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Autore: lollipop 2013    02/09/2013    8 recensioni
“Ebbene si, torno a scrivere di un amore romantico, drammatico e problematico. Spero che chi ha amato e seguito Giochi di potere possa appassionarsi anche a quest'ultima. ”
TRATTO DAL CAP. 1:
Per anni il mio nome ha caratterizzato il mio carattere... Nieves, fredda come la neve. 
Sono vittima di bullismo vengo additata con appellativi poco signorili. 
Mai una lacrima ha rigato il mio viso, mai una ferita ha lacerato il mio cuore, mai la rabbia è diventata padrone di me. Sempre calma, sempre fredda e distaccata... come la neve. 
P.S = Come sempre ringrazio la mia fantastica cugina foreverwithyou per il favoloso banner e per il video creati per questa storia. Thanks cugy ♥
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1.
 
Chapter – Nieves.
 
Per anni il mio nome ha caratterizzato il mio carattere... Nieves, fredda come la neve.
Sono vittima di bullismo vengo additata con appellativi poco signorili.
Mai una lacrima ha rigato il mio viso, mai una ferita ha lacerato il mio cuore,
mai la rabbia è diventata padrone di me.
Sempre calma, sempre fredda e distaccata... come la neve.
Ogni sopportazione però ha un limite... sono forte,
ma ho la consapevolezza di non poter più tornare in quella scuola.
Dopo svariate suppliche i miei genitori hanno acconsentito ad iscrivermi in una nuova scuola,
un collegio con precisione.
Una struttura privata alle porte di Oviedo, tipica città agricola spagnola.
Non ne sono felice, essere rinchiusa non è il massimo,
ma farei tutto pur di non tornare nelle mani dei mie bulli.
Insulti, minacce, estorsioni e anche lesioni fisiche non mi hanno mai fatta indietreggiare,
non mi sono mai sottomessa a loro, fino a quando non hanno iniziato a farmi paura…
Il cielo sull’ Escuela Superior Cuenta di Madrid, era scuro, un feroce mal tempo era all’orizzonte.
Quel giorno respiravo nell’aria qualcosa di strano, tutto era calmo, i corridoi erano deserti,
il vento invernale accarezzava la mia pelle, facendomi rabbrividire.
Quella calma e il temporale in arrivo, mi rendevano inquieta.
Dopo svariate ore di lezioni soporifere accompagnate dal cielo grigio e da tuoni che risuonavano
come rimbombi di tamburi tra le mura dell’aula,
finalmente la campanella che sancisce l’inizio dell’intervallo, suonò.
Tutti si recarono nel confortevole cortile interno,
coperto da una cupola di vetro che lascia intravedere tutto, troppo.
Io come al mio solito, mi rifugiai nella toilette delle signore.
Seduta sul davanzale leggevo uno dei miei tanti libri,
William Shakespeare e Stephen King i miei autori preferiti.
La finestra del bagno affaccia sul cortile interno,
schiamazzi mi distrassero dalla mia lettura,
scostai la tenta color panna e sporsi la testa,
la curiosità di vedere i volti di coloro che disturbavano i miei pochi minuti di pace, era troppa.
Avevo gli occhi fissi sulla cupola che teneva ben rinchiusi i miei compagni di scuola,
abbozzai un sorriso,
sembrava di guardare un acquario.
La porta alle mie spalle si aprì, ma io non me ne accorsi,
ero troppo impegnata a beffarmi dei miei coetanei.
Senza rendermene conto mi ritrovai scaraventata sul pavimento
 circondata da un gruppetto di quattro ragazzi.
Ero frastornata, sentii la mia camicetta sbottonarsi e di seguito anche i pantaloni della mia uniforme scolastica,
qualcuno mi infilò una mano negli slip. 
Solo allora iniziai ad urlare, invocando aiuto.
Capii finalmente cosa mi stava accadendo…
Alcuno udiva la mia voce, tiravo calci, pugni e continuavo a sbraitare.
Nessuno dei quattro si preoccupava di tapparmi la bocca,
erano troppo sicuri di loro stessi e troppo impegnati ad insultarmi.
Qualcuno però, aveva urgente bisogno del wc, la porta del bagno si aprì,
una ragazza con delle enormi cuffiette alle orecchie entrò,
quasi non si accorse di ciò che stava accadendo.
I ragazzi mi lasciarono seminuda e spaventata sul pavimento e corsero via.
Non riuscirono a violentarmi, ma non ho alcuna intenzione di ritentare.
Giurai a me stessa di non mettere più piede in quella scuola.
Non ho mai raccontato questa storia a nessuno, nemmeno ai miei genitori.
Voglio solo dimenticare e voltare pagina, lo Switz College sarà il mio nuovo inizio.
Appena atterrata nel mio nuovo mondo.
Scendo dalla BMW dei miei e mi soffermo a guardare il maestoso cancello marrone arrugginito,
dietro al quale si innalza in tutta la sua bellezza lo Switz College,
il collegio per i ricconi figli di papà.
Varco la soglia del cancello, trascinandomi dietro il mio trolley blue,
tempestato di adesivi, ci sono teschi,
bandiere delle varie nazioni del mondo, il simbolo della pace e qualche delfino.
Adoro i delfini, amo la loro semplicità e il loro modo di essere liberi.
 Entro nel cortile del collegio,
mi guardo intorno e vedo decine e decine di ragazzi e ragazze che abbracciano i propri cari per un ultimo saluto.
L'estate é appena trascorsa e per tutti è arrivato il momento di tornare sui banchi di scuola.
Ragazzine dall'aria altezzosa mi passano d'avanti sculettando,
sono stritolate nelle loro divise striminzite...
<< Anch'io dovrò indossare quella cosa? >>
Mi volto verso mia madre che svogliatamente mi segue e con lei mio padre,
in cerca di una sua negazione, anche solo con un cenno della testa ma ahimè essa non arriva.
Mi toccherà indossare quella ridicola minigonna che più che coprirle le scopre le studentesse.
Che razza di collegio!


NIEVES.


Anche se un po' in ritardo vi allego il link del video fatto fa foreverwithyou apposta per la storia.

Cliccate qui per vederlo.
   
 
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