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Autore: moonsvn    31/08/2013    2 recensioni
“Immaginavo che sarei stata felice con il mio personale principe azzurro a sella di un cavallo bianco eppure ho trovato la felicità stando insieme ad un vampiro impulsivo con una Camaro azzurra. Chi l’avrebbe mai detto.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marry me, Elena





Ti sposerò perché 
non mi chiedi mai il giorno che sarai mia sposa, e poi e poi perché io so già che 
se litighiamo io e te non stiamo mai più di un minuto col cuore arrabbiato.


 


Un anno.
Era passato un anno da quando Elena e Damon stavano insieme.
Era passato un anno dalla sua scelta.
Scelta di cui non si era mai pentita.
E in quel momento, mentre lui le accarezzava e giocava con i suoi capelli su quel divano dove si era appena consumata la loro passione, ne era certa più che mai: sarebbe sempre stato l’unico.
Un sorriso nacque sulle labbra di lei e Damon se ne accorse subito.
“A che stai pensando?” Domandò lui, rompendo il flusso di pensieri della ragazza, spostando il suo sguardo su lei.
Quegli occhioni azzurri, quanto li amava. Avevano dentro l’oceano.
“A quanto tutto questo sia strano.” Gli rispose, accoccolandosi sul corpo del suo fidanzato.
“Sai, da piccolina vedevo i miei genitori così felici e in armonia con loro, ho sempre voluto una storia come la loro… era perfetta, non litigavano quasi mai e le poche volte che lo facevano papà portava alla mamma un mazzo di fiori per farsi perdonare.”
Elena sentì Damon sbuffare, quello non sarebbe certamente mai stato un comportamento del Salvatore maggiore. Gli prese le mani, iniziando ad intrecciarle con le sue e a giocarci. Le loro dita si incastravano perfettamente, come se qualcuno sapesse sin dal principio che quei cinque vuoti avrebbero dovuto essere riempiti dalle mani dell’altro, come se qualcuno sapesse già che lei completava lui e che lui completava lei.
“Immaginavo che sarei stata felice con il mio personale principe azzurro a sella di un cavallo bianco…” Continuò ancora lei, mantenendo strette le mani dell’altro.
Dal canto suo, Damon la ascoltava, come incantato. Le faceva sempre quell’effetto, sembrava dipendere dalle sue labbra. Labbra che avrebbe voluto baciare in continuazione, senza mai fermarsi. La lontananza di lei a causa del college era tremenda, quasi insopportabile, e le mancava da morire. Aspettava il fine settimana con ansia, per poterla riavere di nuovo tra le sue braccia e respirarne il profumo. Amava la porta della sua casa nel momento in cui lei entrava ma la odiava nel momento in cui lei se ne andava, lasciandolo solo per altri interminabili cinque giorni.
Era la sua ancora di salvezza, lo era stata dall’inizio. Il sentimento che lo legava ad Elena era qualcosa di unico, indissolubile e vero. Era la cosa più vera che avesse mai provato in tutta la sua vita. La strinse forte a sé, poggiandole le labbra sulla fronte e sorrise.
Lui non era esattamente il principe azzurro a sella di un cavallo bianco.
“…eppure ho trovato la felicità stando insieme ad un vampiro impulsivo con una Camaro azzurra. Chi l’avrebbe mai detto.
 
 
 
 
 
Elena si abbandonò sconsolata sul divano davanti al fuoco, dopo l’ennesima discussione con Caroline. Non ce la faceva più a sopportare quella situazione. Ormai litigavano in continuazione e sempre per lo stesso motivo: la sua relazione con Damon Salvatore. Caroline non riusciva proprio a capire cosa avesse portato l’amica a scegliere il fratello maggiore e non quello minore. Insomma, Stefan era bello, dolce, gentile, premuroso, simpatico, era perfetto! Damon invece era esattamente il contrario. E non importava quanto la mora ribadisse che lei era finalmente felice, che lei amava davvero quell’uomo dagli occhi color ghiaccio, Caroline continuava a ripeterle che tutto quello non poteva essere vero, che la sua scelta era stata sbagliata e che sarebbe dovuta tornare con Stefan. Elena non sapeva davvero più come fare.
Sospirò, il fatto che la sua migliore amica odiasse il suo fidanzato non era qualcosa di cui esaltarsi.
“Avete di nuovo litigato? Certo che non mi può proprio vedere, eh. Sarà perché è segretamente innamorata di me e non riesce a vedermi felice con un’altra donna.”
Scherzò su Damon, arrivando di soppiatto nel salone. Il suo sarcasmo non l’avrebbe mai abbandonato.
“Non è per niente divertente, le voglio bene e vorrei che provasse almeno a non giudicare ogni cosa su di te.”
Lui conosceva bene la situazione, ma non gli importava molto di ciò che pensava Caroline, come non gli era mai importato in passato. Prese un bicchiere e ci si versò un po’ di bourbon, come suo solito. Scese il silenzio, ma non uno di quei silenzi imbarazzanti. Anche stando zitti, Damon ed Elena si trovavano in armonia.
“Ho sempre desiderato sposarmi, pensavo al giorno del mio matrimonio e mi immaginavo con un vestito bianco lungo, mentre attraverso la navata, a braccetto con mio padre e con mia madre che mi sorrideva felice. E poi il viaggio di nozze e dopo qualche anno il primo bambino. Ogni notte quando ero bambina mi addormentavo pensando a questo, a quanto sarebbe stato tutto così perfetto.”
La voce di Elena ruppe l’atmosfera taciturna che era caduta tra loro, portando l’attenzione di Damon sulla chioma della ragazza che non si era ancora girata.
Damon non poté far altro che pensare alla cura. Lei l’aveva tra le mani, avrebbe potuto prenderla quando era ancora possibile. Le si avvicinò, posando una mano sulla sua spalla.
“Avresti potuto avere tutto questo, Elena. Tu avevi la cura, prima che la ingoiasse Katherine. Perché non l’hai presa? Perché non sei ritornata umana?”
Chiese. Se l’era chiesto già un paio di volte, ma non aveva mai trovato risposta e non voleva nemmeno chiederlo direttamente all’interessata.
“Se l’avessi presa, io sarei sì tornata umana, ma tu saresti rimasto un vampiro, avresti vissuto per sempre, o almeno finché qualcuno non ti avesse ficcato un paletto nel cuore o avesse dato fuoco. E io volevo e voglio stare con te, fino a quel giorno. Se vuoi stare con una persona per sempre, devi vivere per sempre, giusto? Non importa a cosa ho rinunciato non prendendo quella fialetta, ogni cosa era niente al pensiero di lasciarti dopo 50, 60 o 70 anni, Damon. E forse è stata una cosa stupida, forse noi non dureremo per sempre e ripensando alla possibilità di ritornare umana mi darò dell’idiota per non averla presa, ma in quel momento, era la cosa più giusta da fare, per me, perché voglio essere felice ed io sono felice solo se ci sei tu con me.
 
