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Autore: Mekkatorqueen    02/09/2013    1 recensioni
Credo che fra i personaggi di Mulan, anzi in generale, nessuno abbia mai scritto su questo personaggio insolito poiché non si tratta nemmeno de "l'affascinante" cattivone figo di turno...
-RIPUBBLICATA DOPO AVER CREATO IL MIO NUOVO ACCOUNT-
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chi Fu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si strinse al suo abito blu cercando di non sentire freddo.
Per quanto era possibile.
Il pentolino con dentro gli spaghetti era pronto, lo prese, scottava. Tirò su gli spaghetti di soia con piacere sentendo il calore diffondersi nel suo gracile corpo.
Il capitano Shang aveva dato l’ordine di accamparsi lì, in modo d arrivare per il giorno dopo al valico, ma faceva un tale freddo…

“Vieni!”
“Sbrigatevi, l’ultimo che arriva è una femminuccia!” cercò di correre più veloce, ma le sue gambette magre si rifiutavano, sentiva il cuore protestargli nel petto.
“Basta, possiamo fermarci un attimo?” si fermò ansante e sudato, appoggiando le mani alle ginocchia.
“Guardate, è arrivata la femminuccia.”
“Non solleva nemmeno uno scudo di carta!”
“Staresti bene coi trucchi di mia madre.”
“Hahahaha…” e le risate si amplificano prima di crollare a terra.
 
Di nuovo la luce…è a casa nel suo letto. Sente delle voci e ha un panno freddo sulla testa.
“Cosa? Si è ammalato di nuovo?”
“Sì, ancora i battiti del cuore.”
“Non può allenarsi,di questo qui non so che farmene, è inutile, non regge un secondo.”
Riconobbe la voce dell’allenatore dei ragazzini del paese: era compito suo avviarli per l’esercito.
“Potremo farlo studiare. Il bambino è un vero talento della matematica e ha una memoria straordinaria. Potrebbe, che so, studiare legge.”
“Ma Jin, non va bene per l’esercito, non sarà mai uno sposo, con la…..faccia sfigurata che si ritrova.”
Ripensò a quando i suoi compagni, per scherzo lo avevano buttato dalla terrazza della scuola ed era atterrato di muso spaccandosi i denti.
O di quando si era sfasciato il naso perché sempre i suoi amici gli avevano fatto esplodere un petardo vicino al viso dopo avergli detto:
“Chiudi gli occhi, è un regalo.”
“Che cosa farà? Cosa ce ne facciamo se non porta i soldi a casa?”
Strizzò gli occhi infastidito girando la testa di lato, l’asciugamano cadde.
Avrebbe voluto tapparsi le orecchie e fare:
“Blablablablablah!!!” non lo voleva sentire, non lo voleva sentire.

Rimase steso, rigido, sul giaciglio a fissare il soffitto della sua tenda. Si sentiva solo il rumore del vento. Tirò la coperta fino al mento e si rannicchiò di lato.
Tossì.

Andò a sbattere facendo cadere tutte le sue pergamene di studio. Si chinò a raccoglierle un poco alla volta.
“Hei…”
Alzò il viso per vedere chi era.
“Tu non sei della capitale, vero?” lui scosse la testa in silenzio.
“Mh, si vede…da quanto studi qui?”
“Circa sei mesi, signore.”
“Signore? Avrò si e no dieci anni più di te…quanti anni hai?”
“Quindici, signore.”
“Ah, beh allora sì, per te sono un signere…circa. Ti facevo più vecchio.”
“E sei già stato ammesso alla scuola di legge?” lui annuì un po’ intimidito.
“Fammi vedere, da qua…” disse indicando una pergamena che lui teneva sotto braccio. Glie la porse.
“Mh……mh, davvero notevole.” Continuava a non capire: cosa glie ne fregava a quell’uomo dei suoi risultati di studio?

Non aveva l’amore, non aveva la forza e la bellezza, ma la testa sì. Aveva sposato il suo lavoro per dimenticarsi di tutto il resto, dedicandosi solo a quello con una passione che rasentava la follia. La corte era la sua famiglia, la reggia era la sua casa, fuori di lì non era nessuno.
Chiuse gli occhi sentendo arrivare la stanchezza di tutta la giornata.

“Hai sentito? L’ex imperatore verrà qui, oggi!”
“Pensa che verrà proprio in quest’aula.”
“Ma cosa verrà a fare?”
“Non poteva venire il figlio? L’hanno appena eletto, è il suo mestiere ormai.”
Quel giorno c’era fermento ed eccitazione a lezione, quasi nessuno riusciva a stare concentrato…tranne lui, che aveva col tempo imparato a perdere interesse per tutti e a chiudersi nel suo mondo. Il professore richiamò l’ordine e gli studenti si alzarono in piedi. Nella stanza entrò, scortato da due guardie, una decrepita figura canuta, avvolta in abiti regali.
“È un onore, per noi, poterla ricevere, maestà.” Disse il professore inchinandosi imitato subito dagli allievi.
“Grazie, grazie…da parte i convenevoli.” Rimasero tutti in attesa per sentirlo parlare.
“Come tutti sapete, mio figlio è stato recentemente incoronato…” ancora silenzio e ansia.
“Ho parlato con lui, di recente e lui mi ha parlato di uno dei suoi studenti.” Tra i ragazzi si creò un mormorio eccitato.
“Ordine, ordine.” Fece il professore battendo la bacchetta sulla cattedra.
L’imperatore si schiarì la voce arrochita.
“Bene, sono forse così che si fanno gli incontri fortunati: per strada, quando cammini e vai a sbattere contro un ragazzino…e lo aiuti a raccogliere le sue cose.” Il vecchio sorrise. Lui smise di fissare annoiato il foglio bianco davanti a lui e alzò la testa.
“Vieni qui, giovanotto.” E fù allora per la prima volta, quando un’intera aula ghermita di studenti si girò a guardarlo che si sentì qualcuno e non più la femminuccia del paese.

“Giù dalle brande!”
Chi-fu sbarrò gli occhi sentendo la voce del capitano svegliare le reclute.
La tenda si aprì. Il capitano Li-Shang si affacciò.
“Raggiungeremo oggi stesso il valico. Dia l’ordine per i preparativi, consigliere.”
Si mise a sedere coprendosi il viso con le mani, guardò di nuovo il suo ritratto, mentre stringeva la mano all’imperatore e poi disse:
“D’accordo.”
 
Mekkatorqueen
  
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