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Autore: St. Jimmy    01/09/2013    3 recensioni
[...] Poi una terza voce li raggiunse dalla porta socchiusa alle loro spalle.
“Mike, che cazzo stai facendo.” Il bassista si voltò verso l'entrata del camerino.
“Cos'altro dovrei fare?”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Le prime quattro righe risalgono ad un anno fa; tutto il resto a ieri. Titolo come acronimo alternativo dell'LSD.  



Liberation of Secret Demons

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“Che cazzo ti è saltato in mente, eh?” ringhiò il bassista, afferrando il cantante per la collottola. Billie sorrise di quel suo sorriso ebete.

“Cristo, quella gente mi ama. Dici che Usher ha capito chi cazzo comanda? Dio, gli spaccherei quei fottuti denti di merda che si ritrova,” rispose, non prestando davvero attenzione all'amico.

Mike lo sbatté contro il muro del camerino, facendolo sussultare.

“Che cazzo hai preso? Non è solo alcol, c'è dell'altro. Che cazzo hai preso, coglione?!”

Billie continuò a sorridere. Mike era al limite della sopportazione. “Dimmelo, cazzo! Hai gli occhi completamente rossi, credi che non si veda?!”

Billie mise su un'espressione pensierosa.

“Mmh... I funghetti si fumano?” chiese con l'innocenza di un bambino.

“No,” rispose il biondo, cercando di contenere la rabbia, vista la precaria condizione psicologica del cantante.

Il moro ridacchiò.

“Oh-oh, allora mi sa che non sono nemmeno, sai, rollati nelle sigarette...”

Mike non ci vide più. Sferrò un gancio in volto al cantante, sentendo il rumore sordo delle proprie nocche che collidevano prima con lo zigomo e poi con il naso del moro, sostituito in un battito di ciglia da quello del corpo di Billie che cadeva a terra, il labbro superiore macchiato di sangue fresco. Sbagliato, era sbagliato, ma Billie aveva promesso, aveva promesso, cazzo.

“È solo un cazzo di tranquillante...” esalò il chitarrista rimanendo immobile a terra, la schiena al muro, senza la forza di toccarsi il viso dolorante. Il sapore del sangue non lo disturbava, completamente coperto da quello della birra che gli aveva anestetizzato la bocca.

“Così è questo il tuo famoso ansiolitico, eh? Alcol, erba, pillole, e via, vero? Fottuto figlio di puttana.”

Erano anni che Billie non sentiva Mike rivolgerglisi in quel modo, se mai lo aveva effettivamente sentito parlare così in vita sua. Faceva male quanto il suo zigomo.

“Mike, hey, senti, va bene, ok? Non lo faccio più, promesso, croce sul cuore,” rispose appoggiando la testa al muro, gli occhi semichiusi, mentre tutta la stanchezza della sera gli piombava addosso in un sol colpo. Quella notte forse avrebbe dormito.

Mike gli sferrò un calcio sul fianco destro, facendolo contorcere sul pavimento lustro del camerino.

“Avevi anche promesso che non avresti bevuto stanotte, pezzo di merda, o sei troppo fatto per ricordare anche questo?” Billie levò gli occhi lucidi verso di lui, e per un attimo il senso di colpa raggiunse il biondo. Lo scrollò via.

“No...” farfugliò il cantante, stavolta premendosi le braccia attorno alla vita, rannicchiato su un fianco.

“No cosa?!” Un altro calcio, più forte adesso, nello stesso punto del precedente. Billie rantolò.

“Non ho dimenticato,” sputò rapido, assieme ad un rivolo di sangue. Mike si accucciò accanto a lui.

“Allora perché cazzo l'hai fatto? Rispondi!” ordinò, afferrando un ciuffo di capelli corvini e tirando con quanta forza aveva in corpo, costringendo Billie a sedersi diritto. Il chitarrista sentì gli occhi bruciare dal dolore, e due lacrime farsi strada sulle sue guance pallide.

“Basta...” mormorò, “Mike, basta, ti prego...”

“Dammi una fottuta ragione per cui stasera hai sentito il cazzo di bisogno di sfasciarti,” continuò il bassista senza allentare la presa.

“È una cosa che devo risolvere da solo,” biascicò il frontman chiudendo gli occhi. Mike lo strattonò ancora.

“Non quando sta fottendo le vite di tutti noi.”

A Billie mancò il respiro. Tutti loro? Lui stava curando se stesso, non c'erano terzi coinvolti, non ancora, non se continuava a mantenere il suo segreto.

“Voi?” chiese in un sussurro.

“Noi, sì, testa di cazzo, ognuno di noi. Io, Tré, la band, le nostre famiglie, tua moglie, Billie, la tua adorata Adrienne, i tuoi figli. Stai mandando tutto a puttane e tu non te ne Rendi. Nemmeno. Conto.” Mike sottolineò le ultime tre parole con tre pugni diretti allo stomaco dell'altro. Billie tossì; alcune macchie cremisi gli bagnarono le braccia.

“Non posso. Devo fare da solo. Tutto peggiorerebbe altrimenti.”

Il biondo non ne poté più.

“Che cazzo c'è di così profondo e segreto da non poter raccontare nulla nemmeno al tuo migliore amico?! Dimmelo!” sbraitò, tornando ad afferrare saldamente i capelli sudati del moro.

“Non posso...”

Mike tirò all'indietro. Billie urlò.

“Dimmelo, coglione di merda!”

“Mike...”

Il bassista alzò il pugno così che l'altro lo vedesse, pronto a colpirlo di nuovo in volto.

“Dimmelo!” fece scattare un destro verso la faccia dell'amico, ma l'altro lo parò appena in tempo, seppur debolmente.

“Mike basta! Gay, sono gay, cazzo, ti va bene?! Prendo quella merda per dimenticarlo! Non voglio perdere Adie, non voglio perdere i miei figli, non voglio e non posso perdere la mia famiglia e i miei migliori amici per un cazzo di problema mentale che non posso controllare!” gridò.

E questo sembrò fermare ogni cosa in quella stanza, dal dolore che Billie ancora provava allo zigomo all'ira che ribolliva nelle vene di Mike. Non c'era bisogno di aggiungere altro.

Le dita del bassista lasciarono i suoi ciuffi corvini; il pugno che era stato a due secondi dallo sferrare si trasformò in due braccia forti che strinsero il cantante a sé, lasciandogli appoggiare la testa sulla sua spalla; le mani, ancora recanti addosso la sensazione della pelle di Billie, diventarono calde carezze sulla schiena del moro.

“Non ci perderai, non perderai nessuno,” lo rassicurò, così contrastante con il Mike di appena un attimo prima da sembrare irreale. Poi una terza voce li raggiunse dalla porta socchiusa alle loro spalle.

“Mike, che cazzo stai facendo.” Il bassista si voltò verso l'entrata del camerino.

“Cos'altro dovrei fare?”

Tré li raggiunse a grandi passi, afferrando il biondo per la spalla e tirandolo indietro, separando i due amici. Aveva assistito a metà della conversazione, e tanto gli era bastato.

“Tré...” mormorò Billie, gli occhi sgranati e la voce fievole. Tré si voltò di scatto verso di lui.

Frank per te, Armstrong.” Billie tacque.

Mike non capiva.

“Tré, avanti, che cazzo ti è preso?” Tré guardò il bassista come se stesse guardando un completo imbecille. Possibile che non ci arrivasse?

“È un frocio,” spiegò, “E io non intendo avere nulla a che fare con i froci. E nemmeno tu.”

Billie pregò che l'Hashish che aveva fumato fosse stato tagliato con dell'acido.

 

   
 
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