miei poteri. Non potevo venire in battaglia con te, anche se avrei combattuto fino alla morte per proteggerti. Mi sono recato qui invece, sperando di porre rimedio a tutto. Mio padre mi è apparso, mi ha spiegato come io sia la stessa essenza della magia, come in realtà i miei poteri risiedessero ancora in me. Non si può perdere ciò che sei. La prima cosa che ho fatto appena ritrovato me stesso, è stato mettermi in contatto con te. Forse ti ricorderai di avermi, ehm, sognato” disse Merlin. Arthur sorrise.
 
“Mi sono svegliato di soprassalto, con la tua voce nella testa. Non sapevo cosa volesse dire. Ma ho seguito quello che mi avevi detto, sebbene non riuscissi a capire da dove provenisse la tua voce. Se da un sogno o, non sapevo..” Merlin annuì.
 
“Ero così fiero di vederti lì, sul campo di battaglia, pronto a combattere per Camelot. Senza mettere in dubbio le mie parole, sebbene ti fossi solamente apparso in sogno” Arthur strinse la sua mano. Merlin sorrise.
 
“Guarda” sussurrò poi. Strinse le mani e poi le riaprì leggermente. Una piccola farfalla azzurra iniziò a volare attorno a loro. Arthur la fissò, sorpreso. Non sarebbe mai riuscito ad abituarsi a ciò.
Nella sua vita precedente aveva avuto così poco tempo per ammirare ciò che Merlin poteva fare con i suoi poteri.
 
“E’ il primo incantesimo che ho fatto appena mi sono risvegliato nella caverna. Sentivo che quella farfalla mi rappresentava” disse Merlin, guardando la piccola farfalla sbattere le sue ali azzurre.
 
“Azzurra come i tuoi occhi” sussurrò poi.
 
Quando tornarono a Londra, Merlin era più felice.
Dopo aver visitato il suo villaggio d’origine, o almeno, quello che ne rimaneva, si sentiva più sereno, più allegro.
Rivedere il posto dove era nato, il castello dove aveva vissuto, dove aveva conosciuto Arthur, ancora lì, gli aveva permesso di accettare la fine di quella vita e di andare definitivamente avanti, sebbene non avrebbe mai dimenticato un solo istante di quella vita passata al fianco di Arthur.
Pochi giorni dopo il loro ritorno, sua madre e George li invitarono a cena.
Sua madre sembrava piuttosto eccitata per una semplice cena, ma Merlin pensò che fosse solamente contenta di rivederlo.
Le cose tra lei e George sembravano andare alla grande e Merlin ne era contento. George, come aveva pensato sin dal loro primo incontro, si era dimostrato un uomo premuroso ed era stato spesso anche al fianco di Merlin.
 
“Abbiamo un annuncio da fare” disse sua madre, stringendo la mano di George sul tavolo e guardando Merlin.
 
“Dite” Merlin era intento a mangiare la zuppa preparata da sua madre. Sembrava non si nutrisse da anni.
“Merlin smettila di mangiare” bisbigliò Arthur, dandogli una botta sul collo. Merlin posò il cucchiaio e guardò sua madre.
 
“Stiamo per sposarci” disse Hunith. A Merlin andò di traverso la sua stessa saliva. Non poteva crederci. Era contento per sua madre, per George, ma non si era aspettato quel grande passo, almeno, non così presto.
 
“Wow!” esclamò, sorridendo. Hunith sembrava entusiasta.
 
“So che sembra affrettato o che penserai che siamo troppo vecchi per una cosa del genere” iniziò a dire poi. Merlin scosse la testa.
 
“Non c’è età per l’amore. E sono felice per voi. Non ti vedo così contenta da, non so quando. George ti fa stare bene e se volete sposarvi sarò felice di assistere alla vostra unione ufficiale” disse Merlin. Hunith si alzò e strinse forte a sé suo figlio.
I mesi successivi passarono di fretta, in vista del matrimonio.
Sua madre non voleva sposarsi in chiesa, di conseguenza, affittarono un piccolo gazebo nel centro di Hyde Park. Avevano deciso di sposarsi a Settembre, in modo da poter organizzare una cerimonia all’aperto, senza però morire di caldo.
Hunith aveva già deciso quale sarebbe stato il suo vestito. Lo aveva visto girando per negozi e se ne era subito innamorata.
Era un lungo vestito azzurro con sfumature panna, molto semplice, ma che le stava d’incanto.
Merlin, ovviamente avrebbe fatto da testimone e avrebbe accompagnato sua madre all’altare.
 
“Quando toccherà a voi?” chiese una vecchia zia che Merlin non vedeva da secoli, facendo cenno a lui ed Arthur. La notizia del loro fidanzamento, sembrava essersi sparsa per tutta la famiglia e Merlin ebbe anche un vago presentimento di sapere chi fosse stato a diffondere la notizia.
 
“E’ presto per dirlo” balbettò nervoso, mentre attendeva con ansia l’arrivo di sua madre.
Per loro fortuna, il cielo era leggermente coperto ma non dava segno di voler piovere.
Quando ricevette un segnale da Arthur, si recò verso di lui. Sua madre lo stava attendendo dietro ad un albero, per non farsi vedere.
 
“Sono nervosa” disse, ridendo. Merlin le sorrise e la prese per la mano. Lentamente, iniziarono a camminare verso la schiera di sedie disposte davanti al gazebo.
Tutti li guardarono con ammirazione, mentre George, sotto al gazebo, deglutì. Era teso come una corda di violino.
Merlin si commosse. In piedi, dietro alla madre, mentre George pronunciava le sue promesse di matrimonio, iniziò a piangere, cercando di coprire le lacrime con una mano.
Arthur, seduto in prima fila, lo fissò, ridendo.
A fine cerimonia si trasferirono in un piccolo ristorante nei pressi del parco. Gli invitati erano pochi, poiché avevano voluto tenere la cerimonia abbastanza intima.
Dopo essersi abbuffati ed aver tagliato la torta, Hunith fu costretta a lanciare il boquet. Sebbene pensasse fosse una tradizione e priva di senso, alla fine riunì tutte le ragazze single, e Merlin, per il lancio.
Con sorpresa di tutti, fu Gwen a prendere in mano il mazzo di fiori.
Merlin la guardò sorridente e le fece i complimenti, poi si avvicinò ad Arthur.
 
“Ci speravi eh” disse quello, abbracciando Merlin.
 
“Tanto prima o poi toccherà anche a noi” bisbigliò poi Arthur, contro l’orecchio di Merlin.
 
“Abbiamo davvero bisogno di tutto questo per confermare che ci amiamo?” chiese, scettico, Merlin. Non credeva nel matrimonio. Soprattutto visto che per due persone gay era così complicato. Era convinto che, se due persone si amano davvero, non hanno bisogno di grandi manifestazioni o cerimonie che lo sbandierino ai quattro venti.
Arthur scosse la testa.
 
“A me basta avere te” disse, “e Robert e Juliet” aggiunse poi. Merlin scoppiò a ridere.
 
“Assieme. Per sempre” sussurrò Merlin.
 





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E questo, carissimi lettori, se esistete realmente oltre che nella mia testa LOL, è il capitolo che precede l'epilogo. Si può quindi dire che siamo quasi giunti alla fine della nostra storia, ma non diciamoci ancora goodbye, manca sempre l'epilogo suvvia!
   
 
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