«Mr. Gold, sono la Madre Superiora». Sospiri impercettibilmente e la presa sulla cornetta si fa ferrea.
La voce che giunge dall’altro capo del ricevitore è la stessa di sempre, quella di chi dispensa consigli e punisce, seppur non dovrebbe.
Ed anche la sua proprietaria è la stessa, riesci quasi a vederla: l’espressione contratta, i muscoli irrigiditi e le dita che stringono il bordo della scrivania per infondersi forza.
«Buongiorno, cosa posso fare per lei?». Reprimi una smorfia, come se ti potesse vedere, e senti l’odio accumulato dal tempo ribollire, di nuovo.
«Mi chiedevo se…», lasci che un sorriso ti increspi le labbra nell’avvertire quell’esitazione, quel tremore appena accennato.
Basta solo quella sfumatura a dissipare l’irritazione, a concederti un mero attimo di superiorità.
Hai compreso. Sai che cosa ti chiederà e sai che cosa rispondere.
È questa la differenza fra Rumpel e Gold: Gold può trarre soddisfazione dallo scrutare il male mentre emerge da quelle anime pure senza dover intervenire; può osservar implorare, veder chiedere ciò che in altro mondo non occorre a tutti e che qui, invece, è indispensabile. Può esistere come uomo, come un punto grigiastro, forse eccessivamente scuro ma non composto solo di tenebra, no, quello no.
È simile ad un anello di una catena del suo stesso colore e, come tale, è una parte fondamentale di un qualcosa; ed, allo stesso tempo, possiede il potere che il folletto non aveva, quello che gli permetterebbe di spezzare il legame. Se solo non servisse anche a lui.
Rumpel invece non era altro se non il nero; una macchia in disparte, che poteva, poteva anche lei, ma soltanto se quelle anime decidevano da sé di immergersi nelle tenebre, di lasciarsi soffocare e trarre in basso. Rumpel era un rimedio, una possibilità che appariva solo a volte, invece Gold è una costante.
«…Potesse concederci un po’ di tempo prima del riscuotere l’affitto».
«Non è fattibile, mi dispiace». Le ultime parole che ti escono dalla bocca sono una menzogna; lo sai, te ne rendi perfettamente conto e, ci giureresti, anche una parte di lei ne è conscia.
«Comprendo. Buona giornata, mr. Gold». Non insiste, non implora. Abbandona il campo di battaglia a testa alta e, quella voce, ti risuona di nuovo nella mente.
Rimetti al suo posto il ricevitore, forse con troppa violenza.
Non sarà mai fattibile. No, non è un patto; è solo il giusto prezzo da pagare: lei si è presa la tua vita e tu ti prenderai la sua dimora.
Oggi, domani, non importa quando; sai semplicemente che lo farai, prima o poi, e che non sarà mai abbastanza.
Eppure, mentre ti alzi per raggiungere la porta dello studio, non puoi fare a meno di constatare che stava meglio senza l’abito da suora; quando portava una veste con il corpetto in grado di aderirle alle membra, tracciare il profilo dei seni e che, il timbro di quella stupidissima voce, la quale è stata in grado di dare un’arma a tuo figlio, la stessa arma che ti ha distrutto, forse non è poi così sgradevole.
Ma ormai è troppo tardi, ed il risentimento mette a tacere tutto il resto.
 
 
 

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Note: siete liberi di impugnare torce e forconi contro questa – così detta – OS che poi tanto OS non è dato che supera le cinquecento parole solo di undici.
Il fatto è che ieri sera stavo pensando alle coppie impossibili, ai crack pairing che più crack non si può, ed è uscito fuori questo e... comprendetemi: io qui shippo tutti con tutti, specie questo pover uomo. xD
Comunque, spero che l’esperimento non sia stato eccessivamente orribile. Grazie di esser giunti fino a qui, vi invito a recensire! :)