 
 
 
“Muoviti Elena, dobbiamo andare!”
La voce suonante di Damon arrivava chiara ad Elena che nella loro camera da letto finiva di sistemarsi. Il ragazzo stava aspettando da circa mezz’ora e la sua pazienza stava raggiungendo il limite.
“Arrivo, arrivo!”
Elena scese le scale, correndo, afferrando la giacca e la borsa e catapultandosi sul ragazzo, baciandolo per scusarsi del ritardo. Uscirono da casa, entrando in macchina.
“Dove andiamo?”
Chiese curiosa come sempre la ragazza, guardando il fidanzato al volante.
“A prendere un panino, nessuna cena elegante, non preoccuparti.”
Damon sapeva quanto Elena odiasse i ristoranti troppo sofisticati e che preferiva di gran lunga una paninoteca con dei tavolini all’aperto, posto dove appunto erano diretti.
Arrivarono dopo poco davanti ad un camioncino di panini, vicino ad un parco che di giorno era tutt’altro che vedere e che Elena amava in particolar modo. Ogni volta che lei scompariva da casa, lui sapeva dove trovarla. Scesero dalla macchina avvicinandosi ad uno dei tavolini liberi. Fortunatamente, non c’era mai molta gente.
“Che prendete, ragazzi?”
Un uomo sulla cinquantina attirò l’attenzione della coppia, che nel frattempo avevano preso posto.
“Due panini con l’hamburger.”
Rispose Damon, sapendo benissimo i gusta della fidanzata. Mise la mano nella sua giacca, controllando che tutto stesse a proprio posto. Spostò poi lo sguardo su Elena, osservandola con attenzione. Era bellissima ed era sua. Il sorriso che ora gli stava nascendo sulle labbra era suo. Quei suoi occhioni da cerbiatta erano suoi. Lei era sua, lo sarebbe stata per sempre. Nessuno gliel’avrebbe portata via, non dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare per averla.
Anche ora, sporcata di maionese e ketchup fuorusciti per il morso al panino troppo forte, era irresistibile.
Anche ora, mentre lei rideva ad una delle tante battute del suo ragazzo, era irresistibile.
Anche ora, mentre si risistemava la coda, era irresistibile.
E si era ripromesso di doverlo fare nel modo più romantico possibile, ma non riusciva ad aspettare. Ora o mai più.
Rimise la mano dentro la tasca della sua giacca, stringendo il piccolo oggetto all’interno. Lo cacciò lentamente, sotto lo sguardo confuso di Elena. Lui sorrise, un sorriso dolce, uno di quei sorrisi rari e che riservava sempre e solo a lei. Spinse la scatolina che aveva in mano verso Elena, che la prese tra le mani sbarrando gli occhi.
Non poteva essere.
Continuava a ripetersi nella sua testa la mora.
“So che non è uno dei modi più romantici del mondo, so che non potremo avere figli, so che non potrai essere a braccetto con tuo padre e che non riuscirai a vedere tua madre sorriderti felice perché anche sua figlia ha trovato finalmente l’uomo adatto, so anche che non sono perfetto e che probabilmente ti farò del male senza volerlo, so che continueremo a litigare per le mie idiozie e so anche che è alquanto strano questo per noi vampiri ma ti amo, Elena, ti amo davvero.”
E nello stesso momento in cui lei apriva quella scatolina e i suoi occhi se possibile si sbarravano ancora di più, Damon si fece coraggio per l’ultima ma più importante frase del discorso completamente diverso da quello che si era preparato.
 
 
“Sposami, sposami perché, ti giuro, non ci sarà mai un momento io cui io smetterò di amarti.”

 
  
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